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Questo argomento contiene 12 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Elisabetta 13 anni, 1 mese fa.
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Maurizio Cusaniconsiglio la navigazione nel sito http://www.giùlemanidaibambini.org.
L’uso di farmaci ad azione psichica nei bambini va assolutamente sempre evitata e invece con un mio certo stupore è assai più diffusa di quanto non si creda.
Peraltro andrebbero inibiti anche per gli adulti…
SirenellaCiao Maurizio, quello che posso dirti, e’ che spesso da ragazza mi sono stati dati psicofarmaci per controllare i miei attacchi di aggressivita’ e quindi di sofferenza. C’e’ stato un momento nella mia vita in cui ho dovuto cominciare a difendermi per sopravvivere. Ho una madre 6 controfobica che tende alla continua accusa, a dubitare di ogni cosa dico, di ogni cosa NON dico, la fiducia per lei e’ un concetto estraneo sopratutto coi familiari, e’ una donna aggressiva e fortemente accusatoria, sempre. Il pendolo delle sue polarita’ oscilla a velocita’ pazzesca. Sono entrata poi in una relazione durata 14 anni, con un Otto. Inutile dire che sopravvivenza ha acquisito per me un significato molto preciso, presa com’ero tra quei fuochi. Quando ad un certo punto il mio istinto di espansione ha dovuto essere spinto “fuori” c’e’ stata evidentemente una rivoluzione in me. Un 4 vergogna che deve lottare con la forza della rabbia per esistere. Mi hanno dato psicofarmaci. Ci trovi qualcosa di sensato? La mia disperazione forse doveva essere ascoltata. Magari guidata, analizzata, risolta (per cui anche mia madre avrebbe dovuto mettersi in discussione) invece mi hanno dato psicofarmaci….credo che sia una soluzione da proporre solo quando i problemi sono di natura organica e quando i farmaci possono veramente contenere comportamenti violenti e pericolosi. Chissa’ quante patologie, che sembrano tali, non sono altro che la degenerazione di disagi che possono essere risolti in altri modi…comunque ci vorrebbe maggiore attenzione e prudenza secondo me. Non si risolve una carie con un anti dolorifico. Quello serve a tamponare il dolore, non ad estirparne la causa…
Teclaquando mio figlio era molto piccolo , aveva tre anni,nello studio del mio medico generico inscenò un capricetto del tutto innocente, senza urla e senza accanimento, era un bambino molto tranquillo e anzi anche troppo giudizioso per essere così piccolo, il medico mi consigliò dei tranquillanti! Intorno ai dodici anni a causa di una delusione in un’ amicizia si era un pò chiuso e ritirato in sè stesso, la pediatra, tra l’altro una validissima professionista, in quell’occasione mi consigliò il Prozac, come se alla prima delusione o crisi della crescita l’unico rimedio fosse la pillola della felicità. A volte credo che si impongano gli psicofarmaci alle persone perchè non si è in grado di sopportare l’idea di volersi confrontare con i loro disagi ,come forma di difesa personale. Naturalmente escludendo le situazioni in cui essi siano veramente necessari a ristabilire un equilibrio oggettivamente messo in crisi.
Maurizio Cusaniin effetti non pensavo che l’utilizzo degli psicofarmaci fosse così diffuso persino nei bambini e negli adolescenti. Con molta perplessità debbo dire che faccio fatica nelle anamnesi a farmi dichiarare l’uso di sonniferi, calmanti e quant’altro in quanto nell’immaginario collettivo di sempre più persone queste “pasticche” sono “normali”, di uso “normale” e non sono più percepiti come farmaci con i loro effetti collaterali e le loro assuefazioni. Non usateli e non fateli usare.
AlessiaIn teoria sono molto d’accordo con te. Faccio la psicologa e quindi non prescrivo farmaci, ma lavoro da circa 10 anni con bambini ed adolescenti, anche molto gravi (psicotici, prepsicotici ad esempio) e qualche volta, senza un supporto farmacologico (ce ne sono alcuni di ultimissima generazione, pediatrici) non è possibile iniziare una psicoterapia, che spesso è l’unica strada per questi bimbi. In un caso, ad esempio, di un bambino di 12 anni con gravi disturbi di personalità e una destabilizzante destrutturaziione del sè ho collaborato col neuropsichiatra infantile, che si occupa dei dosaggi dei farmaci su minori ed ho potuto iniziare un percorso psicoterapico col bambino. Dopo circa due anni di trattamento ci sono effettivamente buoni risultati per il bambino, sia sul piano personale (regressione evidente delle crisi di agitazione psicotica) e relazionali (il ragazzo ha iniziato, ormai già da un anno ad avere rapporti con i coetanei, che solo 2 anni fa lo rifiutavano e lo isolavano, perchè ne avevano paura). Attualmente lo psicofarmaco viene scalato fino all’eliminazione totale (che dovrebbe avvenire tra tre mesi) ed il bambino si affaccia all’adolescenza con una ciance in più. Vi sono inoltre alcune gravi sintomatologie ansioso ossessive (fobie gravi e rituali ossessivi) che impediscono la vita normale delle persone: alcuni farmaci possono diminuire la sintomatologia e permettere di lavorare in terapia psicologica: come fa una ragazza di 17 anni che non può uscire di casa se deve lavare compulsivamente le mani per 2000 (duemila) volte, contandole, a venire in terapia o a recarsi in qualunque altro luogo? Anche qui il supporto farmacologico è riuscito a “sedare” il sintomo ed ho potuto intraprendere il percorso con la ragazza, che oggi sta molto meglio e non usa più farmaci. No all’assunzione indiscriminata di psicofarmaci nell’età infantil-adolescenziale, si ad un programma integrato di terapia farmacologica, a breve termine, e psicoterapia. saluti. Alessia
SirenellaInfatti Alessia, credo che sia importante (e lo dico come genitore, ma anche come persona che e’ stata “paziente”) essere seguiti anche in una terapia psicoterapeutica di un qualche tipo. Insomma credo che il solo utilizzo di farmaci possa essere rischioso se non seguito dalla conduzione (se cosi’ la vogliamo chiamare) di un medico che aiuta a trovare una via di uscita. Sedare stati di stress e di ansia in adolescenti che per antonomasia vivono grandi rivoluzioni mi sembra una sciocchezza, un modo molto superficiale di risolvere un problema…ammesso che si tratti di un problema e non di una “fase”. I pazienti che tu segui sono ragazzini che evidentemente hanno disturbi seri e hanno bisogno di essere seguiti in maniera seria e specifica. sapessi pero’ quante volte i medici appioppano psicofarmaci alla prima crisi di pianto, a me e’ successo anche da adulta e io lo trovo assurdo…una curiosita’…Ale..ma non hai paura qualche volta di reazioni impreviste da parte di questi ragazzi?
AlessiaNon è paura per le loro reazioni, la preoccupazione, sempre presente soprattutto all’inizio di ogni terapia è “sarò all’altezza di fare qualcosa di buono per lui?”. Ma di solito scompare quasi subito anche perchè i bambini sono fantastici, tiguidano loro per quella che è la loro strada, senza sovrastrutture difensive, tipiche degli adulti, e si affidano completamente e mi insegnano tantissimo!
AlessiaUna volta con un bambino affetto da mutismo elettivo, al primo colloquio, in cui era presente anche la madre, che parlava per tutti e tre e mi raccontava la storia del bimbo, ha iniziato ad avvolgermi con lo scoch da pacco, che ho nel materiale di gioco, e l’ho lasciato fare, senza dirgli niente, fino a quando è arrivato a tapparmi letteralmente le orecchie e la bocca. Rivolgendomi alla madre, ammutolita dal gesto del figlio, “credo che a Luca dia fastidio che io e lei parliamo di lui come se non fosse presente, penso che sia meglio che ci lasci da soli a giocare un pò” ed il bambino ha iniziato a slegarmi e mentre lo faceva mi sorrideva…..Stupendo no?
SirenellaAle che significa mutismo elettivo? di che tipo di disturbo si tratta?
Alice/StefaniaE’ davvero stupendo Alessia! Episodi di questo tipo mi vengono raccontati da una mia cliente che è psicologa e segue i bambini. Imparo molto da lei e lei è molto interessata all’enneagramma. Alice.
AlessiaIl mutismo elettivo è un’assenza di linguaggio in bambini che avevano già acquisito la parola completa e che, in seguito ad un trauma, si sono chiusi in un silenzio relazionale solo in alcuni ambienti (spesso quelli dove si è consumato il trauma: per es. a scuola, o in famiglia o con determinate persone).
ElisabettaMi torna in mente la storia scritta da R.Mawson, “La bambina Lazarus”.
Ben è un bambino di dodici anni ed una mattina mentre accompagna la sorellina a scuola distrattamente la lascia in compagni di un’amica e cammina veloce. Immerso nei suoi pensieri non aiuta la sorellina ad attraversare la strada ed improvvisamente sente i pneumatici di un camion che stridono sull’asfalto ed uno schianto terribile. Le bambine vengono colpite in pieno, la sua sorellina entra in coma e l’altra bambina muore. Ben resta attonito dall’altra parte della strada, vede sente ma non riesce più a muoversi mentre tutti corrono per soccorrere le bambine. A sera tarda i genitori lo trovano in camera, silenzioso assente, raggomitolato su se stesso. Non parla ed inizia a perdere i capelli, non vuole raccontare l’accaduto ne rivedere la sorellina, come se il terrore provato avesse provocato una violenta rimozione. Uscirà da questo tunnel solo attraverso il ritorno dal coma profondo della sorella, accompagnandorla, con l’aiuto di una neurologa, dal sonno del coma fino alla resurrezione. E’ un libro da leggere.
ElisabettaE’ uscito in questi giorni nelle sale il film tratto da questo romanzo: “L’ultima porta” con Andy Garcia. Non l’ho ancora visto ma il genere mi intriga….lo hanno paragonato a “The Others” ed al “Sesto Senso”, vedremo.
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