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Questo argomento contiene 4 risposte, ha 5 partecipanti, ed è stato aggiornato da Marina Pierini 11 anni, 7 mesi fa.
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Anonimooggi ho letto su un forum questa frase e mi ha risuonato.. “Il trucco per sopravvivere al fallimento è quello di rifiutare di essere deluso da esso. La disillusione (‘ritirata dopo la sconfitta’) ci impedisce di perdurante fino alla fine per vincere le nostre sfide. Il primo passo da fare in questo processo è: non degradare il tuoi fallimenti togliendo il loro valore spirituale. Questo è il motivo per cui le persone di maggior successo sono in realtà grandi esperti di fallimenti.”
quindi ho pensato a quanto il Successo fosse legato al Fallimento, o, meglio, alla non-percezione di esso; di sicuro percepire il fallimento come una tappa da superare (o come un esercizio per diventare più forti o come un anti-modello) è un modo per rendere positivo qualcosa che di suo non lo è e quindi è un modo per prendere forza per andare avanti.
forse sto scrivendo una serie di cose ovvie, però la frase mi ha fatto riflettere e volevo condividere 🙂
Cara Vivi, credo che il Successo sia assolutamente legato al fallimento, ma non in relazione ad una mancata percezione di quest’ultimo, ma un non voler percepire nuovamente qualcosa che ci ha fatto stare male… la persona di grande successo è un ex fallito, a mio avviso…
ChiaraNon sono cose ovvie, anzi, direi che mettono in luce più di un aspetto veramente centrale. Nella mia esperienza posso dire che molte persone di vero successo che ho conosciuto avevano in comune l’esperienza di aver vissuto e non negato un fallimento, e ciò aveva agito come un catalizzatore di energie all’interno della personalità. In termini più generali si può dire che, ogni qualvolta c’è un fallimento non negato, la maschera si restringe e la vera persona che sta sotto comincia ad emergere. Credo che il Tre sia in qualche misura il tipo che meno ha conoscenza del suo vero sé proprio perché è troppo aderente ad un immagine che diventa un circolo vizioso infrangibile. Più vado bene e meno sento la necessità di fare qualcosa di diverso e questo, col tempo, limita la mia capacità di esperire, poi la mia libertà e, infine, il mio spazio interiore di movimento e crescita. Chiara dice bene quando afferma che spesso una persona di successo è un ex fallito, nel senso che è qualcuno che ha dovuto superare con il suo impegno situazioni nelle quali non era, in origine, in grado di riuscire, però è anche vero che spesso il Tre sembra toccato da una sorta di grazia interiore che lo porta a fare proprio quello che serve per essere gradito (ovviamente ciò non avviene per caso, ma questa è un’altra storia) e che, di conseguenza, non riesce nemmeno a chiedersi come o perché debba cambiare. per ogni Evitamento c’è, quindi, il grande paradosso del quale ha parlato Viv: più riusciamo ad immergersi in essi, più entriamo in una dimensione aliena di libertà che ci permette di comprendere e trovare quei segreti che non eravamo prima in grado di trovare. Questo non vuol dire che il processo sia facile e che vada sempre in una sola direzione, cionondimeno nel percorrerlo possiamo trovare qualcosa cui prima non davamo valore e che, ora invece, ci fa capire pienamente la differenza fra l’essenziale e ciò che non lo è. Come diceva Saint Euxpery, imitando un maestro spirituale del decimo secolo, scopriamo che l’Essenziale è invisibile agli occhi e questo è tanto più vero se si è diventati un Tre.
Anonimoa proposito di fallimento e di 3, una volta osho ebbe a dire che ” il fallimento siete voi, senza dio”. lino
Marina PieriniIo non credo esista il fallimento, così come non credo esista il successo.
Penso siano aspetti estremi di uno stesso asse, due facce della stessa medaglia ma essa esiste solo perchè noi lo vogliamo.
I fallimenti cosa possono insegnare?
E i successi? Cosa insegnano?
Io credo nelle possibilità e nella limitatezza umana.
Ci sono cose che ci è possibile realizzare ed altre no, l’unica cosa che conta veramente è non identificarsi nè in ciò che otteniamo nè in ciò che non otteniamo, altrimenti senza una delle due noi ci disgreghiamo, scompariamo.
Non esistiamo nel successo tanto quanto non esistiamo nel fallimento e viceversa, sono fissazioni, movimenti, illusioni Passionali. Sono limiti percettivi di noi stessi e del nostro reale potenziale.
Se lo scopo è ritrovare una libera espressione del sè, la creatività, le infinite possibilità che la visione statica della Passione ci preclude allora dobbiamo comprendere che nessuna delle fissazioni è importante o reale, tanto quanto non lo è l’altro capo dell’asse.
Dunque noi possiamo esistere sia nel fallimento che nel successo se non ci identifichiamo in una singola esperienza….
Il fallimento/successo è il cucchiaio, ma il cucchiaio non esiste 🙂
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