HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Ai bambini che eravamo.
Questo argomento contiene 8 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Chiara 13 anni, 2 mesi fa.
-
AutoreArticoli
-
Marina PieriniUn tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “storie vissute in natura”, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno… (oggetto oblungo e rigonfio al centro). C’era scritto:”i boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”. Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “spaventare? perchè mai uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?”. Il mio disegno, non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Il mio disegno numero due si presentava così…..(un elefante avvolto dal profilo di un boa che lo ha ingoiato). Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica ed alla grammatica. Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disanimato. I grandi, non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Allora scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aereoplani. Ho volato un pò sopra tutto il mondo: e veramente la geografia mi è stata molto utile. A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Arizona, e se uno si perde nella notte, questa sapienza è di grande aiuto.” Tratto da: Il piccolo principe. Scusate ma tutto questo parlare di realtà e di sapienza mi ha fatto bruciare dentro il desiderio di ritrovare un vecchio amico. Avete mai letto questo libro? Se non lo avete fatto, non sapete che cosa vi siete negati…
SarahSì l’ho letto. Una mia amica 8 mi ha detto che non le è piaciuto… 🙂 Che ridere ‘sti caratteri, che c’entrino qualcosa anche con i gusti letterari? Comunque a me è piaciuto.
un atomol’ho letto in prima media e nel corso degli anni più volte, è stato anche uno dei libri che ho regalato a mio figlio. Un piccolo capolavoro.
Marina PieriniSarah credo davvero che questo tipo di musica, fatta di parole che emozionano e ci riportano ad una infanzia in cui tutto si capiva di più e non di meno e tutto era possibile, sia musica fatta per cuori che sono ancora disposti a concedersi la forza della debolezza di un’emozione. Non mi meraviglia che una persona che tende a rinnegare proprio ciò che da adulti dal suo punto di vista ci rende più fragili e da bambini più forti, sia incapace di lasciarsi trascinare lontano. In un posto in cui solo gli impavidi sanno andare. E i bambini non hanno paura dei loro sentimenti. Saint Exupèry dedica questo libro ad un suo carissimo amico e chiede scusa ai bambini che leggeranno la sua storia, per il fatto di aver dedicato una favola ad un adulto. La sua dedica è un portale, e solo chi comprende può entrare. Scrive così: “Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il miglior amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini; e ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo, ed ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se lo ricordano). Perciò correggo la mia dedica: A Leone Werth – quando era un bambino.” ……..Forse a noi non serve diventare mucche, serve solo tornare bambini.
Utente Ospite:AmelièGrazie Marina di aver ripescato questo libro che ho tanto amato, regalato, ricevuto, ancora regalato. Io adoro i cap:xx-xxi li avrò letti decine di volte, li trascrivo per tutti. baci
Ma capito’ che il piccolo principe avendo camminato a lungo attraverso le sabbie, le rocce e le nevi, scoperse alla fine una strada. E tutte le strade portavano verso gli uomini. “Buon giorno”, disse. Era un giardino fiorito di rose. “Buon giorno”, dissero le rose. Il piccolo principe le guardo’. Assomigliavano tutte al suo fiore. “Chi siete?” domando’ loro stupefatto il piccolo principe. “Siamo delle rose”, dissero le rose. “Ah!” fece il piccolo principe. E si senti’ molto infelice. Il suo fiore gli aveva raccontato che era il solo della sua specie in tutto l’universo. Ed ecco che ce n’erano cinquemila, tutte simili, in un solo giardino.
“Sarebbe molto contrariato”, si disse, “se vedesse questo… Farebbe del gran tossire e fingerebbe di morire per sfuggire al ridicolo. Ed io dovrei far mostra di curarlo, perche’ se no, per umiliarmi, si lascerebbe veramente morire…” E si disse ancora: “Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia, e di cui l’uno, forse, e’ spento per sempre, non fanno di me un principe molto importante…”.
E, seduto nell’erba, piangeva
In quel momento apparve la volpe. “Buon giorno”, disse la volpe.
“Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. “Sono qui”, disse la voce, “sotto al melo…” “Chi sei?” domando’ il piccolo principe, “sei molto carino…” “Sono una volpe”, disse la volpe. “Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, sono cosi’ triste…” “Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomestica”. “Ah! scusa”, fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: “Che cosa vuol dire ?” “Non sei di queste parti, tu”, disse la volpe, “che cosa cerchi?” “Cerco gli uomini”, disse il piccolo principe. “Che cosa vuol dire ?” “Gli uomini” disse la volpe, “hanno dei fucili e cacciano. E’ molto noioso! Allevano anche delle galline. E’ il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?” “No”, disse il piccolo principe. “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire “?” “E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire …” “Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro’ per te unica al mondo”. “Comincio a capire” disse il piccolo principe. “C’e’ un fiore… credo che mi abbia addomesticato…” “E’ possibile”, disse la volpe. “Capita di tutto sulla Terra…” “Oh! non e’ sulla Terra”, disse il piccolo principe. La volpe sembro’ perplessa:
“Su un altro pianeta?” “Si”. “Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?”
“No”. “Questo mi interessa. E delle galline?” “No”.
“Non c’e’ niente di perfetto”, sospiro’ la volpe. Ma la volpe ritorno’ alla sua idea: “La mia vita e’ monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio’. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara’ illuminata. Conoscero’ un rumore di passi che sara’ diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara’ uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu’ in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e’ inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e’ triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara’ meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e’ dorato, mi fara’ pensare a te. E amero’ il rumore del vento nel grano…” La volpe tacque e guardo’ a lungo il piccolo principe:
“Per favore… addomesticami”, disse. “Volentieri”, disse il piccolo principe, “ma non ho molto tempo, pero’. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose”. “Non ci conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno piu’ tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia’ fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu’ amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!” “Che cosa bisogna fare?” domando’ il piccolo principe. “Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, cosi’, nell’erba. Io ti guardero’ con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ piu’ vicino…” Il piccolo principe ritorno’ l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero’ ad essere felice. Col passare dell’ora aumentera’ la mia felicita’. Quando saranno le quattro, incomincero’ ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro’ il prezzo della felicita’! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro’ mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”. “Che cos’e’ un rito?” disse il piccolo principe. “Anche questa e’ una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. “E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’e’ un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e’ un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza”.Cosi’ il piccolo principe addomestico’ la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina: “Ah!” disse la volpe, “… piangero'”. “La colpa e’ tua”, disse il piccolo principe, “io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…” “E’ vero”, disse la volpe. “Ma piangerai!” disse il piccolo principe.
“E’ certo”, disse la volpe.”Ma allora che ci guadagni?”
“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.
Poi soggiunse: “Va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua e’ unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero’ un segreto”.
Il piccolo principe se ne ando’ a rivedere le rose.
“Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente”, disse. “Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e’ per me unica al mondo”. E le rose erano a disagio.
“Voi siete belle, ma siete vuote”, disse ancora. “Non si puo’ morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e’ piu’ importante di tutte voi, perche’ e’ lei che ho innaffiata. Perche’ e’ lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche’ e’ lei che ho riparata col paravento. Perche’ su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche’ e’ lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche’ e’ la mia rosa”. E ritorno’ dalla volpe. “Addio”, disse. “Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale e’ invisibile agli occhi”. “L’essenziale e’ invisibile agli occhi”, ripete’ il piccolo principe, per ricordarselo.”E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi’ importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurro’ il piccolo principe per ricordarselo.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verita’. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…” “Io sono responsabile della mia rosa…” ripete’ il piccolo principe per ricordarselo.
Marina PieriniL’essenziale è invisibile agli occhi. Una rosa è unica, quando diventa tua amica. Davvero questa storia mi porta oltre le parole in un luogo lontanissimo che mi è familiare, che è casa mia e che non ho mai dimenticato. 🙂 quanto ci siamo perduti sprofondando negli abissi per cercare ciò che è invisibile agli occhi?
ChiaraHo letto il Piccolo principe quando ero piccola, l’ho letto e riletto centinaia di volte e lo considero un capolavoro. Ogni frase è un concentrato di poesia e saggezza. Credo, ho sempre creduto che siano i bambini a doverci insegnare e non noi a loro. Noi spesso riusciamo a dargli sicuramente spiegazioni pseudo razionali, ma anche prigione e gabbie oltrechè assenze involontarie…
L’altro giorno, mio figlio che per chi non lo sa ha sei anni, mi ha regalato come è solito fare, nel suo solito modo quieto e inaspettato una lezione per la mia vita. Mi fa “sai mamma i grandi insegnano ai bambini le regole, ma i bambini insegnano ai grandi Dio”.
Ed io sono rimasta lì come una statua imbalsamata senza una parola…
Noi crediamo sempre di sapere, di sapere tanto, perchè abbiamo riflettutto sulle cose, o perchè abbiamo studiato e letto e appreso la lezione degli avi e degli scienziati e dei letterati. Loro, i bambini sono una tela vuota ma attingono intuitivamente alla chiarezza divina proprio per la loro mancanza di sovrastrutture. Quante volte a noi ci arfriva un’intuizione, un lampo ma poi lo analizziamo, lo razionalizziamo, lo trasformiamo e infine lo imprigioniamo in una delle tante nostre gabbie mentali?
Per quanto mi riguarda se qualcuno mi chiedesse chi è stato il mio più grande Maestro finora, non avrei dubbi ad indicare il mio bambino. Non solo nelle cose che dice, ma in ciò che fa quando è lasciato libero di fare, nei suoi sguardi pieni di “presenza” e di luce, nel suo sorriso immediato dove leggi amore, fragilità e bellezza senza filtri, nelle sue reazioni a ciò che io faccio a come mi comporto. Fa da specchio fedele alle mie gabbie dove tento di rinchiuderlo, ai miei limiti, al mio amore possessivo e a volte incapace di vedere la bellezza di un fiore e non cercare di plasmarlo a mia immagine.
“Addomesticare” è secondo me amare lasciando liberi di essere e di andare, responsabili sì, ma non vincolando con la scusa dell’amore.
Un bacio. Chiara
Marina PieriniBello questo racconto nel racconto. Anche mio figlio, da bambino mi ha letteralmente spiazzata con delle affermazioni sulla realtà quale io non ero capace di vedere. Eppure, ho dimenticato, perchè noi grandi oltre a non capire, dimentichiamo. Scriviti tutto Chiara, fallo, perchè tra 10 anni la memoria potrebbe ingannarti e tu che puoi, conserva i sassolini che il tuo piccolo principe lascia sul selciato. Non ho rimpianti per la mia vita passata, ma a guardar bene, forse, questo è l’unico. 🙂
ChiaraCara Marina, è proprio così, dimentichiamo. Mi hai dato una bella idea! Lo farò. Un bacione
-
AutoreArticoli