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IO E LA FINE DI UN TRAVAGLIO

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Questo argomento contiene 4 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Marialessandra 12 anni, 3 mesi fa.

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  • #8327 Risposta

    Cari tutti, sono davvero entusiasta del lavoro fatto con Antonio. Il lavoro che abbiamo fatto in classe sul bambino adattato e ribelle, combinato con l’ascolto dei blocchi nel corpo, mi ha portato davvero lontano. E’ stato bello partecipare e sarà bello continuare a crescere insieme. Ho scoperto cose sepolte da anni, che non sapevo di avere. E ho deciso di condividere tutto qui, con voi. Forse la mia esperienza potrà essere utile ad altri di voi e forse voi potrete aiutarmi ad andare ancora più a fondo.
    Sono un Quattro travaglio. Vuol dire che mi rompo la schiena per ogni cosa che voglio e agisco tanto per sentirmi sempre frustrato ed inconcludente. In enneagramma diremmo che sono sessual-retratto, ovvero che in me prevalgono ostinazione e vergogna, ovvero conservazione e adattamento, entrambi contaminati dalla passione INVIDIA.
    Scoprirmi raffigurato nel travaglio è stato edificante. Avevo la mappa precisa del perché sbattevo sempre la testa. L’ostinazione (conservazione “invidializzata”) veniva compromessa dalla Vergogna (adattamento “invidializzato”) ed ecco che mi ritrovo a girare in tondo. Consolante? Sì! Utile? No. Volevo sbloccarmi. E nel seminario “cerniera” ho iniziato a focalizzarmi su un aspetto nuovo. Antonio ci ha fatto notare che nell’istinto mancante spesso ci sono i veri blocchi. Io i miei pensavo fossero su vergogna e ostinazione. Mi dicevo: “Come fare ad essere più concreto? Devo essere ancora più ostinato? O meno? Perché non ottengo quello che voglio? Forse è la vergogna che mi spezza le azioni? ” Erano tutte domande fuorvianti. Il punto è emerso al seminario ed è meno ovvio di quanto possa sembrare: ho l’istinto sessuale ritratto, vuol dire che ho un blocco ad espandermi! Ad agire.
    Proprio io?
    Come potevo sospettarlo? Io che “faccio” dalla mattina alla sera, io che compro mille libri su “come fare” meglio tutto? Come potevo immaginare che in realtà il fare del Quattro Travaglio è un non fare! Un fare…finta. Perché non è l’azione pura dettata dall’espansione, ma è la strategia di un istinto di conservazione contaminato dall’Invidia che vuole, appunto, travagliando, mantenere in piedi il chiodo dell’insoddisfazione! Ed ecco la PRIMA ILLUMINAZIONE: Credevo di fare tanto per espandermi, in realtà facevo finta di fare per trovare nell’insoddisfazione la rassicurante/conosciuta condizione di sconfitta e frustrazione. La mia ostinazione era un agire ossessionato dal bisogno di difendermi dal nuovo (nel mio caso dal successo) che avrebbe contraddetto la fissazione. Nulla a che vedere con il fare autentico, ovvero il fare di chi “va verso” l’ad-gredior purificante dell’espansione/rabbia. Il mio “tanto fare” travagliato era solo mentale, non pratico, scientificamente privo di bussola. E anche quando era pratico, o sembrava esserlo, era finalizzato a proteggere ( conservazione “invidializzata”) non ad esplorare il mondo. Il mio agire da travagliato era un “agire della non azione”. In un angolo remoto di me…avevo deposto le armi. Quali?
    Quelle dell’espansione, della mia creatività, del mio realizzarmi! Capirlo mi ha portato alla SECONDA ILLUMINAZIONE: la soluzione ai miei problemi si trova nella rabbia che ho represso. Nel quattro travaglio (social-conservativo) manca l’espansione “invidializzata”, ovvero la rabbia. Come ha detto Antonio negli istinti retratti c’è il nodo da sciogliere! E non è un caso che il mio unico nodo fisico era – durante l’esercizio fatto di meditazione- nel fegato. Perché è importante ascoltare la rabbia? Dietro la rabbia, la mia di sicuro, c’è il segreto dell’espansione pura. L’andare verso le cose, l’agire sincero e concreto che mi illudevo di fare, con il mio travaglio. Non era nella vergogna o nell’ostinazione ciò che cercavo, ma nella rabbia.
    Quando ho riflettuto su tutto questo ho sentito dentro come un click. Sentivo di aver agganciato qualcosa, ma gli anticorpi della fissazione resistevano. “Io non ho mai avuto problemi di rabbia” dicevano. “…anzi, l’ho sempre controllata!”
    Ops! Fregato! Mi sono detto. Ecco un altro click! La rabbia c’è! Se la controlli, caro Alfredo, allora c’é! E tanta. Chiuso nella fortezza della mia mente, l’ho nutrita per anni con pensieri più o meno atroci. Di tanto in tanto è esplosa, ma tendenzialmente il mio fiore all’occhiello è sempre stato – agli occhi degli altri- di essere quello paziente, quello che non si incazza mai. Quello che studia psicologia e sa come prendere le cose per il verso giusto. Quello che sa come stare “tranquillo!” Perfino l’Enneagramma era asservito all’atroce trappola: evitare di arrabbiarmi con gli altri! Fino all’altro ieri mi dicevo: “non ho problemi di rabbia!” e motivavo con due argomentazioni: 1. La rabbia non mi ha mai causato problemi sociali. Non ho mai picchiato nessuno, ne ho perso rapporti a causa di un mio essere iracondo. 2. Le pippe mentali in cui sono arrabbiato sono solo pensieri. E tutti si fanno questo genere di pippe. Perché considerarle un problema? Se fossi uno incazzoso darei adito alle pippe con azioni concrete. E invece resto calmo!
    Ecco come sostenevo la maschera di “Alfredo il paziente, il calmo, l’illuminato”. Una maschera appunto, dietro cui adesso vedo baluginare la forza che ho invece represso: l’espansione. L’istinto di espansione, come ha spiegato Antonio, avanza e quando trova ostacoli diventa rabbia. Allo stesso modo l’istinto di ritrazione se minacciato produce paura, mentre quello di adattamento, se ostacolato diventa Vergogna. Istinti e risposte emozionali sono collegati. Nel mio caso, questa forza dell’avanzare si nascondeva dunque nella Rabbia. Ma come due facce di una medaglia se togli una, perdi l’altra. Ed eliminando la rabbia, ho messo a tacere il suo tesoro sepolto, l’altra faccia della moneta: il sacro Ad-gredior, l’avanzare.
    Allora mi sono chiesto: Perché ho sepolto la rabbia? Perché sono diventato un Quattro Travaglio e ho lasciato che il cortocircuito tra vergogna e ostinazione assorbisse la mia attenzione? Cosa temo accada se esprimo la rabbia? E sono arrivato alla TERZA ILLUMINAZIONE. Non da solo, ovviamente.
    C’è stato in classe con Antonio uno “scavo”, che consisteva in questo:
    1. estrapolare la tua più grande paura (nel mio caso sentirmi non amato)
    2. Farti dire una frase che innesca questa paura, creando esattamente la condizione che temi.
    3. Ti chiedo come ti senti alla fine.
    Tutti i presenti sanno come è andata. Ringrazio Antonio, perché il nostro confronto è stato un pugno in faccia per me. Lo ricapitolo per completezza. Antonio mi ha fatto dire la frase “amami e basta!” e mi rispondeva che non mi sentiva, mi costringeva ad alzare la voce ed a ripetere la frase. E mi ripeteva ogni volta: “non ti sento”! Mi sentivo scemo e mentre gridavo la frasetta che consideravo inutile, mi ripetevo: “questa cosa non funzionerà con me!!” e continuavo a gridare: “amami e basta” e lui mi diceva “non ti sento” e io alzavo la voce sempre di più; “amami e basta” e lui: “non ti sento” e io “amami e basta!”. Poi si è fermato. Non so gli altri cosa hanno recepito. Ma io… so per certo che se avessi continuato ancora, forse altre cinque volte, a ripetere quella frase, sarei scoppiato a piangere. Stavo arrivando a qualcosa di doloroso. L’ho capito. E deve averlo capito anche Antonio, che mi ha detto poi: “ti lascio con questa domanda: Come ti senti quando io non ti sento!” Nella mia mente si è affacciata una sola risposta. Era lucida. Precisa. Scolpita: “mi arrabbio tantissimo”!
    E tutto mi è stato chiaro. Dietro la mancata espressione della mia rabbia c’è sempre stata la paura di restare solo. “se mi arrabbio perderò l’amore dei miei cari”. Il dramma dell’amore negato, della solitudine, si era ingoiato la forza della mia rabbia? Forse. Sentivo che mi stavo avvicinando a qualcosa di forte. Ma dovevo andare oltre. Lo volevo. E rimasto solo, dopo il corso ho riflettuto: Quando sento l’abbandono vicino io provo una rabbia profondissima che mi reprimo nella speranza che…non mi abbandonino!
    Ecco la TERZA ILLUMINAZIONE: sono vittima di un circolo vizioso. Reprimo la rabbia che provo quando mi trovo davanti ad una situazione di amore negato, nella speranza di ricevere amore. Questa “speranza” è una nuova richiesta d’amore silente, che naturalmente resta inascoltata e produce ulteriore rabbia a cui reagisco con una nuova repressione, nella speranza di essere amato. Vedete anche voi il cerchio perverso? E’ un cane che si morde la coda, o se preferite un uomo che spinge il masso che ritorna giù. Ora mi è chiaro: il travaglio serviva a coprire e fomentare questa dinamica perversa. Non la vedevo perché mi davo “da fare” altrove, nel travaglio, appunto…sospeso tra vergogna e ostinazione. Non so se riesco a trasmettere l’emozione in queste parole, ma per me è come trovarmi un attimo dopo lo scontro finale con il cattivo supremo di un film. Lui è a terra e io sono ancora in piedi. E’ bello, cazzo! (sì, Antonio! Lo so che tu stai pensando che è solo il primo tempo del film, ma fammi godere un po’, grazie!:-) )
    A questo punto potevo accontentarmi. Ok, ho problemi di rabbia. Reprimo la rabbia e quindi perdo la spinta a vivere la vita come vorrei. Ma perché reprimo la rabbia? Ah, certo! Perché ho paura di perdere l’amore degli altri se mi arrabbio! Bene! Ma volevo di più. E mi sono chiesto ancora: E perché ho paura di perdere l’amore degli altri se mi arrabbio? Da dove viene questa cosa? Non volevo fermarmi, sentivo che c’era dell’altro ancora da scovare. Anzi. Qualcuno. E questa è la mia QUARTA ILLUMINAZIONE: mio padre. Mio padre è la Rabbia. Almeno così l’ho percepito da piccolo. Era rabbioso, violento, isterico, collerico,implacabile. Ho visto il suo dolore, fin da piccolo, seminato sotto forma di rabbia nei cuori di tutti noi figli. E mi sono detto “io non diventerò come lui! Non aggredirò mai e poi mai! Io sarò buono! Io comprenderò ogni cosa! Non rovinerò le persone con la mia rabbia” Ecco perché ho represso la rabbia e con essa tanta energia e vitalità.
    In conclusione: Per paura di diventare come mio padre (solo, disperato e privo d’amore) ho represso ogni opportunità di vivere la mia vera rabbia in ogni situazione. Vivere la rabbia significa onorare la propria espressione vitale non essere degli incazzosi gratuiti. Eliminando la rabbia ho perso la forza di espansione ad essa legata e sono entrato negli sterili labirinti del travaglio, perdendomi in azioni fintamente attive, mirate più alla conservazione e all’elemosina d’amore che all’espansione vera. Come mi sento dopo il seminario? Leggero, potente e pulito. Voi leggete parole, ma io sento una forza nuova dentro. E’ come se quando sento la rabbia adesso ci fossero dei canali aperti che la fanno scorrere libera. Il risultato è paradossale. Non esce la rabbia, ma energia. Dico quello che sento in modo tranquillo per il solo fatto che mi riservo A PRIORI il diritto di incazzarmi se solo lo volessi. E’ come se non mi creo più il problema di quello che proverà l’altro a spese mie. Ma, a conti fatti, questa nuova versione di me…conviene a tutti. Perché di fatto mi sento leggero e deciso. E il fegato? Non mi fa male dall’altro ieri. Wow. Sento che c’è molto lavoro da fare. Ma io al seminario ne ho fatto parecchio. Sono curioso di vedere adesso cosa succederà nella mia vita. Grazie Antonio. Grazie a tutti.

    #8331 Risposta

    Marina
    Membro

    Grazie a te Alfredo, per averci scelti come depositari di una testimonianza così vitale ed importante.

    #8337 Risposta

    Marialessandra

    Mi associo a Marina: grazie di averci reso partecipi dell’iter che ti ha condotto alle nuove, importanti e proficue consapevolezze sul tuo essere. Sono convinta che rappresenteranno uno spartiacque (positivo) nella tua esistenza. Spero non ti dispiacerà se aggiungo un particolare, che funge da conferma alla tua quarta illuminazione, riportando un dialogo intercorso tra te e me sabato sera, quando gli altri erano andati via e per circa mezzora siamo rimasti Fiorella, Marina Costagliola, tu ed io nel mio salone. Durante quel breve dialogo mi è arrivata lampante, come la luce improvvisa di una lampadina prima spenta, la motivazione della tua quarta illuminazione.

    Marialessandra: “Ragazzi, com’era il vostro bambino interiore? L’avete visto? Vi ha parlato? Il mio era un bambino, non una bambina, sempre incazzoso e rabbioso, mi ha detto tante cose, era un bambino ribelle, non un bambino adattato, e grazie a lui ho letteralmente visto la genesi della mia passione, la genesi dell’invidia in me. Per quanto assurdo possa sembrare, essa è collegata alla mia difficoltà, direi impossibilità, di perdonare i miei genitori, per non essere stati capaci di essere buoni genitori e.. ”
    Alfagemini: “Sai quando si cambia modo di giudicare i propri genitori e forse li si perdona? Quando si diventa genitori o quando si riesce a vedere i propri genitori come persone, come esseri imperfetti, fragili e limitati, quando..”
    Marialessandra: “Aspè, forse non ci siamo spiegati: io razionalmente li ho perdonati e compresi sai quante volte?? Milioni!! Ho sentito il peso delle loro dolorose esistenze, ne ho condiviso le motivazioni, ho “lottato” con loro e per loro! Hanno avut nà vit’ e’ merd’ tutti e due quindi le loro fragilità le ho viste eccome ma non riesco proprio a perdonarli perchè quando metti al mondo un figlio..”
    Marina: “Perchè vit’ e’ merd’?”
    Marialessandra: ” Giusto per dare un’idea, mia madre era una donna totalmente schiacciata dal peso della paura, sia di vivere che di morire, un Sei fobico con forti tratti controfobici, molto nevrotica e spesso depressa, che ha impedito a me di vivere, praticamente fino a quando è vissuta. Io, ad esempio, non ho mai potuto prendere l’areo fino a 32 anni, non ho potuto fare una gita scolastica o un viaggio da sola, non sono potuta andare all’università, non ho potuto..”
    Marina: “E tuo padre?”
    Marialessandra: “Mio padre era un Nove ed è stato assente rispetto alle dinamiche della famiglia che si è costruito, troppo imbrigliato a reprimere la Rabbia- al punto da morirne prematuramente, ne sono convinta – nei confronti della sua famiglia d’origine, in particolare verso quel demone di mia nonna, sua mamma..”
    Alfagemini:” Mio padre invece era un irascibile, un’aggressivo, lui e mia madre si sono separati quando io avevo un anno. Mio padre ha vissuto facendosi terra bruciata attorno per la sua rabbia, ha perso tutti, mio padre è rimasto solo per questo..”
    Marialessandra: “Immagino, una persona che esprimeva fin troppo la Rabbia!”
    Alfagemini: “No, non immagini. Non puoi immaginare chi era mio padre..”
    Marialessandra: “Credo di immaginare, a questo punto, perchè tu dall’infanzia abbia ritenuto utile non contattare ed esprimere la rabbia: per non rischiare di restare solo. In passato mi avevi accennato qualcosa della tua famiglia ma.. ma non sapevo nulla di tuo padre, questo aspetto è fondamentale per te…”

    N.B: il dialogo è un riadattamento, fedele per quanto la memoria mi consente, di quello che si è realmente verificato..

    #8341 Risposta

    Fedele? Avevi un registratore nascosto? 🙂

    #8342 Risposta

    Marialessandra

    Diciamo che, nonostante tutto, la memoria non mi manca! Dono di Dio 🙂

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