HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Ferita originaria, enneagramma, ferite del tempo
Questo argomento contiene 8 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Marina Mele 13 anni, 1 mese fa.
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Marina meleSottopongo un quesito dibattuto con una amica psicologa, esperta di enneagramma…Ho avuto la sua risposta ma voglio porre qui il quesito e proporre il dibattito.
Allora partiamo dal presupposto che dice che vi è una ferita originaria che determina la propria base/tipologia…..tale ferita, in quanto originaria, è antica e agisce fissando la nostra tipologia.
Fin qui siamo d’accordo? e se no perchè?…
Allora facciamo un esempio. Una persona, secondo il presupposto qui sopra enunciato appartiene alla tipologia 3…..a un certo punto, nella sua vita, accade una tragedia (non un dramma o un forte dispiacere parlo di una tragedia). La base di quella persona “assorbe e assimila” questa tragedia e porta la persona a reagire secondo certe caratteristiche….Ma potrebbe, invece, accadere che tale tragedia induca una tale cicatrice/ferita seppur successiva ma “originaria”? Cioè una ferita così profonda che si sovrappone a quella precedente modificando la struttura della persona inmnaiera molto profonda così da farla spostare violentemente in un’altra base? E se no, perchè?
Marina MeleNon trovo dibattito qui ma ho portato questo argomento altrove….ho trovato un maestro di enneagramma, psicanalista anche lui, che afferma che, in rari casi, secondo la storia della persona e solo per alcune tipologie tale tragedia potrebbe muovere la persona da unos tato sano a uno morboso del proprio ennea tipo MA, da qui, poi muoverlo in altra base…..non avevo previsto questa spiegazione…..cosa ne pensate?…Capitano, scusa se ti chiamo…ma credo che tu una tua opinione, teorica, tecnica ed esperenziale come docente, ce l’hai di certo….non è che riesci a trovare due minuti???…..Melinda
Alice/StefaniaPer quanto riguarda l’enneagramma non saprei cosa dire, non ho abbastanza esperienza, ma posso dire con certezza che, dalla propria tipologia morfocostituzionale, per un evento traumatico si può modificare la propria tipologia. Faccio un esempio: Ragazza di 23 anni, tipologia sanguigna/biliosa dopo un evento traumatico può arrivare ad avere tutte le caratteristiche della tipologia linfatica. In quel periodo della sua vita cambiano anche le sembianze del suo corpo, le sue abitudini di vita, i suoi gusti ecc.
EleonoraSinceramente, credo che questa sia una questione abbastanza dibattuta. Credo, tra l’altro, che ognuno di noi che conosce l’enneagramma se lo sia chiesto almeno una volta. Per dare la mia opinione, chiaramente, parto dalla mia esperienza e da ciò che ho potuto osservare su di me. Come tutti, credo, e avendo una certa età, sono stata molto diversa nelle varie fasi della vita. Indipendentemente dall’enneatipo, credo che certe fasi le attraversiamo tutti. Sono stata tutto e il contrario di tutto. A seconda del momento che mi sono trovata a vivere ha prevalso l’apertura o la chiusura, l’ottimismo o il pessimismo, la speranza o il nichilismo. Ma c’è un tratto che non è mai cambiato e che è sempre stato il filo conduttore della mia esistenza: la sete di conoscenza. Il Sapere è sempre stato al primo posto. Ossia, c’è sempre stata, in me, l’illusione che la conoscenza ed il sapere mi avrebbero permesso, un giorno di scoprire me stessa e Dio, il significato e lo scopo della vita. Anche se oggi ho consapevolezza che le cose non stanno esattamente così, e che molte cose di quelle a cui aspiro non potrò mai capirle intellettualmente, pure ci ricasco continuamente. Quindi, che dire? Se ripenso alle varie fasi della mia vita potrei anche pensare di non essere stata sempre un 5, tuttavia, l’illusione del sapere costante ed onnipresente, anche adesso che lo so, mi fa pensare, invece, che non sia così e che, semplicemente, nelle varie fasi mi sono trovata a vivere sia le posizioni sane del mio enneatipo sia quelle più nevrotiche fino ad arrivare anche a quelle propriamente patologiche. Mi fermo qui, per ora, intanto aspetto di leggere anche le opinioni degli altri. ciao. ele
Antonio BarbatoMelinda, per far comprendere meglio la tua domanda, dovresti anche spiegare che cosa intendi per “tragedia”. Esiste una realtà psicologica, da lungo tempo sperimentata, secondo la quale, in caso di gravissimi traumi non fisici, si “regredisce” fino ad arrivare ad una base precedente di “certezza” dell’essere. Lungo questo percorso di regressione si possono avere varie tappe, che vanno dal semplice deterioramento di certi meccanismi, fino al completo cadere in uno stato catatonico-letargico e al venir meno della personalità e, quindi, anche del tipo (per favore, non usare più la parola “base”, perchè crea molta confusione in questo contesto). In linea di massima, un percorso di disintegrazione lento dell’ego passa attraverso queste fasi: Intensificazione nell’azione del Meccanismo Primario di Difesa- Estremizzazione di una Polarità- Giochi Compensatori in prima fase- Collasso delle Illusioni- Conversione nei Meccanismi di Difesa Secondari-Giochi Compensatori in seconda e terza fase- Patologia Psichica- Collasso e Disintegrazione della Personalità. L’effetto di un trauma violento, invece, in genere provoca l’attivazione violenta della Polarità Ritrattiva e delle tre radici vitali dell’essere (Paura, Rabbia ed elaborazione del Dolore). Così, se, per esempio, per “tragedia” tu intendi un qualcosa i tipo personale (come la perdita di una persona cara), o del tipo disastro collettivo, come un terremoto o uno tsunami, allora l’ego rimarrà in carica e l’esito finale dell’evento, in termini intra psichici, sarà dato dall’individuale elaborazione del dolore all’interno della personalità. Se, invece, per “tragedia”, intendi qualcosa del tipo “incidente che ha distrutto buona parte del sistema limbico o lesioni permanenti all’emisfero cerebrale destro”, allora, non avrai più un cervello emozionale e, pertanto, nemmeno più un ego o tipo di personalità.
Antonio BarbatoLa mia idea della tipologia come un forzato adattamento in risposta ad un Dramma Emozionale infantile (che io ho denominato Ferita Originaria), non è, comunque, l’unica teoria che cerca di spiegare l’origine dei vari caratteri. Ve ne sono almeno altre cinque che tentano di spiegare il “tipo” senza ricorrere alle radici infantili della persona.
Marina MeleCaro Antonio. Hai ragione. Dovevo esprimere meglio il concetto e non me ne volere. Intendevo non entrare nel secondo caso che tu porti ad esempio poichè di esso, ritengo, non ci si debba occupare noi, e comunque, penso, non qui nel Forum….è altrettanto corretto comunque tu lo metta in risalto perchè deve far riflettere sul linguaggio da me usato in velocità che è risultato forse superficiale e deve far riflettere su quanto effettivamente affermi in quel caso, tanta è la gravità in essa contenuta e le conseguenze che alle persone porta. Mi riferivo quindi al primo caso che descrivi molto bene per capire, chiedere e sapere, se secondo le varie scuole di pensiero, si ritiene possa avvenire un tale scossone nella personalità abitata che determini una virata anche relativa alla tipologia della persona (Antonio, abbi pazienza, la parola “base” fa riferimento alla Scuola di Riza condotta da Maurizio nella quale ora collaboro nei master per i naturopati e per noi la parola base è d’uso quotidiano..poichè però qui non è gradita o risulta poco chiara cercherò di evitarla….se scappa però, chiedo venia e comprensione)….ho capito quanto spieghi ed è chiaro e peraltro, mi rassicura molto…..Grazie….Ultima domanda sul tema: che tu sappia, gli altri cinque come la spiegano????? (oppure puoi indicarmi dove li cerco così non ti arreco questa necessità di risposta???).
Bacioni.
Melinda
Antonio BarbatoCaspiterina, deve essere una caratteristica delle Marine quella di voler cercare veramente di sapere…Allora, in breve, (lo so, lo so, è la parte Cinque dentro di me)… due teorie sono “organolettiche” e fanno riferimento a fattori costituzionali quali i neurotrasmettitori cerebrali o i livelli degli ormoni e di catexi dell’individuo, un’altra è quella di Ichazo, un’altra quella di Almaas, l’ultima, quella degli Chabreil, si basa sulla predominanza nell’ordine dei Centri. Non ho alcun problema con la parola “base”, è solo che crea una inutile confusione con dei concetti di psicologia, con la classificazione fondata sulle basi (vedi come la parola crea problemi) organiche, con le basi della PNL e dello Spiral Dynamics. Nel momento in cui cerchiamo di uniformare e semplificare il linguaggio è solo una inutile complicazione, non credi?
Marina MeleCerto Capitano. Concordo sul linguaggio e mi adeguo immediatamente. Cercherò solo di non scivolare nelle mie abitudini altrove portate.
Per quanto riguarda le Marine…vuoi che proviamo a lanciare Enneagramma e nomi propri di persona???… Per quanto riguarda le risposte: grazie! -
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