HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Alice Miller "La rivolta del corpo"
Questo argomento contiene 32 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Antonio Barbato 13 anni, 1 mese fa.
-
AutoreArticoli
-
Utente OspiteSalve. Ho appena letto l’ultimo libro della Miller “la rivolta del corpo.- I danni di un’educazione violenta”. Il testo contiene un sunto delle idee della Miller(che io condivido appieno) e un’interessante correlazione fra la rimozione di emozioni profonde legate all’infanzia e i disagi del corpo.
Ma il dibattito che vorrei avviare con chi conosce la Miller è sul quarto comandamento che prescrive di onorare il padre e la madre. Le teorie della Miller,che a me appaiono veramente scontate, in realtà sono difficili da accettare proprio per il rispetto del quarto comandamento. Tanti studi psicologici, pur di negare i maltrattamenti dei genitori, hanno fatto ricorso a forzature come lo stesso complesso di Edipo o la relazione oggettuale… Ma come racconta e ricorda la propia infanzia ogni base dell’enneagramma? Come vive la trasgressione del quarto comandamento? Insomma parliamone… Saluti Lia Minerva
Antonio BarbatoCara Lia, invitarmi a parlare delle opere della Miller significa gettarmi un amo cui non so resistere. Non ricordo se nel 2000, quando presentai la Ferita Originaria al gruppo cui partecipavi in precedenza, tu avevi già lasciato, ma sono certo che saprai, tramite Eleonora, che le opere di Alice, e in particolare “Il Dramma del Bambino Dotato”, sono state una fonte di ispirazione molto forte per me. Nel tuo post di apertura sei stata molto dura, parlando di “negazione dei maltrattamenti dei genitori”, perché, a mio avviso, fortunatamente i maltrattamenti, intesi come violenza fisica o psicologica, nella maggior parte dei casi non ci sono. C’è, piuttosto, una incapacità nel dare al bambino quello che gli serve, un non sapersi liberare della propria esperienza di bambino da parte del genitore, che, spesso, non si pone come figura di riferimento, ma come competitore. Altrettanto spesso al bambino viene richiesto, fin da subito, di essere più di un semplice bambino e non gli viene lasciato il tempo e la possibilità di manifestare i propri bisogni. In alternativa abbiamo, poi, il caso, altrettanto diffuso, del bambino cui non si riesce a dire di no, che vampirizza i genitori e che non sa come, poi, comportarsi con gli altri. A proposito dell’onorare il padre e la madre, ricordo, infine, sempre il famoso detto: “onora i tuoi genitori se loro hanno onorato te, altrimenti, se puoi, cancellali in fretta”. Il Capitano
LiaCiao Capitano. Sei caduto anche tu nella paura di offendere i genitori…?
Perchè dici che i maltrattamenti non esistono, io non intendevo gli errori, le negligenze o la mancanza di rispetto che spesso anche i genitori più ben intenzionati compiono, ma mi riferivo davvero ai maltrattamenti e questi esistono eccome. (.) Freud a un certo punto dei suoi studi ha negato l’esistenza degli abusi sessuali e molti psicologi e psicoterapeuti cercano di far rientrare nella normalità percosse, violenze psicologiche gravi e addirittura abusi sessuali addebitandoli alla fantasia dei bambini , alla loro libido inespressa alla loro memoria edipica, ecc. ! Io , per esempio, ho subito delle molestie fisiche da uno zio materno e mia madre non mi ha difesa. Ha detto che lo zio poverino era malato e dovevo capirlo… avevo solo 11 anni. Sì, mia madre non è un mostro e chi vuole dirlo… ma se non è violenza questa , ci somiglia molto. Come dire è difficile guardare i genitori con uno sguardo obiettivo, ma quello che perdoniamo loro o forse crediamo di perdonare, non lo permetteremmo neanche al peggior nemico! La Miller mette bene in evidenza che la violenza subita e negata poi diventa distruttività… o verso gli altri, specie i figli o verso se stessi (leggi malattie). Sai è difficile anch eper me scrivere queste cose… sento fortemente di non averne il diritto… specialmente perchè non sono madre… E’ proprio per questo che apro il dibattito. Ciao Antonio. Lia Minerva
TeresaLia mi hai emozionato. Ti sono molto molto vicina in questo momento e mi meravigli quando dici di non sentire il diritto di esprimere il tuo dolore. Ma scherzi? Solo perchè non sei madre e quindi non rischi di far male ai tuoi figli credi di poterti tenere questo peso dentro. E il dolore che provochi a te stessa? Io non ho subito violenze fisiche, ma psicologiche si, da parte di tutti i maschi che giravano per casa che mi facevano sentire ancora più piccola e fragile di quanto già non mi sentissi, (vabbè lasciamo perdere) e nè mia madre nè mio padre mi hanno mai difesa e protetta. Avere 8-10 anni e sentirsi orfana è terribile. Oggi ho 43 anni e ancora non riesco a fidarmi delle persone, e ancora più difficile è fidarmi di un uomo. No, non li ho perdonati i miei genitori. Mi spiace tanto, vorrei saperlo fare per liberarmi dall’angoscia e dalla paura e sentirmi finalmente libera. Cancellarli? E come si fa Antonio? Come la metto con il senso di colpa? Io voglio bene ai miei genitori comunque. Riesco a vedere anche quanto di buono hanno fatto per me, certo rimane a livello razionale, non sento calore, ma sono i miei genitori. Non so, mi confondo adesso. Vi abbraccio. Teresa
Antonio BarbatoCara Lia, grazie per il tuo coraggio e la tua sensibilità. Io non ho affatto inteso negare i possibili maltrattamenti operati sui bambini, ho solo detto che, molto più spesso, non c’è un vero e proprio maltrattamento, ma una incapacità a capire di che cosa i bambini hanno veramente bisogno. E’ la manipolazione involontaria ed inconscia dei genitori, più che un vero e proprio trauma, ciò che normalmente spezza la capacità e, talvolta, anche la voglia di crescere del bambino. Spesso, però, non è solo il genitore a tentare di voler mantenere un’idea “felice” dell’ambiente in cui vive il bambino, ma il bambino stesso, bisognoso come è di potersi garantire e mantenere la “certezza” di cui ha necessità. Per capire questo, chiediti perché, ancora oggi, non ti senti in diritto di esprimere una formale, ma limitata, accusa verso tua madre, che non ti sei sentita affianco in un momento difficile. Confesso che all’epoca in cui lessi il “Povero Bambino Ricco”, il pezzo introduttivo del “Dramma del Bambino Dotato”, non riuscivo a trattenermi dal piangere. La Miller mi aveva, infatti, reso evidente che se il bambino non soddisfa i desideri consci o inconsci dei genitori, se non si forza ad essere un “bravo” (qualunque cosa questo significhi), bambino, allora verrà punito con la perdita dell’amore, con una sottile umiliazione, con una gravosa solitudine, che lo allontaneranno spesso per tutta la vita dal suo vero sè, dalla sua fonte più profonda di gioia e vitalità. In aggiunta, inoltre, anche il bambino cercherà disperatamente di negare, dentro di sè, di aver dovuto rinunciare a qualcosa e si sforzerà, da adulto, di mantenere a tutti i costi l’illusione di un’infanzia felice. In merito al rapporto fra distruttività e violenza subita non me la sento di esaurire l’argomento in poche battute, per cui tornerò più diffusamente sul tema in seguito. Un abbraccio. Antonio.
Antonio BarbatoCara Terry, perciò il detto dice: “se ci riesci”. Il problema sta nel fatto che, per la nostra mente emozionale, formulare un certo genere di accuse ai genitori equivale ad ucciderli. Una volta una persona mi disse: “se vuoi risolvere questo problema dovrai scegliere fra il permanente senso di colpa verso te stesso, o quello temporaneo verso di loro”. Ecco perché nel Buddismo si dice anche: se incontri qualunque essere amato o perfino il Buddha sul tuo cammino, uccidilo.
LiaCiao Terry. Grazie del tuo intervento. Sai… le volte che ho affrontato la questione con altre persone ho ricevuto sempre risposte sconfortanti: un senso di imbarazzo generale, il fastidio di dover trattare l’argomento e quasi un giudizio su di me più che sul “caro” zio, ora buonanima. E’ vero quello che afferma Antonio, che è poi il problema centrale affrontato dalla Miller. E’ proprio il bambino che nasconde a se stesso la verità e vive nell’illusione, un’ illusione che gli costa molto cara, ma che è preferibile alla defragazione che può creare la Verità. Io ho seguito un percorso di crescita molto importante in cui ho affrontato i miei fantasmi del passato ed è stato dolorosissimo e non l’avrei mai fatto se la mia vita fosse andata più o meno bene, ma una depressione pesante mi ha colto all’improvviso e bum! Un mio amico, che ora non c’è più purtroppo, mi disse a quel tempo: “Guarda che questa tua depressione è un regalo.” Io lo ascoltai scettica e stupita, oggi posso dire che lo è stata davvero. Sono felice di essere ciò che sono ora, nè perfetta, nè purtroppo ancora capace di amare come mi piacerebbe, ma non me le racconto più! Sono in contatto con la mia verità e quando rischio di allontanarmene so come tornarci e il dolore di dover ammettere miei errori non mi spaventa quanto il dover convivere con l’illusione. Io non ho affatto superato il tabù del quarto comandamento… Quando mio padre è morto ho vissuto anni di senso di colpa:” Era mio dovere salvarlo e non l’ho fatto!” e con mia madre fatico a tenerla a distanza anche se continua a ferirmi con la sua follia e la sua insensibilità. Non vorrei liberarmi dei miei genitori, non sarebbe neanche giusto… loro mi hanno messo al mondo e sono umani come me. Vorrei solo che non fosse “peccato” dire la verita, cioè che mi hanno ferito, mi hanno mentito e mi hanno “maltrattato”. Discorso lungo… Lia Minerva
Antonio BarbatoQueste sone le parole della Miller che tanto mi hanno colpito e che ho voluto mettere, come omaggio a lei, nel saggio sulla Ferita Originaria. Spero che esse siano da stimolo, a chi non la conosce, per apprezzare il coraggio e l’originalità di questa autrice, che non ha esitato a rompere la congiura del silenzio che copre tanti abusi e sottili violenze familiari.
“Talvolta non posso fare a meno di chiedermi se arriveremo mai a renderci conto della profondità della solitudine e dell’abbandono a cui siamo stati esposti da bambini e a cui, di conseguenza, eravamo o siamo esposti anche da adulti nella nostra vita intrapsichica. Non penso all’abbandono esteriore, alla separazione materiale dai genitori che, naturalmente, può avere effetti traumatici; e neppure penso a bambini palesemente trascurati, o addiritura abbandonati, ma che comunque sono cresciuti insieme a questa verità. Penso piuttosto all’altissimo numero di persone che presentano disturbi, sofferenti di gravi depressioni, che molto spesso hanno avuto genitori tutt’altro che indifferenti e rozzi, dai quali sono sempre stati incoraggiati…A nulla serve il loro eseguire bene, se non addirittura in modo eccellente, ogni compito, l’essere ammirati ed invidiati, il mietere successi appena lo vogliano. Dietro tutto ciò sta in agguato la depressione, il senso di vuoto, di auto alienazione, di assurdità della propria esistenza che li assale, appena non sono on top, appena li abbandonano le sicurezze da superstar o, all’improvviso, li coglie il sospetto di aver tradito un’immagine ideale di loro stessi….Quali sono i motivi di un così grave disturbo in persone tanto dotate?”
Antonio BarbatoIo, invece, cara la mia irruente Minerva, mi dispiaccio solo di non essere stato più capace di difendermi da solo e non ho remore nell’accusare i miei di tutta una serie di cose che hanno ( più o meno involontariamente, ma ai miei occhi questa non è una scusante) fatto, in termini di errori, ignoranze, gelosie e possessività ai miei danni. E non mi sento in colpa per questo. Il trauma che tu hai vissuto è, sfortunatamente, abbastanza frequente e l’unica risposta veramente di aiuto da parte dei genitori, consiste nello stare affianco alla vittima, nell’impedire che il male che ha subito possa distruggergli la vita, non nel minimizzare l’accaduto, come spesso erroneamente si fa. Il tema è, ovviamente, complesso e difficile e non mi pare ci sia una risposta univoca, perché spesso, ad esempio, l’aspetto “legale” di certe vicende finisce per essere, paradossalmente, più devastante del fatto originario (se, ovviamente, non parliamo di abusi che sono giunti fino alla violenza fisica). Un esempio che farò domani (perché è lungo da raccontare ed io sono stanco), chiarirà meglio quello che voglio dire, perché, come hai scritto anche tu, il discorso è lungo…………..
TeresaAndrò ad acquistare il libro della Miller, sono troppo incuriosita e poi considerando come si è comportato il mio corpo ultimamente…vero Antonio?
Marina MeleVorrei unirmi a voi ma non ho letto mai nulla della Miller. Da dove è consigliabile partire?
LiaCiao Marina. Ti consiglio di partire da “Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sè”, comunque secondo me sono tutti da leggere, ma te ne farai un’opinione tu stessa. Io stimolata dall’ultima lettura sto rileggendo ” il dramma…” e ribadisco che secondo me la Miller è “rivoluzionaria”. Il discorso più interessante è quello sull’illusione e del suo effetto sull’umore (vedi depressione in agguato). Illudersi che tutto va bene, coprire la realtà propria interiore o anche di coppia o sociale è il vero problema della nostra vita. L’omertà mi ferisce più di ogni altra cosa…naturalmente non ne sono immune neanche io…. Sì Antonio il discorso sulla ferita originaria è molto interessante, ognuno ha una sua speciale ferita e così si formano le tipologie, Va comunque tenuto presente che il rischio quando si fanno queste letture sulla propria vita è quello di cadere nel vittimismo … e l’uno- quattro ne sa qualcosa. Non è questo lo scopo. Al contrario diventare consapevoli e diventare adulti.
Un bacio a tutti. Teresa, ti piacerà! Lia Minerva
Maura Amelia BonannoCome vive la trasgressione del quarto comandamento?
Adoro Alice Miller, e il suo libro « c’est pour ton bien» (all’epoca ero in Francia e la terapeuta che mi accompagnava nel viaggio me lo aveva consigliato, non conosco il titolo in italiano), mi ha dato tantissimo.
Nella mia esperienza é stato fondamentale comprendere il significato di « onora il padre e la madre » e di cosa significa uccidere i propri genitori e il legame fra questi due assunti.
Trovo profondamente « giusto » onorare il padre e la madre, i veicoli della nostra presenza su questa terra e in questa vita.
Trovo anche profondamente giusto riconoscere che i genitori non possono fare altro che passarci i loro superego e che sono i genitori interiorizzati che abbiamo bisogno di uccidere.
Ricordo che mi rifiutavo di colpire mia madre nonostante tutto quello mi aveva fatto, e che poi invece ho fatto laghi di sangue e le figure che colpivo erano veramente i mei genitori in carne ed ossa…ma…oltre all’odio verso di loro per le loro reali mancanze, c’era da uccidere la loro immagine dentro di me…e questo l’ho scoperto dopo. Dopo averli odiati e ripetutamente uccisi ho scoperto che li amavo tantissimo e che non avrei mai potuto sentire quell’amore se non li avessi presi a bastonate e coltelli. Solo da allora mi sento di onorarli, di riconoscere la loro umanità spogliata delle mie proiezioni, la loro unione che mi ha concepito, il loro amore, la loro ipocrisia ed incapacità di guardare in faccia la realtà quando l’abuso fisico sul mio cammino c’é stato e loro lo hanno provocato.
Quindi non é secondo me un vero trasgredire il quarto comandamento. E’ prendere una via apparentemente contraria per poter comprendere cosa significa e cosa la Miller ci vuole dire.
Antonio BarbatoCara Ankaa, per caso hai sperimentato l’Urlo Primario o il Fisher-Hoffman? Dal modo in cui parli mi sembra di si, ma ormai ci sono così tanti di quei lavori che attuano pratiche analoghe che si è perso il conto. Ricordo sempre con piacere un passaggio di un lavoro bioenergetico in cui visualizai il mio genitore paterno interiore come un grosso topo, e lo colpì a due mani col battipanni fino a schiacciarlo sul pavimento. Dopo, per la prima volta dopo tanti anni, riuscì finalmente a vedere il mio vero padre in modo oggettivo ed a trattare con rispetto la sua memoria.
MauraFisher-Hoffman e Primal feeling. Si ce ne sono un sacco, come tu dici, ma credo che tutti gli altri metodi analoghi al Fisher-Hoffman vengano da lì.
-
AutoreArticoli