In una ricerca sui tipi che più facilmente è emerso che, a conferma di quanto avevo sperimentato anche io in oltre venti anni di lavoro con l’EdT, i tipi che più facilmente si confondono fra di loro sono il Due e il Tre. La vicinanza è cosa nota sin dall’antichità e perfino in un celebre quadro di Bosch dedicato ai peccati capitali, le due passioni vengono fuse in una sola, mediante la rappresentazione di una donna orgogliosa che si guarda allo specchio trovandosi attraente. Il vero problema, secondo me, è quello di trovare dei criteri che permettano di comprendere fino a che punto vi sia compresenza dei due tipi in una persona e di individuare criteri con i quali cercare di evitare alcuni dei tratti più deleteri delle due tipologie. Alcuni cercano, abbastanza approssimativamente, di fare ricorso a formulette di carattere generale del tipo: cosa si vuole riconoscimento (Tre) o riconoscenza (Due). Altri la mettono di più sul piano del piacere specifico da soddisfare e questa sembra una strada meno superfixciale, ma più difficile da percorrere, perché non è facile capire se prevale il desiderio di provare piacere o di sentirsi pieni. Alla fin fine la cosa più importante è forse quella di vedere la presenza integrale, l’insieme delle manifestazioni perché, in taluni casi, le ali sono forti quasi quanto il tipo generale e in questi casi nemmeno è facile vedere quale sia l’istinto dominante che è stato corrotto. Insomma, credo che le persone possano veramente distinguersi con difficioltà se si cerca solo di mettere una etichetta e non guardare a quello che ognuno esprime con la pienezza di se stesso.