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Questo argomento contiene 38 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Carla Basagni 13 anni, 1 mese fa.
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Marina MeleCara Tecla….ho riportato le parole di Osho, puoi non condividerle ma sono molto simpatiche perchè esasperano il concetto.
Eleonora, sono certamente d’accordo che quello stato non possa essere permanente…siamo qui su questa terra e la “colazione” ci riporta in un qui e ora terreno.
Credo infatti noi si parli, come giustamente osservavi anche tu, di due “stati” differenti…risentivo e rievocavo la psicoterapia junghiana e poi quella della analisi transazionale sul qui e ora e sono simili ma differenti e ancora lo è il concetto più spirituale, religioso o addirittura esoterico.
In ogni caso sento che in qualche modo ci sono…..non so bene come ma ci sono……non perdiamo questo prezioso contatto su questo tema, se possibile.
Come stai?
Eleonora Grillosto bene, grazie, melinda. Buona vacanza. Ci voleva proprio, eh! baci
Antonio BarbatoNon voglio entrare, stamattina, in troppi intellettualismi (visto che me ne sono fatto completamente assorbire scrivendo un articolo per lo EM), ed allora vi invio la seguente storiella, raccontatami da un amico pittore turco che è anche un derviscio, che illustra bene uno degli aspetti del “qui ed ora”. – Un re andò nel suo giardino e trovò alcuni alberi e delle piante sofferenti o
morenti. Diversi fiori erano già appassiti. La quercia disse che stava
morendo perché non poteva essere alta come il pino. Osservando il pino
il re lo trovò sofferente perché si riteneva incapace di produrre
grappoli come la vite. E la vite credeva di morire perché non riusciva
a fiorire come la rosa. Infine scoprì una pianta, la viola, fresca e
vivace come sempre. Il re, piacevolmente sorpreso, le chiese: “Perchè
tu stai così bene mentre gli altri soffrono?” La viola rispose: “Mi è
sembrato scontato che quando mi hai piantato tu desiderassi una viola.
Se avessi voluto una quercia, un pino o una rosa avresti piantato
quelle. Allora ho pensato. Visto e considerato che non posso vivere
diversamente cercherò di essere me stessa momento per momento al meglio possibile”. –
Eleonora GrilloCaro Antonio, le favolette hanno il pregio di farti comprendere il succo delle cose, ma per una come me, c’è sempre un’altra domanda, e ti prego! non pensare di non rispondermi per punire la mia avidità, oppure perchè, constati, con pazienza, che ancora non ho capito un tubo. La domanda è questa: dobbiamo accettarci con tutti i nostri automatismi e le nostre nevrosi di oggi? oppure dovevamo accettarci prima che le falsità nevrotiche cominciassero a tessere il nostro carattere? Oppure, dobbiamo accettarci così come siamo (nevrotici), ma intanto lavorare sui nostri falsi meccanismi? baci. eleonora. P.S. Cosa ti ha portato la befana?
Antonio BarbatoRispondo subito all’ultima domanda: mi ha portato una tranquilla mattina piena di sole per la quale posso solo ringraziare. In merito alle altre mi devi dare del tempo perché, per il momento, non sono assolutamente in grado di rispondere.
Eleonora GrilloBen detto, Antonio! Di questi tempi, il miglior regalo che la befana potesse farci era proprio una splendida giornata di sole.
SirenellaAvevo scritto una risposta di due kilometri, ma e’ saltata la luce un microsecondo prima che inviassi il malloppone. Invito pertanto Eleonora e tutti i nevrotici in ascolto (me compresa!!) a rileggere quanto avevo scritto, in un post che mi accingo ad aprire, lissu’ vi spiego perche’ cambio titolo :-)…forse ho capito finalmente cosa significa “qui e ora”! Baci baci…
Marina MeleSono sempre in contatto con quello che c’è in questo momento MA……la profondità è più grande e la dimensione è decisamente più spirituale…..sto emergendo da un altro sprofondamento, le ricadute sono un altro automatismo, credo, per chiunque.
Il mio qui e ora sta nel mio respirare profondamente e accogliere le diverse realtà che tra loro si stanno mettendo a danzare davanti ai miei occhi…ci sono situazioni e forze diverse in campo che attraversano il mio campo energetico…stanno per avvenire alcune trasformazioni basilari e io sto a guardare….c’è un adanza del vento e del fuoco che si compone al mio sguardo e io accetto di guardare e di osservare e di sentire cosa mi appartiene e cosa no…il mio Karma mi guida ma anche mi protegge…..ci sono persone che sono davvero in ascolto grande con la mia anima e tutte queste le ringrazio……mi sento felicemnte triste, malinconicamente gioiosa, amaramente allegra…….sento l’intensità di un vissuto……..sento una tridimensionalità che mi attraversa e davvero sto imparando, nel reale, a guardare anche fuori da me respirando l’aria, l’odore, i ritmi e il tempo degli altri……è strano ma anche molto bello……Walnut!
LiaNon avevo seguito questo argomento e mi pare interessante. Per me qui e ora ignifica fare colazione, come dice osho. E’ gia una grande conquista perr noi nevrotici del secondo millennio godere del caffe del mattino pienamente e senza inquinarlo di nostalgie e progetti. Imparare a stare nel qui e ora è un viaggio, non una meta. Quando ero ancora più nevrotica di ora pensavo con orrore che sarei invecchiata presto e che il mio passato mi aveva rovinato il mio presente . Ora non ci penso quasi più. Penso che sono così come sono e non mi dispiace, anzi mi spavento a dirlo… mi piace. Oh, potrei essere molto, ma molto migliore, ma sono la viola e non posso essere la rosa e allora posso essere una viola contenta. Speciale per Ele: “Ele, Ele… ma quella pianta di pomodoro?!” Un bacio a tutti, buona fine settimana! Lia Minerva
Marina MeleIl mio qui e ora oggi è fatto di più forze in campo… il vecchio e il nuovo stanno guardandosi. Il nuovo ha voglia di buttare fuori il vecchio ma il vecchio ride in maniera demoniaca e dice: provaci se hai il coraggio! Il nuovo il coraggio ce l’ha ma sa che, anticamente, non è stato fortunato e allora tentenna, aspetta, studia e osserva….Mi dico: è la tattica della saggezza? E’ la penetrazione lenta nell’aria nuova? E’ il farsi avanti in maniera spavalda e più consolidata?…Così accade dentro di me, così si colorano le pareti della mia nuova casa….finalmente la mia casa e dentro io…..si un bel sogno….questo è il mio essere su questa terra ora lasciando fuori il dolore ma senza cancellarlo dal mio vivere (altrimenti si sprofonda di nuovo)…..
EleonoraCara Lia, lo sai, quella risposta della pianta di pomodoro non l’ho mai capita davvero 🙂 Afferrare davvero il “qui e ora”, forse potrebbe aiutarmi. baci. ele
Antonio BarbatoUn aspetto davvero interessante su cui riflettere. Tra tutti gli esseri viventi l’uomo è l’unico in grado di prevedere il futuro e di richiamare a proprio piacimento il passato. E’ l’unico, cioè, a non essere costretto a vivere solo nel qui ed ora. Come mai, allora, questo grande risultato dell’evoluzione, diventa una trappola da cui non si sa come fuggire? Qualche riflessione??
Marina MeleAntonio, cosa intendi, esattamente, quando dici:………..come mai, allora, questo grande risutato ecc……non sono certa di aver compreso il tuo punto di vista e non vorrei andar troppo fuori tema. La trappola è il riuscire a vivere anche noi nel qui e ora? Vuol dire che l’uomo in questa evoluzione,k in realtà, ritorna allora allo stato animale? Vuol dire che smettiamo di ricordare e di pianificare e siamo, per così dire, “finiti”?…..
EleonoraTema molto interessante quello che proponi, Antonio. E’ una riflessione che non avevo mai fatto e dove sento di brancolare nel buio. Però, appunto, qualche riflessione mi viene. Se l’evoluzione ha prodotto l’uomo così com’è, capace di vivere nel passato e nel futuro, allora vuol dire che tutto questo è necessario. Forse il problema è che noi umani, il più delle volte rimaniamo “fissati” nel passato vivendo anche il futuro come risultato di questa fissazione. Mi spiego meglio: la capacità umana di ricordare il passato e di progettare il futuro, forse, non è assolutamente in contraddizione col vivere nel “qui e ora” se è sul “qui e ora” che progetto il passo successivo. Questo significa non pensare a cosa farò l’estate prossima o tra dieci anni ma a cosa farò stasera o al massimo domani. Come diceva Gesù: “Non pensate al domani perchè ogni giorno ha il suo affanno”. Potrebbe essere che questa capacità l’abbiamo persa già durante l’infanzia, proprio quando abbiamo cominciato a costruire i nostri meccanismi di difesa, per cui quello che farò stasera non risponde a quanto vivo in questo momento ma a quello che ho vissuto tanti anni fa e nel quale sono rimasta, emotivamente e psicologicamente, fissata. Il problema, quindi, è il mantenimento dei meccanismi di difesa con tutte le identificazioni e gli attaccamenti correlati. Ritorniamo al punto di partenza e a ciò che tutti sappiamo. Lavorare – lavorare – lavorare. Per il momento concludo la mia parzialissima, piccola analisi sul quesito. Un abbraccio. eleonora
LiaCiao. Ho pensato tanto al quesito di Antonio. Proprio un bel quesito…
La risposta me l’ha data involontariamente il mio maestro di Joga prima di una seduta di meditazione. Ecco, ora già mi sfugge… questo vuol dire qualcosa… Dunque la risposta è : Consapevolezza! Siamo dotati della capacità di ricorda e progettare e sono utile e belle entrambi… (mica dire che Dio ci dava qualcosa da buttar via!) , e a differenza degli animali queste due doti meravigliose possono portarci dolore e sofferenza… però ci permettono di coglire, credo, un pexzzetto in più della realtà… Allora, mi riperdo… Dunque , non dobbiamo tornare allo stato animale di beata inconsapevolezza, ma al contrario essere consapevoli, come dice giustamente Eleonora, che passato e futuro non esistono non ora. Sono delle convenzioni della vita ordinaria e non dobbiamo rimanere attaccati a vecchie storie o nuove fantasie, il che credo non abbia niente a che vedere sul progettare un bel viaggio o servirsi delle esperienze passate per non commettere gli stessi errori. Attaccamento è la parola … Mi sto confondendo. Non è un tema facile… Alla prossima , spero di aver detto qualcosa di sensato… Baci -
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