HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Attacchi di panico, enneagramma, talenti negati
Questo argomento contiene 25 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Marina Mele 13 anni, 1 mese fa.
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Marina MeleIn un recente incontro con la mia docente del talento abbiamo discusso del fatto che tutti, ma proprio tutti gli esseri umani che soffrono e/o hanno sofferto di attacchi di panico, hanno un rapporto molto “violento” col proprio talento negato che passa tramite una autostima molto bassa e dei blocchi notevoli. La mia docente, psicoterapeuta, ha tutti pazienti che sofforno o hanno sofferto di attacchi di panico e lei si occupa di talento. Io ho sofferto di attacchi di panico e proprio in quel periodo ho conosciuto lei e scoperto il talento come scienza di studio…..alcuni miei colleghi naturopati lavorano in accoppiata a medici o psicologi su tali stati entrando con un lavoro spesso sul corpo o con altre tecniche di supporto…..la lettura della base enneagrammatica di appartenenza e l’autoriconoscimento a cura della persona stessa mi sta facendo trovare un vantaggio nella scoperta della sintonia della persona con se stessa(esempio: persona 8, molto viscerale, con una rigidità scheletrica o muscolare bloccante, stress nevrotico e vita infelice…con autostima al ribasso, talenti negati, poca gioia, poca creatività, crisi di identità attraverso insuccessi evidenti). Ancora una volta sto imparando che l’enneagramma, coadiuvato da una lettura del corpo rilevabile soprattutto nel non verbale, porta a poter intervenire in maniera significativa in un processo involutivo per poter riportare la persona al centro di se e quindi verso una evoluzione positiva……ancora un avolta mi rendo conto che la bioenergetica è un supporto fondamentale……
AliceSi la bioenergetica è un supporto fondamentale, sono perfettamente d’accordo. Esiste già una relazione tra enneagramma e tipologie bioenergetiche. Ho sofferto per molti anni di attacchi violenti di panico e il rimedio non l’ho trovato con l’utilizzo di farmaci ma lavorando su me stessa, supportata dalla medicina olistica e con la pratica di vari esercizi che mi aiutassero a prendere coscienza del corpo e il massaggio bioenergetico per sciogliere i “blocchi” energetici. In questo percorso terapeutico ho lavorato moltissimo su me stessa, affrontando periodi difficili, duri, dolorosi e ho provato anche paura, ma si riesce a venirne fuori…io ho dovuto accettare alcune cose, che non volevo assolutamente accettare, e metterle in pratica, solo così posso stare bene. E’ proprio così, per stare bene devo mettere in pratica il mio talento. Un abbraccio. Alice.
Marina MeleMi interessa, e non poco ma vado di corsa. Potrò scrivere più tardi o forse non prima di domani.
Eleonora GrilloùAnch’io, in un periodo della vita, ho sofferto di attacchi di panico. E anch’io come Alice, ho superato tutto ciò con un serio lavoro su di me. Solo, Mel, ancora non ho capito bene tu che cosa intendi per “talenti”. Ne abbiamo parlato anche qualche tempo fa ma non ricordo di aver chiarito i miei dubbi. Ti dico che cosa intendo io: non solo delle capacità che la persona ha nell’aiutare se stessa, ma li intendo un po’ come i “doni” cristiani, dove appunto, per doni si intende quelle specifiche capacità delle persone che possono essere, ad esempio, il dono della profezia ecc. Vuoi chiarirmi meglio che cosa sono i talenti nella tua visione? Un bacione. Eleonora
Marina MeleCara Eleonora, perdonami ma sono in difficoltà fino a domani. Ti voglio rispondere con calma e la dovuta attenzione e non mancherò di farlo. Questo è l’argomento dritto al mio cuore!
Marina MeleGiusta riflessione Eleonora. Sono felice non ti fosse chiaro, in un certo senso…perchè così sta nel significato del talento! Il talento non esiste. Il talento non è parte di una personalità. Il talento è l’essenza divina che vive nell’etere chiamata ad abitare un essere umano per portarlo allo scoperta di un proprio volto terreno in una rappresentazione o manifestazione che si esprime attraverso qualcosa che è il suo filo d’arianna di cui è dotato.
Maura AnkaaAnche io ho avuto attacchi di panico per un periodo della mia vita, concentrati dai 29 ai 32 anni. Anche io li ho superati con tanto lavoro, analisi, indagine, bioenergetica, meditazione, accettazione, compassione. Marina dice che tutti coloro che hanno avuto attacchi di panico hanno un rapporto “violento” col proprio talento negato. Che cosa intendi per “violento”? Significa che la coscienza del talento è presente e la si può violentare? Significa che c’è una azione energetica diretta al talento stesso? L’associazione con la bassa autostima e notevoli blocchi mi sembra inevitabile. L’attacco di panico è un blocco dei canali, secondo me una sconnessione da se stessi, dalla quella che è chiamata vera natura, dalla parte dell’anima più sottile, luminosa, una chiusura di comunicazione con le parti di noi vitali. Ad aiutarmi verso l’uscita è stato il continuo chiedermi “chi ha gli attacchi di panico ora? Usando l’enneagramma, secondo me ad avere gli attacchi di panico è la fissazione, la parte dell’anima strutturata che arriva a momenti di stress della struttura estremi. Ricordo nei miei attacchi una gran paura di morire. E chi può avere paura di morire se non l’ego? Sicuramente non la nostra essenza, e neppure il talento che la abita. Anche secondo me la bioenergetica è fondamentale perché mette in contatto con l’espressione fisica della fissazione in modo splendido e permette di indagare nella struttura che prosciuga la nostra vitalità e che ci allontana dal talento. Uso la parola talento per come la ho compresa io…Marina ci aiuterà a scoprire di più. Maura
AliceQuando dicevo che per stare veglio, avrei dovuto riconoscere ed accettare il mio talento naturale, mi riferivo proprio a questo, Marina.
Alice.
Marina MeleNella mia logica gli attacchi di panico sono l’ennesima ed estrema espressione di un essere che, globalmente e in maniera sintonica, urla il proprio bisogno e richiesta al cambiamento….gli attacchi di panico non fanno morire ma anch’io ho creduto di morire alcune volte …nel senso che mi mancava la vita…..la vita più interna, più essenziale, più astratta che, per paradosso, mi richiamano tutte alla vita. L’attacco di panico è la bestemmia del corpo che tende a sradicare quell’immobilismo stanziale, statico, demoniaco in senso patologico al non cambiamento…per questo ha a che vedere col talento negato….cioè quel movimento energetico che tiene l’essere in uno stato libero dell’animo. In questo senso quindi intendo violento nell’accezione più ampia del termine sul piano mentale e più fisico sul piano corporeo….ognuno ha il “proprio” attacco di panico e su questo si potrebbe lavorare MA attenzione non in senso psicoterapeutico ma in senso liberatorio. Condivido quanto dice Maura. Le fissazioni corrispondono ai blocchi. I blocchi, appunto immobilizzano, ammalano ma talvolta possono esprimersi attraverso gli attacchi di panico che, sotto questo profilo, sono un alleato fondamentale…..infatti, si dice, che l’attacco di panico non ti abbandona finchè non si smuovono quelle energie che ti permettono di far fluire la tua natura…. appunto se non riconsce il proprio talento le energie non fluiscono e non scorrono…
Il talento non si trova col pensiero, non si trova con la vista, non si trova scavando alla ricerca di un minerale, seppur prezioso, il talento è dentro l’essenza dell’essere che viene graziato di questo dono che si agita e vive anche inconsapevolmente……
SirenellaMaura sei stata come una bomba che esplode nella quiete apparente di una notte d’estate. Grazie….chi ha paura di morire se non l’ego? Io non ci avevo ancora pensato, non l’avevo ancora capito, non cosi’. Grazie, grazie.
Maura AnkaaSi, ho fatto la domanda sulla violenza a Marina perché anche io li vivevo come una violenza insopportabile, ma non avevo capito cosa intendesse lei. La violenza del tenere la forza vitale in gabbia, usando la forza vitale stessa per farlo. Ed è vero che non smettono finché non si ascolta cosa hanno da dire. E se gli altri disagi parlano, gli attachi di panico urlano e sparano. Ma come si fa a non essere in panico quando non si sente più la propria vita essenziale? Come si fa a non avere paura quando si crede che tutto comincia e finisce nel corpo e nei pensieri e nelle emozioni abituali? Credo anche io che ognuno abbia il suo stile…e credo che sia legato alla fissazione, perché per esempio per me era un’esasperazione dell’isolamento, al punto da non sapere più se esistevo. Si, l’attacco di panico è un alleato, come ogni disagio, è ciò che ci vuole riportare ad ascoltare noi stessi e chi siamo…a volgere lo sguardo verso aspetti di noi che sono sempre stati lì, e aspettano di essere riconosciuti. Questo tema mi fa riflettere, ieri sera dopo avere scritto mi sono ricordata che gli attacchi di panico ce li avevo da molto prima sotto altre spoglie e oggi se non ci finisco sotto è perché uso la discriminazione degli aspetti di me…Anche senza attacchi di panico, il messaggio che continua ad arrivarmi è sempre quello di voltarmi verso la luce. La vita è qui, e io mi ostino a dare attenzione a ciò che la prosciuga…da cinque, forse, mi sento in un continuo risparmiare per il futuro, che chissà se ci sarà, e a non godermi la vita ora. Maura
Marina MeleMaura, ora sono di corsa ma lascia che io ti dica che leggerti è puro oblio! Tornerò sull’argomento molto più tardi e…grazie di esserci. Se puoi resta, almeno qualche volta!
Marina MeleNella mia esperienza, soprattutto recente, l’attacco di panico si esprimeva attraverso situazioni bloccanti nelle quali, necessariamente, sapevo di non potermi liberare…..ma era poi vero?
Improvvisamente il corpo mette in moto una forza di energie impensabili e pare che tutto vada all’aria. Corpo, cuore, psiche sono globalmente in sintonia nel disagio violento che l’attacco di panico porta a galla e dal quale sembra non potersi distrarre……non fa riflettere il fatto che tale globalità si esprima all’unisono? Forse una delle rare volte in cui non possiamo non accorgercene…..non fa riflettere sulla forza che tale stato mette in gioco affinchè, la persona che ne è vittima, non possa e non debba scappare? In realtà sei ingabbiato nella globalità del sentire violento di quello che, per paradosso, ti richiama alla vita…ci si sente morire, si ha paura di morire….in realtà tutto è “in-azione” a mille.
Marina MeleApprofondiamo questo argomento legandolo all’enneagramma? Mi intriga e a voi?
Eleonora GrilloI primi attacchi di panico arrivarono dopo un grande spavento relativo alla mia salute. Anche dopo aver verificato che non avevo niente di serio, la paura non diminuì e diventai un’ipocondriaca cronica con attacchi di panico notturni. Ciò che mi aveva profondamente sconvolta era stato constatare che la morte (o la malattia mortale) poteva arrivare all’improvviso, senza alcun preavviso o preparazione alla cosa. Mentre stavi vivendo, ecco, zac, arriva e ti dice che adesso tu non comandi più niente, che da questo momento in poi sei completamente impotente e che non sarai più tu a decidere niente di te stesso. Questo aspetto fu per me quello più difficile da accettare: l’imprevedibilità. Da buon 5 ho sempre cercato di prevedere cose e situazioni, persone e atmosfere, ho avuto sempre bisogno di tempo per organizzare e programmare i miei impegni e persino i miei svaghi e i momenti nei quali potermi rilassare. Il tempo mi è stato sempre necessario per abituarmi a nuove situazioni e l’ho messo ogni volta in conto nei miei movimenti adattivi. Sapere, all’improvviso, di non avere affatto questo tempo per adattarmi alla nuova situazione, sapere che i giochi sono già fatti e ch niente potrà cambiare la situazione, nemmeno la mia stessa volontà è qualcosa che mi getta nella disperazione totale. Allora mi dicevo: sì, ok! ora non sono malata ma ho sperimentato che la malattia e la morte possono arrivare all’improvviso e quando non te lo aspetti proprio. L’imprevedibile e l’inaspettato sono stati i motivi dominanti dei miei attacchi di panico. Forse perchè sono un 5, non saprei, parliamone, se vi va, come invita a fare Melinda. baci. eleonora
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