HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Javier Marìas: Domani nella battaglia pensa a me
Questo argomento contiene 30 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Chiara 13 anni, 2 mesi fa.
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Utente Ospite“E quando i miei occhi avevano preso più dimestichezza con il buio ho comiciato a scorgere due figure nel letto matrimoniale, due masse sotto le lenzuola, nella parte destra c’era Celia e nella mia non c’ero più io ma un’altro uomo, gli stessi posti occupati da persone diverse, questo succede di continuo, non soltanto nel tempo che ci spetta di vivere e nelle sostituzioni coscienti o deliberate o imposte e nelle usurpazioni, ma anche nel corso dei secoli nello spazio immobile, le case di quelli che vanno via o muoino sono occupate da vivi o da nuovi arrivati,le loro camere da letto, i loro bagni, i loro letti, gente che dimentica o ignora quello che è successo in quei luoghi quando loro forse non erano nemmeno nati o erano soltanto bambini con il loro tempo inutile. Tante cose accadono senza che nessuno se ne accorga, nè le ricordi. Di quasi nulla resta traccia, i pensieri e i gesti fugaci, i progetti e i desideri, il dubbio segreto, i sogni, la crudeltà e l’insulto, le parole dette e ascoltate e poi negate o fraintese o travisate, le promesse fatte e non tenute in conto, neppure da parte di quelli a cui sono state fatte, tutto si dimentica o va perduto, ciò che si fa da soli e di cui non si prende nota e anche quasi tutto ciò che non è solitario ma in compagnia, quanto poco rimane di ogni individuo, di quanto poco vi è testimonianza e di quel poco che rimane tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo soltanto una parte minima, e per poco tempo, la memoria individuale non si trasmette e non interessa chi la riceve, il quale plasma e possiede la sua propria memoria. Tutto il tempo è inutile, quanto avviene, quanto entusiasma o fa male nel tempo si coglie soltanto per un istante, poi si perde e tutto è scivoloso come la neve compatta e com’è per Celia e per l’uomo che occupa il mio posto il suo sonno di adesso, di questo stesso istante”.
SarahGià! Siamo più di 6 miliardi su questa terra. Nasciamo in tutte le condizioni ed abbiamo tutte le sorti possibili immaginabili. Moriamo e nasciamo continuamente ma che importanza ha in fondo il singolo rapportato al tutto? Spesso dimentichiamo quanto è importante l’ambiente in cui viviamo nel determinare quello che siamo. Il singolo è poca cosa. Se fossi nata in Africa e cercassi di sopravvivere dalla fame e dagli non avrei la possibiltà di difendermi e di evitare l’ignoranza, il mito, il pregiudizio, non potrei parlare di consapevolezza.
Marina PieriniE perchè no, Sarah? Di cosa si ha bisogno per essere consapevoli? Comunque grazie Utente sconosciuto, è molto bello, da dove è stato tratto questo passo?
ChiaraBellissimo questo brano, mi sono commossa leggendolo ed ho ritrovato l’esatta sensazione che ha popolato tutta la mia prima giovinezza. Questa continua fugacità, questo eterno scorrere, e la ricerca di qualcosa che fermasse, che raccontasse ,che non lasciasse fuggire nell’oblio le emozioni umane.
Non sono d’accordo Sarah su ciò che mi sembra di aver capito del tuo accenno riguardo alla consapevolezza. Puoi parlare un pò più dettagliatamente del tuo punto di vista? Ti ringrazio. Chiara
SarahHo fatto un viaggio in Africa una volta e ho toccato con mano gli effetti dell’ignoranza: i miti in cui credono e che distorgono la storia mescolandola con episodi religiosi tratti dalla fantasia popolare ed inentati, la facilità con cui seguono il primo che gli racconta una storia di grandezza del loro paese o che promette cose strordinarie. Da lì alla violenza, al fanatismo, il passo è breve. Per essere consapevoli ci vuole senso critico e ho seri dubbi, dopo quello che ho visto e sentito, che la mancanza di educazione lasci spazio alla consapevoelzza di sé. Gli esseri umani sono tali se vengono educati ad esserlo, altrimenti le potenzialità vengono sprecate. Se poi passi il tempo a chiedere l’elemosina per strada per sostentare tua madre che vive sulla strada anche lei, malata di lebbra, dubito che trovi il tempo di essere educato/a oltre a quello che già ti serve per cercare cibo e sopportare i crampi della fame. Se qualcuno ha un esempio concreto che contraddice quello che dico me lo riporti, così posso cambiare idea (magari!).
un atomoVuoi un esempio concreto? IQBAL MASIH, bambino di 12 anni pachistano venduto dal padre a 4 anni , si è ribellato ed è stato ucciso dalla mafia dei tappeti per aver difeso i diritti dei bimbi operai del suo paese. Secondo te questo bimbo, con i morsi della fame, umiliato sfruttato e venduto, che ha osato ribellarsi e difendere altri deboli come lui, ignorante (secondo le nostre convenzioni), divenuto simbolo per tutto il mondo, era consapevole o no? Secondo te doveva essere ‘educato’ per fare ciò che ha fatto? Io e te, con tutti i nostri libri, le nostre letture e i nostri sofismi, siamo più consapevoli di così? Gli esseri umani sono tali se vengono educati ad esserlo? Sarah che dici? Il mistero delle potenzialità umane è messo alla prova per ognuno di noi, qualsiasi siano le condizioni che la sorte ci offre e un essere umano è SEMPRE un essere umano al meglio della innata perfezione che è in lui. Scusami ma sono molto turbata dalle tue parole, spero di averle fraintese, ma per quanto possa ammorbidire ed estrapolare il tuo concetto mi pare che ne derivino conseguenze terribili e inaccettabili.
SarahNo, nessuna conseguenza terribile. Penso che qualcuno nella vita di quel bambino a dare un esempio ci sarà pur stato. Un rapporto, una relazione positiva che ha lasciato il segno ci sarà stata. Questo intendo con educazione. Mica quella dei libri necesariamente. Non puoi non concordare che l’ignoranza porta anche tanta violenza con sè. I fatti parlano, le cronache lo dicono. In tali condizioni di povertà e miseria è molto difficile che vengano fuori cose buone. E’ un appello per diminuire le ingiustizie caso mai. Le conseguenze terribili sono sotto gli occhi di tutti comunque. Genocidi, pulizie etniche, fanatismo, li leggi anche tu nei giornali no? E’ molto più probabile che avvengano lì che qui e qui sono avvenute in tempi storici dove l’ignoranza faceva da padrona. Iqbal è uno, mentre tutti gli altri fabbricano armi. *E’* terribile la mancanza di istruzione!!
SarahAggiungo che la sua storia non ha avuto nel suo paese la rilevanza che ha per noi qui. Noi, che abbiamo studiato, cioè siamo stati rispettati almeno nei nostri diritti fondamentali di bambini/e e siamo andati a scuola e sappiamo parlare di diritti umani, sappiamo riconoscere una situazione di ingiustizia e abbiamo stabilito un minimo comne denominatore di dignità per tutti. Per la stragrande maggioranza dei connazionali di Iqbal, invece, il suo gesto è caduto nel vuoto. L’ambiente è importante nel determinare ciò che siamo, nel darci alcune possibilità invece che altre. Lo stesso vale per il carattere: uno sceglie da piccolo, ma non può diventare qualsiasi cosa a dispetto dell’ambiente. Perchè solo uno si è ribellato all’ingiustizia? Perchè non ci sono le condizioni perchè le persone siano coscienti di sè e facciano rispettare i loro diritti. Non poter farli rispettare porta anche a non voler vedere le ingiustizie, altrimenti uno non fa che soffrire continuamente. L’uomo è capace di adattarsi a tutto, basta pensare ai campi di concentramento. I nostri comunque non sono sofismi. Sono lecite domande e riflessioni e hanno il loro posto e la loro dignità. Non vedo perchè dovrebbero essere disprezzate. Nelle potenzialità umane non ci vedo tutto questo mistero: qui forse sta la differenza tra il mio punto di vista ed il tuo
un atomoMa cara Sarah quanti di questi genocidi sono sostenuti dalle armi dei nostri civilizzati educati e coltissimi paesi? più terribilie della mancanza di istruzione di milioni di persone è terribile il fatto che i pochi che detengono i mezza della conoscenza, del denaro e del potere e che quindi hanno secondo te tutti imezzi per essere più consapevoli usano tutto ciò per sfruttare gli altri. Ci può essere maggiore consapevolezza in una vita grama destinata a portare orci di acqua sulla testa tutti i giorni, preoccupandosi si cucinare un pò di cibo per i propri figli, ci può essere più dignità che in coloro che nel padrone di Iqbal, o in tutti i coltissimi manager delle multinazionali che sfruttano tutti gli Iqbal di questo mondo. Non sto certo innalzando un inno alla mancanza di istruzione, ci mancherebbe altro, solo non credo si possa parlare di consapevolezza che passa attraverso i mezzi dell’istruzione, l’ignoranza porta violenza perchè esistono persone che ignoranti non sono ma chge intendono lasciare gli altri nella loro disperazione per meglio usarli. Se stiamo discutendo che va promossa la conoscenza chi non sarebbe d’accordo, se mi dici che ci si emancipa attraverso di essa, questo è ovvio, ma se mi dici, come nel post precedente che chi soffre i morsi della fame non può essere CONSAPEVOLE allora credo che non sia questo il metro. Poi..non so… rileggi le parole precise che hai usato,,,gli esseri umani sono tali se vengono educati ad esserlo…è il pensiero tipico di ogni tirannia, ogni dispotismo si è organizzato in primo luogo a educare il popolo. Sono certa che non era quello che volevi dire, ma le tue parole si prestano a qualche fraintendimento secondo me. Sporchi di fango, con una pietra nelle mani , seduti tra le favelas, o nelle fogne dei paesi balcanici tutti loro sono pronti ad essere consapevoli.
un atomoNon avevo letto il tuo ultimo post , si Sarah le potenzialità umane sono un mistero. Proprio per quello che tu dici e cioè che l’essere umano può adattarsi a tutto, non si può spiegare solo con la biologia, certamente l’istinto di sopravvivenza è importante, ma non basta da solo perchè l’essere umano oltre a sopravvivere elabora la propria esperienza, la sua vita diventa un narrato, una trama dove gioca il DNA, i neuroni, l’ambiente, l’educazione, la storia del posto dove si vive ed un quid, un mistero meraviglioso che è presente in ognuno e che pèuò fare di tutti, anche dell’ultimo uomo sulla terrra, un Buddha.
Utente Ospite….si creano abitudini, minime abitudini che non consistono in niente, nel telefonare verso la stessa ora quando si telefona, nel bere sempre la stessa cosa in sua compagnia, nell’imparare senza volere i suoi orari, c’è qualcuno che prende sempre queste cose come dei segni, come dati con un significato, non c’è intenzione nè significato niente per l’altra parte, a volte niente. Ma ciascuno capisce come vuole e si racconta la sua propria storia, non ce ne sono due uguali anche se sono la stessa vissuta da entrambi…sono la reiterazione e la clandestinità che caricano la cosa di significato, non un qualche gesto e non una qualche parola, è la carne a dare la confidenza e allora le abitudini si confondono con i diritti, li si chiama acquisiti…ci sono dei posti che sono occupati nella vita di ognuno, per questo la gente cerca in tutti i modi di scavarsi un buco o sostitutisce immediatamente quelli che se ne vanno…uno vuole le cose, le persone a seconda di ciò che ha o non ha, a seconda dei vuoti che lasciano, i nostri bisogni e i nostri desideri cambiano man mano che perdiamo o ci abbandonano o rimaniamo privi, anche i nostri sentimenti, si possono prendere decisioni irremovibili e in parte tutto consiste in quello, dipendono dalle incompatibilità e da ciò di cui sentiamo la mancanza. (Javier Marìas: Domani nella battaglia pensa a me, EINAUDI)
Marina PieriniScusa utente ospite, ma tutti quelli che per superstizione ed ignoranza si sono fatti spennare dalla Wanna Marchi & co proprio a casa nostra? Tutti quelli che vanno in Africa o nei paesi poveri per costruire scuole di fango e portare istruzione? E tutti quegli uomini ai quali viene detto e ripetuto fino allo sfinimento di usare i preservativi per contrastare l’aids e le malattie e l’abbondanza di nascite e NON lo vogliono fare? Mio zio in Africa c’e’ stato e oltre alle realtà di cui parli tu giustamente, vi è anche un’ignoranza che VUOLE rimanere tale perchè si preferisce accettare la briciola frutto delle fatiche altrui, piuttosto che responsabilizzarsi e fare da soli. Ma non c’e’ SOLO questo. In ogni caso, coloro che non usano i preservativi dove sono? Solo nei paesi poveri? E tutti quelli che adottano bambini a distanza? Che si trasferiscono nei posti più improbabili e combattono contro il potere distruttivo e la manipolazione ma anche contro la noncuranza e la pigrizia degli stessi sfruttati? Romero, ci dice qualcosa? Non è che la visione della realtà che tu hai, che non è certo falsa, anzi, corre il rischio di diventare un pò parziale? Io credo che a vari livelli gli esseri umani possano sempre scegliere. Di gente che chiede l’elemosina, ma che non vuole far altro che questo, ce n’e’ anche sotto casa mia. L’ignoranza è una schiavitù ma è anche l’alibi di chi non vuole sapere. La conoscenza, l’educazione, come tu la chiami, è una grande ricchezza che dona certamente molti buoni frutti, ma è anche strumento nelle mani di chi la usa per il potere e si copre occhi e orecchie per non sapere che male fa agli altri. Molti di noi, ciascuno nella sua dimensione, fosse anche il più primitivo dei popoli e degli uomini, una scelta ce l’ha. I bambini abusati sono ovunque. I bambini mandati a lavorare dalle madri sono ovunque e spesso quelle madri non hanno nemmeno la scusante della lebbra, l’ignoranza la scelgono per sè stesse e per i loro figli! Quando l’uomo non ha scelta, non ce l’ha, e non è questione di povertà ma di realtà, che coglie chiunque, ovunque, in ogni posto del mondo. Come un bimbo che cade in un pozzo, e il fratello che muore con lui perchè ha imparato a non fidarsi dei propri genitori. La conoscenza non ha limiti, è una linea illusoria di orizzonte che si sposta sempre oltre, e l’ignoranza che uccide secondo me è prepotenza del cuore, è disamore, è egoismo, è affermazione di sè, prima di ogni altra cosa è l’ignoranza che non ci fa vedere l’altro, che rinsecchisce il nostro cuore, è l’ignoranza dell’altro che è come ME, che non ce lo fa sapere, che non ce lo fa nè amare nè rispettare. Vi sono realtà come quella che descrivi tu, ma ce ne sono anche altre per fortuna, e sono vere e concrete come le prime. Voler vedere l’uomo solo nella sua piccolezza e miseria è un atto di disamore verso la creazione come forza generatrice, non solo verso l’essere umano, perchè prescinde noi. Creazione del tutto, non solo creazione umana. Il tutto è perfetto, è il relativo a non esserlo.
un atomoscusa Marina, ma rispondendo all’utente ospite volevi forse rispondere a Sarah a me o all’utente che in realtà continua a proporci le bellissime parole di Javier Maria il cui spunto mi pare non abbiamo colto perchè non mi pare abbiano hanno nessun nesso con la discussione che si è poi aperta. Almeno così mi pare..o no? Bho? Comunque continuo a ribadere che gli essere umani non sono tali se sono educati ad esserlo, possono essere più colti, educati o raffinati (forse…ma molto forse) ma non più o meno umani a causa della loro cultura , educazione o raffinatezza. Mi sembra di aver capito che concordiamo abbastanza su questo però non sono molto sicura perchè per me era proprio questo concetto che ho appena ribadito il contenuto più importante. Non ci stò a capì molto 🙂
ChiaraAtomo, sono in completa sintonia. Ho conosciuto lama tibetani che raccontano della gente che vive in Tibet, sicuramente in povertà, ed è straordinario ascoltare quanto più di noi sono disposti a cercare ciò che ha reale valore. Ho conosciuto personalmente cileni “poveri” e “ignoranti” che a prezzo di sacrifici enormi arrivavano in Toscana per ascoltare il loro Maestro, un lama tibetano, perchè hanno consapevolezza del valore di un vero Insegnamento. Personalmente questa presunta superiorità nostra frutto del nostro benessere non la vedo proprio. In cosa saremmo consapevoli? Nell’acquistarci un telefonino più performante o nel discutere del fantacalcio?! Sinceramente io noto solo che più della metà della nostra società la sua presunta superiorità culturale e sociale se le fa fritta! Prospera sull’inconsapevolezza di ciò che è realmente importante e si nutre di bisogni indotti, consumistici senza farsi troppe domande. Anch’io sono rimasta alquanto allibita nel leggere il tuo intervento, Sarah.
Scusa Sarah forse ti abbiamo frainteso, ma è un punto molto delicato questo e sinceramente per quanto mi riguarda la questione da te sollevata, mi fa pensare quanto sia pericoloso invece il credersi superiori e come da queste presunte superiorità siano nati l’orgoglio di razza, certi fanatismi, nazionalismi e razzismi di cui ancora oggi paghiamo lo scotto. Chiara
ChiaraPer non parlare poi dell’opera di sfruttamento continua e questo sì sicuramente consapevole che l’Occidente civilizzato porta avanti da tempo immemorabile sui paesi “poveri”….Vogliamo parlare delle loro risorse sfruttate per il nostro benessere, dei giochi politici intessuti a loro danno e fingendo di portare avanti opere civilizzatrici? O vogliamo parlare del genocidio culturale portato avanti nei secoli anche dalla Chiesa, di culture e civiltà “primitive” una fra tante quella degli Indiani d’America?!
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