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Accettazione e resa

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Questo argomento contiene 19 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Antonio Barbato 13 anni, 1 mese fa.

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  • #571 Risposta

    Chiara

    Leggendo la discussione sul coraggio in questo e nell’altro forum, e per esperienze personali, mi sono venute in mente alcune idee…
    Cioè che vedendo e vivendo fino in fondo il proprio “peccato” c’è la salvezza perchè si percepisce finalmente anche il suo opposto e quindi vivendo completamente la dualità si intuisce l’uno.
    Cerco di spiegarmi meglio anche se non è facile tradurre in parole l’effetto di un’intuizione. Incomincio dal 6. Come ho letto nel forum il 6 trova il coraggio prima vedendo la sua paura, poi accettandola e attraverso l’accettazione del suo limite trova il coraggio, come a dire si è coraggiosi solo se si è consapevoli della paura, nel senso che paura e coraggio sono due facce di una stessa medaglia, un pò come un seno e coseno, e quindi nell’accettazione che sei pauroso e coraggioso nello stesso tempo, quindi nell’accettazione del proprio limite e della propria umanità scopri la percezione dell’unità.
    Questa resa, questa accettazione della propria imperfezione è proprio fondamentale secondo me, perchè è un abbandonarsi al flusso ma con consapevolezza non con passività.
    E penso che questo valga per tutti i tipi: il 2 vedendo il proprio “dare per ricevere” e arrendendosi, accogliendolo senza nè giudizio, nè volerlo cambiare, nè trasformandolo abbellito in qualcos’altro, semplicemente vedendolo per quello che è scopre l’altra faccia del limite, l’amore cioè, il 3 vedendo fino in fondo la sua menzogna, in questo vedersi senza raccontarsi finzioni scopre la verità, e così via.
    Ma perchè è importante tutto questo? Secondo me non perchè essere “veri” sia una virtù mentre essere “falsi” no, o “dare incondizionatamente” è meglio di dare per ottenere, ma semplicemente per farci vedere che l’uno non è disgiunto dall’altro, che noi siamo nello stesso tempo paurosi e coraggiosi, generosi e egoisti, menzogneri e veritieri, perchè siamo onde del mare che salgono e scendono, vanno avanti e tornano indietro.
    Il punto fermo è solo lo sguardo, la visione nitida e la profonda accettazione. Forse quello è l’acqua, quello è l’essenza.
    Che ne pensate?
    Chiara

    #4026 Risposta

    Teresa

    Chiara prima di tutto voglio dirti che sono molto contenta per l’incontro che hai avuto con te stessa di cui parlavi nelle tue confessioni allo specchio nell’altro post. Quello con noi stessi è
    l’incontro più bello che possiamo fare nella vita. La maschera che portiamo ad un
    certo punto deve essere tolta, altrimenti rischiamo di soffocare. E’ doloroso guardarsi nello specchio, lo so, ma è meglio vedersi e
    non piacersi che non essersi mai conosciuti. Poi c’è tempo e modo
    per accettarsi e volersi bene. E’ quello che sta capitando a te in questo momento mi pare. Se non si vede la propria paura, che è comune a tutti i tipi se no non saremmo dei “tipi”, non si vede neanche la strada per uscirne e trasformarla. E la strada è proprio quella, credo, voltare la pagina e vedere quello che c’è scritto sull’altro lato del foglio. Quando nasciamo siamo veramente un foglio bianco sul quale tutti, i genitori in primis, scrivono qualcosa. E’ un pò la nostra copertina. Dietro di essa ci siamo noi, con la nostra essenza. E così diventiamo l’intero foglio, avanti e dietro. Non può essere altrimenti. Non possiamo strapparla la copertina, altrimenti strapperemmo la nostra intera vita che è fatta di un avanti e di un dietro. Quindi sono daccordo con te certo. Siamo quello e quest’altro piuttosto che quello o quest’altro. Se non riuscissi a vedere anche la mia parte buona, quella positiva, gioiosa, luminosa, piena e soddisfatta, vivere sarebbe veramente pesante. Un abbraccio a te e a tutti. Teresa

    #4027 Risposta

    Marina Mele

    E’ il bianco e il nero che si stringono la mano? E’ l’incontro col grigio? E’ quella che per il 2 rappresenta la fusione?…insomma ti sei sciolta un pò nel burro o sa più di integrazione o cambiamento…e, in tutto questo, prevale l’amarezza o la gioia?Melinda

    #4028 Risposta

    Antonio Barbato

    Chiara non avevo mai letto il tuo post a causa degli innumerevoli impegni di questo convulso periodo, ma mi è stato segnalato da uno dei nostri frequentatori e…..mi compiaccio di te. Il senso profondo è esattamente quello da te indicato, vedere ciò che ci blocca non come una barriera soffocante ma come una possibilità di apertura ad un nuovo modo di essere e relazionarci.

    #4029 Risposta

    Utente Ospite

    cosa si cerca ?
    cosa si vuole ?
    metti un bambino , impara tutto da chi gli sta vicino,
    non ci si rende conto che non esistono paura e coraggio
    non si deve accettare o arrendersi
    occorre vivere attimo per attimo come ci si sente.

    vfn

    #4030 Risposta

    Utente Ospite

    ma cosa significa quel vfn? parolaccia?

    #4031 Risposta

    Alice/Stefania

    Mi ero chiesta la stessa cosa! Alice.

    #4032 Risposta

    Marina Pierini

    Carissima Chiara, non so quando avrai tempo per rileggerci ma, credo che questo argomento abbia ancora qualcosa da offrirci. Siccome ci sono immersa “dentro” tornando al messaggio di apertura di questo thread, quale sarebbe il passaggio di un 4? forse puo’ sembrare una domanda banalissima ma, non riesco a “vedere”…bacioni, grazie a te o chiunque vorra’ aiutarmi!

    #4033 Risposta

    Alice/Stefania

    Credo che un 4 deva riuscire ad arrendersi al proprio insaziabile bisogno di amare e di essere amato come unico vero scopo della propria vita, consapevole del dolore che questo sentimento può procurare, proprio perchè vissuto da 4, e arrendersi alla disperazione inevitabile nell’essere consapevole di aver perduto il “paradiso” smettendo di sentirsi in colpa per “l’invidia” che prova nei confronti di chi è in grado di vivere “felice” in questo mondo. Alice.

    #4034 Risposta

    Chiara

    Cara Marina,
    io purtroppo non ho una risposta precisa…Posso dirti quella che è un’intuizione magmatica…
    La passione è un modo di raccontarci la realtà, un modo molto settoriale e sempre lo stesso, perchè è quello che ci ha salvato da piccoli. Ma la realtà non è uno spicchio. La realtà è fatta di tutto e il contrario di tutto. Questo accade perchè “non ci accorgiamo” della limitazione del nostro sguardo. Quando ce ne accorgiamo di colpo lo sguardo si apre. Penso che se un 4 guarda fino in fondo il proprio dolore e il proprio essere così sensibile, diventa cosciente di quante volte autosabota la sua realtà, di quante volte guarda il bicchiere mezzo vuoto, e soprattutto percepisce che la sua non è una condizione di solitudine, ma la condizione umana, il suo dolore è il dolore del mondo,il dolore di tutti. Allora da questo slittamento da se stesso agli altri, forse può nascere una percezione diversa, un senso di commozione che non lo separa più ma lo unisce. Allora non può più sentirsi incompreso, infelice perchè tutti lo sono. Allora quell'”in-video diventa non più e non solo soprattutto vedere se stesso e percepire di non essere compreso, ma diventa lui l’attore che vede e “Comprende” il mondo.
    A me viene di pensarla così..
    Un bacio.

    #4035 Risposta

    Elisabetta

    Parlare di felicità è difficile come fosse uno stato mentale e emozionale agognato, desiderato ma nello stesso tempo temuto. Vorremmo sentirci appagati, sereni, soddisfatti ma non sappiamo come e non avendo gli strumenti necessari per raggiungere questo stato di grazia iniziamo a fantasticare guardando altrove, con l’illusione che la felicità esista come un’emozione astratta di beatitudine che non va ricercata qui, nelle piccole manifestazioni della vita, ma nel verificarsi di grandi avvenimenti o di situazioni eccezionali che ci cambiano la vita. Eppure io credo che non esiste niente che può renderci felici se non la capacità di essere, ogni momento, in contatto con noi stessi e con la nostra capacità di amare e gioire di quelle piccole cose che allietano le nostre giornate, se siamo attenti a ciò che accade intorno a noi ci sorpendiamo di quanto possa essere facile anche provare sentimenti di felicità che, anche se fugaci, riescono a scaldarci l’ anima.

    #4036 Risposta

    Marina Pierini

    Chiara e’ sempre intensa la lettura delle tue parole, nulla voglio togliere agli interventi di Alice ed Elisabetta che ho sentito miei tanto quanto il tuo intervento. Mi fai venire in mente la scena di quel film che Antonio ci ha fatto vedere in occasione del seminario su enneagramma e cinema…il film era “the death” . Devo ammettere che, da lontano, intravedo e comprendo il senso di questo stato di empatia e pieta’ verso il mondo e il dolore che e’ di tutti, non solo mio. Si discioglie, si stempera, mi rende parte del tutt’uno, e come hai saputo dire benissimo tu, mi rende persona che puo’ comprendere e che non ha piu’ necessita’ di vedere solo se’ stessa e il propio desiderio di essere compresa. Dare arricchisce. Guardare gli altri non ci svuota. Distogliere lo sguardo da dentro e lasciar entrare l’altrove e l’altro, ridimensiona quello che si era deformato dentro. Anche sollevare lo sguardo al cielo, ridimensiona tutto. Elisabetta, io direi che piu’ che felicita’ fugaci, sono momenti di reale serenita’, solida. Dici benissimo, nulla puo’ darci pace come il sentirci continuamente in contatto con noi stessi, ma non involuti nella nostra disperazione, a dare ascolto alle mille voci del nostro ego che ci parla dentro, nel nostro microcosmo, come noi 4 pericolosamente facciamo, quanto piuttosto nel “vederci dentro, ma da fuori” tanto quanto siamo capaci di osservare e vedere gli altri. Frase ambigua forse, ma spero che renda l’idea. Ci dona equilibrio, un po’ di serenita’, e sono grandi conquiste.

    #4037 Risposta

    bosco di giada

    un 4 deve capire che la carenza e il vuoto sono solo l’altra faccia del pieno, che pieno e vuoto si completano e si susseguono l’una all’altra come le stagioni Il passato prepara il futuro e il futuro svela il passato. il 4 dovrebbe accettare di essere solo una piccolisima e perfetta cosa nell’eterno fluire del tutto. Dovrebbe abbandonarsi e contattare i suoi veri sentimenti lontano dall’angoscia di riparazione che sempre l’accompagna. Tutto ha avuto senso per come esso è accaduto, quando il 4 smette di cercare con ossessività di curare la ferita del passato allora può scoprire il vero sè, contattare i suoi bisogni reali ed attuali e cominciare a vivere nel presente

    #4038 Risposta

    rugiada nella nebbia

    ma le ferite mai curate, non vanno in suppurazione? Non marciscono? fare finta di nulla e guardare avanti non significa non voler veramente vedere? Come si vive nel presente, se non si capisce di cosa si ha veramente bisogno? Come si capisce di cosa si ha bisogno se non si sa chi si e’? Come si sa chi si e’, se non si comprendono le proprie origini? Possono le foglie avere un senso, senza il tronco e le radici che affondano nella terra?

    #4039 Risposta

    bosco di giada

    ma chi l’ha detto che le ferite non devono essere curate??????

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