Enneagramma Associazione Internazionale Studi Enneagramma

Nevrosi e sistemi nevrotici

HomePage Forum Forum ASS.I.S.E. Nevrosi e sistemi nevrotici

Questo argomento contiene 14 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Marina Pierini 13 anni, 2 mesi fa.

Stai vedendo 15 articoli - dal 1 a 15 (di 15 totali)
  • Autore
    Articoli
  • #691 Risposta

    Roberto Maieron

    In questi giorni ho trascorso moltissime ore su internet leggendo tutto quello che mi era possibile su Scientology. Hubbard era chiaramente un 6. Un 6 che è riuscito a manifestare la sua nevrosi in un modo tecnicamente del tutto straordinario. Mi verrebbe da scrivere pagine e pagine su come la nevrosi di questo 6 si sia manifestata in un modo così libero, del tutto privo di controllo. Ma non è certo qui il caso di farlo. Solitamente un sistema sociale, le norme del vivere comune, gli stessi limiti – legati ad una autostima che nel profondo di ciascuno in realtà è autolimitata – impediscono ad una qualsiasi persona di poter “liberare” la propria nevrosi senza alcun vincolo, alcun limite, fino a manifestarsi in tutta la sua patologica espressione. Ma quando questa persona si trova in una condizione di autoesaltazione personale e trova riconoscimento, conferma ed addirittura esultante approvazione della sua figura all’esterno, ad opera di tante altre persone, allora la nevrosi si può manifestare senza freni. Hubbard è stato uno dei 6 più patologici, “malati” che la storia ricordi. Tutta la sua vita non è altro che un continuo declinare in stati nevrotici sempre più acuti, fino alla conclusione degli ultimi suoi anni, quando si era ritirato in un ranch , si era lasciato crescere la barba, le unghie, viveva nell’isolamento più assoluto, vedendo minacce e nemici pressochè in ogni persona. E questo mentre centinaia di migliaia di persone , ignare (ancora oggi) della sua condizione psicotica molto grave, lo adoravano e lo adorano come un messia (gli scientologist infatti non credono alla sua morte, pensano che abbia lasciato il corpo per andare a compiere altre missioni altrove) . Ora, lasciando perdere nello specifico Hubbard, la cosa che più mi interessa e mi colpisce è vedere come oggi la Chiesa di Scientology sia la totale ed assoluta espressione della nevrosi di Hubbard. Hubbard è morto, ma la nevrosi gli è sopravvissuta e tutti gli scientologist non fanno altro che vivere le esperienze nevrotiche del loro Messia. Una nevrosi assurta a sistema che coinvolge addirittura nel mondo forse alcuni milioni di persone. Anche Adolf Hitler aveva come ipnotizzato il suo popolo e aveva liberamente espresso tutta la sua nevrosi senza conoscere alcun limite. Anzi, la sua nevrosi era parte integrante della sua grandezza ( come in Hubbard), il popolo tedesco viveva ed esprimeva la nevrosi del suo leader. Interessante è notare la totale scomparsa dell’individualità quando si verificano questi fenomeni. L’individuo e la sua personalità (la sua nevrosi personale) quasi scompaiono; tutti gli individui si comportano allo stesso modo, hanno gli stessi valori, sono fanatici, sono come robottini: tutti uguali, con una assoluta e totale chiusura ad una verità che sia diversa da quella del loro ledear/messia/altro. Ho poi pensato come l’Enneagramma sia un sistema elaborato dal punto di vista psicologico da Naranjo, un 5. Mi viene il dubbio che sotto certi aspetti, l’Enneagramma viene presentato e vissuto nel profondo seguendo alcune linee nevrotiche di Naranjo. Mi sono chiesto: se l’Enneagramma dal punto di vista psicologico fosse stato elaborato da un Due, certe linee guida che si avvertono fra le righe, certe “conoscenze” che si colgono indirettamente, certa atmosfera che si respira in mezzo alle persone che studiano l’Enneagramma, sarebbero le stesse o sarebbero del tutto diverse?
    Prendete il mio intervento come un sasso gettato nello stagno. Vediamo se si muove qualcosa.

    #6390 Risposta

    Marina Pierini

    Caro Roberto, colgo al volo l’occasione di risponderti perchè siamo in partenza e dunque se non rispondo ora devo rimandare di qualche settimana… intervengo di getto con una domanda senza potermi concedere tempo per riflessioni. In che senso l’enneagramma è elaborato dal punto di vista psicologico da Naranjo? Te lo chiedo perchè mi risulta che sia stato Ichazo ad offrirci la conoscenza dell’enneagramma quale oggi è, e che Naranjo in quanto suo allievo abbia sicuramente offerto in parte, contributi personali ma non mi è chiaro come mai scindi l’aspetto psicologico da un altro aspetto che non saprei ben definire. Per quanto riguarda il tuo intervento su Scientology ammetto di sapere solo qualcosa per “sentito dire” e rimango sempre basita rispetto alla necessità dell’uomo di sentirsi in qualche modo chiuso e protetto in strutture settarie a volte a mio avviso veramente deliranti ed inquietanti, in cui la volontà singola dell’individuo come tu giustamente osservi, viene completamente annullata a favore di una volontà “suprema” spesso squilibrata e non credo a caso, controllata dalla paura. Non mi sembra, tuttavia, che vi sia nella tecnica dell’enneagramma, una qualche atmosfera individuale di questo tipo. Ammetto che forse questo dipende dal fatto che a dispetto della quantità di materiale messo in circolazione dallo stesso Ichazo (Antonio ha manuali e volumi su enneagrammi fatti da Ichazo che non ci ha mai presentato, mai visti prima, ma non so se questo materiale è pubblicato oppure no…visto che Anto è un pellegrino dalle molte vite, glielo chiederò)…dicevo a dispetto della quantità di materiale, Antonio ci ha proposto un corso “scremato” da quei ragionamenti eccessivi, scivolosi, troppo impregnati di “egoicità” o egocentricità che dir si voglia. Dunque forse, a dispetto della mia personale esperienza, chi ricerca più liberamente altri approfondimenti si imbatte in atmosfere anche indirette che a me non è sembrato di percepire. Non sono probabilmente l’interlocutore migliore per questo tipo di riflessione. Posso solo rispondere per me stessa, che se c’è una cosa che non ho mai veramente percepito da quando studio e vivo l’enneagramma è il clima di “chiusura” mentale, predeterminazione degli intenti, settarietà, che magari in altri tipi di situazioni possono essere palesemente percepiti…anzi il fatto che poi ciascuno in modalità così differenti, a seconda del proprio stile, possa aprirsi verso nuovi orizzonti mi lascia intravedere esattamente il contrario. Comunque sia……colgo questo spunto per augurare a tutti un periodo di risposo e vacanza. Vi abbraccio tutti in attesa di ritrovarci a fine agosto o settembre a seconda dei ritmi di tutti. Saluti affettuosi!!!

    #6391 Risposta

    Carla Basagni

    Caro Roberto,
    certo che un sasso lanciato nello stagno il 31 luglio non può aspettarsi molte risposte! Ho trovato interessante quanto scrivi di Scientology e Ron Hubbard, del quale anch’io, come Marina, non so molto.
    Per quanto riguarda l’Enneagramma, penso semplicemente che per un Due sarebbe stato più difficile arrivare ai risultati di Naranjo, che ha saputo mantenersi centrato sul suo obiettivo -l’approfondimento in senso psicologico dell’Enneagramma- come soltanto un Cinque riesce a fare, in tempi e situazioni in cui doveva essere anche difficile farlo. Mi riferisco alla testimonianza di Sterling Doughty su Arica, pubblicata nella sezione “Artcolo del Mese” su questo sito. Dalla testimonianza di Doughty si intravede un ritratto di Ichazo e dei primi “cultori ” dell’Enneagramma piuttosto deludente, secondo me lontana anni luce dal rigore e dalla preparazione di Claudio Naranjo. Si può quasi dire che Naranjo sia arrivato all’Enneagramma non tramite Ichazo, ma nonostante lui! Per quanto riguarda il settarismo e il fanatismo di certi ambienti, penso che in America siano più predisposti a questo pericolo. Sarà l’entusiasmo con cui si lanciano nelle cose, ma mi sembra che molti americani siano davvero molto ingenui e cadano facile preda di “santoni” d’ogni genere. Da noi c’è ancora molto più scetticismo riguardo a questi fenomeni e forse questo ci preserva. Per esempio, mi sembra che in questo sito e in questo forum nessuno di noi vada in cerca dell’ “Illuminazione” a tutti i costi, ma solo di capire un po’ meglio noi stessi , la nostra vita e le vite degli altri. Tanti cari saluti e buone vacanze a tutti anche da parte mia,
    Carla

    #6392 Risposta

    Antonio Barbato

    Soprattutto quando, mio caro Roberto, quello che tu getti nello stagno non è un sasso, ma è un macigno. Dato che sarò assente per un certo periodo, non posso rispondere con la dovuta compiutezza all’intervento tuo e a quelli di Marina e Carla ma, in primo luogo, io distinguerei fra la persona Hubberd e la persona Ichazo e quello che attraverso loro è stato tramandato. Le conoscenze, ad un certo punto, diventano indipendenti dalle persone che le hanno veicolate o generate e vivono, per così dire, una vita propria, seguendo le caratteristiche ed i propositi delle persone che su di esse lavorano. Per questo motivo alcuni autori sufi affermano che la conoscenza, come l’acqua, viene portata da un canale che serve per dissetare anche se, lui stesso non ne può bere. Tu Roberto chiedi, ipoteticamente, cosa sarebbe stato, ad esempio, se ad elaborare l’EdT fosse stato un Due, un Tre, un Otto e non un Cinque come Naranjo, ma dimentichi che, in realtà, questo è quello che è accaduto, piaccia o non piaccia a chi vuole accampare pretese e alzare ipocriti steccati. Il primo a diffondere la conoscenze (parzialmente, molto parzialmente) di Ichazo fu un celebre scienziato John Lilly, un Sette, il cui principale interesse era piu quello di capire le basi di funzionamento del linguaggio nello sviluppo delle capacità encefaliche che non di fare classificazioni e adattamenti al DSM. Per tale motivo Lilly scrisse un intervento ancora più completo di quelli che primitivamente fece Naranjo, ma non si interessò a propagandarlo, se non in una forma quasi di analisi critica verso quello che aveva appreso. Proprio a Lilly dobbiamo la prima forma di attenzione verso i limiti di quello che lui definiva come “Arica Training”, inteso come somma delle conoscenze che aveva appreso durante i mesi che aveva trascorso in Cile. Naranjo fu, invece, quello che, paradossalmente per un Cinque, divenne il grande divulgatore grazie alla sua capacità di fare connessioni ed estendere, come fecero tantissimi autori dopo di lui, le intuizioni di Ichazo in modo sistematico. L’impronta di Naranjo è visibile, ad esempio, nella connessione operata fra tipologie caratteriali e nevrosi, oppure nel tentativo di dare dei nomi psicologicamente accettabili a quello che Gurdijeff definiva stopinder” (respingenti), ma è invisibile nella elaborazione fatta da diversi autori degli stili di comunicazione, delle compulsioni ad evitare, delle modalità del sistema difensivo dell’ego e di tante altre applicazioni pratiche ed utili che lui, ad esempio, non ha mai insegnato. Invito tutti voi, inoltre, che potete avere accesso alla parte riservata agli iscritti, a leggere anche l’intervento di Sterling e di Bob Burns relativo alle considerazioni fatte fra le persone che parteciparono al mitico corso ad Arica in Cile per capire quali considerazioni venivano fatte sulle persone e il loro modo di considerarsi. Aggiungo una ultima considerazione che dal discorso di Roberto non mi sembra che si evinca: l’appartenenza ad un gruppo che viene suppostamente ritenuto depositario di un sapere particolare non genera solo dipendenza ma anche, e soprattutto, una forma di arroganza culturale ed intellettuale che traspare non appena ci si relaziona con una delle persone del gruppo. Sul tipo di Hubbard avevi ragione: anche secondo me era un Sei controfobico molto estremo, capace quasi di creare intorno a sè uno strano senso di esaltazione ipnotica che ingenerava sottomissione e deferenza. Queste sono alcune note che mi vengono in merito a quello che hai scritto e spero siano di spunto per un prosieguo della discussione. Cari saluti a tutti, Antonio.

    #6393 Risposta

    Antonio Barbato

    Permettemi, infine, di citare una frase che Max Weber ripeteva incessantemente e, che io ho preso come base e modello per il mio stile di insegnamento: più un maestro o un leader tendono ad essere carismatici ed ad accettare la dedizione degli allievi, e più il grado di democrazia e trasparenza di un gruppo e la capacità di pensare con la propria testa degli allievi, si riduce.

    #6394 Risposta

    Roberto Maieron

    Quello che tu dici, Antonio, riguardo alla conoscenza e alle elaborazioni che fanno le persone che vi entrano in contatto, è corretto e sensato. Credo, da quanto riferisci, forse di non aver esattamente centrato il punto del mio intervento.
    Cerco di spiegarmi meglio. Hubbard, per esempio, per elaborare tutto il suo sistema conoscitivo non ha fatto altro che saccheggiare da diversi filosofi, psicanalisti e da diverse culture misteriche e religiose. Ci ha fatto un bel mix e l’ha proposto come qualcosa di assolutamente nuovo, del tutto inedito e rivoluzionario, da lui scoperto. Anche Adolf Hitler ha fatto la stessa cosa: ha messo insieme qualcosa che in Germania esisteva già: pangermanesimo, antisemitismo, anticomunismo, arianesimo. Erano “valori” che appartenevano in modo diverso al mondo e alla cultura tedesca, fra loro distinti. Hitler li ha messi insieme tutti insieme e ha sfoderato l’ideologia nazionalsocialista che ha sedotto il popolo tedesco, quasi soggiogandolo. Nel mio intervento non sono le conoscenze o le dottrine proposte che contano, in sè. Anche Naranjo a mio avviso non propone nulla di nuovo. Anche lui assembla conoscenze che sono di altri.
    Quello che conta non è chi ha prodotto quella conoscenza o quella dottrina o quella ideologia. Quello che conta è COME fornisce quella conoscenza e quella dottrina. Hubbard , pur utilizzando tecniche e conoscenze che non erano sue, le ha proposte nelle modalità della sua nevrosi di 6. In Scientology temi come l’Etica (il dovere) e la definizione del Dubbio e del Nemico ha una posizione assolutamente centrale nell’accompagnamento di tutte le conoscenze. In Scientology l’emotività viene completamente bandita, perchè è degli esseri inferiori, non maturi, degli wog con la mente reattiva. LA pietà, la compassione sono tipiche di persone che in realtà sono insane per Hubbard. Hubbard ha, cioè, presentato tutta la sua dottrina secondo la sua nevrosi. La tech (ossia una visione totalmente mentale della realtà) di H. consiste proprio in una tecnologia da usare per la propria mente, dove il senso della propria umanità nel senso più lato del termine viene completamente cancellata. In sostanza i temi più importanti e le modalità di indottrinamento sono tipiche della nevrosi di Hubbard. Quando dico che Hubbard è morto ma la nevrosi gli sopravvive nella Chiesa di Scientology non parlo per metafora o per modo di dire. Lo dico in senso letterale. Tutti i pensieri, tutti i temi , tutte le paure, tutte le questioni che sono in Hubbard si riprensentano in ogni scientologo. Accade come se la persona che entra in scientology pian pianino annullasse se stessa per diventare la nevrosi di Hubbard. Il fatto che gli scientology appaiono tutti uguali (stesse idee, stesso lignuaggio, stessi comportamenti, stessi atteggiamenti, stessi temi, stessi interessi) ha proprio questo significato. E’ la nevrosi di Hubbard che continua a vivere.
    Pensa che nei livelli più avanzati di scientology gli adepti lavorano su temi che non sono loro, ma sono di Hubbard! Lavorano su alcune sue fantasie e allucinazioni. E ci lavorano così intensamente da credere veramente nela loro esistenza, dando loro una totale realtà, trovando così conferma che ciò che farneticava Hubbard era vero. Nel nazismo è successa la stessa identica cosa. Prova a pensare a come i nazisti (gran parte del popolo tedesco ,non dimentichiamolo) avessero cancellato la loro umanità per condividere la realtà spirituale del loro capo. Le paure e i temi di Hitler erano diventati le paure e i temi della gente comune. Nelle case (come nelle chiese di Scientology) l’immagine dei familiari e dei cari era sostituita da quella di Hitler, e l’adorazione era massima. Nel sistema nevrotico si verifica un fenomeno strabiliante: vi è la totale identificazione nel messia/capo/leader di milioni di persone. E in questa identificazione vi è anche l’adesione alla sua nevrosi, vissuta inevitabilemtne come propria. Quando parlo di Naranjo, non voglio certo accostarlo a Hubbard o Hitler. MA sto parlando di una persona che ha un grandissimo seguito e che moltissimi guardando come un illuminato, la cui parola è l’incarnazione della Verità. Questo è l’elemento in comune e su questo elemento io mi soffermo per chiedermi se esiste anche per Naranjo un sistema nevrotico. Non c’è dubbio che quello che Naranjo propone non è suo, non è inedito o originale. A mio avviso anch’egli non fa altro che mixare secondo la sua personalità e la sua intelligenza cose che esistevano già. Nelle tecniche che si trovano nei sat non ho visto nulla di nuovo che non avessi visto in altri seminari e in altri mondi di indagine di autoconoscenza. Però, inevitabilemtne Naranjo ha interesse maggiore per alcuni temi e li propone secondo la sua modalità caratteriale. Le persone che aderiscono completamente alla sua visione del mondo tendono a cancellare la loro personalità e a identificarsi nel percorso e nella dottrina di Naranjo. E così, secondo me, è possibile che aderiscano alla sua nevrosi. Naranjo ha dei temi fondamentali e una visione della realtà che è quella di un Cinque. L’umanità ha bisogno di cose di cui in realtà lui ha bisogno. Io , quando ho conosciuto l’enneagramma (e l’ho conosciuto nella visione di Naranjo) ne sono rimasto completamente affascinato, ma perchè toccava questioni che erano proprie mie, essendo io un Cinque.
    SE non avessi avuto un’esperienza importante molti anni fa con un’altra persona che consideravo il mio Maestro, probabilemnte ora sarei come molti seguaci di Naranjo. Vedrei solo lui e la sua parola. E avrei una visione del mondo non mia, ma asssolutamente aderente. Condividerei temi, linguaggio, valori, ecc. con altre persone che sarebbero del tutto uguali fra loro e a me. In sostanza sarei lontano da me per essere altro. Forse solo un appendice della nevrosi di un altra persona. Quello che sto dicendo non sono affermazioni nette, ma solo dubbi espressi ad alta voce.
    Anni fa, quando avevo una figura di riferimento, che per me era il massimo possibile, questa era un Due. I temi e le modalità di relazione con sè e con gli altri erano tipiche di un Due. Tutti quelli che seguivano quel percorso in realtà seguivano il percorso di un Due. SE io oggi ho una emotività che posso esprimere moltissimo, sentendola quasi come un valore, è proprio perchè ho aderito alla nevrosi di quel Due. Io e tanti altri come me. Epppure il mio maestro di allora, quel Due, aveva ricevuto una formazione conoscitiva che era di un Cinque (Charles Berner). L’aveva fatta propria e poi l’aveva liberata secondo la sua nevrosi. E quindi il mio dubbio: se la divulgazione dell’Enneagramma non fosse stata operata dal Cinque Claudio Naranjo, ma da un’altra personalità (un Due, un Tre, un otto magari) che immagine dell’enneagrama ci sarebbe ora nel mondo?

    #6395 Risposta

    Roberto Maieron

    Scusa, Antonio, per evitare equivoci. Quando scrivo alla fine della prima riga: “Credo, da quanto riferisci, forse di non aver esattamente centrato il punto del mio intervento”, mi riferisco al fatto che IO nel mio intervento non ho esattamente centrato il punto di quello che volevo dire e che sento necessario chiarire meglio quando volevo dire. Il tuo intervento è stato ovviamente totalmente pertinente a quanto avevo inizialmente scritto.

    #6396 Risposta

    Cecilia Rossi

    Ciao Roberto, trovo il tuo post veramente interessante e allettante.
    Credo che dall’amalgama di tutte le cose che hai scritto, bisogna districare i fili, mi spiego: proprio l’Enneagramma ci insegna questo,visto che è un simbolo ordinato.
    L’enneagramma, non so chi sia o chi siano gli ‘inventori’ reali di questo grande insegnamento, ma è sicuro che in quel momento o era o epoca, gli Uomini stavano al centro dell’Ennaegramma stesso, erano si, nel loro punto di “tendenza” ma “vivevano tutti quanti i “cerchi”, vedevano Tutto, non erano assorbiti dalle loro passioni e fissazioni, ma sapevano che esistevano e sapevano che cosa c’era oltre, avevano la visione dell’Insieme.
    Ora, ciascuno di noi è in livelli differenti di consapevolezza, figurativamente dico, qualcuno è più vicino al centro(o essnza) qualcuno è più vicino alla circonferenza e al proprio numero(personalità) dipende anche dal momento di vita della persona, che può oscillare tra momenti in cui “vede” di più e momenti in cui vede meno, penso che ognuno porti con se il profumo di cio che è, quindi se una persona che si colloca in Due mi trasmette l’Enneagramma dipenderà dal suo grado “evolutivo” ma un certo profumo di Due si sentirà visto che la nostra personalità è un tutto con noi, è nelle nostre ossa, nei nostri muscoli,nella nostra pelle, nei capelli,negli occhi, nell’energia e trasudiamo di tutto ciò che siamo, il più è non credere che siamo solo quello, è inevitabile la nostra impronta. Importante è non strappare l’Enneagramma da quel valore obiettivo e universale in cui è collocato.
    Grazie e buon riposo di vacanze a tutti. Cecilia Rossi

    #6397 Risposta

    Marina Pierini

    Caro Roberto, come al solito il mio temperamento mi porta ad anticipare anche se non certo a sostituire, una risposta da parte di Antonio. Questo argomento ci interessa molto. Siamo appena rientrati e il caldo ci impigrisce, ma un segnale della nostra partecipazione comincio a mandartelo io. Trovo molto lucida la tua osservazione di quanto accade quando la conoscenza di qualcosa, viene fatta circolare. Uno dei fardelli umani, oltre alle nevrosi di cui tu parli, è a mio avviso quel senso di onnipotenza ed egocentrismo che nella fase dello sviluppo dei bambini dovrebbe poi essere sostituito da un senso più centrato della nostra limitatezza e dell’importanza, di tutti come di nessuno, agli occhi più ampi dell’esistenza umana. Purtroppo la nostra evoluzione psichica è fallace e non segue lo sviluppo fisico che appare esteriore e dunque più evidente. Insomma, ad es. non sempre avere l’età e le sembianze di un uomo adulto di 40 anni significa “esserlo” anche psicologicamente. A me sembra che in termini di educazione e crescita non vi sia quasi mai da parte degli adulti “educatori” abbastanza consapevolezza da poter trasmettere ai bambini prima, agli adolescenti poi e quindi ai giovani umani una giusta “ridefinizione” di cosa noi siamo e che posto occupiamo. Voglio dire, ma solo per aggiungere qualche riflessione alle tue, che sarebbe auspicabile divenire prima o poi “adulti” e poi magari “genitori” con tutti i cambiamenti e gli spostamenti di ruolo che tali evoluzioni implicherebbero. Dunque mi sembra quasi ovvio, che se io non ho imparato a ridimensionare e ricontestualizzare la mia esistenza alla luce di una visione “adulta” del mondo, tenderò molto facilmente o ad assoggettarmi alle verità assolute di qualcun altro, nel desiderio ancora infantile di proteggermi sotto il cappello genitoriale che sto solo sostituendo con altri personaggi per me autorevoli oppure tenderò a ritenere assoluto, illuminato ciò che IO dico. Tenderò insomma a credere di avere in mano la verità che può salvare il mondo. Dunque agli aspetti che tu citi io aggiungerei l’incapacità generale della nostra razza (ovviamente parlo sui grandi numeri e non escludo affatto che vi siano molte persone più consapevoli di certe dinamiche) fino a questo momento storico della nostra evoluzione, di poter accompagnare i bambini nelle varie fasi di sviluppo psicofisico, fino a fare a meno di questa sorta di dipendenza verso un genitore ancora ed ancora cercato. Hitler avrebbe potuto reimpastare quel che gli pareva ma se le persone avessero ragionato autonomamente su quanto accadeva non credo che gli esiti sarebbero stati gli stessi. A questo punto mi allaccio ad una seconda riflessione che aggiungo alle altre. Molte delle nostre azioni o reazioni sono consapevolmente e non, condizionate dalla nostra relazione con il senso di colpa. Proprio oggi mi tornava alla mente che una delle risposte che furono ritenute come inaccettabili dal tribunale di Norimberga fu che tutti quei generali, ufficiali e via dicendo ricusavano ogni responsabilità circa i propri crimini, circa il poter anche solo lontanamente ammettere di aver commesso atti criminali, perchè essi avevano solo “obbedito agli ordini dei superiori”. Le loro menti si erano completamente spalmate sulla nevrosi e io direi anche la follia di un solo leader abbastanza carismatico così da poter giustificare a se stessi qualunque azione commessa. Non c’era solo Hitler e la sua nevrosi ma c’erano anche coloro che “sceglievano” di assoggettarsi ad essa. Vi è dunque la responsabilità, la volontà precisa di chi, comunque “sceglie”. Annullare il nostro senso di paura, la sensazione della nostra limitatezza, infilandoci sotto l’ala protettrice di qualcuno che ci dice cosa sia giusto e cosa sbagliato, giustificare la nostra aggressività, la nostra onnipotenza e la nostra non volontà di contattare a livello più profondo le nostre dinamiche mette a riposo, a mio avviso uno dei pochi campanelli di allarme che siano veramente efficaci a farci fermare e costringerci a farci delle domande. Questo campanello, che come tutti gli altri strumenti di cui disponiamo può essere condizionato, mal gestito o mal interpretato a causa di educazione e culture differenti, è in ogni caso un utile strumento finalizzato ad attivare la nostra attenzione, la nostra coscienza. Il senso di colpa una volta disattivato ci consente di non affrontare i nostri demoni, le nostre paure lasciando che siano le certezze degli altri a governare le nostre azioni. Lascio a ciascuno le precisazioni ed elaborazioni del caso perchè si finisce sempre con lo scrivere enormi interventi e mi affido alla riflessione ed interpretazione di ciascuno se sono stata imprecisa o sommaria ma credo che se osserviamo tutti questi elementi messi assieme, quelli che tu Roberto, segnali ed anche altri, che possiamo aggiungere, forse la domanda finale che tu ti fai a mio avviso diviene quasi superflua, perchè quello che conta non è cosa sarebbe oggi l’enneagramma se fosse stato proposto da altri enneatipi, ma cosa oggi ciascuno di noi, in un percorso evolutivo non scontato e quindi innanzitutto “desiderato oppure no” saprà fare di questo strumento una volta assimilata la conoscenza trasfusaci da altri. Io credo che se l’evoluzione è un percorso senza fine, che ci tende verso una maggiore libertà di pensiero, una più consapevole e centrata capacità di rispondere agli stimoli presenti senza condizionamenti egoici (o perlomeno che siano più lievi) allora anche l’enneagramma sarà uno strumento usato con maggiore consapevolezza, senza dipendere dunque dal “carattere” impresso da chi ce lo ha trasmesso. Diversamente quali che siano i gruppi di scambio…religiosi, culturali, sportivi e quant’altro, l’essere umano ha dimostrato di tendere ad assumere come proprie certe dinamiche, per sottrarsi e forse deresponsabilizzarsi rispetto al sè, alle proprie scelte, alle proprie risposte, alla propria esistenza individuale. Con questo concludo, salutando Cecilia che non conosco ma che invito a partecipare ancora, che ho i miei dubbi che vi sia mai stata una centralità degli uomini rispetto al cerchio, un punto di partenza unico per tutti e che essi potessero vedere tutto, come tu dici. La diversità, la cecità, i vari livelli evolutivi individuali sono sempre esistiti. Ma non so se ho mal interpretato il tuo intervento 🙂 ….fammi sapere…un “caldo” salutone a tutti!

    #6398 Risposta

    Carla Basagni

    Cari amici,
    anch’io non credo che gli uomini abbiano mai potuto vedere l’intero cerchio dell’Enneagramma “chiamandosi fuori”, per così dire, dalle loro passioni individuali. Mi sembra di aver letto – forse in “Incontri con uomini straordinari ” – che Gurdijeff avesse appreso quanto sapeva sull’Enneagramma, frequentando una specie di comunità di saggi/filosofi che custodivano e tramandavano questa conoscenza, giunta loro da secoli addietro. Secondo me, l’Enneagramma è frutto di un processo secolare e dello sforzo congiunto di molti uomini, di più generazioni, ciascuno afflitto e caratterizzato dalla sua propria”passione”, che hanno continuato il lavoro dei loro predecessori riuscendo infine ad individuare i nuclei fondamentali delle personalità enneagrammatiche attraverso una profonda auto ed etero-osservazione. Il sapere dell’Enneagramma dev’essersi sempre più arricchito e precisato attraverso i secoli, finchè è giunto a noi nella forma in cui lo conosciamo. Il fatto che sia stato trasmesso da mestri appartenenti allle varie personalità non credo che possa molto alterarne il senso, se si “utilizza” un maestro per come credo dovrebbe essere “utilizzato”, cioè per acquisire una conoscenza che poi dovrebbe essere “fatta propria”, proseguendo sul proprio cammino di ricerca e lasciandosi il maestro alle spalle.
    Un caro saluto a tutti e buon rientro dalle vacanze.
    Carla

    #6399 Risposta

    Antonio Barbato

    Caro Roberto, nonostante il caldo che frigge quel poco di cervello che mi è stato in dono, il tuo messaggio è arrivato chiaro e forte ed io non eviterò di rispondere, anche se questo potrà essere fonte di qualche piccola polemica. In generale la tua argomentazione si basa su un assunto abbastanza fondato; ogni principio prodotto da una persona che ha delle caratteristiche, porterà in sé le tracce di quelle caratteristiche. I Sufi affermano, a questo proposito, che si può riconoscere l’albero anche senza averlo mai visto, dai frutti che esso produce. Tu applichi questo principio generale ad alcuni casi nei quali l’arroganza fanatica, l’indottrinamento, il culto del leader, propri della degenerazione peggiore della cultura dell’Eroe del tipo Sei, hanno prodotto dei risultati devastanti che trovavano la loro radice primaria nella malattia del loro ideatore. Ti chiedi, quindi, se una situazione analoga si sia potuta verificare nel mondo dell’enneagramma, o perlomeno nelle persone che lo hanno appreso nella visione di Naranjo, per effetto di alcune tendenze caratteriali che plausibilmente possono essere a lui attribuite, e, nonostante una certa dose di dubbio, mi sembra, dia una risposta affermativa alla tua domanda. Io, prima di rispondere sul punto in questione, ho bisogno di fare una breve digressione e di fare alcune precisazioni che ritengo opportune. La prima, già adombrata nella risposta di Marina, è che le persone si sottomettono ad un credo o ad un’autorità, solo se ne hanno un bisogno interiore che trova soddisfazione nelle caratteristiche dell’oggetto idolatrato. E, per tradurre in concreto questo concetto, ti faccio presente che non tutti coloro che hanno frequentato Scientology sono rimasti intrappolati in un sistema che annullava la personalità sostituendola con le paranoie di Hubbard. Così, ad esempio, la Chiesa (come amano auto definire la loro organizzazione quelli di Scientology) ha intentato e perso numerose cause legali, contro persone che sono uscite dai ranghi ed hanno scritto libri ed insegnato tecniche senza permessi ed auto affermando la loro libertà ed autonomia. Una cosa analoga si può dire anche per l’Arica School di Oscar Ichazo che, malgrado la devastante fissazione del fondatore per i copyright e le paranoie accusatorie, ha dovuto accettare, dopo una lunga battaglia, che altre persone potessero liberamente scrivere ed insegnare dei temi che riguardavano l’Enneagramma dei Tipi Caratteriali (ETC). In secondo luogo voglio ancora ribadire che Naranjo non è l’ETC e che il suo contributo maggiore, in termini assoluti, è stato quello di creare una correlazione plausibile fra le concettualizzazioni della moderna psicologia clinica e il sistema di analisi della psiche che aveva appreso da Ichazo. In definitiva il suo ruolo è stato quello del divulgatore (anche se in una famosa intervista in cui narrava del suo primo incontro con Ichazo, affermò che si era rifiutato di svolgere questo ruolo), soprattutto fuori dagli USA a causa delle esplicite pressioni di Ichazo che voleva riservare per sé quello che riteneva il mercato più ricco, e, in termini più nobili, del ricercatore che cerca di trovare correlazioni fra diverse tradizioni spirituali apprese nel suo percorso e l’evoluzione psico sociale del mondo che osserva, per trovare una via di soluzione ai problemi umani attraverso quello che denominiamo come insight. Da questo punto di vista sembra essere stato influenzato dai suoi trascorsi ad Esalen o essere sulla strada aperta dalla cosiddetta Psicologia Transpersonale di Charles Tart o Ken Wilber, anche se la sua formazione lo porterebbe a far prevalere, piuttosto, un approccio quantitativo/numerico o una conclusione gestaltica delle dinamiche irrisolte. Per sua stessa ammissione Naranjo non ha mai insegnato qualcosa di diverso rispetto a quello che aveva appreso da Ichazo, ed anzi, debbo dire, ha trasmesso molto, ma molto, meno degli insegnamenti di questo ultimo. Non so se ciò sia accaduto perché, come afferma Ichazo, Naranjo non era semplicemente a conoscenza di tutto quello che lui trasmetteva solo agli allievi che per lungo tempo facevano parte della sua scuola, o per sua scelta, ma questo è il risultato finale. Una persona di grande coraggio come il professor Joseph Hart, espulso indegnamente dalla Arica School per aver divulgato per iscritto alcuni degli insegnamenti in modo critico insieme a John Lilly, sosteneva che, malgrado quello che affermava nelle interviste, Naranjo non aveva avuto un grande ruolo nello sviluppo del gruppo e, indipendentemente da quello che lui pensava, era considerato un po’ come un esaltato (ma molti condividevano questa esaltazione in quel gruppo), che voleva conseguire avidamente e con ogni mezzo l’illuminazione. Alla luce di tutto questo capirai che non sono particolarmente interessato alla persona Naranjo e che, quando tu affermi che ha solo mixato conoscenze di altri, ritengo più corretto riferire la tua affermazione ad Ichazo che, a mio avviso a piena ragione, ha ripetutamente proclamato di essere la radice di questa nuova tradizione che utilizza ANCHE l’ETC per spiegare la natura e il possibile processo di integrazione degli esseri umani. Queste premesse erano, secondo me, indispensabili per inquadrare correttamente il focus del problema che tu hai posto, ma hanno preso troppo spazio e per questo mi fermo qui, con la promessa che riprenderò il tema da te sollevato della identificazione dei gruppi di Naranjo con la persona del suo maestro a breve. Un saluto accaldato, vista la temperatura esterna, a tutti, Anto.

    #6400 Risposta

    Antonio Barbato

    E vengo ora, dopo le considerazioni di prima, a rispondere al nocciolo delle attente valutazioni di Roberto. Credo di aver rappresentato con molta chiarezza che, malgrado quello che lui ritiene di essere, il ruolo di N nella teoria dell’ETC è stato, soprattutto, quello del divulgatore e che, paradossalmente, ciò gli era stato predetto dallo stesso Ichazo. Tale considerazione riduce di molto la influenza che egli ha avuto nello sviluppo e nella evoluzione della nostra materia. Questo spiega anche la profonda irritazione che N ha da sempre manifestato verso coloro che hanno autonomamente sviluppato pezzi di teoria indipendentemente da lui. Ero presente alla presunta riappacificazione, accaduta alla conferenza della IEA 2003 a Santa Monica, fra N ed i principali autori americani e posso assicurare, per averli sentiti con le mie orecchie, che se gli organizzatori non avessero preventivamente pregato di evitare un dibattito, molti dei presenti non avrebbero esitato un attimo a ribaltargli addosso le accuse che, con finta innocenza, aveva appena negato di aver fatto a loro negli anni. La principale accusa che sentivo gli veniva mossa era quella di una incredibile arroganza intellettuale. Come disse uno dei presenti, autore di successo internazionale, esibiva una tale supponenza da fare apparire più che giustificati gli sprezzante giudizi di Ichazo nei suoi confronti. Avevo seguito per anni dei corsi di N, ma non mi era apparso chiaro quello che gli altri sembravano vedere come apparente: che egli trasmetteva arroganza intellettuale. Cominciai, così, a chiedermi se questa sua tendenza da Cinque, se questo aspetto delle sue caratteristiche come direbbe Roberto, si fosse anche trasmesso ai gruppi da lui tenuti. Fu una strana sorpresa per me scoprire che, nell’originario gruppo dei 55 che andarono ad Arica, la parte minoritaria che era stata scelta da N non si volle, per un certo tempo, mischiare alla maggioranza, ritenendo di essere un gruppo di scienziati che stavano osservando un esperimento. Come ho già scritto, io ho partecipato a diversi seminari condotti da N e non posso negare che il senso di segretezza con cui venivano presentati certi insegnamenti, certe tecniche e certe procedure, sembrava fatto apposta per dare ai partecipanti la sensazione di condividere qualcosa di elusivo e di esoterico. Tuttavia, non mi sembra di poter dire che N, forse proprio perché è un Cinque, avesse mai sollecitato qualcuno a rendergli omaggio o, cosa che sicuramente gli sarebbe apparsa insopportabile, avesse spinto le persone a stargli troppo vicino e a dipendere da lui. Nonostante io fossi, all’epoca nella quale avevo partecipato ai suoi lavori, abbastanza predisposto alla condiscendenza verso l’autorità, non avevo apprezzato le cose che diceva per il fatto che le dicesse lui, ma per una qualità interiore che sentivo simile a quei pochi insegnamenti che ero stato in grado di apprendere dalle parole di Idries Shah. Ciò non toglie che, dopo aver accettato un anno di firmare una dichiarazione che mi impegnava a non divulgare quello che venivo ad apprendere nel seminario, l’anno dopo mi rifiutassi fermamente di rifarlo, visto che un amico di ritorno dagli States mi aveva portato in dono cinque libri, fra i quali due di Ichazo, che mi fecero capire come fosse di dominio pubblico quello che a noi veniva venduto come se fosse un segreto di stato. Fu forse allora che mi cominciai ad allontanare da N, anche se ne continuo a stimare la capacità di insegnante, di ricercatore e di terapeuta, perché mi sembrò di percepire in lui una forma di avidità esistenziale che per un Quattro come me è esiziale. Molte persone, nei gruppi ai quali partecipavo, sembravano ben consapevoli che stavano facendo un’esperienza il cui esito finale dipendeva da loro stessi e non da N, ma altre sembravano soprattutto essere attratte dall’aspetto quasi esoterico di certe esperienze e formavano dei sottogruppi di presunte persone sulla via della Illuminazione permanente. Questo accadeva, come accade sempre, nei lavori in cui è in gioco anche lo spirituale, perché l’ego delle persone tende a credere di aver già raggiunto, o di essere pronto a raggiungere, un risultato che è, invece, tutto da divenire, ma il problema era che quelle persone non venivano corrette in questa tendenza. Insisto su questo punto perché è per me quello veramente centrale: un maestro non dovrebbe mai permettere che gli allievi pensino di far parte di qualcosa di speciale e che, seguendo quello che gli viene promesso o venduto, possano arrivare, per il solo fatto di partecipare ad una esperienza, a condizioni extra ordinarie. In questo N non è assolutamente attento perché nei suoi gruppi, affianco a persone che anche tu conosci e che sono ben piantate con i piedi per terra, permette che fioriscano sottogruppi anche estesi di persone assolutamente convinte di essere le uniche a conoscere qualcosa di valido, che le fa distinguere dagli altri ed aderire acriticamente alla convinzione che sono i depositari del vero sapere. Anche questo intervento è stato parecchio lungo, per cui credo opportuno fermarmi qui, ma se la cosa continua ad essere di interesse, posso raccontare esempi di situazioni che sono squisite dimostrazioni di quanto ho detto. Credo, inoltre, che sia giusto da parte mia ribadire che apprezzo alcune delle qualità di N, ma che non ne sono affascinato e che, forse perché ha avuto in comune con me un determinato maestro, sono ancor meno disposto a riconoscergli l’aura da santone che, secondo quanto riferito da Roberto, qualcuno sembra disposto ad attribuirgli.

    #6401 Risposta

    Roberto Maieron

    Caro Daniele, mi spiace che – come ho già scritto in altre occasioni – non si riesca a cogliere il tono e l’intenzione dietro alle parole che vengono adoperate. Da parte mia vi è una grandissima ammirazione nei confronti di Claudio Naranjo, e la tematica del mio intervento non vuole togliergli valore. Tuttavia, essendo stato all’interno di un gruppo alcuni anni, e avendo visto altri gruppi, so riconoscere quando l’ammirazione per l’uomo porta ad un autoannullamento personale. Scatta una sorta di identificazione molto forte con quello che viene considerato il proprio maestro, e tutto quello che non è totale accondiscendenza nei suoi confronti viene vissuto come un attacco dettato da chissà quali ragioni.
    Questo meccanismo era presente nei nazisti ed anche negli scientology: Hitler era una sorta di messia come lo era/è Hubbard per gli scientology.
    Questo non significa che Claudio Naranjo voglia questo. Io nei Sat – osservando alcune persone e ascoltando le loro parole – ho avuto questa forte impressione, di autoannullamento per una totale adesione alle parole e alla realtà mostrata dal Maestro. Claudio Naranjo non ha niente a che fare con questo fenomeno, non so e non mi interessa sapere se lo favorisce lo contrasta o vi è indifferente. Ora, essendo egli un essere umano ancora collocabile dal punto di vista dell’enneagramma (5) mi chiedevo quanto la sua personalità avesse condizionato le persone che aderiscono in modo totale al lavoro che propone. In questo senso parlo di nevrosi. Del resto non faccio che utilizzare l’abc dell’enneagrammadi Claudio, che sostiene che ogni personalità non è altro che una forma di nevrosi successiva all’
    oscuramento ontico. Quindi, Daniele, se sei d’accordo con me che Claudio sia un essere umano e abbia ancora una personalità, sarai anche d’accordo che inevitabilmente qualche aspetto nevrotico possa trasparire non solo nel suo insegnamento ma nella sua stessa sola presenza. Se invece ritieni che gli sia ora pura essenza e che lo sia da decenni, e che in lui non vi sia piu’ alcuna traccia dell’ego, allora siamo su due punti di osservazione molto diversi. Per quanto concerne quello che dice Antonio,
    ti faccio notare come egli sia rimasto nei lavori con Claudio Naranjo per anni e come ne abbia tratto profitto. Antonio – se lo rilggi con attenzione – non dice una sola parola che sia CONTRO Claudio Naranjo. Riferisce di alcune situazioni che ha vissuto e di punti di vista che ha ascoltato. Tra l’altro – che sia o non sia vero – il tema dell’arroganza intellettuale è un aspetto nevrotico tipico del Cinque e a quanto pare non sono pochi quelli che lo hanno osservato in Claudio. Questo non significa ch’egli voglia questo (per esperienza perosnale ti assicuro che l’arroganza intellettuale è veramente difficile da vedersi, specie in una situazione di approvazione sociale) o che in lui vi sia qualcosa di sbagliato o che bisogna criticare. Claudio Naranjo è un essere umano, e a mio avviso la sua migliore qualità e proprio quella di essere un uomo a 360 gradi. Non è e non sarà mai un superuomo. Antonio poi riferisce la sua esperienza personale e di come non sia rimasto affascinato da Claudio al punto da rimanere coinvolto in modo acritico. Per il resto (il ribadire la libertà della ricerca personale della verità) , dice cose di puro buon senso , che chiunque direbbe. Come dicevo, io ho fatto dei Sat e continuerò a farli, perchè mi piacciono molto e perchè ritengo Claudio Naranjo unapersona di grande valore. Ma non posso tapparmi gli occhi, le orecchie , non accorgermi di quello che accade o mutilare i miei pensieri. Sono anche grato ad Antonio, perchè condivide la sua esperienza con tutti noi dell’Assise e non solo, dando una visione d’assieme della diffusione dell’enneagramma che io non avevo e non ho ancora ben colto. Apprezzo anche le parole di Marina che, dicendo molto bene, ribadisce come il forum sia aperto a tutti, e come tutti possano riferire le loro esperienze senza preclusioni. SE tu Daniele hai un punto di vista diverso e la tua esperienza è differente, credo che possa essere piacevole ed utile per tutti sentire su questo argomento come la pensi.

    #6402 Risposta

    Daniele

    Ho partecipato per anni ai lavori di Claudio Naranjo ed ai suoi gruppi e non ho nmai visto in azione nè le nevrosi di cui avete parlato e neppure l’arroganza di ritenersi speciali. NOn è che avete scritto quello che avete scritto perchè avete qualcosa di PERSONALE contro di lui?? Guardarsi dentro prima di parlare fa sempre bene.

    #6403 Risposta

    Marina Pierini

    Caro Daniele innanzitutto benvenuto. Guardarsi dentro, come tu ci scrivi, è importante per tutti, quando decidiamo di comunicare qualcosa. Innanzitutto perchè il bisogno di comunicare nasce da motivazioni e modalità profondamente differenti in ciascuno di noi. Bisogna ricordare che ogni opinione che viene condivisa su di un forum è sempre frutto di un’esperienza ed un pensiero “personale” che si decide di condividere, discutere, approfondire…e magari ampliare o addirittura ribaltare grazie a nuovi ed imprevisti arricchimenti. Ciascuno ha avuto le proprie esperienze ed ha le proprie opinioni circa sensazioni, accaduti e così via. Sicuramente il carattere degli interlocutori traduce l’esperienza personale in un modo differente dagli altri. Non solo perchè i vissuti sono diversi, ma anche e sopratutto perchè è diverso il modo di interpretare ed elaborare gli accaduti. Un 9 ad esempio può vivere, elaborare e raccontare una situazione comune ad altri in maniera totalmente opposta ad un 4 e così via. Ogni opinione, dunque, è da prendere in considerazione e rispettare come frutto della storia e della elaborazione personale di ciascuno. Credo che negli interventi fatti vi sia chiaramente espressa e raccontata la storia ed il punto di vista di chi ha offerto la propria testimonianza ed il proprio pensiero. Lo scopo di un forum è proprio quello di confrontarsi nella diversità o nella similitudine e vedere dal confronto cosa ne esce 🙂 ti pare? Sono sicura che anche il tuo punto di vista è frutto della tua “personale” percezione delle cose, così come i punti di vista esplicitati dagli altri….ed hanno tutti ugual peso. Mi fa piacere che ci leggano nuovi utenti e ti invito a raccontarci qualcosa di te e delle tue esperienze con l’enneagramma, se ti va 🙂 a presto.

Stai vedendo 15 articoli - dal 1 a 15 (di 15 totali)
Rispondi a: Nevrosi e sistemi nevrotici
Le tue informazioni: