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I punti fermi

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Questo argomento contiene 56 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Chiara 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #625 Risposta

    Utente OspiteSveglio

    Secondo voi nella vita ci devono essere punti fermi? E se si, siamo veramente in grado di creare un qualcosa che rimane immutabile e quindi fisso e su cui possiamo sempre fare affidamento?
    Ciao; ho lanciato la petrella.

    #5180 Risposta

    un atomo

    No.

    #5181 Risposta

    Bruno Ordonselli

    ti sbagli atomo una grande onestà intellettuale serve a conoscere e a farsi conoscere che è poi un gran gesto di lealtà nei confronti di se stesso.Altro non so se non mandarti un bacione

    #5182 Risposta

    un atomo

    mha..non ho capito che c’entra l’onestà intellettuale, il conoscersi e il farsi conoscere. Io credo che nella vita i punti fermi, qualcosa su cui fare affidamento in eterno non ci sia. Credo che siano solo un’illusione a cui a volte ci attacchiamo e molto spesso diventino addirittura un limite, una gabbia un alibi per non trasformarsi. Io penso che la vita è movimento e che ci siano tante fasi e tanti omenti di crescita. Eppure guarda io coltivo ancora amicizie di quando avevo 13 anni, ho vissuto la mia storia sentimentale con un uomo per 30 anni e conservo, quasi intatti, i miei ideali di adolescente. Dovei credere ai punti fermi visto che ho tenuto tutto quello che si può tenere, eppure tutto ciò che oggi c’è domani non ci sarà, quello che contuinua ad esserci sembra quello di ieri ma in realtà non lo è più. Non esistono certezze in alcun campo, nemmeno su cosa noi siamo. Non possiamo e per me non dobbiamo fare affidamento su nulla, la vita è insicura ed è per questo che bella. Quando siamo certi di aver trovato la strada e ci mettiamo tranquilli a vagheggiare del nostro futuro, in un solo attimo tutto può cambiare. Per me è stato così. Su cosa dunque fare affidamento? Nulla è eterno, e noi stessi abbiamo le stesse certezze di 20, 15, 10 anni fa? O forse solo dell’anno scorso? Le cose immutabili e fisse non esistono e se le percepiamo come tali allora siamo bloccati in un immagine poco reale. Io sento così.

    #5183 Risposta

    Eleonora

    L’immutabile esiste ma lo dobbiamo cercare dentro di noi; all’esterno non lo troveremo mai. Ogni cosa muta, persino l’idea stessa di cosa è per noi un punto fermo. Noi stessi mutiamo incessantemente, anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno. Per molto tempo mi sono rifiutata di accettare questa realtà, sono stata incazzata con la vita per anni, poi ho capito che non dovevo + combattere ma accettare ciò che è. La vita è questa e non cambia la sua realtà solamente perchè io non sono d’accordo. Chiaramente, non ho per niente raggiunto la saggezza e mi ritrovo ancora a cercare di costruire punti fermi: gli affetti, il lavoro, l’immagine personale e persino la ricerca interiore. Nuotare controcorrente è faticoso e perdente in partenza, farsi trasportare dal corso del fiume è la mossa + intelligente eppure, in queste cose, ci comportiamo come bambini piccoli che vogliono rimanere attaccati alla gonna della mamma: abbiamo paura. Oggi mi è capitato di leggere questa frase: “Tutti, prima o poi, dovremo arrenderci alla vita.Dovremo ritornare al divino. Dipende solo da te se ci vuoi arrivare in catene, in barella o danzando…” . Dunque, arrendersi alla vita significa ritornare al divino. Anche se per il momento io ci sto arrivando in catene e in barella (sono sempre attaccata alla gonna di mamma:ho paura!!!), auguro a me stessa, a voi tutti e al mondo intero di arrivarci danzando.

    #5185 Risposta

    Bruno Ordonselli

    caro atomo l’amore l’amicizia la lealtà l’onestà questi non sono punti fissi? per me si.Possono cambiare i rapporti con gli altri ma i miei principi…….. mai. Quando parlavo di onestà intellettuale intendevo proprio questo farsi riconoscere per quello che si è.Tutto scorre è vero e noi siamo chiaramente mortali ma essere a posto con la propria coscienza penso che sia un bel risultato e non mi arrendo alla vita vado controcorrente e sapete perchè?Perche mi piacciono anche le sfide che so di non poter vincere,perchè come diceva un grande pensatore “mi son seduto dalla parte del torto perchè la parte della ragione era piena”.Eleonora io al divino ci arrivo a …….gattoni e secondo me non mi vuole!!

    #5186 Risposta

    Bruno Ordonselli

    sono proprio un 4 tipico è capitano?

    #5187 Risposta

    Utente Ospite

    chiaramente irredento

    #5189 Risposta

    Luca Brun

    Ci devono essere i punti fermi? Che ci siano è spesso un dato. E sono veramente fissi e immutabili? Solitamente si… almeno fino a che si muovono e cambiano di posizione!
    Penso che qui si stia parlando di principi, cioè di convinzioni forti su se stessi, la vita, il mondo.
    Ci devono veramente essere? Ci possiamo fare affidamento?
    Esserne consapevoli della presenza è un primo passo, un passo importante.
    Trattandosi di convinzioni, queste possono giocare pro o contro di noi.
    Si parla allora di convinzioni potenzianti o limitanti.
    Tutti noi ne abbiamo un certo numero delle une e delle altre.
    Certo delle convinzioni limitanti potremmo farne volentieri a meno.
    Molte convinzioni, o punti fermi, o principi, cambiano in maniera naturale nel corso dell’esistenza, spesso anche a causa di agenti esterni.
    Per concludere tutti noi ne abbiamo di punti più o meno fermi. Alcuni facciamo bene a tenerceli ben stretti, altri a lasciarli andare.
    Spesso non siamo consapevoli di questi ultimi purtroppo, perciò farli affiorare a livello conscio è vitale per iniziare un percorso di crescita personale, per apportare dei cambiamenti migliorativi.

    #5190 Risposta

    Antonio Barbato

    Interessante il modo col quale si sta svolgendo questo dibattito perchè mi ricorda i dialoghi della filosofia greca fra sostenitori della permanenza, ed anzi meglio della immutabilità dell’essere, e sostenitori della impermanenza di tutte le cose, per i quali l’unica cosa veramente immutabile era il cambiamento stesso. Permettetemi qualche breve riflessione insieme a voi tutti su questo tema. In primo luogo di cosa stiamo parlando? Dell’essere che non si identifica in nessuna manifestazione, pur essendo più intima alla cosa di se stessa (come dice il Corano, parlando del rapporto fra Allah e l’uomo, che gli è più vicino della sua stessa vena giugulare), o delle infinite manifestazioni che pur essendo l’essere non sono e non possono essere la totalità della sua interezza (la lezione di Eraclito sull’essere e il divenire)? Ognuno dei vostri punti di vista inclina, più o meno consciamente, verso l’uno o l’altro dei due poli. Comincio con lo Sveglio/Addormentato, che forse ripropone il vecchio dilemma di Gurdijeff. In questo caso dovrebbe ricordare che il cirrotico George Ivanovic predicava la molteplicità e l’impermanenza degli io, ma che affermava anche, seguendo il solco di molte dottrine gnostiche, che fosse possibile una cristallizzazione dell’essere umano. Se questo era il senso della sua putrella, allora lo invito a riflettere sul koan del Sesto Patriarca Chen ed a trarne qualche conseguenza (chi semina vento raccoglie tempesta, caro il mio Apatico)! La mia cara Vesperina Bip-Bip (leggevi Topolino da bambina?) è troppo categorica nell’affermare la non permanenza di ogni cosa. Dopotutto perché negare la possibilità che la capacità dell’essere di percepire la sua esseità, sia immutabile? Le rappresentazioni cambiano, l’ordine delle cose è permanentemente mutevole, è vero, ma chi è allora che percepisce la mutevolezza e quali sono i suoi attributi, se ne ha? Il buon Platone insisteva molto sul fatto che l’uomo dovesse pervenire, come meta finale della sua vita, a percepire e rappresentare gli archetipi eterni di cui era ad un tempo individuale ed universale. Oppure, come puoi negare decisamente l’esistenza di qualcosa che sopravvive alla morte del corpo fisico? Sono d’accordo con quasi tutto quello che ha scritto la mia Grillola, ma le voglio ricordare che, piuttosto che parlare di ritornare al divino, sarebbe meglio verificare se ne siamo mai stati davvero allontanati! Un’altra considerazione è che anche l’esteriore, non considerato nelle sue rappresentazioni, è di per se stesso immutevole, come ci ricordano le leggi della Termodinamica. Chiaramente il buon Bruno parla di qualità dell’essere, di aggettivi che si possono apporre ad un essere di cui non si sa se è, lui per primo, sempre mutevole o sempre immutevole. In quanto al tuo essere Quattro, non mi posso esprimere, perché non ti conosco personalmente, anche se, da molte cose che scrivi, avverto forte la presenza dell’Invidia come male minore. Spero abbia scritto tu il messaggio successivo, perché, se così non fosse, sarei molto dispiaciuto. Io disapprovo fortemente, infatti, che si emettano giudizi sulla integrazione o meno delle persone (non accetto nemmeno in ipotesi che si parli, addirittura, di redenzione), perché è attribuirsi una capacità che non credo pervenga a noi tutti che scriviamo qui per aiutarci l’un l’altro a comprendere ed eliminare quegli aspetti disfunzionali che ci fanno vivere male. Luca (bentornato amico mio) fa bene a sottolineare che essere consapevoli dell’esistenza di strutture psichiche fisse è indispensabile, però dovrebbe riflettere su quanto- attaccamento- c’è nel suo tentativo di cercare di trattenere. In realtà, caro Luchino, più che trattenere, si dovrebbe parlare più propriamente di essere trattenuti e questo vale sia per gli aspetti che riteniamo funzionali sia, in ugual misura, per quelli che riteniamo disfunzionali. Un abbraccio a tutti ed a rileggervi. Il Capitano.

    #5191 Risposta

    Antonio Barbato

    Due svarioni dovuti al correttore automatico ( e vabbene lo so che sono pedante e sto sempre a cercare di esprimermi al meglio, non ho mica pretese di essere un illuminato, io), il primo è che rivolgendomi allo Sveglio avevo scritto petrella, come aveva fatto lui, e non putrella, come erroneamente è apparso. La seconda è che nel dispiacermi se fosse stato emesso quello che a me sembra un giudizio, sulla più o meno presunta integrazione di Bruno, ho scritto – non credo pervenga- che non significa nulla, invece che – non credo appartenga- che rispecchia davvero il mio pensiero. Saluti domenicali da un Capitano appena ritornato in porto.

    #5192 Risposta

    Bruno Ordonselli

    ero io che mi davo dell’irredento. certo non si può negarel’esistenza di qualcosa che sopravvive alla morte del corpo fisico,ma è altrettanto vero che non si può dimostrare il contrario.io ho la sensazione che tutto cambi per restare uguale.Capitano …..mio capitano che vuol dire invidia come male minore?

    #5193 Risposta

    Cristina

    scusate se mi…pongo tra le vostre righe.
    trovo molto interessante il quesito posto. I punti fermi…io credo che nella vita di ognuno di noi esistano dei punti fermi più o meno espliciti a noi stessi e agli altri.Credo che tali rifermenti si riconoscano nella dimensione valoriale di ciascuno. La complessità del tempo in cui viviamo rende tutto molto frammentato e noi stessi percepiamo e viviamo tale frammentazione nella nostra dimensione più profonda. E credo anche che proprio questa sia la trappola principale : il perdersi nella frammentazione. Tale realtà ci fa perdere, a mio avviso, il giusto orientamento cosa che condizione il realizzarsi di un percorso di vita fatto di costruzione di significato in tutto ciò che facciamo e pensiamo…il tendere all’unitarietà dentro di noi, essere coerenti con se stessi, con i valori che non soltanto dobbiao professare ma prima di professarli vivierli e sperimentarli. Ecco qui..il mio primo punto fermo : voglio essere ….significante.

    mi allontano un pò dalle vostre righe…grazie per avermi accolta.
    cristina

    #5194 Risposta

    Marina Pierini

    Ciao Cristina, molto interessante il tuo intervento. Hai detto in maniera chiara qualcosa su cui rimurginavo ma che non avrei saputo esprimere meglio di come hai fatto. Concordo con quanto dici. Vorrei solo aggiungere che, se anche durante la frammentazione come tu la chiami, della nostra vita e del nostro cambiare, i punti fermi si modificano, perchè acquisiamo nuovi valori, rimane il fatto che essi divengano i nostri nuovi punti fermi. Quella sorta di linea di orizzonte, di stella polare,che di quando in quando abbiamo bisogno di osservare per ritrovare la nostra direzione. I punti fermi, dunque, secondo me, possono anche differenziarsi nel corso della vita, ma rimangono comunque “fermi” rispetto alla loro utilità. Il cambiamento non esclude la nostra necessità di non smarrirci nei mille volti della vita. Voglio essere significante e voglio avere il mio…di significato..dunque ho necessità di guardare ai miei punti fermi affinchè io possa trarre forza e direzione, nei momenti di smarrimento e anche coloro che mi sono accanto e che su di me possono contare. Baci a tutti, Sirenella.

    #5195 Risposta

    Antonio Barbato

    Caro Bruno, quando parlavo dell’Invidia come della scelta di un male minore, mi riferivo ad una concezione classica delle passioni. In origine e nella comprensione dei padri della chiesa cristiana d’oriente ogni passione era, in realtà, la ricerca di un oggetto di piacere o, almeno, un tentativo di evitare il dolore. In alcuni casi questa concezione era evidente; la Gola era la tendenza a riempirsi di cose buone, la Lussuria il piacere derivante dai rapporti carnali, l’Avarizia (chiamata con potenza espressiva argirofilia=amore per il denaro), era il piacere derivato dal contare il proprio denaro, e così via. L’Invidia, però, era strettamente collegata alla tristezza, ed era vista come il piacere derivante dalla osservazione delle disgrazie altrui, ma, soprattutto, come sopimento del dolore provato nell’esaminare le proprie carenze e mancanze. In altri termini, piuttosto che cercare un piacere, la persona che soffriva d’invidia cercava di limitare il proprio dolore, di accettare il meno peggio. Nella nostra moderna concezione psicologica delle Passioni questo concetto ha subito una piccola trasformazione, pur restando immutato nel suo significato originale. Il bambino piccolo ha la necessità assoluta e vitale di avere contatti e di vedersi riflesso negli altri (in termini psicologici questa viene definita come fame di stimolo), e morirebbe senza avere contatto alcuno. Per questo un bambino preferisce accettare la frustrazione derivante da un rapporto insoddisfacente coi genitori, piuttosto che farne senza, poiché sente che, altrimenti, morirebbe. In conclusione si potrebbe tradurre questa posizione con la seguente frase: meglio vivere e soffrire per l’insoddisfazione che provo nei rapporti, piuttosto che stare da solo è morire. Questo è il concetto di male minore al quale facevo riferimento. Un saluto affettuoso a te ad agli altri amici del forum (Cristina, benvenuta), aspettando che l’Apatico Dormiente si ridesti allo squillo della sesta tromba e che Vesperina Bip-Bip ritrovi la voglia di darci i suoi interessanti contributi. Il Capitano

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