HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Il Trifix, questo sconosciuto
Questo argomento contiene 1 risposta, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Antonio Barbato 11 anni, 10 mesi fa.
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Avevo promesso sulla pagina facebook dell’ASSISE, di scrivere un intervento che illustrasse meglio la teoria del Trifix di Oscar Ichazo ma, a causa di vari acciacchi ho dovuto a lungo rimandare l’adempimento della promessa. Mi ci accingo ora facendo riferimento, soprattutto, a quello che avevo già scritto in due articoli ormai remoti, Instincts, centers and Subtypes e From Essence to Birth of Ego (pubblicati addirittura nel lontano 2001), perché così potrò utilizzare anche quello che avevo studiato e tradotto all’epoca. Si può dire, per cominciare, che tutto comincia dagli istinti e da quello che essi sono per un essere umano. Di seguito riporto, letteralmente, tutto quello che avevo scritto negli articoli che ho citato per far comprendere quale è l’interpretazione che Ichazo dava della funzione e della evoluzione di un istinto.
“Ichazo, pur seguendo la visione che abbiamo definito “classica”, da una sua specifica interpretazione degli istinti che è alla base di quasi tutte le successive evoluzioni delle teorie sull’Enneagramma delle Personalità. Mi sembra, quindi, indispensabile soffermarmi con attenzione sulla sua teoria. In Between Metaphysics and Protoanalysis egli afferma: “ Noi abbiamo tre istinti, uno per ciascun aspetto relativo alla nostra sopravvivenza”, e definisce gli istinti come “ domande vitali con le quali ci interroghiamo in modo permanente. La prima domanda è, come sono? Ed è il nostro istinto di Conservazione. La seconda è, con chi sono? Ed è il nostro Istinto di relazione. La terza, nella sua formulazione originale, è, che cosa sto facendo? (Successivamente Ichazo nel suo Io sono la Radice di una Nuova Tradizione trasformò la terza domanda in, dove sono?). Quest’ultima domanda è il nostro istinto di Adattamento. Egli poi aggiunge:” Ognuno degli istinti evolve in una sorta di entità (le Ragioni) che è indipendente in se stessa e conclude affermando che: la sopravvivenza non è lo scopo principale dell’esistenza degli esseri umani. La vera domanda è, per quale motivo io sono qui?….La sola risposta è che la sopravvivenza non è lo scopo principale di un essere umano, ma deve essere una conseguenza della sua realizzazione”. Nella conferenza tenuta alla Seabury Hall nella città di Maui, nelle isole Hawai, egli opera una decisa connessione fra gli istinti e i Piani dell’Esistenza (i nostri Centri) affermando: ” Ciascuno dei tre Piani è collegato ad uno dei tre tipi di ragione nati dagli istinti. Il piano fisico è collegato alla ragione Empatica che è la prima a manifestarsi durante la vita….se il bambino è stato maltrattato, egli lo ricorderà per il resto della sua vita e la sua empatia non sarà mai completamente funzionante. Egli ricorderà sempre l’evento come un’ombra che lo segue…….La ragione Analogica, che opera mediante paragoni, è collegata alle emozioni e, naturalmente, si manifesta durante l’infanzia, quando il bambino è dominato dalle sue emozioni. Quello che il bambino fa è imitare i suoi genitori, particolarmente il padre….La ragione Analitica, poi, è collegata al nostro intelletto”. Nel manuale Arica Hypergnostic Questions egli espone ulteriormente il suo punto di vista: “Quando cresciamo, la nostra coscienza assorbe quelle impressioni psicologiche che ci circondano, che riceviamo come carico emozionale. Un neonato è particolarmente influenzabile ed indifeso. Ciò significa che il neonato assorbirà tutto quello che accade nell’ambiente”.
Se, quindi, da ogni istinto/ragione evolve una specifica entità, essa sarà anche una “entità egoica”. Avremo, quindi, un ego storico (derivante dalla Ragione Empatetica collegata al corpo fisico e all’istinto di sopravvivenza), un ego dell’immagine (derivante dalla ragione Analogica e dall’istinto di Relazione) e, infine, un ego pratico (derivante dalla ragione Analitica e dall’istinto di Adattamento).
Ognuna di queste tre entità lotterà per prendere il potere interno e diventare attiva rispetto alle altre due; queste dovrebbero essere costrette ad assumere un ruolo subordinato, ma lotteranno continuamente per non farsi sopraffare.
Di conseguenza ci sarà una contraddizione infinita e le tre entità tenderanno a dare risposte predeterminate e rigide alle domande vitali che ogni istinto, secondo questo punto di vista, naturalmente esprime.
Queste tre risposte “fissate” formano, quindi, il cosiddetto Trifix, nel quale l’istinto che è stato fissato per primo diventa l’Ego o Fissazione Principale mentre gli altri due formano quello che vengono definiti come Co-Egos o Fissazioni Minori. Esiste, quindi, uno specifico enneagramma, denominato l’Enneagramma Basico dei Tre Istinti che illustra nove, e solo nove, posizioni che descriverebbero l’ego fissato principale ed i due secondari.
In definitiva, come afferma sprezzantemente lo stesso Ichazo, la sua visione è totalmente differente rispetto a quella di tutti gli altri autori, da lui giudicati come persone che hanno “mal interpretato” quello che lui aveva insegnato.
Ora mi fermo, anche perché mi sembra di aver già trasmesso tanti concetti con i quali, ne sono certo, pochissimi avranno familiarità, ma sarò disposto ad analizzare ulteriormente se qualcuno sarà interessato ad approfondire.Parte seconda: entriamo più in dettaglio nell’enneagramma (o enneagono, come amava dire Ichazo), delle tre entità egoiche e rivediamo i nomi che egli gli aveva assegnato. Richiamo quello che ho già scritto più sopra per ripetere che, secondo questo punto di vista, non esiste un ego unico, ma tre entità che si combattono per prendere il sopravvento. Come si fa, allora, a capire quale è l’entità prevalente con la quale ci identifichiamo di più?? La risposta è, appunto, contenuta nell’enneagramma di base dei tre istinti che disegna tre triadi: quella dominata dall’istinto di Conservazione (ego Storico), quella dell’istinto di Relazione (ego dell’Immagine) e, infine, quella dell’istinto di Adattamento (ego Pratico). Le nove posizioni di questo enneagramma, distinte per le tre triadi, sono le seguenti: Triade dell’Istinto di Conservazione punto Nove, il Cercatore, punto Otto il Moralista, punto Uno il Perfezionista. Triade dell’Istinto di Relazione punto Due l’Indipendente, punto Tre l’Ostentatore, punto Quattro il Ragionatore. Triade dell’istinto di Adattamento punto Cinque l’Osservatore, punto Sei l’Avventuriero, punto Sette l’Idealista. Per dare un esempio di come funzionerebbe questa rappresentazione tipologica, vi fornisco il mio caso. Io dovrei avere come istinto dominante quello di Conservazione è, in base alle classificazioni date ed ai chiarimenti forniti, dovrei essere prevalentemente un Perfezionista (questo sarebbe il mio ego principale), poi dovrei avere come co-egos il Ragionatore (istinto di Relazione) e l’Osservatore (istinto di adattamento). In conclusione sarei un 1-4-5. Indipendentemente da ogni altra considerazione in proposito, mi è sembrato giusto cercare di spiegare anche ai lettori del nostro sito qualcosa che, a me cognito, non è assolutamente noto finora in Italia.
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