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Questo argomento contiene 23 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Eleonora Grillo 13 anni, 1 mese fa.
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GiovannaLeggevo ieri sera del telescopio più grande del mondo che si trova a Puerto Rico che, oltre a fare la sua normale esplorazione nell’Universo, potrebbe captare “notizie” di esseri lontani. Ho posato il libro e ho cominciato a pensare. Innanzitutto al film di Jodie Foster “Contact”, di cui abbiamo già parlato alcuni giorni fa, (adesso mi è più chiaro il suo personaggio che, come diceva Sirenella, è un 5), in cui lei riesce a contattare gli alieni. Pensavo: perché abbiamo bisogno di cercare, e forse non trovare, contatti così lontani quando non siamo in grado di comunicare con chi ci è più vicino? Poi mi sono detta che questo era un mio problema. Lasciando perdere lo spunto iniziale degli alieni, in cui credo ma che non sarà possibile raggiungere ancora, almeno con questa tecnologia, mi piacerebbe sapere a che livelli ognuno di noi comunica. La comunicazione di un Uno, quale io sono, si mantiene per “anni”, forse per sempre, a livelli formali, educati, misurati. Anche se un aumentato livello di confidenza “autorizza” l’Uno ad un linguaggio meno ricercato, evita di entrare nell’intimità. Mi sento come un 5 (correggetemi se sbaglio), che non si lascia andare per paura che la propria fiducia nell’altra persona, possa essere tradita. Ma sento anche che quello che potrei dire non interessa a nessuno (e qui mi sento un po’ 4, aricorreggetemi se sbaglio). Comunque vadano le cose, questo è un cane che si morde la coda, perché se non c’è “intimità” nella comunicazione, questa non farà mai il salto di qualità. Io ho avuto anche delle reali esperienze negative che hanno avvalorato quanto dico. Vi piacerebbe dirmi come la pensate? Come le vostre esperienze hanno cambiato il rapporto con gli altri? Giovi
TeclaE’ un tema veramente impegnativo! Io ho notato di usare molti livelli diversi di comunicazione. Posso parlare con chiunque,ma scelgo ambiti , profondità e persino linguaggi differenti.Ho care amicizie da trent’anni, ma con tutto l’affetto sento di non poter parlare di emozioni più profonde, c’è con chi mi piace entrare in dialettica e anche in polemica, qualcuno con cui puoi parlare di cose più pratiche.Basta che non si scada nella banalità e quotidianità becera altrimenti non parte la comunicazione.Comunque sono cambiata notevolmente da quando ero bambina e adolescente, perchè allora ero molto più selettiva di ora e non mi aprivo quasi per niente con nessuno,ora sento più leggerezza nel mio modo di comunicare e probabilmente anche molta più sicurezza in me. Rimane il fatto che rimango sempre notevolmente stupita quando comunicando qualcosa di più personale o intimo qualcuno sembra interessato. E soprattutto sono molto meravigliata quando mi spiegano che non tutti sanno parlare di emozioni e che persino non tutti le provano con tanta intensità. Ho difficoltà a capire questa cosa perchè sono convinta che qualsiasi cosa ti possa accadere non ha alcun senso in sè, ha senso solo ciò che tu ci metti,quello che provi, che senti, quello che stai imparando, ed elaborando con passione. Solo così si spiega perchè alcune cose possano distruggere delle persone e fortificare delle altre. Tutto dipende dal modo di guardare e di usare,ma per capire questo devi essere in contatto col tuo mondo interiore altrimenti come si fa?
Utente OspiteDunque parlare con gli altri, serve per aiutarci a parlare con noi stessi. Se non abbiamo nulla da comunicare, vuol dire che avvertiamo un vuoto in noi, ritrovarsi con gli altri serve a ritrovarsi con se stessi. (Sto ragionando a voce alta o, meglio, a tastiera alta!!!) Mi colpisce e mi piace tanto la capacità dei 4 di sentire tanto vive le proprie emozioni, di dargli corpo e senso, ma anche di sentire (o perlomeno di provarci) il “sapore” della vita. Io sento e capisco, forse perché donna, questo gusto ma non lo riesco ad esprimere. Cara Tecla, io ho fatto un percorso inverso al tuo, col tempo mi sono sempre più chiusa ad un certo tipo di discorsi, pur acquisendo, come te, una maggiore sicurezza ma solo di tipo pratico. O meglio, non mi sono chiusa a questi discorsi ma li faccio internamente a me, aumentando il senso di….svuotamento.
GiovannaHo dimenticato di firmare il post di prima.
TeclaCara Giovanna probabilmente l’ideale è riuscire ad andare con equilibrio nelle due direzioni, verso l’esterno e verso l’interno.Possibilmente tornare a se stessi dopo essersi arricchiti comunicando con altri. però bisogna trovare persone ed esperienze che valgano veramente la pena, che abbiano qualcosa da dirti o da darti o in cui tu puoi dare che è altrettanto se non più importante.Alla fine mi rendo conto che per me il sommo bene è sempre la ricerca dell’equilibrio,una linea immaginaria da raggiungere,netta, rasserenante e lucida come l’orizzonte.
TeclaHei speriamo che si faccia sentire qualcun altro sul tema! Ho notato che tendo quasi sempre ed involontariamente a creare sitauazioni a due. A proposito di comunicazione anche questo è un elemento interessante, cioè se viene più facile parlare in intimità con un altro o con più persone contemporaneamente.in genere più persone mi danno l’impressione di spezzare l’intensità dello scambio e di disturbare il feeling con l’altro che sento in quel momento privilegiato.A parte il fatto che se trovo la persona giusta, sulla mia stessa onda è quasi impossibile farsi spazio per altre persone,a meno che non si mettano ad urlare:-)
GiovannaA volte la comunicazione è comica senza volerlo. Sono un pò fuori tema ma ve la devo raccontare. TG Campania delle 19,30: si parla delle mozzarella di bufala e del fatto che bisogna dare loro un certificato di autenticità ma il cronista dice: “Bisogna dimostrare l’autenticità delle bufale”. Ciao e buona autentica mozzarella a tutti.
TeresaGiobbi questa è proprio bella..l’autenticità delle bufale..mò ce’ vo’! Non ti correggo perchè non sbagli quando dici che il 4 dubita a credere che possa interessare a qualcuno di quello che dice. Questo in generale, per fortuna non è sempre così, dipende dallo stato d’animo del momento manco a dirlo! Ho difficoltà a comunicare quando i concetti non mi sono chiari e allora taccio se no mi incasino. Ho difficoltà a comunicare quando mi sento piccola come una formica che è meglio che non parlo se no poi mi notano e va a finire che mi schiacciano pure! Ma mi è così facile comunicare quando sono centrata, in contatto con quello che sento, quando mi sento innamorata della vita, quando non ho paura, quando mi fido di me e quando permetto a me stessa di fidarmi degli altri anche solo per un pò. E non c’è benessere quando non c’è comunicazione, non c’è crescita, non c’è vita. Le esperienze negative le ho avute e le ho anch’io e vabbè non è che devo seguitare a comunicare con chiunque, quando non c’è sintonia…ma ho sperimentato che quando sono vera viene fuori anche la verità dell’altro. E se poi non la sento non mi sento neanche frustrata perchè io sono stata vera e mi sento piena e soddisfatta. Questi sono piccoli miracoli che noi umani siamo capaci di fare cara la mia Giobbina in cerca di un alieno…ma non ti bastano quelli che incontri per la strada?!!!!!!
Ti abbraccio forte forte e un salutone a tutti. Come vedete ogni tanto mi faccio viva…ma quanto scrivete oh! Che belli che siete…anche se a parlare di sè sono quasi sempre solo le donne ..care meravigliose donne.
SirenellaCarissime Giovi e Tecla…intervenire a discorso gia’ aperto permette sempre di poter un po’ rompere le uova nel paniere su cose gia’ dichiarate e scritte 🙂 ma siccome ogni tanto mi piace essere in “ritardo” mi prendo questo piacere e spero che voi possiate perdonare il mio solito “modus rompendi” eheheheheh….non sono d’accordo con Giovanna, quando afferma che quando parliamo con gli altri in realta’ e’ a noi stessi che parliamo, dipende. La comunicazione non e’ relazione. Quando parliamo, innanzitutto cosa stiamo facendo? Stiamo tentando di stabilire un contatto con l’altro? O con noi stessi, usando l’altro come specchio che ci rimanda la nostra immagine? Insomma, la sola comunicazione non basta a se stessa, se vogliamo veramente entrare nel mondo degli altri. Secondo me cio’ che fa la differenza e’ l’intento, lo scopo finale. Io posso comunicare anche appiccicando un post-it su un vetro se desidero dire qualcosa, ma questo da solo non basta se intendo relazionarmi all’altro e comprendere davvero cosa conta per lui, cosa pensa, cosa prova. L’interesse e’ certamente un ottimo motore che ci spinge verso gli altri, nella relazione, non lo e’ invece per me il bisogno, perche’ quest’ultimo rischia di spingerci “verso” altri col solo intento di riempire un vuoto tutto nostro, per cui non c’e’ piu’ relazione e scambio ma solo “prendere” cio’ che si riesce. Per quanto mi riguarda, le amicizie, gli amori, le conoscenze che coltivo non possono prescindere da questa condizione…o c’e’ rischio reciproco di non capirsi, o c’e’ rischio reciproco di esporsi nelle fragilita’, nell’intimita’, nella confidenza…o non c’e’ relazione. La comunicazione fine a se stessa mi sfinisce, divento abbastanza silenziosa quando questo accade, so che questa affermazione sembra improbabile sulla mia bocca cosi’ ciarliera e sempre rumorosa ma e’ vero. Ci sono persone che pensano io sia muta o come minimo un po’ deficiente, io lo so, ma devo dire che la cosa non mi smuove piu’ di tanto…sento di non voler entrare in relazione con loro e preferisco non parlare o ridurre il tutto al minimo indispensabile. E’ vero pero’ che ho provato il desiderio di relazionarmi a qualcuno che non era interessato….e mi sono resa conto di averlo fatto ugualmente, sapendo a priori che avrei ricevuto un rifiuto, che quella persona avrebbe usato male le cose da me dette, eppure l’ho fatto, mi sono data con tutto il mio entusiasmo e spesso i risultati sono stati sorprendenti. Domenica scorsa dopo aver partecipato al corso sono tornata a casa sfinita, non avevo la forza di mugolare nemmeno al cane, mi chiama una di queste persone molto diffidente nei miei confronti, e all’improvviso mi sono ritrovata piena di voglia di dirle che le volevo bene, che sapevo di non essere ricambiata, che capivo le sue sofferenze e che l’avrei aiutata sempre, che non mi doveva nulla perche’ l’amore non crea debiti 🙂 e lei mi si e’ sciolta in lacrime dicendomi che sono una vecchia scarpona pazza e molto convincente, e finalmente abbiamo parlato. Non comunicato ma parlato. Io le voglio bene, gliene ho sempre voluto pur sapendo che non sapeva che farsene di me 🙂 ma il male che lei poteva farmi (e qui Giovi forse dovresti pensarci un po’ quando dici di temere gli altri) non era nulla rispetto al male che mi sarei fatta io se avessi impedito al mio cuore di provare affetto, comprensione e simpatia. Insomma se vogliamo entrare in relazione con gli altri, forse l’unica cosa sana da fare e’ farlo e basta. Se abbiamo paura di essere rifiutati come possiamo concederci la chance di arricchire la nostra vita? L’amore e’ l’unico rischio che vale sempre la pena di correre. Per rispondere a qualcuno che conosco, quando l’amore e’ amore, e non il bisogno di riempire noi stessi o i nostri vuoti, quando quello che ci muove e’ la gioia che vogliamo far provare ad altri, e non quella con cui ci vogliamo arricchire, beh…allora che sia amore e basta. Senza cavalli di ritorno. Che sia quindi relazione, che sia infine comunicazione. E adesso vado. Baci a tutte…vado a comunicare con un pacchetto di Togo che mi guardano seducenti e malandrini!
SirenellaCiao teresa!! ero impegnata a scrivere e non avevo letto il tuo post…e’ sempre un piacere rileggerti un bacione forte 🙂
TeclaSirenella la Pasionaria.Perchè vedi in maniera così dicotomica l’interesse a comunicare e il bisogno di farlo? Qualsiasi cosa facciamo nasce da un nostro bisogno, anche provare reale e sincero interesse per qualcun altro risponde a un nostro bisogno, questo non vuol dire affatto che siamo vuoti e che vogliamo solo prendere. Se prendessimo solo ed esclusivamente non ci sarebbeneanche relazione. Se qualche volta qualcuno ci permette di attingere è perchè questo corrisponde al suo bisogno di dare.Inoltre si può comunicare anche con un post-it, magari aggiungendo una frase dolce e gentile, che dica all’altro:ti ho pensato.Amare è donare, ma donare risponde ad un nostro bisogno,ad una necessità esistenziale.
GiovannaCarissime amiche, voglio leggere e rileggere i vostri post, voglio assimilarli perbene, sono ricchissimi e li voglio assaporare lentamente. Nel frattempo, però, vorrei stringere in un fortissimo abbraccio la mia dolce Teresina che non sento e non vedo da un pò e che voglio tanto bene.
Marina MeleMi permetto di consigliare un libretto carino, ironico e divertente…per niente banale che si chiama: “se hai qualcosa da dire parla, se no taci”. scritto da Antonella Lucato. Edizioni ECO.
Davvero carino…e chiede una lettura laterale e gioiosa!
Buona notte.
GiovannaGrazie del consiglio Marina, mi sono andata a leggere le parole introduttive al libro sul suo sito.
SirenellaTecla, io volevo solo sottolineare la differenza che c’e’ tra comunicazione e contatto, visto il discorso che faceva Giovanna, e’ chiaro che per poterlo fare ho dovuto esasperare i colori, i toni e le differenze tra le due cose. Forse sarebbe meglio rileggere il post di Giovi per comprendere piu’ serenamente il senso del mio. Non sono rigida e dicotomica, ma la necessita’ di evidenziare alcune differenze a volte mi spinge ad apparire tale….tu pero’ spesso non percepisci quando scrivo o scherzo la “morbidezza” dei miei reali intenti….piccoli’…come mai?? 🙂 uhm??
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