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Essenza ed ego

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Questo argomento contiene 3 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Carla Basagni 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #683 Risposta

    Antonio Barbato

    Spesso mi sento chiedere perché io non parlo un po’ di più dell’essenza e non rivolgo ad essa molta attenzione e, talvolta, la persona che me lo chiede vorrebbe davvero avere qualche indicazione utile al riguardo. In realtà io credo di parlare continuamente dell’essenza, nei limiti, ovviamente, di qualcuno che ha accettato pienamente di essere in un illusione di vita credendo di essere sveglio e di quella che è la mia esperienza della stessa. Quando parlo della natura della mente universale (quella che gli indù chiamano brahman ed i sufi essenza) sottolineo sempre che essa deve essere considerata come diversa dalle manifestazioni che assume, ma, allo stesso tempo, faccio presente che non possiamo fare altro che osservare le sole manifestazioni accettando che esse sono solo un vortice che pretende, illusoriamente, di essere vero e permanente. Non si può nemmeno dire che esista qualcosa come l’essenza, poichè essa non si può trovare nelle manifestazioni e, allo stesso tempo, non è percepibile se non attraverso le manifestazioni. Personalmente ho sempre trovato molto vera l’esperienza di Eka, il secondo patriarca del buddismo chen. Non trovando mai una strada per raggiungere l’illuminazione Eka, chiese disperato al grande Bodhidharma: Come posso fare per raggiungere la pace nella mia mente? e Bodhidharma rispose:Fammela vedere. Dov’è questa cosiddetta mente che non è in pace? Eka non seppe cosa dire e per dieci giorni, seduto immobile, cercò ininterrottamente la sua mente dentro di sè. Quando si ripresentò davanti a Bodhidharma era un uomo trasformato e davanti alla stessa domanda ebbe la forza di rispondere sinceramente: ho cercato la mente dappertutto e ho capito che essa è inafferrabile, irrangiungibile, inconoscibile. Non può essere vista, nè compresa perchè essa non ha forma, non ha struttura, non è una manifestazione, è un niente da cui incessantemente nasce un illusione di non essere un niente, eppure non è quella illusione, non è la rappresentazione e nemmeno il concetto del niente”. Per capire l’essenza delle mente o la mente dell’essenza, che è lo stesso, dobbiamo partire dall’osservare l’illusione, vedere la natura dei nostri attaccamenti per capire che sono tali, seguire un intenzione, andare in una direzione. Per questo io descrivo l’ego cercando di far capire che non c’è niente che sia ego o essenza, ma che solo con l’intenzione di cercare e la retta direzione si può sperare di trovare quello che se si cerca non si troverà mai. Un detto sufi afferma a questo proposito: non cercare di nutrirti delle mele del paradiso se il tuo stomaco è fatto di carne, ma chiediti sempre di cosa ti nutri veramente.

    #6334 Risposta

    Carla Basagni

    Cari amici,
    anche a me affascinano questi temi e ho letto con piacere quanto avete detto tutti finora in questo spazio. Sono d’accordo con quest’ultimo intervento che è inutile cercare di raggiungere con il pensiero, la meditazione, etc. una maggior completezza dentro di noi: il cammino spirituale non è fuori dal mondo, ma pienamente dentro il mondo. Siamo come giocatori che dobbiamo giocare una partita, la “nostra partita”. La grande difficoltà è capire quale sia questa “partita”, quale sia la direzione esistenziale da prendere, che è valida solo per noi e per nessun altro. In questo, l’antica massima del “conosci te stesso” è veramente insuperabile e insuperata. Secondo me, nessuno ha detto qualcosa di più profondo e più vero di questo. Ho capito che quando si comincia l’avventura della conoscenza profonda di sè, questa non può essere statica ( furoi dal mondo), ma dinamica (dentro il mondo). Ci si deve vedere in azione e, come dicono gli appassionati di Enneagramma, cominciare a rendersi conto dei propri tratti passionali ed attaccamenti, per compiere un lavoro spirituale, di trasformazione, sopra di questi. Forse, con il tempo, questi tratti passionali “allenteranno un po’ la presa” su di noi. Credo, però, che non riusciremo mai a trasformarli nè tantomeno a perderli del tutto. Secondo me, al di sotto di questi tratti passionali, c’è una sorta di “sapienza” interiore che ci indica la direzione esistenziale di evoluzione,che è solo la nostra e non assomiglia a quella di nessun altro.
    Ciao, Carla

    #6335 Risposta

    Marina Pierini

    In effetti Carla mi ispira questo tuo modo di descrivere questa sapienza interiore. In qualche modo credo la stessa cosa. Penso anche che quella sapienza c’è ed è in qualche modo legata alla nostra esistenza più naturale. Non parlo di quello che è spontaneo, perchè per capirci, la spontaneità è quello che la meccanicità ci spinge a fare senza riflettere. Nel nostro essere naturali, semplici, non sovrastrutturati, vi è qualcosa che tu chiami “sapienza” già annidata nel nostro essere. Siamo sempre affascinati dal parlare e spiegare e raccontare quello che secondo noi è l’essenza. Io temo che nonostante i nostri sforzi sia proprio come diceva Antonio, un desiderio vano di mostrare cos’è la mente. Non ci sono argomenti che possono portarci a questo, ma solo la scintilla di un’intuizione profonda, misteriosa, antica già seminata in noi. Conosci te stesso. Cammina nel mondo. Trova la tua strada. Pochissime parole che contengono un intero cosmo di percezioni, conoscenze, sensazioni, intuizioni. Eppure in questo cercare che ci accomuna tutti, il percorso da fare è in qualche modo solitario, individuale, non “mostrabile” ad alcuno fuorchè a noi stessi…e questo risulta spesso frustrante ed insopportabile perchè secondo me noi confondiamo il dover essere soli con la solitudine e ne abbiamo paura, non possiamo accettarlo.

    #6336 Risposta

    Carla Basagni

    Cara Marina,
    infatti secondo me in ognuno di noi è in qualche modo latente l’archetipo del Cercatore o del Viandante che prosegue il suo cammino solitario e ci stimola verso l’evoluzione spirituale. Anche la saggezza antica delle favole insegna ai bambini che esiste questa parte profonda ed insegna loro a confidare in essa. Questo Cercatore è senz’altro solo, anche se noi viviamo con altre persone ed abbiamo i nostri affetti. Con le altre persone ci scambiamo amicizia e anche calore, tenerezza, ma credo che il nostro cammino evolutivo, in fondo, sia sempre solitario, anche se si intreccia profondamente a quello degli altri.
    Un caro saluto,
    Carla

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