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Il 2 dopo il sat

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Questo argomento contiene 16 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Teresa 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #631 Risposta

    Utente Ospite

    Mi piacerebbe sapere cosa ha portato il sat ai 2 in genere, come si sono sentiti e come hanno reagito. Quante difficoltà hanno incontrato e come hanno superato gli ostacoli. Dopo il sat sono stata benissimo ma piano piano la situazione si è complicata ora mi trovo un po’ in alto mare mi piacerebbe confrontarmi con qualcuno. Grazie.

    #5448 Risposta

    Marina Pierini

    Ciao Utente Ospite, per quanto mi riguarda non ho mai partecipato ad un Sat. Ho letto diversi libri, ho ascoltato durante i suoi corsi, la testimonianza di Antonio Barbato circa il pensiero di Naranjo e Ichazo in merito ad alcune differenze di pensiero, ma non ho mai avuto il piacere di partecipare ad altri tipi di incontri. Mi auguro, nonostante ciò, che questo non possa rappresentare un problema o un limite. Molte delle persone che scrivono quissu’ hanno avuto il piacere di seguire corsi di Antonio e certi argomenti in realtà forse è l’unico a proporli ed approfondirli. Detto questo…non so come aiutarti, se prima non spieghi cosa significa per te essere in alto mare, che cosa ti succede, cosa ti ha turbata o non convinta. Io sono un tipo 4, ma credo che anche questo non sia necessariamente un limite rispetto ad un confronto. Almeno spero. Fammi sapere qualcosa in più se ti va. A presto e benvenuta…..??? come ti chiami?

    #5449 Risposta

    Antonio Barbato

    Quello che hai descritto è uno dei problemi che si verificano quando una persona esce, per così dire, da una situazione protetta e si deve rituffare nella realtà di tutti i giorni. Per questo e per altri motivi io non credo nella validità di seminari che si prolunghino per più di due o tre giorni.

    #5450 Risposta

    Roberto Maieron

    Il mio parere Antonio, per la mia esperienza , diverge un poco dal tuo, in quanto io sono assolutamente favorevole a corsi di almeno dieci giorni, gli unici che credo diano un’impronta significativa alla conoscenza esperienziale.
    Sono assolutamente d’accordo con te che a seguito di un corso residenziale (qualsiasi esso sia) esperienziale “lungo” (ossia di almeno una settimana) in una situazione protetta comporti poi delle problematiche una volta ricalati nella realtà quotidiana, specie se non si ha ricevuto indicazioni di nessun tipo.
    Il sat tuttavia non mi sembra particolarmente protetto . Anzi una delle cose che mi ha colpito di più e’ proprio il fatto che si operi in una situazione non dharmica (e questo fatto all’inizio mi aveva colpito negativamente, poi l’ho considerato un pregio perchè dal mio punto di vista non dista molto dalla vita reale e dai rapporti quotidiani, ottimo quindi).

    #5451 Risposta

    Antonio Barbato

    Caro Roberto, le esperienze individuali, ovviamente, differiscono e danno origine a percezioni delle cose e dei fatti diverse da persona a persona. Non so cosa tu voglia intendere con l’espressione situazione non dharmica e, nemmeno, la riesco a vedere come uno degli elementi che compongono un lavoro il cui stesso titolo richiama, in un certo senso, il trascendente. La mia notazione nasce semplicemente dalla esperienza e dalla osservazione di quello che accade nei seminari (compresi i SAT, ovviamente, ai quali ho partecipato per anni prima di capire che non mi servivano), nei quali le persone escono fuori, per così dire, dalla loro vita reale. Probabilmente tu non hai mai dovuto soccorrere persone sole che, al ritorno a casa, avvertivano un senso di alienazione e di impotenza quanto mai frustrante, o non hai avuto modo di sentir parlare gruppetti di persone che si auto elegevano a portatori della conoscenza, perché avevano partecipato ad una esperienza percepita come particolare. Il percorso della conoscenza di sè è lungo e profondo, e non è necessario stimolare l’arroganza intellettuale delle persone o la reattività emozionale ed un falso senso di specialità, tenendole in un contesto che le stimola come il brodo di carne per i batteri.

    #5452 Risposta

    Roberto Maieron

    Sono assolutamente d’accordo con te Antonio.
    Specie con l’ultima parte della tua comunicazione. Per quanto concerne in particolare le persone IN TRIP che hanno vissuto delle esperienze anche veramente molto particolari e profonde ne ho viste molte ed io stesso sono stato una di queste.
    Per non pochi anni dentro di me sentivo una forza e un senso di grandezza che mi elevava sugli altri, dopo un percorso molto duro di dissoluzione dell’ego.

    In realtà l’ego non se n’era andato, ma aveva “usato” tutto il mio impegno tutti i miei sforzi e tutte le mie difficoltà superate per alimentarsi.
    Ora, proprio perchè ci sono passato anch’io, quando vedo una persona in trip che si atteggia a guru, che si autoeleva (spesso spillando quattrini a un sacco di gente, organizzando corsi di tutti i tipi e mantenendo le persone in una condizione di forte dipendenza psicologica), me ne accorgo immediatamente.
    Devo dire che coloro che si collocano più in alto di altri perchè sentono di aver fatto un percorso e di essere spiritualmente “migliori” degli altri, al pari mio di alcuni anni fa, non si rendono conto che l’ego invece di averlo vinto lo hanno alimentato. Sono state proprio le battaglie vinte che hanno dato benzina all’ego per dargli più energia e vigore.
    Avrei moltissime cose da dire su questo argomento e mi piacerebbe un giorno discorrerne con te.

    #5453 Risposta

    Roberto Maieron

    Per quanto riguarda il “dharma”. Il Dharma è l’etica. Esiste un’etica spirituale oggettiva, non soggettiva. Il rispetto di quell’etica è fondamentale per permettere all’individuo di manifestarsi e di essere se stesso. Ai Sat invece la
    gente si ferisce, a volte in modo scoperto, spesso senza accorgersene neppure (nè di ferire nè di essere feriti). Ma l’essenza avverte la ferita. e ogni ferita crea separazione. Una condizione veramente protetta esige il rispetto di regole ferree per impedire qualsiasi tipo (e ce ne sono un’infinita’) di ferita o di manipolazione o di invalidamento dell’altro.
    Scusa Antonio il tono “professorale”, ma sono insegnante di scuola.

    #5454 Risposta

    Antonio Barbato

    Caro Roberto, sono a tua disposizione per quanto riguarda questo tema. In anni ormai lontani ho vissuto esperienze di ogni genere. Ho sperimentato quello che c’era da sperimentare nei corsi di cui abbiamo parlato, ho provato la mescalina in grado terapeutico (formidabile, al riguardo, e te lo consiglio, il libro di Aldous Huxley, Le Frontiere della Percezione), ho galleggiato nelle vasche saline copiate da quelle di Stati di Allucinazione, ho partecipato a danze estatogeniche indotte dal tamburo di sciamani siberiani ed ho vorticato sulla mia spina dorsale insieme ai dervisci Tournat, ripetendo in piena apertura del cuore il grido dei cercatori, ed alla fine ho provato esattamente quello che hai detto tu. La prima volta che ci siamo incontrati mi hai detto di essere stato colpito dal mio atteggiamento non arrogante, io ringrazio sempre e comunque il mio maestro interiore che mi mostra come ciò, in verità, non sia vero, perché la Vanità, come diceva Evagrio Pontico, è la Passione più difficile da combattere. Un abbraccio.

    #5455 Risposta

    Teresa

    Avendo partecipato ai Sat voglio parlare della mia esperienza che invece è stata positiva, fermo restando che non esistono scuole di magia dove per incanto diventiamo essenza allo stato puro. Antonio tu avrai pure conosciuto persone che una volta tornate a casa si sono sentite pù disorientate di prima, ma ci sono anche persone che invece hanno portato con sè il significato del Sat che a mio avviso è quello che a che fare con la volontà di conoscere e di crescere e che non finisce certamente lì, sempre se uno vuole. Quello che succede nei Sat, la ricerca della verità, va tenuto a mente ogni giorno, ogni minuto. Certo non dico che è facile, e tu lo sai bene. Io sono tornata a casa sempre con una grande energia invece che è durata addirittura mesi. Credo sia importante condividere il percorso di crescita con molte persone e per più giorni perchè questo dà la possibilità di confrontarsi costantemente, e man mano che passano i giorni l’ aprirsi sinceramente, veramente, diventa quasi inevitabile. C’è come un’esigenza della verità, perchè si sta lì per questo. Poi non dimentichiamo che il Sat è coordinato, oltre che da Claudio Naranjo, sempre disponibile ad ascoltare e a dare input, da tanti psicoterapeuti disponibili a chiarire, ad ascoltare, ad aiutare e a contenere. Se c’è una critica negativa che sento di fare è quella inerente i costi, esosi e quindi inaccessibili per chi non ha possibilità. Ma, ripeto, è un’esperienza che consiglio a tutti e credo sia sbagliato generalizzare. Sempre con affetto. Teresa

    #5456 Risposta

    Antonio Barbato

    Vedi, Teresa, il punto è che non credo più ad una psicologia di ispirazione accademica e falsamente scientifica e nemmeno al fatto che una persona possa, se solo partecipa ad una esperienza particolare, riuscire a liberarsi dei pesi più faticosi del suo ego. In quanto a quello che le persone portano a casa, bisogna, forse, ricordare che condividere una sensazione di specialità per l’appartenenza ad un gruppo, non è precisamente un elemento che rende più malleabili le difese più forti del bambino interiore. Quello che dico non si deve necessariamente intendere in connessione ai seminari di cui tu parli, ma, più in generale, vale per ogni tipo di lavoro che estranei una persona dal suo ambiente di vita per più di due o tre giorni. In quanto ai costi elevati non me la sento di dire nulla: dopotutto una settimana di pensione ad un villaggio del Club Mediterraneè costa più o meno lo stesso.

    #5457 Risposta

    Sarah

    Questo argomento mi interressa molto. Non mi sembra che Teresa parli di una condizione di specialità, come invece Antonio intende la risposta da lei data. Mi pare che parli semplicemente di una carica di energia ritrovata e di un esperienza di apertura agli altri, da tenere presente come un lumino che guidi il cammino della vita di tutti i giorni. Anche io ho fatto il SAT e mi ha fatto schifo, ma non è un giudizio di valore sul corso, solo l’esperienza personale rispetto a come è andata. Non mi ha fatto stare bene e ho fatto molta fatica a riprendermi. Non credo lo rifarei. Il due che inizia il thread del forum non specifica in che modo si trova in alto mare e cosa intende con queste parole, quindi è un po’ difficile dire qualcosa. Potrebbe significare sia una riflessione rispetto a dei risulati attesi, sia un disagio di tipo emotivo non chiarito. In ogni caso penso che essere un po’ razionali e non aspettarsi la panacea di tutti i mali da un corso o da un esperienza penso sia opportuno, come sottolinea Antonio, riportando le sue risposte. Sarah.

    #5458 Risposta

    Antonio Barbato

    Ciao Sarah, benvenuta. In verità io ai SAT cui partecipai non mi sono trovato affatto male, la mia convinzione, però, è che agli incontri dovrebbero essere ammesse solo persone che hanno una situazione stabile ed, almeno, un buon equilibrio nella propria vita privata, perchè quei seminari non costituiscono una forma di terapia. Molti single alquanto isolati al ritorno da una settimana di full immersion, si sono trovati in serissime difficoltà nel riprendere la loro vita normale. questo, tuttavia, non è il difetto peggiore, a mio avviso, perchè la cosa che più mi ha colpito in negativo, e che Roberto ha capito benissimo, è proprio il senso di aver fatto qualcosa di speciale, di essere su un cammino di luce, come mi disse un partecipante. Capire che una esperienza isolata è solo quello, una esperienza che non significa null’altro, è il problema maggiore che si pone a chi crede, davero, di essere un cercatore di verità.

    #5459 Risposta

    Sarah

    Sono molto contenta per te che ti sia trovato bene e abbia avuto una bella esperienza dei SAT. Non avendo mai fatto esperienze straordinarie in quel corso o in altri contesti mi riesce un po’ difficile immaginare cosa possa voler dire sentirsi o credersi in un “cammino di luce”. Le parole stesse usate per esprimere quell’esperienza mi mettono un po’ in imbarazzo. L’utilità di certi corsi penso sia nel conoscere meglio se stessi. E’ questo che intendi? Comunque quello che scrivi è molto interessante. Mi suona anche molto bene. Una volta ho sentito un commento da una partecipante (un 4) all’esperienza e ha detto: “Almeno sai che c’è dell’altro!” (penso intendesse oltre alle difficoltà del proprio carattere) e anche questo mi sembra un po’ assurdo. Che altro ci dovrebbe essere oltre alla vita di tutti i giorni? E’ quella che ha più importanza di tutto. Grazie per il benvenuto.

    #5460 Risposta

    Utente Ospite

    sono d’accordo con Antonio Barbato che bisogna andare ai SAT con uno spirito allegro e senza nutriore troppe aspettative, se si vuole stare bene. personalmente ho frequentato un paio di incontri perché li seguiva la mia compagna dell’epoca e mi sono anche divertito, ma ho visto tante persone che erano strippate, proprio tanto strippate e credevano di essere super geniali. Sandro

    #5461 Risposta

    Sarah

    “Strippate” fa ridere! 🙂

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