HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Alice Miller "La rivolta del corpo"
Questo argomento contiene 32 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Antonio Barbato 13 anni, 1 mese fa.
-
AutoreArticoli
-
Antonio BarbatoCara Maurina, credo che il libro della Miller di cui tu hai parlato abbia in Italiano il titolo “La Fiducia Tradita” ed è edito da Garzanti. Nonostante io ami profondamente il lavoro della Miller, debbo dire che, talvolta, nella sua meritoria opera di denigrazione della “pedagogia nera”, sembra farsi prendere la mano e dimenticare che oltre al cedere alle richieste, è altrettanto importante saper dare dei limiti certi al bambino.
LiaAvevo scritto una lunga risposta a Maura ed Antonio, ma il computer l’ha mangiata… Mi riservo di scrivere più tardi. baci a tutti. Lia
Antonio BarbatoMinerva, più tardi quando? Mi interessa molto questo tema perché è stato un leit-motiv della mia ricerca.
Antonio BarbatoA proposito del mio post sull’opera della Miller, e sulla necessità di non giustificare la violenza come atto educazionale meritorio, debbo aggiungere che credo fermamente sia necessario non cedere sempre alle pretese dei bambini perché questo lede il loro senso di realtà. I genitori non debbono farsi vampirizzare dai bambini (sono d’accordo in questo con Sirenella che lo sostiene con forza), così come non è giusto che i bambini vengano sempre accontentati perché i genitori sentono di doversi fare perdonare qualcosa. Suggerisco, pertanto, la lettura di un libro che mi è stato molto utile di Asha Phillips: “I no che aiutano a crescere”, in cui è chiaramente esposto il disagio che si può creare ai bambini quando i genitori non trasmettono loro un adeguato senso di realtà, non danno loro l’indispensabile senso del limite.
LiaEccomi qui ! Comuncio col dire che condivido totalmente il discorso sul porre limiti ai bambini e agli adolescenti, limiti chiari e fermi ( da educatrice non avrei potuto sopravvivere senza: non sono una maestra vampirizzata!) ma non è solo per proteggere il genitore o l’educatore che vanno posti i limiti, ma per dare al bambino le regole della vita e, come dice giustamente Antonio, il senso della realtà. La Miller è per me un’avanguardista , come dire un’apri- pista, anche lei a volte esagera… (tutti mettono un pezzo del proprio vissuto nella propria filosofia, sembra che Freud avesse una grossa difficoltà nel contatto e pertanto abbia creato il setting con lettino e sedia dietro…). Il problema non è secondo me educazione permissiva o educazione autoritaria. Si tratta di distinguere fra educazione rispettosa o educazione che umilia, reprime e deprime la vita del bambino. Poi il tabù del quarto comandamento non si riferisce tanto agli errori dei genitori…spesso inevitabili e comunque umanissimi, ma alla difficoltà di ammetterli anche di fronte all’evidenza. Spesso i genitori difendono il loro agito educativo e non hanno mai il coraggio di chiedere scusa: una parolina magica che potrebbe salvare tanti rapporti e portare tanto amore nelle famiglie. ” Scusa se non c’ero quando avevi bisogno… scusa se ti ho ferito… scusa se ti ho umiliato…”
Ma anche i genitori sono sotto l’ipnosi del quarto comandamento e credono di non sbagliare mai, o meglio di non doverlo mai ammettere e lo stesso fa certa psicoterapia buonista che vuole risolto e perdonato ogni dolore infantile in poche sedute catartiche! Soprattutto, e qui mi ricollego a quello che volevo comuunicare a Maura, lo scopo di un percorso terapeutico e di crescita non è quello di perdonare i genitori, ma quello di percorrere le tappe dello sviluppo umano dalla dipendenda alla libertà individuale e quiindi alla codipendenza. Quando è possibile, perchè le ferite sono rimarginate, ben venga il perdono e l’amore che ne scaturisce, ma se ciò non avviene? E a volte, non avviene. Il perdono non va finto… per compiacere il quarto comandamento e il terapeuta…
Non vorrei apparire dura, ma credo che l’amore nasca dall’amore e il perdono dal perdono… e perdonare e perdonarsi è la tappa più difficle di un percorso.
Aggiungo rispetto al discorso delle regole nell’educazione che spesso, se non sempre, i genitori vampirizzati non rispettano nè se stessi, nè il loro figlio…ma questa è un’altra storia… Baci baci.
Maura Amelia BonannoCara Lia, non ricordo di avere usato la parola perdono, né di averla sottintesa, né pensata.
Antonio BarbatoRisolvere il dolore infantile è qualcosa contro cui ho lottato dieci anni, per comprendere, alla fine, che parti di me pre egoiche, continueranno, con la forza del cervello emozionale profondo, a non perdonare certi comportamenti sia di mia madre che di mio padre. Il problema, cara Lia, non sta nel chiedere scusa, come dicevi tu, ma proprio nel fatto che certe cose sono accadute perché il bambino è stato profondamente forzato. Non sto parlando, ovviamente, di uno schiaffo o di uno scatto di ira, ma del non comprendere (che è cosa diversa dal cedere sempre o dall’assecondare i capricci) le esigenze di incoraggiamento e rispetto di sè che hanno i bambini. La mia personale risposta al quarto “comandamento” è, ed è sempre stata, “onora il padre e la madre, se loro hanno onorato e rispettato te”.
LiaCiao Maura, purtroppo il mezzo di cui ci serviamo può creare dei fraintendimenti e rileggendo credo di non essere stata chiara. Quando dico che voglio comunicare a te, non penso affatto che tu abbia asserito le cose che io critico. Volevo solo dire che quella parte del discorso riguarda la tematica da te affrontata, cioè i percorsi di crescita. Io riferisco ciò che asserisce la Miller ( e che io condivido ) su alcuni percorsi terapeutici in marticolare quelli freudiani che vogliono portare tutto dentro il modello continuando a non rispettare la persona e il bambino che è stato. Io condivido con te che un buon percorso prevede la liberazione dai genitori interni e non l’uccisione di quelli reali… e naturalmente se il processo funziona si arriva veramente alla liberazione e al perdono … Spero di essere stata più chiara.
Ciao alla prossima… Baci P. S. Mi accorgo che la mia veemenza e impetuosità vengono fuori anche in forma scritta… mi dispiace se questo porta a fraintendimenti, però spero impariate a conoscermi. Il Grande Capo credo lo sappia già.
LiaCiao. Veemenza a parte… ero anche sotto l’effetto di un dissidio con mia madre che mi riportava indietro di millenni. Ora sono più pacata e mi chiedo…i miti, le scritture, e quindi anche i comandament hanno un senso che oltre che storico è allegorico e analogico, quidni perchè il quarto comandamento? Forse per proteggere la famiglia dalle ire dei figli in un epoca di scarsa consapevolezza (storico), forse perchè i genitori siamo sempre noi…tutto è tutto…forse perchè … Qui lascio a voi un idea, un intuizione. E’ come il discorso del qui e ora. Se per crescere dobbiamo liberarci dei nostri genitori, lasciarli per essere noi…perchè l’uomo ha bisogno di tanti anni per separarsi da loro? Un bacio a tutti Minerva Lia
Liaun’idea, un’inuizione. Sono maestra , ci tengo all’ortografia!
Maura Amelia BonannoForse perché per il bambino è come spararsi da Dio. Mau
Antonio BarbatoCara Lia, ma quando la smetterai di credere che la tua veemenza è così insopportabile? La linea di collegamento fra Quattro ed Uno in te continua a funzionare in modo tanto forte??
Maura Amelia Bonannospararsi: leggi SEPARARSI
LiaAntonio, non mi provocare … sì io ondeggio ancora. ma spiegati meglio. Un bacio grande Lia Ehi Mau… non sarà stato un lapsus freudiano! E così si torma al quarto comandamento! Ciao
LiaA proposito Maura, sai che il mio nome intero è Amelia. Ciao di nuovo
-
AutoreArticoli