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Questo argomento contiene 164 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Sarah 13 anni, 1 mese fa.
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Antonio BarbatoCiao Sarah, infatti Jean Valjean era un Quattro di conservazione, come potrai osservare se leggi il romanzo. Come se ne esce? In primo luogo ammettendo che non è vero che si può rinunciare, in caso di delusione, alle persone che amiamo e accettando profondamente questo. In secondo luogo, e questo vale per tutti i Quattro, ammettendo con se stessi che in alcuni momenti lo stato emozionale prende il sopravvento, e, proprio come farebbe un Due, ci si arrabbatta fra estasi e sconforto. Un’ultima notazione: non puoi sentirti contenta fino a quando non combatti seriamente la fissazione.
SarahCiao Antonio. In breve: non sono sicura di aver capito la frase: “non è vero che si può rinunciare, in caso di delusione, alle persone che amiamo”. Però mi hai illuminato! Non avevo riflettuto tanto sul finale del libro. E’ vero che J. Valjean alla fine pur soffrendo per il distacco inevitabile salva la vita al moroso di sua ‘figlia’. Alla fine del libro però si fa da parte per non interferire troppo con il suo passato. Lì la rinuncia non è per delusione però, giusto?
Quanto alla preponderanza dello stato emozionale in alcuni momenti CONFERMO (e ci mancherebbe dirai tu…).
Ultima cosa: come si combatte SERIAMENTE la fissazione?
Credevo che fosse un Quattro Sessuale Jean Valjean perchè nel libro si parla spesso del suo odio…
Grazie!
Sarah.
un atomoInvece, quando ho letto questa frase di Antonio ho sentito un sorriso interiore. E’ proprio quello con cui ho dovuto fare i conti negli ultimi tre mesi, e infine dopo tanta rabbia, amarezza, impotenza e stupore perchè questa volta non sono riuscita a fare una cosa in cui mi credevo invincibile, alla fine mi sono arresa a questa grande verità. E’ stato un colpo duro, ho cercato di difendermi pensando di poter sradicare dal mio cuore delle cose, avendo coltivato negli anni l’illusione di esserci già riuscita altre volte. Ma ora so che è stata un’illusione di potenza infantile, ho detto a me stessa nessuno può farmi veramente del male, se non mi amano, non li amerò e ho creduto di buttarli via. Sono stata sprezzante con chi mi diceva che era impossibile rinunciare a questo tipo di amore e ho preoccupato seriamente chi mi conosce molto bene e ha temuto che potessi perseguire in una strada che distruggeva un rapporto basilare e anche la mia anima. Ma non è mai stato così, non ho buttato via mai niente, nemmeno nel passato, mi credevo forte, ma negli anni il dolore, la compassione, la comprensione mi hanno ricordato costantemente che non era così facile come volevo credere.E’ stata una difesa piena di dolore e di vergogna. E infine ho incontrato una forma di amore a cui non ostante un’ostinata ferocia non ho potuto rinunciare. Ci sono affetti di pancia,autenticamente di ventre, genetici ,che qualsiasi cosa succede non puoi allontanare da te. E’ molto doloroso, perchè ad un certo punto il mio ego si è convinto che era una questione di sopravvivenza psichica, ho sentito che se non avessi respinto quest’affetto ne sarei uscita distrutta, ho pensato o io o tu. Non importa chi tu sia, nulla di più falso, importa molto chi è l’altro. E infine qualcosa in questa battaglia è veramente uscita distrutta ed è stato un pezzo forte del mio ego ad andare in mille pezzi. Ho guadagnato qualcosa che non si può esprimere a parole e che mi ha squarciato un velo sul mio essere. Non sono riuscita a commentare questa frase subito, perchè per me aveva dello stupefacente. Mi sono chiesta come era possibile imbattermi in questa frase nel momento esatto in cui vivevo tanto intensamente questa realtà. Questa nuova consapevolezza non lenisce affatto il dolore della delusione o la sofferenza di sentirsi respinti o non amati come si vorrebbe,non allontana da me la paura e l’ansia, non mi impedisce spesso di recriminare, di battagliare e talora di offendere e farsi ferire, tuttavia nello stesso tempo tocchi con mano una verità così vera, sei così disarmata di fronte a questa cosa che non puoi che sentire che questa ammissione esattamente nei termini in cui la descrive Antonio è un passo gigantesco che ti conduce inevitabilmente a un livello di percezione e consapevolezza che ti rivoluziona dentro in maniera integrale. Dopo che ciò ti è penetrato nelle ossa non sei più come prima. Avrei voluto subito chiedere Antonio lo sai questo, lo sai per informazione, o l’hai provato? Volevo condividerlo umanamente, ma poi ho sentito una riservatezza, un pudore per una domanda che è troppo intima.
Utente OspiteMi rivolgo a lei sig.Barbato perché sono tornato in Italia da qualche mese dal Sud Africa paese, nel quale ho lavorato per diversi, e dove ho avuto modo di leggere il su lavoro sugli Alibi tratto dall’intervento che lei fece alla conferenza della IEA del 2003. Ho letto tante cose sull’enneagramma ma sono stato francamente stupito dal leggere il suo interventi sul numeo di enneagrammi di cui parla. Vorrei saperne qualcosa di più se le è possibile e vorrei anche sapere se fate corsi a Varese e dintorni. Posso anche scriverle in privato se per lei va meglio. Grazie per l’attenzione Alessandro Rossi
Antonio BarbatoCara Sarah, credo che il senso della mia frase sia stato illustrato molto bene da Atomo. In generale si può dire che, a causa di una profonda frustrazione vissuta dal bambino che diventerà un Quattro, si crea una determinazione a poter fare a meno delle persone che si amano, se sembra che queste ci vogliano abbandonare, o se ci hanno ferito profondamente. In merito a come combattere la Fissazione, la teoria dell’Enneagramma formulata da Oscar Ichazo afferma che questo è possibile ricorrendo a determinate comprensioni, che per il loro collegamento al mondo del trascendente vengono definite come Psicocatalizzatori o Idee Sacre. Queste comprensioni vengono definite, proprio perché ancorate nel trascendente, come oggettive o, più correttamente, come non soggettive. Ichazo, con più chiarezza di alcuni che hanno scritto successivamente e più diffusamente sull’argomento, riferiva che queste Idee derivavano dalle cognizioni della filosofia stoica e neo platonica greca e particolarmente dalle opere di Epitteto e Plotino. In realtà le meditazioni sulle qualità positive del Trascendente sono state oggetto di profonda riflessione da parte sia della mistica cristiana sia da quella islamica, ma non sembrano efficaci aldilà del cammino mistico. Più terrestremente si può combattere la Fissazione ribaltando il suo punto di vista condizionato; ponendo l’attenzione sulla carenza, laddove c’è finta pienezza e ponendo l’attenzione sulla pienezza laddove c’è la sensazione della carenza. Un altro aspetto è quello dello svuotamento emozionale che esiste, in modo occulto, alla base di ogni Fissazione, attraverso la rivisitazione delle proprie esperienza infantili che hanno creato il nostro ego.
Antonio BarbatoCara Tecla, hai espresso in modo diretto ed articolato il senso più profondo della mia affermazione. Come lo so? Lo so perché quella posizione è il primo risultato della Ferita Originaria di un Quattro e, in quanto Quattro, l’ho vissuta in modo chiaro e consapevole fin da quando avevo solo cinque anni di età. Le tue parole mi hanno confermato nella percezione che ti avevo espresso leggendo un tuo precedente post; credo che effettivamente qualche raggio di luce stia trasformando la tua percezione dell’insieme. Abbracci.
Antonio BarbatoNon sono refrattario sul tema dei diversi enneagrammi, ma credo che sul tema sia meglio rivolgersi a qualche fonte più vicina al lavoro di Ichazo. Io personalmente mi impegno ad illustrare una trentina di enneagrammi che cercano di spiegare anche alcuni aspetti normalmente trascurati o non amati dalla comunità, quali l’aggressività o gli alibi che il nostro ego si crea. Può trovare gran parte del mio lavoro disponibile nella rubrica gli Articoli del Mese. Non facciamo, purtroppo, per il momento attività sulla piazza di Varese ma, se la cosa la può interessare, potrebbe partecipare ai nostri Inconti Formativi che svolgiamo tre o quattro volte l’anno sulla piazza di Firenze. La saluto con piacere e, se le fa piacere, si faccia rileggere. Antonio Barbato.
un atomoCaro Antonio, ma la domanda che non avevo il coraggio di porre non era come mai conosci il meccanismo, anche per me è stata una consapevolezza molto precoce, e anzi l’associo vividamente a un ricordo e una percezione precisi, legati alla nascita dell’ultimo mio fratello, avevo 4 anni e nel corso degli anni si è rinforzata. Quello che avrei voluto chiedere se hai sperimentato nella realtà della tua vita al fatto che non si può rinunciare alle persone che ami. Non intendo in senso concettuale, intendo come percorso esperenziale, che io sento come molto combattuto e doloroso. In questo senso consideravo intima la domanda. Non so se c’è più luce l’interno e le reazioni esteriori non sono sincrone e mentre comprendo, mi ribello, e mi attacco con molta disperazione alle reazioni meccaniche pur consapevole che non possono salvarmi dal senso di abbandono, e già quasi conscia che in realtà non c’è nessun abbandono, sai Antonio l’universo ci ama, ma quella bambina seduta a terra in un cortile di un asilo l’ha messo in dubbio, e dei buchi neri hanno strappato il velo protettivo e amoroso. Pensavo proprio oggi a questo ricordo e non so perchè, o forse lo so, mi sono visualizzata,in quella stesssa posizione, con un’innocenza interiore luminosa e splendente, sotto un cielo infinito di stelle e all’improvviso non mi sono sentita più sola.
Marina PieriniSe posso permettermi di fare una riflessione, Atomo, a me sembra che tutto quanto tu stai esperendo ha a che fare vivamente con la tua ferita originaria. Ti ricordo, ma lo faccio con una certa cautela, che mi hai ricordato di aver partecipato al corso durante le lezioni su questo tema, e che dici di non aver provato le sensazioni che invece hanno colto più vivacemente sia me che Chiara o altri. Dunque forse, non è proprio così. Almeno leggendoti ho avuto questa sensazione. Forse i tempi sono stati diversi, l’Ostinazione non è lì a caso, ma i risultati mi sembra che ci sono. Le acque si sono smosse? Si rifletteva ieri con Antonio sul fatto che per un 4 di conservazione l’esperienza della ferita risulta più difficile da non da visualizzare ma da percepire a livello profondo, emozionale, perchè per gli altri due 4 (il sessuale e il sociale) la vergogna è ancora viva e meno negata, e in qualche modo rende meno inabissata questa consapevolezza, meno profonda…è come se fossimo più indifesi nel momento in cui certe cose vengono fuori. E’ un fatto emozionale. Non intellettuale. L’ostinazione difende con più forza. Quindi quando io ho contattato la consapevolezza di questa esperienza mi sono ritrovata a soffocare subito nella collera, reazione molto diversa da un’altra amica tipo 4 (più sociale) che si è sentita mancare, o della tua che hai testimoniato di aver percepito di sapere già, e quindi di non aver provato li per li nulla di speciale….eppure a distanza di tanto tempo sembra che tu abbia dovuto farci i conti, seguendo percorsi differenti. Senti che è così? Antonio in due parole ti ha detto di aver fatto questa esperienza a 5 anni e che da quella, la bilancia in qualche modo si è appesantita fino alla posizione Passionale di un 4.Tutti noi abbiamo fatto questa esperienza, proprio nella vita reale e l’enneagramma pur sembrando spesso molto concettuale, in reltà ci riconduce sempre a modi e moti concreti. Per questo, con i suoi limiti, risulta uno strumento abbastanza attendibile. Dopo i discorsi fatti sull’essenza mi rendo conto che parlare di ego e di schemi è avvilente, ma io conto sul fatto che ci siamo chiariti spesso riguardo a questo argomento e che non c’e’ la volontà di incasellare o inumanizzare la vita di nessuno, pur usando uno strumento che per poter spiegare certe cose un pò deve piegarsi a questo. Ho spesso modo di confrontare le percezioni e le reazioni di Antonio rispetto alle mie, e mi sono resa conto che la nostra energia viene investita per controllare o soffocare eventi e moti apparentemente diversi. Apparentemente. Non mi oppongo, infatti, con la stessa ostinazione alla risalita di certe emozioni legate alla vergogna. Il mio istinto però mi ha portata a dire “se faccio a meno di te, e lo posso fare, è perchè tu lo hai voluto”. In qualche modo la posizione è la stessa, ma la rabbia spinge fuori, verso l’altro il motivo per cui faccio a meno. Non a caso quindi, non mi sento abbandonata, ma sento di aver abbandonato per giusto motivo. Ovviamente lavorandoci, non mi sono convinta per simpatia verso l’enneagramma!! 🙂 🙂 ma perchè ho colto e riconosciuto la posizione realmente ingannevole che avevo assunto, ho ritrovato il senso di un’esperienza molto diversa, nella quale a modo mio, mi ero comunque sentita abbandonata. Era reale il fatto e reale la mia interpretazione di quel fatto e reale l’atteggiamento che io ho assunto nei vari momenti del mio sviluppo rispetto alla vita ed è stata reale la mia collera irrefrenabile non solo durante il corso, ma nei mesi a seguire. Come una pentola in ebollizione alla quale salta il coperchio. Ho fatto molta fatica a trovare una nuova condizione di esistenza, da allora. Mi sono trovata sbilanciata e senza aver potuto prevedere quanto tutto fosse non-controllabile. Mi ritrovo sulla tua testimonianza circa l’innocenza, sai in qualche modo per rialzarmi da quel pantano, dal quella melma bruciante, ho dovuto guardare a quello che di bello sento dentro e attorno a me. Detta così sembra banale, lo so. Il mio approccio alla spiritualità mi ha sostenuta in un certo senso e mi ha permesso di contattare sentimenti di compassione che hanno quantomeno attenuato il dolore dietro la rabbia. Perchè dietro la collera c’e’ solo dolore e io questo non volevo ammetterlo. Dunque il mio problema in qualche modo era esperire a livello emozionale che dietro la collera c’e’ dolore. Capirlo intellettualmente non mi aveva mai fatto male. Mi sono accorta che c’e’ altro. Me lo sono Ricordato! Che posso avere compassione per quello che è stato. Che non riesco a sopportare bene certe esperienze, ma che posso comunque accettare anche questo. Che sono viva e non sono “quello che ero” come in una foto che non mi rassomiglia più. Non te lo so spiegare bene, ma il dolore è stato alleviato dalla fiducia, in un certo senso. Quando mi capita qualcosa che struscia proprio su quella cicatrice e io sento esplodere quella collera/dolore, oggi un’altra voce dentro di me mi dice Mari aspetta, guarda un po’ oltre, allungati verso quello che non vedi ora, ricorda che sei tu che stai interpretando questa cosa così, sei in una trappola che non è Vera, ma sai anche che puoi uscirne, che c’e’ un’altro modo, che tutto questo è illusione e inganno, che l’altro forse non è così pericoloso come tu vuoi vederlo ora ricordati che sai che c’e’ “altro”. Mi stiracchio nell’anima, brancolo, mi allungo come un vermetto che si spinge nella terra per riuscire a trovare finalmente una boccata di aria nuova. Quanto lungo diventa un verme…io non lo sapevo! 🙂 🙂 Non è colpa di nessuno, e allora mi allungo un pò alla cieca fino a quando riesco a ritrovare “altrove” e tutto finisce. Trovo una donna sconosciuta molto più forte di me e della memoria che ho di me, una donna “nuda e serena” non “forte” perchè meglio armata. Non dura molto, questa emozione, ma abbastanza da non farmi pestare e affondare nella stessa melma, abbastanza da tenere viva la memoria di una Verità che è altrove e di una Realtà con la quale convivere ma che mai è veramente “essenziale”… (e guai a chi ironizza sul mio esempio del vermetto!! ho detto che trovo un’altra Marina, non che non sono reattiva!!) 🙂
un atomoNon ho povato le stesse reazioni non perchè non mi sia riconosciuta, anzi non ho avuto nemmeno il senso di stupore o di resistenza che ho avvertito in altri passaggi dell’enneagramma, ma perchè questo riconoscimento, la consapevolezza profonda di questo mio meccanismo era una cosa con la quale era già venuta in contatto molto profondamente. Con questo non era e non è mia intenzione svilire un percorso, anzi in un certo senso è il contrario, la mia esperienza e il mio percorso personale non può che ribadire la validità di quanto detto visto che già ne ero consapevole. Il fatto è che proprio perchè ne ero già vivamente conscia, sapevo già che scoprire, capire, anche provare a livello emozionale profondo il meccanismo non aiuta veramente a sciogliere. Ci vuole qualche altra cosa. Ti ringrazio moltissimo, ma proprio dal profondo del cuore, di aver voluto condividere la tua personale testimonianza su questa cosa, tra l’altro mi sono riconosciuta anche nell’illusione di pensare : la colpa è dell’altro sono io che l’abbandono, ma in me già da molti anni c’era la dolorosa e perfetta coscienza che non era così, che non era veramente ciò che provavo. Che mi sentivo indegna io. Ma che non l’avrei mostrato. In questo senso non mi trovo col fatto che il 4 di conservazione rinega la vergogna io l’ho sempre avvertita molto e ho re- agito con rabbia, sforzo ed orgoglio. D’altronde io sono convinta di essere un mix molto intimo di istinto di conservazione e sessuale. Quello che respingo non è il senso di vergogna ma la reazione tipica del 4 sociale, quell’autocompatimento evidente, quello scoraggiamento palese, che io so benissimo di provare ma che mi farei uccidere piuttosto che dimostrare apertamente. In realtà la direzione è esattamente la stessa. E io lo so. Rileggerò ciò che mi hai scritto sul tuo modo di sciogliere le cose, lo rileggerò molte e molte volte, al momento è come mi sentissi scissa, mi vedo mettere in opera i meccanismi dettati dalla delusione, mi faccio travolgere dal dolore, ma nello stesso tempo nello splendore della mia follia, mi riesco a vedere dal di fuori e sento IN CONTEMPORANEA di rispondere in modo falso alla situazione. Non riesco a fare altrimenti, perchè sento di subire un’ingiustizia feroce, sento di ritornare in un luogo scuro della memoria emozionale, dove tutto era perduto, ma un’altra cosa dentro me, è lucente come pietra di giada e sa con fermezza e fiducia profonda che non è così. Questa fase della mia vita la sento come cruciale, attraverso un estremo dolore che mi proviene in modo profondo dall’unico affetto che mi rimane, sento che ho l’opportunità vera, viva, reale di spezzare le catene dei miei meccanismi attraverso l’amore, intanto cominciando a riconoscere che dire L’unico affetto che mi rimane è un’altra percezione del mio ego da 4 e che anche se per me è vero, non lo è affatto a meno che io non mi ci voglia attaccare a forza e morire in questa convinzione. Sai, tocca a me ringraziare, ma proprio davvero. Negli ultimi mesi mi sono molto isolata, proprio a livello fisico e sono in uno stato di stress dovuto anche alla mancanza di sonno continuato e da una disperazione che scorre a fiotti, perciò poter parlare così liberamente, poter ascoltare anzi SENTIRE gli altri è un gran dono di cui sono grata a voi e in un certo senso anche a me stessa, non so se capisci. 🙂
Marina PieriniCapisco, anche se non tutto, perchè ovviamente poi ciascuno si confronta con un ambiente che è diverso e unico. Se ti consola, sappi che anche se io non mi sento affatto sola, e non ritengo di avere un unico affetto (nemmeno tu, ma che te lo dicoaffa’??) eppure se ho ben letto tra le tue righe, con quell’affetto lì quello lì di cui parli tu…ci sto combattendo anche io. Quindi forse qualcosa di questo tuo disagio non riguarda solo te nel tuo nucleo, ma un passaggio più ampio, più generale di vita. Mal comune…si dice in genere 🙂 ….Hai anche detto bene che comprendere certe cose, o viverle, non significa scioglierle. No, fare i conti con tutto questo non è la stessa cosa, men che mai risolvere anzi…..più realisticamente…alleggerire il peso di quello che comprendiamo. Vedi io oggi sento meglio la sfumatura, la differenza tra il dolore della rabbia (mi hai tradita, quindi è giusto che io provi rabbia e dolore) col dolore della vergogna, che si trasforma in rabbia (mi hai tradita, mi vergogno di me perchè mi dici che sono io che non vado bene, e io mi odio e ti odio). Quindi questo è stato importante per me. Avere perso il controllo delle mie emozioni mi ha costretta a dover scartare tutto quello che era inutile. Dovevo fare pulizia, recuperare l’essenziale, recuperare un pò di controllo. Non potevo girare come una pazza urlante per il mondo. Ormai mi arrabbio di meno, anche se con più violenza, perchè la mia è una rabbia mirata, più incline alla reazione alla “ferita”, lo vedo proprio. Mentre prima era generalizzata e forse per questo più soft ma più frequente. In un certo senso la stessa quantità di energia era diluita in più situazioni, quindi mi rendeva cieca rispetto alle vere stimolazioni negative, quelle che proprio mi facevano sprofondare nel mio inferno. Peggio dell’urlo di Munch! Non saprei immaginare quali sono le sfumature per chi invece ha bisogno di altro…come dire…di altre tonalità di colore di altri modi di affrontare anche parzialmente questa energia devastante. Su questo non si può generalizzare. Mamma mia se ci penso, quanto si può incazzare un bambino, quanto può odiare un bambino, quando viene tradito da coloro che ama, quanto può disperatamente essere grande quell’abisso dentro di noi, se solo l’amore non riesce più a penetrare le tenebre, se solo noi lo permettiamo.
Antonio BarbatoCara atomina, io scrivo solo di cose che ho sperimentato o in prima persona, o attraverso la testimonianza di diverse persone che sentono quella cosa. La mia risposta, dunque, è si, ho vissuto dei momenti nei quali mi sono detto ostinatamente che potevo fare a meno dell’amore che mi veniva dato, se non era associato a quelle “prove” che volevo vedere. Ti invito, però, a riflettere su un tema al quale Marinella ha fatto già, involontariamente credo, accenno. La percezione della Disperazione, che è molto più forte dell’Abbandono, scatta solo se al rifiuto che ci viene opposto (e del quale tutti i Quattro serbano una percezione di Vergogna), ed all’Ingiustizia, si accompagna anche e necessariamente un ulteriore percezione che io ho ribattezzato come la Cicatrice. La riesci ad intravvedere, mia piccola bambina che ancora ne dolori?? E’ sempre un piacere leggerti e confrontarsi con le tue percezioni ed idee.
SarahNon so se ho capito bene ma mi sembra che quello che dice Marina Pierini [21/03/2008 10.33.49] è che dando alle persone la possibilità di mantenere un rapporto con noi pian piano scopriamo qualità positive che compensano quelle negative che ci hanno fatto soffrire.
Scusate ma vi leggo e un po’ mi perdo per cui ogni tanto ho bisogno di fare il punto della situazione.
Rispetto a tutto quello che avete scritto prima dell’intervento di Marina e ai chiarimenti che tutti avete dato e per i quali vi sono davvero molto grata, una domanda mi viene spontanea. Come si fa ad amare delle persone che ti svalutano, ti forzano, che ti mancano di rispetto, che non ti meritano? Al di là del modo di reagire (e ogni tipo avrà il suo) bisogna essere dei santi per fare quello e beato chi ci riesce, ma non è forse meglio, a volte e per i comuni mortali, trovare altre persone con cui avere a che fare? Perchè soffrire per forza e stare dove non si dovrebbe stare? Ovviamente, tutti hanno i propri limiti che vanno accettati e compresi e ci devono essere dei motivi validi e seri per interrompere una relazione o allentarla, ma a volte è un segno di sanità allontanarsi e lasciare spazio a nuovi rapporti.
Con un po’di raziocinio si dovrebbe essere in grado di stabilire se quello che chiediamo è realistico o dobbiamo accettare i limiti dell’altro perchè non dimostrano che non siamo amati ma sono solo un limite di quella persona.
Che cos’è la Cicatrice per un 4? L’abbandono? In concreto che significa?
Lo “sdoppiamento” di cui parla atomo mi suona familiare: avere delle reazioni automatiche e guardarle come se fossero un evento che accade a qualcun altro. Se sono viscerali è difficile che basti esserne consapevoli perchè si riesca a scegliere altre risposte, non è così? Ho capito bene?
Marina PieriniCara Sarah….hai fatto molte domande e non sono sicura di aver capito esattamente che cosa vuoi approfondire. L’amore è una faccenda complicata. Non credo che quando amiamo un uomo possiamo scegliere. L’amore trascende la nostra volontà. Ovviamente possiamo fuggire dall’amore, possiamo rimanere e vedere come va, possiamo anche scoprire che la persona che amiamo non assomiglia affatto a quello che noi sentiamo sopportabile e quindi dobbiamo fare altre scelte. Ma non è di questo amore che io parlo in questi ultimi messaggi. Io parlo delle relazioni in genere. Quelle familiari, quelle di amicizia. Molto spesso noi 4 testiamo e confrontiamo coloro che ci circondano con una sorta di ideale che noi ci portiamo dentro ed al quale noi stessi cerchiamo di aderire. Un ideale che inconsapevolmente abbiamo ereditato da qualcun altro. A volte questo ci spinge fuori della realtà, ci spinge in una posizione impalpabile in cui non siamo veramente amici di “quella” persona lì, così com’è…ma con quello che noi vorremmo, o possiamo accettare. Il punto dunque non è rimanere solo con quelli che ci amano (perchè che valore ha amare solo chi ci ama?) o rimanere con chi ci svaluta (il sano amorproprio non è mai sbagliato) ma saper valutare gli altri senza caricarli delle “nostre” aspettative, dei nostri fantasmi, amando e apprezzando gli altri non perchè sono come noi li vogliamo, ma perchè sappiamo aprirci, cogliere e accettare tutte le differenze. La domanda non è se è giusto rimanere con chi ci maltratta, mi sembra infatti una domanda fuori rotta rispetto a quello che cercavamo di dire. Rileggendo il mio intervento, quello che tu citi, anzi, mi rendo conto di aver detto cose così diverse da quelle che tu interpreti che rimango un attimo incerta. Il punto che forse non sono riuscita a farti cogliere è che noi a volte attribuiamo agli altri qualità (positive o negative che siano) che in realtà gli altri non hanno. Come possiamo veramente aprirci a qualcuno e aprirgli la porta se non siamo capaci di distinguere chi è veramente quella persona e cosa di noi stessi le stiamo proiettando addosso? Ma vorrei che tu magari chiarissi meglio dove hai colto certi spunti e come posso offrirti una risposta più centrale, mirata. Per quanto riguarda la ferita lascerei stare Sarah…non è possibile dirti “in concreto” su di un forum qualcosa che ci sono voluti due anni di incontri e seminari per riuscire a cogliere. Scusami non voglio assolutamente darti sensazioni sbagliate, ma come ho più e più volte scritto, per certe cose ci vogliono step, passaggi, ragionamenti, analisi, studio, lavoro che conducono ad altro, man mano che si procede, altrimenti si finisce col fare un minestrone arrangiato di una serie di informazioni che sarebbero liberamente interpretate e non correttamente trasmesse e io non vorrei mai condizionarti con informazioni che arriverebbero deformate e lacunose. Insomma anche un libro comincia da l capitolo 1 e finisce con l’indice degli argomenti 🙂 non saprei e non potrei risponderti in questo contesto, dunque. Ti invito ad una riflessione se ti va, tu dici giustamente che: con un pò di raziocinio dobbiamo accettare i limiti dell’altro perchè non dimostrano che non siamo amati, ma sono solo un limite di quella persona. Non credi che forse quelo che ci sfugge è che i limiti potrebbero essere anche i nostri? Quanto misuriamo l’altro sulla base della falsa conoscenza che abbiamo di noi? Come possiamo capire i limiti altrui con raziocinio, se non conosciamo innanzitutto noi stessi e cosa per proiezione pretendiamo e ci aspettiamo dagli altri? Quando tutto questo è inconscio? Allora lasciare una porta aperta potrebbe voler dire lasciare a noi, il tempo di capire meglio cosa volevamo da chi ci ha deluso e perchè….per scoprire magari che forse le cose non stavano come noi pensavamo. La consapevolezza, la volontà, l’impegno costante a guardarci come veramente siamo, la costanza di usare le nostre energie per modificare di un solo millimetro i nostri circoli viziosi sono fondamentali per il vero cambiamento. Cambiare significa dunque costringerci alla rivoluzione. La guerra col nostro ego. La guerra con noi Sarah. Chiudere le porte con chi crediamo inaccettabile, a mio avviso, ci preclude la possibilità di vedere meglio cosa di “noi stessi” abbiamo chiuso fuori. Aspetto la tua risposta per capire meglio se sto rispondendo a quanto dici tu… 🙂
SarahCiao Marina. In realtà non riuscivo a capire di cosa stavate parlando e mi serviva un chiarimento. Adesso ti sei espressa in modo che anche io che non ho tutta questa conoscenza dell’enneagramma posso capire. Era proprio una domanda di chiarimento semplice semplice, quasi letterale, non so se mi spiego. Cercavo di capire quello che era scritto ed il contesto del discorso, non tanto di approfonodire questo o quell’aspetto in particolare…e quindi grazie. Adesso ho capito che cosa volevi dire. Quanto al discorso sulla ferita, l’errore è stato mio perchè in realtà la domanda era per Antonio Barbato ed era una richiesta di chiarimento “teorico”, ma non l’ho specificato.
Rispetto invece al raziocinio mi piace molto quello che hai detto, infonde fiducia! Fare lo sforzo di cambiare anche una piccola cosa perchè quel poco è importante è un pensiero molto positivo. La penso come te.
Grazie ancora per i chiarimenti e per il parlare semplice della risposta!
Ciao a presto. -
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