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Il Gigante di Goya- Le mie impressioni

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Questo argomento contiene 0 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Olga 12 anni, 3 mesi fa.

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    Olga

    In questo dipinto affiorano visioni tragiche cariche di tensioni, evocazione
    dello spettro delle sciagure che minacciano il destino dell’umanità.

    A me ha suscitato il ricordo del maremoto avvenuto pochi anni fa in Giappone. Il mare è il gigante che cieco incede come una furia, si ingrossa,
    si innalza, è una forza della natura che travolge tutto, come per far piazza pulita (forse per liberare la terra da tutte le brutture).

    Nel quadro gli abitanti in preda al panico, cercano di fuggire in tutte le direzioni, anche se alcune figure mi sembrano paralizzate, o voler combattere la calamità pur capendo che contro questa imprevedibile forza non possono far nulla.

    La luce che si nota al centro è come dire: dopo la tempesta c’è il sole.
    In alcune parti del mondo la natura è crudele e distruttiva, ma ciò nonostante gli abitanti sfidano i pericoli degli elementi, siano essi siccità
    inondazioni, terremoti, pestilenze, piuttosto che abbandonare la loro terra.
    É ovvio che ci sono circostanze esterne che giocano un ruolo importante, ma non è facile andare via dal posto dove si è nati e cresciuti.

    Gli uomini che lottano contro la durezza della natura, continuano la relazione con essa ed è come continuare la relazione con la propria madre
    severa e al tempo stesso preservarla. Si mette in atto il desiderio di
    ripararla, difenderla;ed è come riconciliarsi con le figure genitoriali. In questo modo ci si riconcilia con noi stessi e con il nostro bambino interiore.

    Se Goya è l’autore del dipinto possiamo dire che ha avuto una vita lunga e in alcuni periodi della sua vita, dopo essersi ripreso da una grave malattia, ha dipinto gli incubi che abitavano la sua mente angosciata.

    Goya ritenuto uno dei maggiori esponenti della pittura spagnola nasce nel
    1746 in un periodo in cui gli ambienti artistici spagnoli sono fortemente influenzati dai maestri stranieri.

    In questo periodo dell’illuminismo il nome di Goya (a venti anni) compare nell’elenco dei partecipanti ad un concorso triennale. É affascinato dalla pittura del Tiepolo decide di partire x l’Italia. Ritornato in
    patria riceve incarichi x affreschi x basiliche, dimostra una sua indipendenza artistica e a soli trentasei anni è nominato accademico “de merito” mentre per alcune altre opere viene aspramente criticato dal cognato e da alcuni prelati.
    Le liti generate da questi soggetti rivelano il carattere collerico e violento di Goya e per questi episodi credo che lo si possa annoverare nell’enneatipo Sei e probabilmente nel conservativo retratto.

    Nonostante questi episodi egli continuerà a lavorare anche alla corte del re, molti nobili si faranno ritrarre da lui, riceverà appoggi di duchi,e altre personalità, avrà cariche di rilievo.

    Per ragioni politiche, però, perderà i favori dei suoi protettori, si ammalerà gravemente x un lungo periodo e anche quando si sarà ripreso resterà sordo e con evidenti segni di paralisi.
    Alla ripresa dell’attività il suo stile muterà e, abbandonando l’uso dei colori a vantaggio di effetti monocromi, raggiungerà effetti aspri ed efficaci. Nonostante i suoi 82 anni, la malattia, la sordità e i gravi problemi di vista, Goya si esprimerà con una libertà di espressione e di tecnica che dimostrerà come, fino all’ultimo, il suo genio fosse in evoluzione.

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