Anche per me è stato un colpo appena ho visto “The end of the Season”..ma per un motivo ben diverso da quello indicato da Stefania..
Non conoscevo il quadro, ma vederlo è stato come ritrovare una sensazione familiare…la tristezza di quando finisce qualcosa…un’estate, un’esperienza, un piatto buono, un rossetto, un libro, un film….
La sensazione e la paura che ciò che c’è di buono e bello possa finire è costante, colora di grigio anche la loro permanenza.
Quindi d’istinto, ho sentito la sensazione di quando si va l’ultima volta sulla spiaggia, e di sente dentro il vuoto che gli ombrelloni dismessi, hanno lasciato sulla battigia, l’eco delle risate e delle cose che si sono fatte e ancor di più di quelle che si volevano fare ma non si è osato o potuto.
Ma la protagonista è giovane, seppur malinconica, spera…gode di queste percezioni, altalenando tra l’infelicità per quello che è andato e non potrà più essere e la speranza che sia ancora..e ancora di più.
Protagonista lei, ed il mare..gli altri solo un residuo, un contorno; le sedie quasi a simboleggiare i rimasugli della vita vissuta dagli altri….gli altri che vivono , vanno avanti, mentre la protagonista, rimane. Rimane sola a contemplare il mare bello e lontano, dono della natura, assimilabile come ha detto Olga all’amore materno. Amore profondo e sconfinato come il mare, indispensabile come l’aria, ma fragile ed effimero come un fiore.