Non conoscevo con esattezza gli incastri della trama dell’ “Amleto” nè il personaggio di Ofelia quindi, dopo due letture della toccante analisi di Fiorella, ho avuto voglia di erudirmi, attraverso internet, su questa straordinaria tragedia, tormentata e straziante quanto la vita di Ofelia. Ho letto tre riassunti dell’opera e alcune critiche e il personaggio di Ofelia mi è arrivato come quello di una donna a cui l’esistenza e gli affetti più cari hanno negato la possibilità di essere felice e di fare scelte consapevoli e volute. Mi è arrivata anche come vittima del suo tempo, un tempo che vieta alle donne di essere indipendenti dalla volontà dei padri prima e dei mariti poi e infine vittima di una società che si sente in diritto di punirle e disprezzarle se vorranno cambiare la loro condizione.
Ma ancor più che del contesto storico in cui vive, Ofelia è vittima del disamore di suo padre, che ne sacrifica il desiderio di unione con Amleto per ingraziarsi il re Claudio e vittima di Amleto stesso, l’uomo che ama, che non mettendola al corrente dei suoi propositi vendicativi e negando d’averla mai amata, la fa sprofondare nella pazzia. Questa figura femminile suscita in me profonda compassione e tristezza: nessuna delle persona che la circondano si proccupa delle conseguenze che le loro scelte possano avere su di lei. Neppure Amleto, che pure l’ha amata, sceglie di condividere con lei il travaglio della sua tempesta interiore e delle sue idee di vendetta. Dimenticata nel profondo da tutti, Ofelia si dimentica di sé, relegando prima alla follia e poi alla morte la verità dei suoi stati d’animo e del suo dolore. Se solo fosse stata messa al corrente di come si erano svolti realmente i fatti, forse avrebbe avuto la possibilità di scegliere, di ribellarsi e di autoaffermarsi ma così, lasciata nel buio dell’incomprensibilità di ciò che è accaduto, solo un miracolo avrebbe potuto cambiarne il destino.