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Questo argomento contiene 72 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Carla Basagni 13 anni, 2 mesi fa.
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Marina Pierinip.s. ..solo per capirti meglio…tutto qui…
un atomoScusate se faccio ..e io fra di voi (vedo che sarah non mi risponde mai direttamente e da buon 4 comincio a domandarmi perchè …) comunque la domanda di Marina mi sembra cruciale rispetto alla comprensione dell’enneatipo. Perchè tutte le cose che dice Sarah ci stanno perfettamente in alcune fasi del 4 (d’altra parte se vogliamo noi sappiamo farci stare di tutto, trovare spiegazioni logiche e giustificazioni coerenti per ogni stato d’animo e filosofia di vita) quello che fa la differenza è la risposta alla domanda : ti fa male? Non dimenticando che talora il 4 mente a se stesso, gettando un impavido nooooo,sto benissimo, e autoconvincendosi profondamente che appunto se ne frega. Io riesco a capire se il mio distacco da una certa emozione è reale o no, quando sono provocata, se mi sento provocata prevale l’impulsività e quell’emozione negativa che ritenevo assolutamente superata riemerge con violenza ancora più forte e fa ancora più male. Perchè la mente ha elaborato una risposta sufficientemente corretta come quelle formulate da Sarah, cioè mi conviene o no? analizzando la situazione oggettiva e vedendola lucidamente. Ma questo non basta affatto. Sarah ha ragione il suo stato d’animo non dice niente sulla situazione e non la cambia nella sua oggettività tuttavia la condiziona molto e la dirige nel momento in cui la nostra emotività re- agisce scompigliando tutte le nostre assennate considerazioni. Entrando nel concreto se hai litigato con il collega è vero che il tuo stato d’animo (sicurezza/insicurezza) non dice nulla sulla situazione, nè la risolve in sè, ma genera una catena di conseguenze differenti. E’ ben diverso se dopo la litigata assumerai un atteggiamento di difesa, di rancore, di superiorità, o di inadeguatezza e timore. Riflettere su ciò che provi non spiega le ragioni della situazione ma ti aiuta a capire che hai delle scelte emotive da compiere che genereranno effetti diversi. Non basta che lo capiamo con la testa di provare, per esempio rabbia, dobbiamo consentire a noi stessi, di riconoscerlo nella nostra pancia, nel corpo, dobbiamo farla scorrere senza interferire con i nostri pensieri, osservando quello che ci succede, elaborandolo attraverso tutte le nostre dimensioni in modo da poter utilizzare queste energie in modo positivo nella risoluzione dei conflitti esteriori ed interiori. Sarah dice perchè farsi le seghe oltre un certo limite…già…se riesci sempre a fermarti o non sei un 4 o sei assolutamente illuminata 🙂
Marina PieriniIo non aggiungo altro alle tue considerazioni semplicemente perchè rispecchiano in pieno il mondo dei 4. Proprio per questo, la domanda sul dolore è cruciale. Un 4 può raccontare a sè stesso qualunque cosa ma….il dolore, la vergogna, il senso di ingiustizia bruciano come fiamma viva…è inutile raccontarsi balle. Poi si supera. Poi magari si razionalizza, si recupera il controllo e tutto quanto ma c’e’ un momento in cui quella fiamma ti carbonizza in un attimo, e dalle parole di Sarah io non riesco a capire se ho davanti a me un 4 in una particolare fase o un tipo di mente, magari un 6 o un 7….non so qualcosa mi suona strano. Trovo anche che nei tuoi interventi, come sempre atomo, dici molto di te, e questo è inevitabile se si vuole scandagliare il fondale e discutere di qualcosa assieme. Io cerco di fare altrettanto e spero che Sarah non si senta invasa nè da te nè da me…se così non è, smettiamo di parlarne perchè non siamo tendenzialmente invadenti nè tu nè io e parlare di qualcuno che non vuole esporsi non mi piace….siamo in grado di parlare di molto altro. Dunque la domanda rimane lì e mi sembra che la questione sia sostanziale sia per me che per atomo, Sarah, ma il dolore?
Bruno OrdonselliSarah anestetizza il suo dolore con il chi se ne frega ma il dolore è sempre li . per un 4 come me è proprio difficile da superare il dolore.è il dolore dell amore mancato della(voluta?) mancata comprensione di certi meccanismi che non mi appartengono dell essere fuori dalla cerchia dei normali che per certi versi mi fa sentire unico e irripetibile ma qualche volta mi lascia prostrato e molto molto solo.Marina era uno sfogo ti prego non mi dire che sono il solito 4Atomo solo tu mi puoi comprendere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!un grande bacio
un atomo🙂 🙂 🙂
Marina Pierinianzi Bruno…è di questo che parlo quando dico aprirsi agli altri….grazie e intervieni più spesso…è sempre un piacere.
Antonio BarbatoL’EdT ha un percorso simile a quello che si sviluppa nella bella novella Canto di Natale di Dickens. All’inizio guarda al Fantasma di Oggi, alle caratteristiche nostre e degli altri che non riusciamo a cogliere a causa della meccanicità che ci condiziona e, in questo modo, allarga necessariamente il nostro sguardo aldilà dell’acqua in cui da sempre navighiamo. Se tutto va bene questo processo di conoscenza ci permette di acquisire, con l’aiuto indispensabile di un gruppo che evolve con noi, una capacità di flessibilità e di onestà nei confronti di noi stessi. A questo punto comincia il lavoro col Fantasma di Ieri, con tutte le problematiche di tipo esistenziale che vivemmo nel nostro primissimo periodo formativo e che ci hanno lasciato tutti, in misura maggiore o minore, carenti di energie che ci erano indispensabile e senza nemmeno sapere come poter veramente fare per acquisirle. Questa fase è quella della Ferita Originaria e dei suoi addentellati e dovrebbe permetterci di poter acquisire un nucleo stabile dentro noi stessi dal quale poter finalmente imparare veramente ad imparare. A questo punto ci aspetta, come ricorderà chi ha letto il libro, o visto il film, il Fantasma del Domani che normalmente cerchiamo proprio di non voler vedere….
Bruno Ordonselliinteressante e molto poetica l immagine del cuore e dell aridità ma quando uno ha sete si accontenta anche di acqua inquinata!!!!!!!!!!
un atomoIl post di Antonio mi ha dato l’occasione di rileggere tutta la discusione, ragazzi ma è FANTASTICA!!!! Un confronto bello ed interessante nei commenti e negli interventi di TUTTI i partecipanti. WOOOW
Marina PieriniSono stata obbligata a ripercorrere velocemente tutto quanto scritto e devo dire che certe cose mi hanno fatta ridere moltissimo, a distanza di tempo. Tutto bello…è vero ha ragione atomo e ne ha avuta anche Anto quando ha riaperto questo thread. Sarebbe interessante, tornare a quei momenti in cui il domani corrisponde, rispetto ad oggi, a due anni appena trascorsi. Non so se mi sono spiegata bene….allora non sapevamo ancora cosa sarebbe accaduto nei due anni successivi e se l’enneagramma ha fatto ancora parte della nostra vita, in che modo ci avrà aiutati, oppure no? Ci ritroveremmo, con un pò di fantasia a rispondere a noi stessi dal futuro. :-))))
Carla BasagniBello questo tema. Dunque, quando ho conosciuto meglio l’enneagramma mi sono data una risposta ad alcune delle molte domande che avevo primaditutto su di me, ma anche sul mondo che ci circonda, quello che si vede, tutto quello che si sente…Sono rimasta molto colpita da quello che diceva Gurdjieff, che spesso le persone sono “addormentate”, camminano, agiscono nel mondo, ma si comportano come degli automi, seguendo le compulsioni dei loro Ego. In realtà siamo “enneatipi” e non pienamente “esseri umani”, o almeno cominciamo ad essere “umani” solo quando avviene la cosiddetta “morte dell’Ego” e la nostra struttura difensiva di personalità diventa capace di un po’ di apertura verso il mondo, un po’ di solidarietà, gentilezza, compassione, verso noi stessi e verso gli altri (che sono uno specchio di noi stessi). Detto così, probabilmente può suonare un po’ crudo, ma almeno dà una spiegazione, delle grandi differenze di sensibilità, di comportamento, che ci sono nel mondo in cui viviamo e questo non è poco, secondo me. Ad esempio, dopo aver conosciuto l’enneagramma, ho visto nel comportamento dei mafiosi, una chiara manifestazione degli Otto non evoluti; ho avuto una spiegazione del perchè molti siano così competitivi e impostino tutta la loro vita per arrivare a posizioni di potere (dal mio punto di vista è molto difficile capirlo); ho avuto una spiegazione della diffusione di tanti disagi psichici, persone che, secondo me, sono troppo prigioniere delle spinte compulsive del proprio Ego e finiscono…con il chiudersi nel buio della propria sofferenza, piuttosto che andare avanti, evolvere e procedere verso la vita…
un atomoOrmai sono passati credo 5 anni da quando ho conosciuto qualcosa dell’enneagramma e penso che ha avuto su di me una precisa funzione, quella di risvegliarmi a ciò che veramente mi interessa. Non è poco, soprattutto in considerazione della fase che attraversavo, ma non mi è bastato. Mi ha però aperto alle domande profonde che avevo soffocato e mi ha avvicinato alle tradizioni spirituali orientali, in particolare allo Zen, e alla pratica della meditazione Vipassana. L’enneagramma in sè lo sento ancora come un utile strumento psicologico, un modo per intuire l’essenza più profonda di molti meccanoismi miei e altrui. La strada che ho scelto dura tutta la vita e forse anche altre vite, è difficile eppure semplice. Sento il collegamento tra le due cose perchè la pratica è il modo per sciogliere i nodi dell’ego che l’enneagramma mi ha fatto vedere, non credo che senza un minimo di chiarezza sulla natura dei miei pensieri, delle mie convinzioni e reazioni avrei potuto trovare altro. E’ differente osservare le mie emozioni sapendo qual’è la mia passione, i miei alibi, la mia polarità, aiuta a non giudicarsi ma a capire. Tuttavia non basta. Capire non basta. Conoscere con la mente non basta. Anzi direi che è una trappola che mi ha stretto il cuore da sempre, in questo sono certa di avere un’ala 5 molto radicata, e una conseguente avarizia , forse quello che non fa di me un vero 5 è che se guardo quest’avarizia mi viene proprio da piangere,la sento come desolante, triste, povera di vita e mi sento proprio male. Voglio acqua sul cuore a nutrire tanta aridità e distanza. OK sono un 4 ,lo so 🙂
Carla BasagniCari amici,
in questi giorni ho sentito il bisogno di rileggere qualche passo delle Memorie del sottosuolo di Dostoevskij. Ho un’edizione con una bella introduzione di Alberto Moravia e non saprei dire che cosa mi è piaciuto di più: se il testo letterario in se’ o l’introduzione…Avevo letto il libro nella mia adolescenza e ne ero rimasta molto colpita. In effetti l’autore riesce a descrivere benissimo, attraverso i pensieri “inconfessabili” dell’io narrante, la nevrosi o “prigione dell’ego”in cui si trova ben rinchiuso, che mi è sembrata proprio una “prigione” da Quattro. Nella sua introduzione Moravia ci invita a non sovrapporre la personalità di Dostoevskij a quella dell’io narrante di questo romanzo, ma di trattare “io” come uno dei tanti personaggi indimenticabili che il grande artista russo ci ha regalato. Leggevo anche, in un testo sull’enneagramma, che la personalità di Dostoevskij può essere ricondotta ad uin enneatipo Sei, ma certo i punti in comune con il Quattro, nelle Memorie del Sottosuolo, sono davvero molti!
Ciao, Carla -
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