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Questo argomento contiene 130 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Marina Mele 13 anni, 1 mese fa.
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Maurizio CusaniBrava!
Questa è una intuizione della Rosaria Gagliardo.
In un incubo si segue la modalità della connessione freccia in fase di stress!
SirenellaSpiega meglio Maurizio, come faccio a sapere se la sequenza di un mio sogno o di un mio incubo sono diverse? sulla base di cosa stabilisco la diversita’? non so davvero se riesco a spiegarmi…
Marina MeleMa io che sono un 3, allora, nell’incubo, uso la connessione freccia in fase di stress…che vuol dire?…..o vado in 9 o vado in 6….dipende dallo stress legarsi al 6 o al 9 o, automaticamente, per me che sono un 3 con un incubo vado solo in 9 perchè mi disintegro?
Marina MeleE se sogno invece? E’ sempre la connessione freccia? Mi interessa!
Maurizio CusaniNon posso dire troppo! Prima deve essere pubblicato integralmente!
Comunque la sequenza onirica è il succedersi dei quadri o delle immagini del sogno o dell’incubo.
Il 3 usa l’ala (o 2 o 4) perchè non possiede (unico nell’ennea) una sua sequenza specifica.
In stress (incubo) userà o la modalità 8 (stress del 2)
o la modalità 2 (stress del 4)
Marina MeleUao. Non possiedo una mia sequenza specifica????
Ma è grandioso. Vuol dire che sono più libera.
In ogni caso ho capito che vado in disintegrazione sugli incubi ma attraverso le ali…mi vengono alcune intuizioni ma…..è tardi, non sono lucida e devo riflettere……have a nice dream!
Maurizio Cusanig’dnightvribody!
Antonio BarbatoQuesto sogno ripetuto più volte di un mio amico Cinque, mi diede la possibilità di comprendere in profondità alcuni meccanismi della Ferita Originaria e del Distacco emozionale di questo tipo che tanto colpiscono gli altri. Nel sogno il mio amico stava disteso supino sull’erba e si divertiva a guardare una corona di foglie che oscillavano in alto mosse dal vento. Improvvisamente ed immancabilmente gli sembrava di essere allo scoperto e di sentire molto freddo, ma, poco dopo, lui cominciava ad avvertire un piacevole caldo all’altezza del costato e della base della nuca, e così si rilassava, ma solo per poco. Dopo un po’, infatti, il piacevole calore diventava una forte costrizione e con angoscia il mio amico si accorgeva che aveva un pitone attorcigliato intorno al collo. Nel sonno la bocca si spalancava, ma lui non riusciva ad emettere un solo grido, mentre l’angoscia e l’agitazione crescevano, fino al punto di costringerlo al risveglio. Abbiamo più volte discusso insieme di questo sogno giungendo, infine, ad alcune considerazioni che aiutarono molto. Prima di riferirvele, però, vorrei sentire cosa ne pensano i nostri amici ed amiche Cinque.
ElisabettaDi getto mi viene da pensare che un cinque difficilmente stà disteso su un prato, con la capacità di godere serenamente il momento fissando in modo spensierato e tranquillo un rametto di foglie che si muove. All’improvviso infatti sente di essersi lasciato andare, è impaurito ed indifeso, sente freddo, si accorge che era distratto e sente la paura che qualcuno approfittando della sua distrazione possa colpirlo alle spalle. Ha bisogno di calore e rassicurazione ma quando si lascia trasportare dalla corrente e si adagia a questo sentimento di abbandono torna in sè, e si accorge allora dell’inganno, quel calore non era buono ne rassicurante.Qualcosa di terribile si nasconde sempre dietro a ciò che appare amorevole ed atterrito resta lì congelato nella sua paura, incapace di difendersi e di trovare una via d’uscita. La ferita originaria potrebbe essere l’inganno, cioè essere stati traditi, privati di protezione affidabile, ed il distacco forse si esprime con il congelamento e l’incapacità di esternare un vissuto traumatico che per paura non può essere elaborato in alcun modo.
Mauramamma bella che cosa terribile e surreale essere un Cinque!
Maura Amelia BonannoSe c’e’ una cosa che adoro e’ stare coricata sull’erba sotto un albero, osservare il movimento delle foglie, le nuvole attraverso i rami, lasciarmi penetrare dal fruscio e dall’odore del vento. Non so se questo significa essere spensierati e tranquilli, so che a quel punto mi sento viva, mi sento essere la terra che mi sostiene, l’erba su cui sono distesa, l’albero, la sua linfa, il vento e le nuvole. Sento i nervi degli occhi attenti e rilassati, il petto che si apre con il respiro. Cio’ che Elisabetta scrive, in verità non lo sento. Difficilmente mi sento indifesa, soprattutto mi é lontano il credere sempre che ci sia qualcosa di terribile nascosto dietro a cio’ che appare amorevole. La paura che conosco é più di quello che puo’ arrivare da me, piuttosto che dagli altri. Riguardo al sogno raccontato dall’amico di Antonio, riconosco il nodo alla gola che tanto blocca l’espressione di cio’ che sento profondamente vero. Il non poter parlare e’ una delle sensazioni piu’ angoscianti che posso provare, mi riporta alla grande limitazione dell’espressione di quando non ho potuto esprimere e denunciare l’invasione, pena la fine dell’amore di mamma. Nel sogno erano serpenti, la sensazione é quella che ci sia qulcosa che impedisce di far uscire: “non parlare, stai zitto, cio’ che dici e’ falsita’, non hai il diritto, taci fino a non respirare piu'”. Una sorta di ingiunzione percepita come da fuori, di silenzio, che trova la massima logica e giustificazione nel fatto che sappiamo (i Cinque) quanto la Verita’ sia effettivamente nel silenzio. Ma non quel silenzio imposto dallo schema, ovviamente. Associo questa sensazione al fatto che ho sempre pensato che l’insegnamento di questa vita per me sia l’indigenza. Sentire l’importanza reale dell’indigenza, per poi distorcerla e giustificare un sacco di avarizia. Che giustifica il silenzio.
ElisabettaCara Maura, è veramente diverso il nostro modo di sentire il mondo, gli odori, i sapori, quel dolce lasciarsi trasportare, tanto da sentire un cantatto vero e profondo con il prorpio essere e fondersi poi con la natura, sentire l’erba la terra e godere di tutto ciò, esserne inebriati e sobri. Sentire le tue percezioni così pure senza filtri ne paure mi ha aperto il cuore e te ne sono grata: immagino quanto terribile ti sia sembrata la mia diffidenza, l’incapacità di lasciarmi sentire il calore del sole, di correre guardando il cielo senza pensare a quante buche, quanti ostacoli da evitare o dove poggiare i piedi. Difficilmente credo riesco ad essere rilassata, i miei muscoli sono tesi e rigidi per la maggior parte del tempo e la mente lavora senza tregua.Qui sento la mia incapacità di vivere le mie emozioni, di far uscire fuori quello che sento dentro, come un trattenere costante e sofferto che blocca uno scambio fluido, sciolto e diretto con l’altro. Quello che mi ha colpito e che un pò ci accomuna è che anche io non ho potuto denunciare un’invasione. Mi sono sentita impotente, perchè una persona estranea alla mia famiglia mi diceva, tutti i giorni, ciò che dovevo e non dovevo fare con un controllo costante e severo. Non ho potuto denunciare un’ingiustizia che da bambina non sopportavo, non potevo esprimermi perchè non c’era nessuno che mi ascoltasse ed un grande desiderio di libertà e del fare a modo mio ancora mi caratterizza anche se non riesco ad esprimerlo. Questo desiderio di essere e di esistere con tutta me stessa, in me non trova ancora realizzazione, e la paura antica di sentirmi indifesa, impotente e fragile contro un’invasione dalla quale non mi sono sentita protetta in modo sano ed amorevole è ancora presente come un dolore fantasma che non mi abbandona.
Antonio BarbatoCare Maura ed Eli, davvero molto significative le vostre testimonianze. Sappiamo che per un tipo Cinque rilassarsi è molto difficile e che il super ego interiore è sempre molto attivo e critico. Il punto determinante è: come mai? Il mio amico (il sognatore) è uno psicologo che è abituato a lavorare con il sogno, sapendo che è un messaggio esistenziale inviato a noi stessi. Da questa base teorica abbiamo elaborato a lungo i contenuti del suo sogno ricorrente e abbiamo identificato il pitone………Mi fermo perché voglio sentire anche che ne dice Leo.
Marina MeleBello questo leggere e provare a immidesimarsi…..per me non è impossibile abbandonarmi a una condizione del genere ma altrettanto raro. Vuol dire che i doveri sono a posto, che il tempo a disposizione c’è, che nessuno ha bisogno ancora di qualcosa, che davvero si può uscire dal sole e dalla luce esteriore per entrare nel crepuscolo dell’anima e lasciare, finalmente andare…lasciar andare….una delle affermazioni che più ho bisogno di ripetermi nella vita per poter uscire da quella vita ritmica, frenetica che governa il mio essere votato a un efficientismo che talvolta capisco mi porta al de-ficientismo….se allora tutto questo può essere “abbandonato” altrove, allora anch’io posso abbandonarmi ad essa quindi a me stessa…..ma che fatica!
Melinda
Eleonora GrilloNel sogno ci sono due aspetti che mi colpiscono particolarmente. Il primo è l’imprevedibilità, l’inaspettato, il fatto improvviso e pericoloso che può accadere mentre sei completamente aperto alla vita e a ciò che ti circonda (quindi, per me il sogno potrebbe riferirsi ad un tempo molto antico, forse i primi mesi di vita). Di qui l’eccessivo bisogno di prevedere e controllare ogni cosa di noi 5. Il secondo aspetto riguarda il pitone attorno al collo che credo rappresenti l’impossibilità di esprimersi. La bocca si spalanca, vorrebbe urlare, ma il pitone stringe la gola, non si può. E forse è lì che inizia la prima scissione: il corpo pieno di paura da una parte e la testa a cercare di gestire questa paura dall’altra. Il sogno mi ha colpito molto anche per il fatto che una volta ne ho fatto uno davvero molto simile. Anch’io mi trovavo in campagna, su una collina, anch’io mi stavo rilassando contemplando la natura attorno a me. Ero circondata da alberi e osservandoli notavo che sui rami vi erano tanti nidi. Cominciai a camminare attraverso quei rami e all’improvviso quei nidi non erano più tali ma enormi serpenti scuri attorcigliati che, a quel punto, si srotolavano ed io fui assalita da una grande paura. Sull’impossibilità di espressione vorrei aggiungere ancora una cosa che riguarda me. In passato, avevo l’abitudine di fissare i raggi del sole sulle pareti della mia stanza oppure delle semplici macchie che, però, a poco a poco si trasformavano e diventavano sempre la stessa immagine: una donna legata con le mani dietro la schiena e con una fascia stretta sulla bocca. Sulla difficoltà di rilassarsi, invece, ho vissuto delle esperienze che mi hanno fatto comprendere che per me rilassarsi equivale a morire. Ciao, Antonio, spero di essere stata utile. Eleonora
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