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Almaas e le idee sacre.

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Questo argomento contiene 100 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Marina Pierini 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #5623 Risposta

    Utente Ospite/Lo sveglio

    bah!!
    quando sento queste cose storco sempre un po’ il naso non perchè penso che siano non vere. Sull’argomento come su molti altri non so a quali dei miei pensieri dare un bollino di “ok”. A volte mi viene da pensare addirittura che se esiste la reincarnazione il processo di evoluzione dovrebbe partire dall’uomo, passare per l’animale, poi pianta e chi sa cos’altro in un progressivo minore distacco dal tutto. Certo, gli studi scientifici……….mah!!. Spesso lasciano il tempo che trovano, spesso ci dicono una cosa e poi il contrario; si usava il termine “pappagallo” per indicare una persona stupida che imparava a memoria ed ora ci dicono che alcuni pappagalli sono intelliigenti quanto i primati.
    Passiamo il tempo ad osservarci con una parte di noi che si distacca, o cerca di farlo, con l’obiettivo irraggiungibile di scrollarci da dosso qualcosa che ci tiene separati da quello che abbiamo dentro e che dimentichiamo costantemente di avere o meglio di essere. Meglio noi o meglio gli animali o le piante che esistono e “sono” solo in quanto sono??!! Sinceramente non lo so. Si dice che rispetto al resto del creato abbiamo l’ego. ma la domanda è, se è vero che siamo gli unici, perchè? perchè,…a che serve quest’ego? se fosse possibile, dovremmo disfarcene o integrarlo……. o sono due vie che, anche se per apparentemente opposte, giungono allo stesso luogo?
    Buona notte!
    Le domande, a volte dopo averle fatte, mi sembrano inutili. un abbraccio a tutti

    #5624 Risposta

    Marina Pierini

    Forse l’unica cosa ovvia è che alcune domande non hanno una risposta. Forse non l’avranno mai, forse è questione di tempo, forse noi non siamo in grado di comprendere le risposte, o forse altro. La frustrazione rispetto a domande senza risposta non deve, a mio avviso, essere confusa e mischiata in maniera un pò disfattista con il fatto che ce le poniamo e che possiamo porcele. Che importanza hanno o non hanno è questione soggettiva che viene “dopo”. Ma sapere di potercele fare è un fatto che rimane tale e dal quale possiamo decidere o meno di partire. Per quanto riguarda le scoperte scientifiche, io non sputo sul lavoro dell’uomo, sul fatto che oggi so che la terra è tonda, che esiste un universo di cui posso vedere piccoli brandelli, che posso fare un’ecografia, che posso ottenere analisi del sangue che mi dicono se c’e’ qualcosa che non va, che posso volare, telefonare, sapere com’e’ fatto un atomo anche se non s’e’ mai visto e così via. Forse a volte alcune scoperte e dichiarazioni vengono poi smentite da chi successivamente prende la staffetta e continua il lavoro. Gli scienziati a volte sono pionieri e non sempre riescono a portare a rete le loro intuizioni, magari saranno altri dopo di loro a farlo, ma io sono grata a tutti coloro i quali spendono la loro esistenza nella ricerca, con curiosità, con intraprendenza e con spirito di sacrificio. Magari c’e’ pure qualche demente e sfruttatore opportunista ma non posso buttare via il buono solo perchè c’e’ del cattivo. Buon voto a tutti, e buona domenica 🙂

    #5625 Risposta

    Roberto Maieron

    Che bella Marina, questa storia del cane! Una bestiola piena di innocenza e di purezza! Mi fa venire in mente un film che ho visto negli anni ’80. Era un film coereano sottotitolato in italiano ed era la storia di un monaco che ricercava l’illuminazione. Un film fatto di molte immagini suggestive, di molte emozioni e di pochissime parole. Nel corso del film una mucca arrivava all’Illuminazione! Una mucca! Non lo si diceva esplicitamente , ma lo si capiva molto bene. Io allora mi chiedevo che cosa diavolo fosse questa Illuminazione, se una mucca, un animale privo di autocoscienza, con un livello di consapevolezza molto basso, certo non intelligente, poteva “giungere” a questo stato. Anche nel suo libro Almaas in piu’ punti sottolinea come una persona puo’ apparentemente fare un percorso di crescita, puo’ prendere coscienza di molte cose, puo’ sentire e credere di acquisire una maggiore naturalezza e spontaneità quando in realta’ non fa un solo centimetro verso la Verita’, dacche’ la Verita’ non ha nulla a che fare con la coscienza o con l’autocoscienza o autoconoscenza. Sono assolutamente d’accordo con quanto dice Almaas e so per certo che se non si conosce almeno intuitivamente (diciamo cosi’) che cosa sia il traguardo dell’essenza , ossia della Verita’ di se stessi, non si fa altro che accumulare del materiale mentale del tutto privo di significato.
    Ringrazio Lo Sveglio del suo intervento. Mi e’ apparso molto significativo.

    #5626 Risposta

    Marina Pierini

    Ovviamente non è il caso di confondere il discorso sull’illuminazione, sulla verità e sulla spiritualità con le caratteristiche umane e prettamente materiali. Io trovo che sia un errore scindere lo spirito dalla materia, o perlomeno, pensare che noi, fatti di carne, possiamo “prescindere” dalla materia di cui siamo fatti, allo scopo di raggiungere un contatto con lo spirituale, che possa durare più che qualche frazione di secondo, fosse pure ripetuta nell’arco di una vita illuminata. Forse non è la mucca ad aver raggiunto l’illuminazione, ma l’uomo, il suo sguardo… che si è spogliato delle inutili complicazioni e che ha visto “nella” mucca la semplicità perduta…chissà…! In ogni caso, a me fa piacere che assieme alla ricerca spirituale, l’uomo sia capace di accettare la sua parte materiale e condurre ricerche che possano rendere più dignitosa la nostra vita quiggiù. In fondo se così non fosse stato noi non potremmo condividere il nostro interesse verso l’enneagramma che, coi suoi limiti, sembra cogliere aspetti così precisi e profondi di un certo nostro essere “umani”. Quindi grazie a chi si occupa anche della materia.

    #5627 Risposta

    Roberto Maieron

    Sono totalmente d’accordo con te Marina. Infatti io sono convinto che materialita’ e spiritualita’ siano la stessa cosa. E che le persone terra-terra e molto pratiche, molto materiali possano essere decisamente molto piu’ “spirituali” di tantissimi Ricercatori della Verita’. La vicenda della mucca non e’ tanto diversa dalla vicenda di un protagonista di una novella di Verga, “Ciaula scopre la luna”. Volutamente Pirandello sceglie come protagonista un povero imbecille, mezzo ritardato, poverissimo, orfano, angariato da tutto e da tutti, ultimissimo fra gli ultimi, con una scolarita’ assente, con un livello di consapevolezza pressoche’ nullo. Eppure alla fine della novella Ciaula vede la luna. La vede per com’e’. La vede realmente. Non vede il dito che la indica (come in una famosa storia zen) , non vede l’idea che ha della luna, il concetto della luna, la sua “forma”, ma vede realmente la luna. E questo lo salva perche’ in tal modo scopre la verita’ di se stesso.

    #5628 Risposta

    Antonio Barbato

    Il sesto patriarca Chen autore del cosidetto Sutra della Piattaforma, ritenuto da Ichazo l’ispiratore primario del cosidetto lavoro sulla Mente Pura (Diamond Mind) cui si ispira Ahmeed Alì, era analfabeta e totalmente ignorante di cose spirituali. Un giorno udì recitare la sutra del diamante da un monaco vagabondo e giunse alla totale illuminazione. Quando gli chiesero: come puoi dimostrarlo? Rispose: Sono sempre chiaramente consapevole. Perciò le parole non possono illustrarlo. Ho citato le sue parole perché anche nella mia esperienza la crescente consapevolezza è ciò che distingue uno stadio da un altro, un livello dell’essere da un altro livello dell’essere. Questa forma di mente pura è ciò che viene considerato come l’essenza stessa della buddità.

    #5629 Risposta

    Chiara

    Mi hanno colpito molto questi ultimi interventi.
    Marina che bello ciò che hai raccontato di Shila…mi ricorda ciò che accade ai bambini piccoli piccoli che ancora non hanno una coscienza “separata”. Personalmente mi risuona un pò tutto di ciò che ho letto. Il mondo animale per me non è che sia meglio o peggio del nostro si muove su percorsi diversi pur se con un’uguale sostanzialità. Ecco sull’uguale sostanzialità mi viene da soffermarmi. Credo che tutto sia un percorso, un viaggio e non so perchè, Antonio, mi viene da pensare alla bellissima meditazione dinamica a cui negli anni scorsi ci hai introdotti. L’essenza percorre un viaggio dalla pietra all’uomo, e nell’uomo c’è un traguardo a mio avviso: la consapevolezza reale di essere consapevole. E’ vero, Roberto, che un uomo terra terra può raggiungere la consapevolezza molto prima di un uomo colto, ma perchè la consapevolezza non ha nulla a che vedere a mio avviso con la cultura o la conoscenza teorica..anche se conoscere può aiutare….
    Spesso bisogna proprio percorrere tutto il viaggio secondo me e cercare la verità…per arrivare a scoprire che non c’è nulla da cercare..
    Alla consapevolezza si giunge in tanti modi,poi ad un tratto lla consapevolezza è come se si spogliasse di tutto e si rivelasse per ciò che è, nuda e scevra come quella di un bimbo appena nato o di un animale. Ma non è lo stesso, una cosa è “averla” inconsapevolmente come i bimbi o gli animali, una cosa è averla consapevolmente. Ora sai cos’è, cioè sei consapevole del tuo istante di consapevolezza nuda. E secondo me è un’altra cosa. Non so se sono riuscita a esprimere con chiarezza ciò che mi premeva condividere con voi….Vi abbraccio tutti. Chiara

    #5630 Risposta

    Marina Pierini

    Tutto molto giusto, molto bello, molto interessante e molto condiviso anche da me. Trovo che non sia però strettamente aderente a quanto si diceva sugli animali ed a quanto Maurizio ha risposto poi. Onestamente al suo bah…verrebbe a me, di rispondere con un boh. Possiamo sempre tornare dentro Matrix e addentare una bistecca senza farci domande. Per il resto….forse non riesco a spiegarmi, o non ho capito io, ma ho la sensazione che si stiano intrecciando due pensieri diversi. Dire che vi sono creature umane semplici che hanno vissuto l’esperienza dell’illuminazione spirituale senza fare chissà quale percorso di vita complicato dalla sapienza, è osservare qualcosa di vero, di giusto, di riscontrabile, senza dimenticare però, che questo è accaduto anche a persone molto ricche e colte. Giusto per non rischiare di fare una sorta di classismo spirituale. CHIUNQUE. Ignoranti o meno. Uomini semplici e uomini complicati. Siddharta era ricco e colto! Tanto pure San Francesco! Forse allora tutto dipende dai nostri occhi, se sono chiusi o aperti, piuttosto che da quanto conosciamo. E’ altrettanto vero che gli animali sono creature semplici che colgono gli aspetti più veri e concreti della vita. Anche questo è vero, è giusto, è riscontrabile. L’uomo, tuttavia, ha possibilità che l’animale non ha. Scusate ma anche questo è riscontrabile e non sono certo solo io a dirlo. Tuttavia se da questo passiamo a dire che “siccome un uomo semplice può raggiungere l’illuminazione, allora anche una mucca può” secondo me significa scivolare in un paragone erroneo. Non si possono paragonare due creature così differenti. E’ un po’ come voler dire: se la avvito, la lampadina fa luce. IL pesce Lanterna fa luce. Dunque se lo avvito, anche il pesce Lanterna è una lampadina!! Rinunciare a tutti i frutti della conoscenza, lampadine, gabinetto e scarico compresi (quante piccole cose diamo per scontate e sono frutto della conoscenza invece!!) è un atto di coerenza se la conoscenza non serve. O forse no? Dal mio punto di vista, se dici che materia e spirito sono tutt’uno e che la conoscenza non serve a nulla, quindi non serve nè allo spirito nè alla carne, secondo me viene fuori un minestrone che non mi fila con la realtà delle nostre scelte e dello sviluppo materiale della nostra razza o con la sua sola osservazione di fatto. L’anima è fusa nel corpo ma le esigenze dell’anima sono diverse da quelle della carne, sbaglio? Forse alcuni sono riusciti a staccarsi dalla materialità, grazie alla spirtualità….uomini che citavo prima, come San Francesco o Buddha, che hanno rinunciato a tutto, eppure anche essi vivevano in monasteri costruiti dalla conoscenza e l’ingegno dell’uomo, e mangiavano della carità e dei frutti della conoscenza e dell’ingegnosità altrui. Anche solo lo straccio che indossavano era frutto di tutto questo. Allora la carne come ne esce dai benefici della conoscenza? Quando ci dicono cose che ci servono, la conoscenza ce la teniamo, quando ci dicono cose che non ci piacciono, la buttiamo via? Noi non corriamo per le strade, tra i cassonetti, con le lance in mano. Se qualcuno si ammala non gli danziamo attorno urlando “urgah urgah” con le mazze di legno decorate con conchiglie ed ossa, mentre il povirazzo crepa prematuramente, ma usiamo quello che la conoscenza ci offre (e che qualcuno si è smazzato per offrirci con tanto di scoperte, smentite e figuracce) per risolvere “finchè possibile” un problema organico. La conoscenza non ci salva, certo, nemmeno ci illumina spiritualmente, ma a volte ci aiuta a vivere meglio e campare di più, senza dover caricare questo di altri significati o valori. In fondo, quanto facciamo per non mollare questa vita il più possibile, fosse anche solo illusione?? Possiamo dunque fare delle scelte e prendere posizione almeno sulle cose del mondo? Possiamo anche non farlo, certo. Allora…boh…. Buttiamo i cellulari, lasciamo i nostri letti alle mucche ed ai nostri beniamini a 4 zampe, corriamo con la gazzella… non in uno slancio di gioia (!!!) ….ma per sottrarci alle zanne del leone, torniamo nelle caverne, distruggiamo i treni, le città, gli aerei, il cinema, i concimi industriali, le serre, il lievito Pan degli Angeli, il forno a microonde e l’ascensore, le mutande, il sapone e i pennarelli….distruggiamo tutto!! Noi…lo facciamo a parole continuamente…. noi lo sappiamo “in teoria” che potremmo privarci di certe cose….che la conoscenza è infinita e che essa altro non è che ignoranza….ma sono solo parole….allora forse sarebbe onesto dirselo, accettiamo tutto, facciamoci un’idea delle cose, anche quello che non siamo capaci di fare, o di usare nel nostro bene. Magari questo può fare la differenza tra una persona abituata a cercare, a comprendere, che riesce fortunosamente a cogliere i barlumi della propria anima ed una che dorme tutta la vita, perché preferisce dormire. Chissà. Dire che carne e anima sono la stessa cosa e che “di conseguenza” la conoscenza è vana, con la panciotta piena, seduti in poltrona a scrivere su un computer connesso ad internet, anche in questo mi pare di cogliere qualcosa di non esatto. Ogni cosa ha il suo giusto posto secondo me. Non meglio o peggio, come giustamente precisa Chiara, ma il giusto posto. Torniamo agli animali e alla loro consapevolezza circa il loro sé? Dei livelli di coscienza di queste creature (scarrafoni e mosche compresi!). Gli animali sono animali. Hanno una coscienza di sè primitiva. Ogni volta che abbiamo tentato di umanizzarli abbiamo fatto un torto a loro, prima che a noi stessi! Vanno difesi, tutto l’ambiene va difeso, amato, rispettato, ma non elevato e trasformato in qualcosa che non è. Allora, chi si sforza di capire di più certi misteri, magari ci è di aiuto per discriminare quello che noi tendiamo troppo ad interpretare soggettivamente. Del resto se accettiamo di essere vivi in questo mondo qualcosa dobbiamo pur farla per rendere interessante la nostra permanenza qui, o no? 🙂 Non credo che sarebbe meglio girarci i pollici e morire di fame mentre guardiamo la luna, perchè chi non si fa domande non sa come cresce il grano e come mangiarlo. Ma il grano cresce lo stesso direte voi, e non cavilliamo rispondo io, avete capito cosa intendo! 🙂 Allora non capisco, se io facevo un intervento sugli animali e la scienza e le risposte si sono allontanate dal succo del discorso o se proprio a me sfugge qualcosa, e allora vorrei capire….buona giornata a tutti 🙂

    #5631 Risposta

    Sarah

    E’ vero che le parole non possono esprimere la consapevolezza, ma faccio presente che nel racconto citato da Antonio, l’illuminazione avviene ascoltando parole per l’appunto, e che il Nostro protagonista sarà anche stato ignorante in materia di cose spirituali, ma forse non proprio così tanto visto che è stato in grado di capire e cogliere l’essenza di un discorso spirituale (la sutra). In molti paesi poi conoscenza al giorno d’oggi significa applicazione pratica della stessa, mentre nel nostro paese c’è la tendenza a rimanere ancorati a metodi di insegnamento frontali e molto teorici, con un impostazione gentiliana e filosofica. Forse dovremmo rivedere il nostro concetto di conoscenza così come il nostro concetto di essere umano. Infatti anche Marina definisce l’essere umano un’unità, ma poi non può fare a meno di parlare di spirito e corpo come *due cose* e quindi involontariamente in termini dualistici. Il punto è che non sappiamo ancora come definirci in quanto esseri umani. A presto.

    #5632 Risposta

    un atomo

    molto giusto Sarah 🙂

    #5633 Risposta

    Marina Pierini

    Guardate che io parlo di “coscienza” non di “anima”. Almeno nel mio discorso sugli animali. Forse si tendono a sovrapporre le due cose? Io non credevo, ma ho la sensazione che vi sia qualcosa che non va nella nostra comunicazione.

    #5634 Risposta

    Chiara

    Infatti, Marina, concordo con te. A mio avviso gli animali possono anche avere momenti di connessione con l’unità molto più continuativi dei nostri, ma come i bimbi piccini piccini non ne sono consapevoli. Ora io credo che ciò significhi tanto, nel senso che se il nostro è un viaggio da forme più semplici a forme via via più articolate è per acquistare qualcosa, se siamo giunti a nascere uomini è perchè è qualcosa di oltremodo prezioso magari non necessariamente in termini di serenità o benessere ma sicuramente in termini di consapevolezza. Che l’animale possa anche avere momenti di illuminazione non lo sappiamo, può essere, ma non credo ci sia consapevolezza ed è la consapevolezza sempre maggiore il punto di arrivo del viaggio, secondo me. Il divino di base c’è in ogni forma di vita ma ciò che fa la differenza è l’esserne o no consapevoli, per questo la monade compie il suo viaggio.
    Baci. Chiara

    #5635 Risposta

    Marina Pierini

    Non ho capito, ma davvero ormai credo sia un problema mio, in che senso sei d’accordo con me Chiara. Sono in seria difficoltà e quindi ti chiedo di aiutarmi, perchè la mia richiesta non sembra essere colta da chi per motivi svariati, tace. Forse evolvere significa andare avanti ed acquisire qualcosa, forse evolvere significa perdere qualcosa al fine di raggiungere uno stato di semplicità assoluta. La seconda teoria dovrebbe essere argomentata di più, perchè dal mio punto di vista l’evoluzione storica degli esseri che popolano questo pianeta, che è di nostra conoscenza (parziale per carità) ci dice che le cose non stanno come nel secondo caso, quanto piuttosto nel primo. Non escludo, ovviamente, nel caso in cui vi siano argomenti a sostegno anche della seconda ipotesi, di cambiare idea, quello che io vorrei evitare, è di farne un problema spiegabile spiritualmente. Perchè l’evoluzione come conquista è dimostrabile solo e soltanto dal punto di vista organico, e di questo io sono consapevole. Nessuno di noi può dimostrare che dal punto di vista spirituale essa sia destinata a seguire una direzione piuttosto che l’altra. Nessuno di noi può nemmeno dimostrare che esista altro, altrove, oltre al corporeo. Di questo abbiamo parlato magnificamente diversi messaggi addietro, e ciascuno secondo la propria esperienza personale. Siccome qualcuno ha detto, in maniera maccheronica lo ricordo, che alla fin fine stavamo facendoci un bel pò di pippe inutili, avevo risposto che se noi siamo in grado di farlo un motivo ci sarà pure. Questo è un fatto che deve pur significare qualcosa. Punto. Cosa significa poi non lo so, se ci porta a conclusioni migliori o peggiori rispetto alla dimensione animale non lo so, e nemmeno importa perchè l’unica cosa di cui possiamo prendere atto è che c’e’ questa diversità, senza attribuirle per forza un valore. Detto questo, che nulla ha a che fare con spirito, illuminazione, coscienza, anima e affini, accolgo ogni punto di vista che avete espresso con interesse e con condivisione, mi trovo in sintonia con molte delle cose dette. Su certi argomenti come “mente/corpo” “unità/dualità” ci stiamo intortando e almeno io non condivido alcune cose dette ma lascio cadere per ora, sono già troppo avvilita. Si vede che sono in uno stato regressivo del mi ego e mi sento incompresa. 🙂 Anche tu, mi parli di consapevolezza, e pur condividendo pienamente quanto dici, perchè nessuno di noi è in grado di stabilire se essa esiste nella mente animale oppure no (tantomeno possiamo dirlo degli uomini quando testimoniano la loro esperienza, bambini inclusi) trovo che non sia colto il significato di “consapevolezza del sè” in quanto tale e come frutto di osservazione da parte di studiosi del comportamento, non come percorso spirituale o metafisico in genere. Leggendo un libro di Oliver Sacks ricordo che si parlava della “propriocezione”, e cioè di quella facoltà del cervello di riconoscere come appartenente al proprio corpo tutto ciò che lo compone. Dalle unghie, agli arti, agli organi interni. Questo medico fantastico, raccontava di avere avuto alcuni pazienti che a causa di traumi avevano perduto in parte questa funzione del cervello. Accadeva dunque, che essi non riconoscessero un arto (ad esempio) come appartenente a loro. Vi era un paziente che colto dal terrore, diceva che gli era stata sottratta una gamba e sostituita con un’arto appartenente ad un’altra persona e che chiedeva un’amputazione perchè gli risultava insopportabile avere la gamba di un’altro uomo. Ovviamente nulla di tutto questo era accaduto. Ma il suo cervello non più funzionante alla perfezione, non riconosceva una parte di sè come sua. La consapevolezza del sè degli animali di cui parlavo io, somiglia un pò a questo discorso. L’evoluzione dei mammiferi e il suo studio, ci dimostra che essi non sono capaci di elaborare pensieri e associazioni sia esteriori che interiori, che possano permettere loro di riconoscersi come individui diversi dagli altri, se non in maniera molto primitiva rispetto alle facoltà cerebrali dell’uomo. A parte alcuni primati. Perchè mi si risponde con argomentazioni spirituali o in termini di connessione con l’unità (terrena o celeste che sia?). Concordo poi con quanto dici sulla consapevolezza, anche se la consapevolezza non ha un solo livello, una sola dimensione. Per consapevolezza spero intendiamo la stessa cosa, ossia la capacità di comprendere in senso profondo ciò che accade al mio mondo interiore ed esteriore. Scusa, so che sono ripetitiva, ma non sento colto un mio pensiero che evidentemente non riesco ad esprimere come vorrei. Non che il mio pensiero sia di una qualche importanza. Ma se dobbiamo scrivere su un forum spero si possa capire che fa piacere essere riusciti a dire quel che si voleva nel modo in cui si voleva. Ma forse nemmeno questo. Non importa, più di tanto. Anzi, in fin dei conti, non importa proprio. Bacioni.

    #5636 Risposta

    un atomo

    mi sono imbattuta per caso in un sito che riporta un’ intervista a edelman biochimico ed immunologo di fama internazionale che sulla base di studi neurologici ha formulato una teoria sulla coscienza. Lo riporto perchè esprime con estrema chiarezza e semplicità quanto volevo dire nel post del 12/4 ……..”Esistono poi due tipi fondamentali di coscienza. C’è la coscienza del mio cane, la cui esistenza non posso provare perché lui non parla, ma questo è il punto: la sua è una coscienza primaria, nel senso che è cosciente di una situazione, probabilmente, ma non ha la coscienza di ordine superiore, che compare soltanto con il linguaggio. Quando a una coscienza primaria si aggiunge il linguaggio, che l’uomo possiede, si ottiene una visione interiore, e non si è più ancorati al presente. Si possono immaginare scenari, programmi TV, drammi teatrali, trame di film, e via discorrendo. Potrei dire che se lei dà un calcio a un cane, la prossima volta che vi incontrate lui potrebbe morderla o scappare via, poiché è dotato di una memoria a lungo termine. Ma nel frattempo non starà a rimuginare su come farle perdere il lavoro. Un altro modo di vedere la questione è che il cane può essere irritato e anche, fino a un certo punto, consapevole della sua irritazione, ma credo gli sarebbe piuttosto difficile mostrarsi indignato, o per così dire, assumere un’espressione risentita, e tutte quelle sfumature che per noi sono possibili in quanto esseri dotati di linguaggio. L’uomo è perciò in una strana situazione: ha una coscienza primaria. Per esempio, se lei mi tocca il dito e mi fa male, io urlo. Ma d’altro canto, io e lei in questo momento stiamo parlando ad altissimo livello, in una scena che sarebbe impossibile senza linguaggio. Possiamo essere coscienti di essere coscienti, e siamo una specie auto-referente. A volte questo è un guaio. Mi capita spesso di pensare che un mistico non sia altro che un uomo che cerca di diventare un cane.” MI sembra un buono stimolo per la discussione, per parte mia condivido completamente questi convincimenti, soprattutto per ciò che riguarda il linguaggio e trovo l’ultima affermazione sul mistico molto divertente ma anche profonda : – ) e in tema con la nostra discussione.

    #5637 Risposta

    Sarah

    Favoloso!!! La frase sul mistico che cerca di diventare un cane mi fa venire in mente che l’uomo crea in parte la sua realtà perchè ha un mondo interiore dove si rappresenta le cose prima che accadano sulla base dell’esperienza passata, ma questo fa sì che non viva nel presente e quindi in un certo senso che non sia oggettivo e non abbia, o abbia meno, quello che Freud definiva il “senso di realtà”. Cercare di divenire un cane in questo senso significherebbe permettere alla realtà di entrare in noi, di essere percepita “per quello che è”, non distorta dalla nostra mente. Quanto al problema di Marina, in realtà il problema corpo-mente non è affatto secondario alla questione della coscienza e di cosa essa sia. E’ un problema su cui si “scervellano” i più grandi scienziati e che non ha ancora trovato soluzione. La via prediletta è quella “materialista”, tipica della psicolgia cognitivo-comportamentista, perchè tutti hanno paura a tirare fuori dal cappello la parola “anima” e allora fanno finta che esista solo la materia, ma nessuno sa se si debba parlare di spirito e corpo come due entità separate. Una risposta un po’ differente la dà la psicologia della Gestalt per la quale la mente (ma nessuno, notare, parla di spirito) sarebbe una proprietà “emergente”, frutto della complessa organizzazione del nostro organismo.
    Marina dice: “Dire che carne e anima sono la stessa cosa e che “di conseguenza” la conoscenza è vana, con la panciotta piena, seduti in poltrona a scrivere su un computer connesso ad internet, anche in questo mi pare di cogliere qualcosa di non esatto. Ogni cosa ha il suo giusto posto secondo me”. E ancora: “se dici che materia e spirito sono tutt’uno e che la conoscenza non serve a nulla, quindi non serve nè allo spirito nè alla carne, secondo me viene fuori… “. Voglio ribadire che dove finisce la carne e dove lo spirito, ammesso che siano due cose separate con esigenze diverse, come sottintende Marina, nessuno lo sà. Nessuno sà cosa sia la coscienza e come mai “emerga” nell’uomo più che nell’animale. In genere si pensa che tra uomo e animali ci sia una certa continuità ma non si sa bene come graduare e soprattutto dove tracciare una linea di demarcazione “evolutiva”, che è appunto la difficoltà che abbiamo noi nel definire la coscienza animale e quella umana e le loro differenze qualitative. Ribadisco: non sappiamo quello che siamo e quindi non sappiamo a cosa ci serva la conoscenza e in che relazione stia questa con il nostro sviluppo. Per questo dire che la conoscenza è già nella materia e non ne abbiamo bisogno per illuminarci è un azzardo. La storia dell’evoluzione ci dice che l’uomo ha iniziato a progredire con il linguaggio. Tralasciando il rapporto oralità/scrittura che complica ulterirmente le cose, il linguaggio è comunque uno strumento di comunicazione importante ed il protagonista della storia di Antonio si illumina sentendo delle “parole”.

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