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Attacchi di panico, enneagramma, talenti negati

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Questo argomento contiene 25 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Marina Mele 13 anni, 1 mese fa.

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  • #2439 Risposta

    Sirenella

    Cara Ele…diciamo che mi ritrovo abbastanza nel tipo di esperienza che racconti, e’ accaduto anche a me di avere il primo attacco di panico dopo la morte di mio padre…e quante volte ho creduto di morire, di notte, da quel momento in poi… ho provato esattamente quanto racconti anche tu…..quello che Maura ha detto mi ha colpita molto….perche’ gli attacchi piu’ recenti, dopo un periodo di pausa apparente, sono stati scatenati da profondi disagi vissuti nel contesto lavorativo che mi hanno fatta sentire “schiacciata” soffocata, moribonda insomma…l’idea che sia talvolta il nostro ego a non voler morire mi ha aperto la porta improvvisamente su molti spunti e riflessioni, ma sopratutto ha dato un nome a sensazioni piu’ recenti che non riuscivo a “collocare” nel mio vocabolario emozionale. Negli ultimi due anni, la mia vita spirituale ha subito una svolta. Accetto l’idea della morte, perche’ devo e perche’ credo. Mi sostiene una fede che e’ un dono ricevuto, che mi ha cambiata, stravolta, sconvolta e liberata mio malgrado. Ma sono qui, viva e vitale intenzionata a dare filo da torcere a quel vecchio amico che si chiama ego…fintanto che avro’ fiato 🙂 e che mi sara’ permesso di imparare e comprendere.

    #2440 Risposta

    Lia

    Io condivido l’idea che l’attacco di panico sia legato alla negazione dei talenti. Ma ecco cosa intendo. Quando non siamo in contatto con la nostra verità interiorre, quando ci attacchiamo all’ideale dell’io a come vorremmo o dovremmo essere e, peggio ancora, a cosa dovremmo o vorremmo “sentire” e neghiamo la nostra verità (a volte spiacevole avolte solo difficile da accettare, a volte semplicemente diversa dalla “morale” della nostra famiglia dalla nostra mitologia interiiore)blocchiamo l’energia vitale e con essa ogni possibile espressione creativa. Il nostro daimon e soffocato, la nostra energia e schiacciata e vuole uscire e noi la ricacciamo indietro e allora la battaglia infuria… e la paura avanza e diventa panico! Ci sono passata anch’io.
    Lia Minerva

    #2441 Risposta

    Lia

    due e senza accento, acc!

    #2442 Risposta

    Marina Mele

    Vorrei non far cadere l’argomento e invitare anche altri a partecipare, ovviamente se vogliono.
    Potremmo poi valutare la modalità con cui l’attacco di panico si esprime rispetto alla base/tipo di appartenenza.
    Mi sento di richiamare di nuovo l’attenzione circa il fatto che, durante l’attacco di panico, c’è una sintonia globale del nostro sentire (qui sopra l’avevo spiegato un pò).
    I miei attacchi di panico si esprimono sempre, in partenza, come attacchi di colite spastici indomabili….certo ha a che fare con l’intestino che, nella MTC (medicina tradiionale cinese) rappresenta il cervello del corpo…..quindi un ingorgo dei pensieri che non si liberano attraverso il corpo?…Il corpo che si libera di quanto non si vuole vedere e buttare via???…..Nella mia vita li ho vissuti in tre periodi diversi e a distanza di molti anni…tutti hanno a che fare con una separazione da qualcosa…..e, tutte e tre le volte con una separazione subita (in un caso con la tragica morte di una persona)……mi sto interrogando per poter trovare il collegamento col resto ma, probabilmente, non voglio molto sapere…..e voi riuscite a fare associazioni a questo proposito? Melinda

    #2443 Risposta

    Eleonora

    L’unica cosa che mi viene in mente, in questo momento, è che i miei attacchi di panico sono sempre preceduti e scatenati, quindi, da una sorta di vertigine, la testa che gira in un pallone di nebbia. Ma forse è così per tutti, non so. by. ele

    #2444 Risposta

    Eleonora

    anzi, più che girare, mi sembra che la testa vada cascando all’interno di un vuoto nebbioso.

    #2445 Risposta

    Teresa

    Sto pian piano leggendo i vari argomenti trattati sul forum e non avevo ancora approfondito questo sul talento. Trovo che il talento sia insito in tutti noi e ha proprio a che fare con la nostra essenza che, tutto sommato, spesso esce fuori dalla gabbia delle fissazioni. Se così non fosse non riusciremmo a sopravvivere o diventeremmo matti. Riuscire a carpire quello spiraglio di luce che ogni tanto riesco a vedere, mi fa rendere conto che io sono altro di quello che appaio. Mi aggrappo a quella luce, cerco di non perderla di vista perchè mi mette in contatto con la consapevolezza che io posso essere quella che sono veramente e che quello che mi blocca, e blocca quindi il mio talento, sono le mie sovrastrutture che si traducono in paura che in ultima analisi è sempre la stessa, e credo sia vero per tutti gli enneatipi al di là del meccanismo col quale si manifesta, cioè il non essere amata. In questi ultimi anni della mia vita ho vissuto come anestetizzata, intrappolata dal mio istinto di conservazione, che mi impediva di sperimentare, rischiare, insomma vivere. Ero pervasa dall’idea pazza che per piacere alla gente non potevo essere me stessa, quindi o esprimevo una falsa me o non mi esprimevo. Questo atteggiamento mi ha dato troppo spesso la sensazione di non essere vista. Un senso di invisibilità che è stato fonte di continue frustrazioni e quindi malesseri psico-fisici. Mi sono resa conto che la mia fissazione di non essere amata, perchè, come dicevo, di questo si tratta in definitiva, in fondo non era così assurda perchè io non esprimendo me stessa non potevo essere amata per quello che ero perchè non lo facevo vedere! Il mio non vedere il rispetto, la considerazione e l’amore degli altri non è stato altro che non vedere me stessa. Mi sono resa conto che ero invisibile a me stessa, io non mi vedevo più. E’ così che ho negato il mio talento, che invece è grande e potente. Per essere vista mi sono procurata una malattia, seria, che poteva essere mortale. L’aver toccato così profondamente l’esperienza della morte mi ha fatto capire che la mia vita, che è un dono divino, me la devo meritare, che non è così scontata e che ogni giorno devo conquistarmela, esprimendomi. E’ così che sento di onorarla la vita. Dare ascolto al mio profondo mi fa sentire viva, gioiosa, integra e degna. Provare, tenacemente di vivere nel presente, è questo che mi aiuta. Ho deciso di togliermi da dosso la coperta di cuoio che mi sono illusa mi proteggesse dalla morte e che invece mi ha nascosta fino a farmi quasi scomparire . Certo non è sempre facile, ma voglio farmi vedere e rischiare anche di non piacere, e se sarò amata sarò amata per come sono, davvero. Non voglio più conservarmi fino alla fine dei miei giorni, potrebbero anche essere pochi. Voglio svestirmi e offrirmi alla vita, perchè questa sa sempre quello che fa.
    Un abbraccione.

    #2446 Risposta

    Marina Mele

    Grandi parole Teresa. Grazie…..sono in difficoltà nella risposta….perchè da buon 3, mi sento toccata nel cuore e quindi ho paura e scompaio….ma tornerò perchè c’è troppo di me….solo devo accogliere quanto c’è di me e accettare il contatto profondo che mi provoca…..Melinda

    #2447 Risposta

    Eleonora

    ti comprendo benissimo, Teresa. E’ bello ed importante per tutti noi, quello che hai scritto. Dovremmo ricordarcene sempre più spesso. Il maggior peccato contro noi stessi è vivere come se fossimo solo ombre, è non esprimere la nostra essenza per paura del giudizio e per timore di non essere amati. E, infatti, come tu scrivi, col non esprimersi procuriamo a noi stessi proprio quello che cerchiamo di evitare. Ti abbraccio forte forte. eleonora

    #2448 Risposta

    Marina Mele

    Il mio talento è stato “bloccato” per molti anni….mi sono sentita fallita, inutile, senza una meta…..il mio sogno, ballare, mi era stato negato da bambina e allora io non potevo più “vivere” felicemente…..mi sono autocastigata per molti anni e quando talvolta cercavo di tirare fuori la testa la vita mi dava una martellata, teatro, canto….ma so che, in parte, ero io che non lo facevo convinta, erano timidi tentativi……….anch’io mi sono anestetizzata strutturando una personalità forte su pochi punti di forza, concentrando così le mie forze su pochi, sicuri e razionali obiettivi…..la terza volta che ho iniziato a soffrire di attacchi di panico ho scelto (poichè più preparata) di non bloccare, ho scelto di lasciarmi trapassare e lasciar esplodere quello che dentro di me urlava: non ne posso più, fammi vivere”….gli attacchi di panico sempre più frequenti, più intensi, più ingestibili…..gambe che si gelavano mentre la parte dal bacino in su, diveniva bollente…..tachicardia…senso di soffocamento…fino alla ribellione del mio intestino che mi piegava a dolori, situazioni e altro davvero di totale prostrazione psicofisica……inimmaginabile….sono stata malata…..ma ho lasciato che anche la malattia scorresse lungo il mio corpo, dentro la testa, nel magma del mio cuore, insieme al mio sangue……ho perso 12 chili, ho perso il mio amore che mi ha lasciata, ho perso il lavoro perchè troppo umana, troppo autentica, troppo “diversa” per un mondo di squali e troppo poco “carina”….continuando a lasciar fluire verso l’esterno tutto quello che in tutti questi anni avevano creato le mie tossine……poi mi sono sentita meglio (parlo solo di pochi mesi fa, l’estate è stato l’apice e la svolta) e ho capito che il mio talento era salvo…lo era stato sempre…il mio talento aveva lavorato per me attraverso questa depurazione, questa pulizia, questo attraversamento del mio minotauro, del mio mostro…..sto meglio, ho molte ferite e cicatrici, ancora tanta rabbia dolorosa ……ma sono me stessa, sono autentica, sono quello che faccio, sono quello che dico, sono quello che penso…..Melinda

    #2449 Risposta

    Marina Mele

    Se riuscissimo ad aiutare i giovani a muovere i loro talenti, credete che non soffrirebbero, o rischierebbero meno, possibili attacchi di panico?
    Melinda

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