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Questo argomento contiene 137 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Carla Basagni 13 anni, 1 mese fa.
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ElisabettaGrazie per il suggerimento, vado a leggere.
EleonoraBrava, Sire! Molto azzeccata la manipolazione del SEI. baci. ele
EleonoraSì, Cara Elisabetta, è così. Il 5 (almeno io) manipola con la fuga e il ritiro sia per proteggersi e difendersi sia per offendere e colpire. Sono vere entrambe le motivazioni. Mi viene da pensare a ciò che ha scritto Antonio qualche post precedente:”Questo mi ha aiutato a comprendere la Ferita Originaria del Cinque come una sommatoria di carente comunicazione diretta, unita ad una manipolazione profonda sul senso di colpa inconscio che il genitore ha nutrito verso il bambino.” Allora mi rivedo bambina quando non potevo permettermi una comunicazione diretta con mammà perchè esprimere il mio pensiero significava prenderle (sarebbero state, infatti, quasi sempre proteste contro la sua ingiustizia). E siccome mammà menava di brutto, sicuramente avrà vissuto molti sensi di colpa nei miei confronti. Ed allora è verosimile che io abbia cominciato a difendermi e a punire come potevo: sfruttando il suo senso di colpa che, probabilmente aumentava quando io, ferita ed offesa, mi allontanavo. Non so, secondo te, Antonio, potrebbe essere andata in questo modo? E’ chiaro che non solamente questo mi ha fatta diventare un 5 ma, evidentemente, la guga mi è stata funzionale a qualcosa, altrimenti avrei trovato un’altra strategia. bacioni. eleonora
EleonoraPardòn, “guga”=fuga. by
Marina MeleCara Marina, hai scattato dei fermo immagine sui 6 che mi hanno fatto rabbrividire quanto sono rappresentattivi. Soprattutto sul 6 controfobico che vedo in un mio collega con cui divido l’ufficio da più di tre anni. E’ esattamente come tu li descrivi. Solo due cose mi fanno riflettere. I sensi di colpa. I sensi di colpa con i 6 viaggiano sempre in “aria” nel senso che sono palle di cannone che loro lanciano in maniera sorda e non apparente. Se li incassi sei morta (penso a mio padre, ma non solo) ma se regisci con determinazione loro se li riprendono con gli interessi perchè quando gli arrivano addosso, tu sei già altrove con la testa e tutto il resto. I 6 non sono veloci, neppure quelli controfobici, nei processi interni e una volta che tu hai elaborato la respinzione dei loro atteggiamenti, che tu hai magistralmente delineato, loro non fanno più nulla. Semplicemente si spostano altrove per attuare quello che tu descrivi. Nel rapporto genitoriale si fa silenzio (che è l’ennesimo tentativo di buttarti la palla nel campo) con un genitore 6 col quale ti trovi in conflitto…..devo però affermare che di fronte alla volontà di ricongiungersi (mio padre oggi ha 84 anni ed è molto malato) la tenerezza con la quale ti riaprono le braccia è grandiosa (mi dovrò chiedere anche in questo caso come mai?????). Buona notte. Melinda
Marina MeleMi scuso molto per quanto male ho scritto qui sopra, peggio già di come talvolta mi capita. Il mio scrivere qui, in maniera quasi famgliare, nel senso di parlato persino troppo veloce, assolutamente non prevenuto e talvolta intimamente fragile, capisco non sia utile e tantomeno formalmente carino da esibire. Mi riprometto di usare maggiore attenzione. Buona giornata a tutti. Melinda
Antonio BarbatoIl ritratto del Sei è perfetto. Ogni cosa va bene pur di negare di avere torto, ecco perchè conviene tenere sempre prove scritte o registrate di tutto quello che dicono, anche se, pur davanti a prove documentali, continueranno a manipolare la realtà negando l’evidenza. Chissà cosa ti ispireranno i Sette, i maestri della sottile arte della manipolazione intellettuale.
Marina MeleAssolutamente si, Antonio. E non solo. Scusa se mi permetto una piccola aggiunta. Di fronte alla innegabile verità, comprovata da evidenti fatti ripetuti e altrettanto innegabili (da dimostrare con calma perseverante affinchè non sfugga in alcun modo alla loro possibilità di prenderne atto), preferiscono, se proprio non è possibile altrimenti, darti ragione, riaffermare il loro cieco interesse rischiando qualunque giudizio ne scaturisca. In questo hanno in testa due obiettivi: 1. tentare di manipolarti schiacciandoti; 2. consapevolizzare definitivamente che non sia proprio possibile realizzare il punto 1.. Questo a loro serve per avere la sicurezza interiore a giustificazione dell’attivazione del processo di distacco alla ricerca della prossima vittima. Nelle situazioni di sentimento il dolore e il senso di tradimento può essere devastante anche perchè sempre imprevedibile, nelle situazioni professionali si rimane da soli col problema in mano da risolvere e gestire in maniera improvvisa appunto perchè le cose avvengono imprevedibilmente……insomma una situazione alquanto complicata. Se quanto affermato vi risulta condivisibile domando: la lealtà del 6 dove sta? E’ verso loro stessi? Mi “rituona” Alice che affermò che i 6 fanno patti di serie A con loro stessi e patti di serie B con gli altri……parole sante, mi pare! Melinda
Alice/StefaniaProprio così Marina, ribadisco il concetto! La lealtà del sei è verso il patto con se stesso. Il sei stipula il proprio “contratto” al quale promette di tener fede, fintanto che lo ritiene opportuno per sè, nel momento in cui, per una possibile ragione ritiene di poter non tener fede integralmente al patto originale ne fa un altro, che considera però sempre e comunque di serie B. Continuo a sostenere che la minaccia più grossa per un sei, sia proprio sè stesso, la paura paralizzante di prendere contatto con i propri sentimenti, tanto da farlo sembrare apparentemente cinico e insensibile nei confronti di chi soffre per cause provocate dal sei stesso. Il sei rifiuta di riconoscere i veri propri sentimenti, perchè significherebbe mettere in pericolo le proprie sicurezze. Ecc.ecc. baci. Alice.
Antonio BarbatoBeh, ragazze, evitiamo però di cadere nell’errore di vedere un tipo tutto in negativo. Esistono infiniti Sei con attitudini esistenziali molto diverse e non tutti sono così dominati dal Calcolo da anteporre l’interesse economico agli affetti e alla realtà. Il fatto è che vivere con l’incertezza è un’esperienza che corrode chiunque e, per loro, è particolarmente forte perché l’hanno vissuta, ripetutamente, da bambini. Il patto del Sei è quasi sempre impersonale ed è fatto più con l’ambiente, col branco, per un reciproco vantaggio, che non con una singola persona. Io ho scritto quello che ho scritto perchè me lo ha suggerito proprio una persona Sei che conoscevo, che di mestiere faceva l’immobiliarista in anni nei quali questa professione era semi sconosciuta. Questo uomo, che ho ascoltato lungamente, per giorni, mentre mi parlava delle relazioni con i suoi familiari, insisteva sempre sul punto di avere un contratto, scritto, se possibile, su ogni cosa. Una volta che mancò nei miei confronti, non mantenendo un accordo che avevamo preso, mi disse, molto semplicemente: “Non è un problema mio. Io ti ho sempre detto di non fidarti nemmeno di me e di avere una prova scritte delle cose che concordavamo. Tu perchè non l’hai fatto? io ero troppo preoccupato per me stesso per pensare ai tuoi problemi”. Ne apprezzai la sincerità ma capii, allora, che un Sei è leale solo se si sente stretto in una morsa e non può fuggire dall’impegno. D’altra parte, ripeto, ci sono anche infiniti Sei che s’impegnano duramente per non mancare a nessuno degli impegni che si assumono.
Marina MeleAntonio. Assolutamente hai ragione e ci sono, in ogni tipologia, persone più evolute e persone meno evolute. Persone che scavano la propria paura, nel caso del 6, e ne prendono le misure imparando a gestire questo automatismo. Personalmente sono “segnata” da un paadre 6 di altra epoca, con esperienza militare alle spalle. Ho tre fratelli, più grandi, e tutti siamo segnati da un padre 6. Alcuni miei fratelli hanno interiorizzato la paura a loro volta ed è diventata una gigantesca fatica tutta la loro vita che li ha portati in situazioni traumatiche molto dolorose. Personalmente ho vissuto il disprezzo intellettuale, da parte di mio padre, come la ferita più profonda…..cioè mi sono sentita, sempre, trattare come una figlia di serie B, mai abbastanza stimata. Tale ferita ha anche provocato in me un orgoglio “violento” votato alla “reazione” che mi ha condotto, per anni, in una vita dura possibile solo sospendendo ogni tipo di “sentire” di cuore, finchè non sono divenuta abbastanza padrona di me stessa. E’ vero, come riferisci, che si dovrebbe stilare un contratto per tutto ma io mi rifiuto di entrare nel ricatto manipolativo, anche perchè, non essendo innato per me me ne dimenticherei sempre qualcuno e rimarrei fregata….quindi mi batto per la fiducia e la lealtà e il confronto, anche a muso duro. Questo costa enormemente perchè la tattica di reazione è negare l’evidenza delle tue capacità (tranne quando sono evidenti proprio a tutti e non se ne può fare a meno) e criticare, immediatamente anche un dettaglio facendolo diventare importante (per loro lo è)……..imparare a stare rilassati, sentirsi indipendenti e conoscere la propria forza, la propria capacità reale e, ovviamente ricontattare il proprio cuore, partita che porta alla differenziazione ma alla propria innegabile autostima e conseguente autonomia…….felice giornata a tutti. Melinda
Alice/StefaniaOvviamente è così Antonio! Ho voluto soltanto ripetere quello che avevo già scritto tempo fa, solo per rispondere a Marina. Naturalmente ogni personalità ha il lato positivo e quello negativo, e nessuna tipologia è migliore o peggiore di un’altra, sarebbe sciocco affermare il contrario, del resto sia nel seminario che nel master, Maurizio non dimentica mai di ricordare questa cosa. In questo caso ho riportato solo alcuni “difetti” del sei. I lati positivi ci sono eccome! Non è mia intenzione dare giudizi di nessun genere su nessuna tipologia, ho fatto delle constatazioni, ho scritto esperienze vissute con sei di diversi livelli. Se dovessi scrivere sulla tipologia sei, allora farei delle valutazioni e distinzioni, prima di descrivere i loro pregi e difetti. Credo sia importante distinguere il sottotipo, l’ala dominante se c’è, la connessione, il livello culturale della persona, ecc.ecc. Mi sarebbe dispiaciuto aver dato l’impressione di essere stata leggera…non mi appartiene, sono una persona riflessiva, non amo etichettare nessuno, riconosco semplicemente che ci sono degli automatismi comuni a diversi sei (in questo caso) ma come in tutte le tipologie. Un abbraccio. Alice
Marina PieriniVorrei poter dire la mia circa le difficolta’ che personalmente ho avuto nella relazione con mia madre, che e’ un sei controfobico, e di quanto le cose siano cambiate per quanto mi riguarda, da quando sia la fede, che l’enneagramma sono entrati di prepotenza nella mia vita…rivoluzionandola. Mi sono sempre dovuta confrontare con una persona che, dal mio punto di vista, vede in me innanzitutto cio’ che non va. Io sono il caos per lei. Sono il disordine, la disobbedienza. Sono la figlia sbagliata che e’ tale perche’ non riesce a vivere nelle caselline in cui mi si vuole inserire. Non ho fili, niente cavi, niente batterie, niente telecomando. Sono una ribelle, pigra, talvolta superifciale nel rapporto col figlio, non adeguata durante il matrimonio al ruolo che una donna deve ricoprire da brava mogliettina. Sono emotiva, emozionale, quindi emozionabile e imprevedibile, non gestibile. Sono testarda (come tuo padre!) quando mi metto in testa qualcosa non voglio sentire ragioni, sono pericolosa e aggressiva, non mi si puo’ dir nulla (leggi obbligare) perche’ se si prova a mettermi il morso in bocca divento un cavallo pazzo. Non sono disciplinata. Quando qualche volta le racconto un accaduto che mi ha causato sofferenza lei non comincia mai la sua risposta dicendo: ti capisco, tu sei…cosi’ e cosa’….; piuttosto comincia col dire…e’ successo perche’ tu non sei….non sei….non hai fatto…non hai detto…; Impossibile parlare con lei, quindi…sopratutto perche’ se e quando cerca di alimentare il mio senso di vergogna e inadeguatezza ovviamente io scatto e ringhio. Io a volte non avrei saputo dire se era piu’ forte il mio odio verso di lei, o la mia speranza di non sentirla mai piu’, di sparire dalla sua vita e lei dalla mia, nell’indifferenza reciproca. Poi la fede mi ha insegnato a comprendere cosa significa “onora il padre e la madre”. Mi sono resa conto che in questo comandamento vi e’ il senso del rispetto, della celebrazione e dell’amore che ci legano a Dio in quanto nostro primo creatore, non al nostro genitore perche’ deve essere amato per forza sempre e comunque, qualunque cosa faccia o dica. Se io onoro i miei genitori, onoro a ritroso tutti coloro che hanno vissuto perche’ io esistessi, fino a Lui. Io amo Dio, profondamente. Onorarlo cosi’ mi ha dato un senso di pace infinita. Non mi sento obbligata ad amare mia madre quando non sento che e’ amabile. Non mi sento in colpa se penso che mi fa arrabbiare. Sento pero’ di poterla accettare cosi’ com’e’, onorando cio’ che rappresenta. Lei e’ il filo che mi lega a Dio, e io il filo di continuita’ che sostiene Alberto, e cosi’ fino alla fine dei tempi. L’enneagramma mi ha aiutata a vedere anche altro. Passata la rabbia che l’obbedienza a questo comandamento ha lenito, ho cominciato ad osservare il mondo coi suoi occhi. Ho cominciato a comprendere la sua paura, quanto deve essere terribile dover testare tutto e tutti perche’ si teme sempre di rischiare qualcosa. Come deve essere terribile negare continuamente a se’ stessi cio’ che si desidera veramente, quando ad esempio si accusa qualcun altro di qualcosa pur di liberarsi di un patto non piu’ conveniente o realmante desiderato. Come deve essere terribile anche per lei, sentire quanto non ci comprendiamo. Come deve essere terribile per lei, non comprendere perche’ io sono cosi’ diversa, quando il mondo per lei e dentro lei e’ cosi’ chiaro e lineare. Controllo, armonia, prevedibilita’. Questo li rassicura. Rassicura quei bambini smarriti e spauriti che sono in loro e talvolta ci guardano come se non capissero, quando ci rivoltiamo contro e diciamo no. Ho cominciato a dire no, oggi, sapendo pero’ su cosa bloccarla. Quando comincia a rispondermi “tu non sei” io la fermo e le dico con severita’ “offrimi la gioia dei tuoi consigli preziosi, ma non essere distruttiva cominciando i tuoi discorsi dicendomi cosa non sono”….un tempo la mia reazione non era questa, era una porta sbattuta, un ringhio di rabbia, un cedere all’odio. Io comprendo anche che lei non comprende la mia posizione esistenziale e non ho piu’ voglia di fargliene una colpa. Non e’ colpa sua. Non e’ colpa mia. Ho deciso, non solo di onorarla sempre e comunque ma di stoppare con decisione discorsi non produttivi, farle sempre e comunque notare il senso profondo del nostro non capirci, ma dirle anche quando il suo intervento apparentemente distruttivo e’ apprezzato nella sua intenzione di base. Perche’ il punto e’ proprio quello. Io oggi comprendo che e’ il suo modo di volermi bene. E’ la sua lingua. La sua modalita’. Le dico che l’apprezzo, anche se non preferisco certi atteggiamenti che sciupano le buone intenzioni. Questo la addolcisce perche’ riesce a capire che la mia apparente aggressivita’ non e’ tale, ma severita’ finalizzata a non consentire talune cose, pur apprezzando i suoi sforzi. Non so se e quanto questo possa essere di aiuto, ma i sei cosi’ come tutti gli altri enneatipi sono persone, che cercano ordine nel caos del mondo, che vogliono essere amate, che vogliono amare, e che hanno paura come tutti noi. Non siamo migliori di loro, solo diversi. Ma la diversita’ non deve chiudere al dialogo e al rispetto, anche quando l’amore non e’ possibile. Oggi mi sento piu’ serena con lei. Ogni tanto mi fa veramente incavolare, ma mi dura poco. Sopratutto non provo risentimento. Quello che non va bene per me, non lo accetto, ma senza piu’ volere da lei, a mia volta, cio’ che lei non puo’ offrirmi perche’ non sa farlo nella mia lingua. Non armonia, forse, ma pace nel cuore…certamente si.
Antonio BarbatoLa seguente poesia scritta da un poeta Sei, che si chiama Philip Larkin, credo che dica molto sulle cose che tu hai descritto molto bene, Sirenella. Non condivido affatto gli ultimi due versi, ma li riporto per completezza e correttezza: Mamma e papà ti fottono/ Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno./ Ti riempiono di tutte le colpe che hanno/ e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te./ Ma sono stati fottuti a loro volta/ da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,/ che per metà del tempo facevano moine/ e per l’altra metà si prendevano alla gola./ L’uomo passa all’uomo la pena./ Che si fa sempre più profonda come una piega costiera./ Togliti dai piedi, dunque, prima che puoi/ e non avere bambini tuoi.
Sirenellabeh certo….magari sarebbe meglio dire..non avere troppi bambini, consiglio che io avrei volentieri offerto alla famigliola nutrita per la quale lavoro 🙂 la poesia e’ molto carina pero’ per fortuna la vita secondo me e’ molto di piu’ che passarsi cappi e calci ….anche se e’ cosi’ generosa da riservarcene una buona scorta che duri fino al nostro ultimo respiro! 🙂
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