HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Enneagramma e dipendenza
Questo argomento contiene 164 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Sarah 13 anni, 1 mese fa.
-
AutoreArticoli
-
TeresaInteressante..il senso di appartenenza…sarò troppo romantica, ma vorrei tanto appartenere a qualcosa…a qualcuno…perchè in fondo questo dà un senso di libertà e nello stesso tempo di pienezza…sono pazza? credo di si 🙂 In realtà io mi sento di non appartenere a nessuno e a niente Non sento legami nè con la città in cui vivo da 23 anni ad esempio, nè col paese di origine. Sento di appartenere alla casa natia, quella dei miei genitori, ma poi, dato che ho vissuto in due case diverse, in posti diversi, mi chiedo a quale casa sento di appartenere, all’una o all’altra? Bhò…non so. Certe volte non mi sento di appartenere neanche alla casa dove abito adesso da sola, ormai da tanti anni…un bel casino questo. Credo che la sensazione di non avere senso di appartenenza abbia molto a che fare col senso di solitudine che in questo preciso momento sento crescere dentro di me. E’ un senso di solitudine freddo…come senza speranza… cioè sento che in fondo siamo davvero soli e che quando ci sentiamo di appartenere a qualcuno o a qualcosa è perchè lo vogliamo.
Marina MeleTeresa. Cara Teresa. Siamo certamente si soli. Questo è il fondamento.
Vedi io ora sono qui e sono in casa da sola davanti al mio computer in una casa che mi appartiene e alla quale appartengo…..potrebbero esserci altri. Talvolta altri ci sono e l’atomosfera cambia, i colori persino ma una cosa grande ho imparato in questi ultimi mesi. Sono sola e sto meglio così da sola che sola quanto mi sono sentita quando stavo comunque con qualcuno. Quella è la solitudine che mi ha devastata. Non questa in cui mi sento libera…………Libera come un due??? Chi può dirlo?
In questo periodo sono in varie fasi e mi piacciono tutte.
Melinda della val di non
TeresaSi Melindina, meglio soli che male accompagnati come si dice. E’ che sono in fase quattro, oggi è stata una giornata dura in cui avrei avuto bisogno di molto calore che invece non c’è stato. E’ arrivato poco fa, mentre scrivevo, dal mio compagno, che è lontano, ma che ora ha saputo riempirmi d’amore e sto già meglio. Grazie chicca, buonanotte.
ElisabettaCiao Teresa, mi dispiace di sentirti così triste spero che stamattina hai già ritrovato il tuo buon umore e la tua capacità di frizzante allegria che a volte ho percepito in te. Sei la prima persona del forum che ho conosciuto di persona e già mentre ti scrivo vedo il tuo viso e la tua espressione, questo mi fa piacere anche se l’ incontro e la condivisione sono altrettanto profondi anche se non ci si conosce personalmente.
Il senso di appartenenza secondo me è prima di tutto un bisogno, l’uomo è un essere sociale che ha necessità di unirsi per soddisfare bisogni di sicurezza di amore e protezione, l’appartenenza in questo senso gratifica sempre un bisogno. Quello di cui stiamo parlando è di un concetto più elevato di appartenenza, che trascende il significato stesso, che va oltre ed è superiore alla semplice soddisfazione del bisogno. E’ un appartenere senza desiderio di riconoscimenti e senza aspettative, lo sento come un’ unione profonda di intenti, di ideali, una zona libera dove c’è una comunanza di spirito. Dovremmo lasciare ogni attaccamento per entrarvi, se riusciamo ad entrare in questo concetto sembra che la sofferenza stessa del non essere accettati, perda di significato. Personalmente posso dire che quando non sento l’accettazione da parte degli altri la vivo con un senso di colpa, mi chiedo quali comportamenti possono scatenare negli altri un rifiuto e cerco quindi di capirne le ragioni.
ElisabettaQuello che sento come bisogno, che va quindi a soddisfare una mia necessità di amore e di affetto è l’apparteneza alla mia famiglia, non solo quasta che vivo ora ma anche alla mia famiglia di origine. Forse questo bisogno va a compensare la mancanza reale di una famiglia che non mi ha dato grande calore o affetto, ancora oggi quindi mi scopro a ricercare questa appartenenza con un attaccamento speciale ai mobili e agli oggetti tra i quali sono crescita. Non potrei staccarmi da loro perchè attraverso essi sento la mia appartenenza e il bisogno di calore che non ho ricevuto.
TeresaElisabetta cara, si stamattina sto meglio, grazie. Sono daccordo con quanto dici Eli, ma riconoscerai che è tanto, tanto difficile sentire di appartenere senza desiderio di riconoscimenti e senza aspettative. Se riuscissimo a sentire questo saremmo finalmente liberi, sentiremmo di appartenere all’universo e non avremmo bisogno di nulla, saremmo liberi di amare e di lasciarci amare.. ….Anch’io vivo il rifiuto con senso di colpa, ma riconosco che è fasullo, dietro c’è tanta rabbia invece. Eli ti ho scritto ma credo che l’indirizzo sia sbagliato. Sono davvero contenta di averti conosciuto. Sei dolce e gentile come avevo intuito leggendoti nel forum. Quando torno ti cercherò e trasorreremo un pò di tempo insieme. Un abbraccio stretto e buona giornata. Anche a voi ragazze!
ElisabettaIl rifiuto, soprattutto in campo affettivo ci colpisce in pieno e certo non possiamo sottrarci ad una sofferenza che riguarda il nostro mondo, la famiglia in senso stretto; persone che amavamo e che per motivi diversi ci sbattono la porta in faccia lasciano dolore e rabbia. Questo è un vissuto personale di ognuno di noi e non è possibile entrare in merito a tali vicende se non per dire che l’amore quando è sincero non dovrebbe dividere completamente persone che hanno condiviso tanto insieme.
Ogni rapporto di appartenenza ha una sua peculiarità, non possiamo generalizzare ma sicuramente migliorare la qualità dei nostri rapporti ponendoci agli altri con semplicità e senza aspettative perchè è proprio quando smettiamo di cercare conferme che troviamo ciò che desideravamo. Leggendo i vostri post sull’amore incondizionato mi sono resa conto che proprio quando riesco a realizzare questo progetto di dare amore come “dono” sento delle forze che si muovono ed un sentimento intenso che mi da la certezza che niente viene disperso e che iniziamo a ricevere proprio quando abbandoniamo le nostre aspettative.
ElisabettaGrazie per i complimenti che mi fai Teresa, che dici la mia gentilezza può nascondere un desiderio inconscio di essere accettata o di appartenenza ? Non so, in genere mi sento corazzata in questo senso, ho talmente paura del rifiuto che ho la sensazione di aver rimosso il mio bisogno di sentirmi accettata. So che se non mi aspetto niente non soffrirò di fronte ad un rifiuto e questo mi fa sentire meglio. Comunque questo forum mi ha dato molto, le vostre riflessioni mi permetto di crescere, di “appartenere” con un grande senso di libertà, è un’esperienza nuova sotto tanti punti di vista, quindi vi ringrazio tutte di cuore.
SirenellaTeresa, solo adesso leggo la tua difficolta’ di ieri, e sono felice di sapere che oggi ti sei sentita un tantino piu’ grintosa. Io so cosa si prova, quando si sente di non appartenere a nessuno, o di non avere nessuno a cui appartenere. Oggi vivo una situazione differente, perche’ la fede mi ha sollevata da questo malessere dell’anima. So che Dio mi ha trasmesso il mio appartenere a Lui e questo mi ha liberata da ogni ansia, ogni solitudine e angoscia. E’ come avere un’innamorato, che lavora magari oltre oceano, ma c’e’, e’ cosi’ presente il suo amore che mi riempie anche se non e’ accanto a me. So bene che non ho alcun potere di trasmetterti questo senso di pienezza che ho ricevuto. Ma so anche, che nella tua vita ci sono persone che ti vogliono bene, pensano a te, si preoccupano e riempiono lo spazio e il tempo della tua esistenza…e che Lui non ti abbandonera’ mai, anche se non riesci a percepirlo dentro te. Non isolarti, se puoi, ma non soffrire di solitudine, perche’ sei una donna “bella e ricca” e la solitudine e’ l’inganno di un vuoto interiore che spero tu lasci andare, scivolare, come ci si sveste di un abito troppo logoro. Non sei sola quando sei con te stessa, se sei cosciente e consapevole della vita che ti appartiene, del tempo che respiri e che e’ tuo soltanto, che e’ oggi e ora e con te.
AlessiaCredo che non si possa parlare di senso di appartenenza quando vi sono contesti che respingono o/e rifiutano. Credo che un esempio molto esplicativo di questa condizione emotiva può essere quello familiare quando i figli sono adolescenti: i ragazzi spesso si oppongono, contrastano, in un certo senso “odiano” i genitori, ed in una famiglia equilibrata (dove è ben radicata l’appartenenza a quel nucleo, ai propri valori ed ideali) i genitori riescono a tollerare le provocazioni, il distanziamento ed anche l'”odio” dei figli, perchè sanno che è funzionale alla crescita. In due parole non vanno in ansia perchè il figlio si allontana, per cercare la propria strada. Se questa fase, così critica del ciclo di vita, viene superata bene, i figli, ormai giovani adulti si riavvicineranno ai genitori e si potrà essere maggiormente obiettivi ed autocritici, nonchè, spesso ironici, sui propri vissuti di quell’epoca. Per esperienza personale da adolescente non me ne fregava nulla dei miei, anzi la sola vista mi infastidiva: non mi sentivo capita (nonostante non provassi neppure a spiegarmi) e non li tolleravo, volevo vivere la mia vita senza la loro intromissione, senza nessuna considerazione (positiva o negativa) su di me….Mia madre e mio padre, se pur a fatica, l’hanno compreso, accettato, matabolizzato (continuando a fare i genitori, talvolta severi, sempre rompi….) ma mi hanno lasciata libera di scegliere ed anche di sbagliare (ho fatto dei casini!!!!), ma quando sono tornata in me, con qualche anno in più, da giovane adulta, ho riconosciuto i miei sbagli, le loro umane carenze e mi sono sentita di nuovo a casa, sicura, che nonostante tutto, potevo tornarci, in quanto appartenevo a quel luogo (psicologico, familiare) e loro erano lì ad aspettarmi a braccia aperte. Chi non consente questo non permette di crescere e di acquisire una propria individualità, non fornisce gli strumenti idonei per diventare davvero grandi…uomini e donne!!!!
Adesso mi trovo ad appartenere alla mia famiglia, pur non vivendo con loro da tanti anni, al mio uomo, alla mia casa, al mio lavoro (colleghi), ai miei amici (fino al Cile!), eppure sono sola! Ma l’essere sola non ha alcuna connotazione negativa, anzi….Non è affatto solitudine: è essere soli, indipendenti, liberi di scegliere, responsabili della propria individualità, appartenendo….Un convegno si intitolava “essere soli in coppia” dove il “soli” era “individui unici irripetibili” uniti con, appartenenti, ma non dipendenti! Questa è la mia esperienza. Un bacione. Ale
ElisabettaQuello che affermi Alessia è giustissimo, il senso di appartenere si sperimenta con pienezza se c’è maturità, equilibrio, se ci sentiamo indipendenti e liberi. Tu hai avuto al possibilità di crescere in questa dimenzione di accettazione e comprensione dei tuoi bisogni, proprio in questo contesto i ragazzi possono crescere e fiorire aprendosi alla vita in modo sano. Ti sei sentita libera perchè il tuo bisogno di amore e protezione era stato soddisfatto in modo adeguato, i tuoi genitori erano lì, presenti nella tua vita e pronti ad accoglierti al bisogno. Quando non ci sono queste basi si cerca sempre, come abbiamo detto tante volte, di colmare questa carenza e in ogni tipo di appartenenza andiamo cercando di appagare i nostri bisogni di amore. Cosa fare per recuperare la pienezza che può spingerci a relazionarci in modo sano ? L’amore di Dio come per Sirenella è fonte di grande pace interiore e veramente può darci tanto, ma anche gli altri possono donarci pienezza se riusciamo ad aprire le porte del cuore. Ci sono tante persone che ci amano e se riusciamo a sentirle, se non ci chiudiamo dietro al sospetto ed alla diffidenza scopriamo un mondo nuovo dove può essere recuperata la pienezza e riempito il vuoto della solitudine interiore che le carenze affettive passate ci hanno lasciato. Questo è quello che mi sento di dire rispetto alla mia esperienza, quando lasciamo le persone entrare accadono cose e trasformazioni interiori che non avremmo più immaginato possibili.
Marina MelePer quanto riguarda il rapporto amoroso connesso alla dipendenza e al senso di appartenenza è un pò scivoloso parlarne. Per me si tratta di sentirmi comunque riconosciuta nel mio valore come base di partenza. Se non c’è stima, sintonia, chimica di partenza io non posso amare. Quindi il mio pericolo è l’adeguamento oltre l’adattamento. Ma è storia lunga ed esce dai confini.
Buongiorno. Oggi sto meglio e non sento più febbre.
SirenellaElisabetta, purtroppo ieri sera non riuscivo ad accedere al sito, non so bene perche’…vorrei giusto precisare una cosa che forse non traspare da quello che dico, quando parlo della fede, della mia esperienza almeno. Quello che l’amore di Dio mi ha dato, e’ sapere che non posso salvarmi da sola, gli altri non possono salvarmi, solo Lui puo’. L’ho compreso. Tutto questo mi libera dalla sensazione di dover sostenere delle prove per essere “meritevole”. Mi consente di amare me stessa, accettando la mia limitata capacita’ di essere, perche’ e’ cosi’ che siamo tutti. Mi permette di accogliere questa dose di amore “incondizionato” perche’ per quanto mi riguarda, solo l’amore di Dio e’ tale, come se mi sedessi ad una tavola ricca e imbandita per me, e questo mi offre la spinta a condividere, fare qualcosa per gli altri, se voglio e riesco, come naturale risposta al dono che ho avuto e non perche’ devo dimostrare qualcosa o sono in debito o devo superare delle prove. Sono libera di essere. Libera di esistere senza il peso del traguardo da raggiungere. Dio e’ sceso da me, non mi e’ stato chiesto di salire a Lui. Esisto e vivo e voglio essere e vivere. Assieme al resto del mondo, che e’ come me, e tanto quanto me partecipa a quel banchetto se vuole. La fede mi ha aperta all’amore, quindi all’amore per me stessa ma anche per gli altri. Nei limiti dei miei limiti, e dei limiti altrui. Perche’ ho dovuto accettare i miei davanti a Lui, e ho dovuto accettare quelli altrui, davanti a Lui.Se viviamo perennemente col senso di colpa, con la sensazione che dobbiamo fornire delle prove per dimostrare di aver meritato, non saremo mai liberi. La mia esperienza, mi dice che la liberta’ mi ha sollevata dal peso della dipendenza verso gli altri. La liberta’ mi ha sollevata dal dover dimostrare, mi ha regalato il poter essere. Non sempre i nostri genitori ci amano. Non sempre amiamo i nostri genitori. Non sempre i nostri figli ci amano. Non sempre i nostri figli sono amabili. Non sempre i nostri amici ci amano. Non sempre amiamo i nostri amici. Possiamo tormentarci per questo, sentirci in colpa, covare rabbia e risentimento, o accettare di essere liberi, lasciare liberi gli altri, mantenere costante il rispetto per la vita onorandola, celebrandola, in maniera costruttiva se ci riesce, in maniera comunque umana perche’ questo e’ il nostro limite. Il peccato originale sta nella convinzione dell’uomo di potersi salvare da solo, di poter fare da solo, di non appartenere a Dio ma a se stesso, l’uomo creato, che pensa di poter essere piu’ grande del suo creatore. Questo ho compreso dalla mia esperienza e questa e’ la direzione che la fede mi ha dato. Io non appartengo a me, a me appartiene il tempo della mia vita, non posso salvarmi, mi affido a Lui e decido di vivere la mia vita liberamente sapendo di essere amata da colui che puo’ farlo incondizionatamente e mi ha fatto sapere che “cosi’ e'”. E’ quello che provo io naturalmente, ma da quel momento in poi tutto si e’ fatto chiaro dentro me, e so di non poterlo condividere facilmente con chi non si riconosce nella sensazione di essere “servo”. Nel vangelo c’e’ scritto “nessun servo e’ piu’ grande del suo padrone”. Non c’e’ pero’ un’accezione dispregiativa, cosi’ come invece noi attribuiamo a questa parola. C’e’ un significato molto piu’ profondo e umile. Viene espresso il limite di una condizione, che in quanto umana e’ limitata rispetto al Signore. Sono stata investita dalla Sua forza improvvisamente e mio malgrado, ho compreso questo, ho combattuto contro, mi sono arresa e sono stata liberata. Sembro folle. Eh….lo so. Ma dirlo e’ piu’ forte di me, non posso impedirmi di farlo anche se so che tutto questo e’ molto lontano dal sentire di molti. In ogni caso l’amore di Dio mi ha aperta all’amore verso….verso gli altri verso me verso tutto il resto che palpita e vive, senza debiti e prove. E’ comunque la mia personale esperienza, abbiate pazienza con me 🙂 baci…
Marina MeleNon sembri affatto folle. Anzi! Quello che ammiro in te, in questo, è il tuo sentire questa fede senza aver abdicato alla tua responsabilità delle tue azioni. Quello che mi ha allontanato dalla fede e non mi ha mai più ripreso, è questo senso passivo che la fede porta come giustificazione alle azioni delle persone.
Detto in maniera brutale e volutamente semplificata è: Credo e quindi sono giustificato. Commetto peccati? Ma credo, mi confesserò, quindi sarò salvato da Dio”. Non ho tempo e non sto benissimo ma vorrei tornare su questo perchè sento che tu vivi in una strada diversa e questo potrebbe aiutare a capire tante cose. Spero di svegliarmi bene domattina.
Bacioni.
SirenellaIo credo perche’ ho ricevuto un dono, non ho alcun merito. Commetto errori, sono imperfetta, mi consegno alla misericordia di Dio che col suo amore mi ha salvata. Non saro’ salvata, lo sono gia’ stata. Lo siamo stati tutti. Non abbiamo debiti. Non dobbiamo superare gradini, prove e ostacoli. Il punto e’ questo. Sta a noi decidere cosa fare del tempo che ci e’ stato donato. Per quanto mi riguarda l’amore di Dio mi ha insesorabilmente aperto prospettive, vedute, che prima erano in ombra. Non riesco piu’ a scivolare verso la mia parte piu’ orrenda perche’ inevitabile e’ diventata la luce che illumina altre scelte. Se commettero’ errori…preghero’ e mi affidero’ al suo amore chiedendo perdono. Paghero’ su questa terra, perche’ Cesare avra’ cio’ che e’ di Cesare, Marina. Gli errori e gli orrori che commettiamo sul mondo e nel mondo verranno reclamati e riscossi e puniti dal mondo stesso, e’ la vita, non posso prescindere dalla giustizia degli uomini. Sembra strano, ma dal momento stesso in cui sono stata “toccata” non ho avuto piu’ voglia di pretendere dagli altri. Insomma il processo di liberazione e’ stato reale e quasi automatico. Ma io posso spendere milioni di parole, eppure so che non riusciro’ mai a spiegare davvero. Qualche volta parlo e chiedo a chi mi sta aiutando a comprendere meglio, e questa persona a volte ride e mi chiede: Marina, perche’ chiedi a me, quello che e’ cosi’ gia’ chiaro dentro di te? Perche’ arrivi alle risposte da sola, guidata da un’esperienza fatta, che inesorabile, come l’acqua ti porta esattamente dove sei, e io non ho nulla da insegnarti. Questo poi dentro di me non e’vero, nel senso che c’e’ sempre da imparare, pero’ il senso del “vero” dentro di me e’ cambiato e questo io lo devo riconoscere…mio malgrado…quando leggo il vangelo ad esempio, all’improvviso alcune frasi, alcuni concetti “vengono fuori” dallo scritto, e io provo la sensazione del “riconoscere”. Non dipende da me, ma diventa parte di me e io me ne sento responsabile….comunque forse non e’ opportuno che io insista qui nel mio risponderti, e se ti va troveremo il modo per riparlarne, senza invadenza, perche’ e’ un argomento che mi espone fortemente e investe fortemente gli altri, e non tutti potrebbero gradire, questo io lo so. Riprenditi presto….baci.
-
AutoreArticoli