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Questo argomento contiene 19 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Alice/Stefania 13 anni, 1 mese fa.
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Alice/StefaniaGrazie, ho visto il post e ho preso nota del titolo del libro.
un saluto.
Utente Ospite/Lo sveglioRispondendo a marina sul considerare colpevoli i nostri genitori, sono pienamente in accordo con te.
Come si fa a colpevolizzare mio padre e mia madre per un “torto”. Piccolo o grande che sia quel torto viene comunque vissuto come un dramma enorme. Quando l’ho vissuto ero un bambino! Il tempo che avevo vissuto e le esperienze con cui relativizzavo quel torto erano poche, limitate, il mio mondo era piccolo ed era giusto così. Ed era giusto anche che mi di difendessi in un certo modo, come fece mio padre da bambino, mia madre, i miei nonni, bisnonni e come faranno i miei figli se ci saranno.
Esiste un uomo sulla terra che non abbia stampata sul corpo almeno la cicatrice della ferita originaria?
io penso di no! Esiste un uomo sulla terra che è in grado di non procurare, in un senso o in un altro, una ferita ad un figlio?
continuo a pensare di no! e allora? …. allora siamo comunque e sempre condannati a essere “figli”, figli che devono cicatrizzare la loro ferita, figli che devono comprendere che è nella condizione umana l’essere figli feriti e che dovrebbe essere nella condizione umana lavorare per cicatrizzare quella ferita anche se il segno forse resterà per sempre.
Da non genitore, proiettato nelle vesti di padre, non cercherei di focalizzarmi troppo sul tentantivo di non “ferire” ma, piuttosto, cercherei di dare a mio figlio la possibilità di prepararsi la medicina per lenire la ferita e guardare ciò che lo circonda per quello che è.
Deve essere veramente difficile fare il genitore, soprattutto quando si prende coscienza di certe cose. Sabato scorso il figlio di mio cugino, 9 anni, riflettendo sul fatto che il mio vecchio cane, come il suo, non c’era più mi ha detto “sono morti, stanno insieme in cielo”, mi ha guardato per un attimo e mi ha chiesto “ma com’è morire?” “è brutto morire?”. Ecco…..lì ho sentito il peso che avrebbe potuto avere la mia risposta e quindi quella di un genitore. Ho deciso di dirgli la mia verità: “nessuno sa com’è morire, Carlo, nessuno sa se è brutto o se è bello” poi è arrivata la mamma e l’ha tirato via quasi imbarazzata della domanda che mi aveva fatto. Tutto quì. Lo Sveglio
Antonio BarbatoNessuno, ovviamente, come ha ben detto lo Sveglio è esente dalla Ferita Originaria, perché essa è l’adattamento alle esigenze dell’ambiente, un adattamento forzato in quanto risponde necessariamente all’esigenze dell’ambiente e non a quelle del bambino. Elisabetta e Alice hanno parlato del libro della Bourbeau che è un libro interessante, ma al quale aggiungerei perlomeno la lettura dei seguenti altri testi: Ti Hanno F****to, ovvero Come Sopravvivere all’Amore dei Genitori di Oliver James, il Dramma del Bambino Dotato di Alice Miller, I No che Aiutano a Crescere di Usha Phillips ed il Bambino Arrabbiato della Marcoli. L’affermazione della Bourbeau che il corpo non mente mai dipende eccessivamente dalla sua impostazione bioenergetica, ma, se astraiamo da qualche eccesso nel volere a tutti i costi che la parte somatica rispecchi necessariamente il disordine psichico, è condivisibile. Il punto importante, però, è che non sempre quelle che lei chiama “maschere”, coincidono realmente con lo stato interiore della personalità. Esistono infiniti e sottili livelli di comunicazione mediante il quale il corpo esprime quella che Gurdjieff definiva come Ragione del Centro Motore, e non è assolutamente facile capire il segnale che sta esprimendo. Circa sette anni fa avevamo convenuto con uno studioso di medicina tradizionale cinese, un ex studente della tipizzazione mediante fisionomia di Ichazo, uno psicologo neo bio-energetico della scuola di Pierrakos (la stessa della Bourbeau), ed io che mi dilettavo di Morfoenneapsicologia, di scambiarci le esperienze per arrivare a posizione condivise. Dopo un serrato dibattito convenimmo, purtroppo, che non era possibile ricavare indicazioni generali veramente valide perché troppi e troppo contrastanti erano i segnali del corpo. Ricordo un esempio che fu un vero rebus e che condivido con voi. Una persona che presentava una corporatura robusta, parecchia adipe, un’andatura elastica e che parlava molto era, secondo l’enneagramma, sicuramente un Cinque, eppure sfuggiva a tutti i criteri di classificazione che ognuno di noi adoperava facendo attenzione alle sua caratteristiche fisiche o posturali. Dove era l’errore??? Nei nostri preconcetti, nel desiderio che quello che non si confaceva ai nostri schemi predeterminati non esistesse, nel non sapere cogliere il vero “messaggio cifrato” attraverso il quale si esprimeva la sua personalità?? Non lo so con esattezza, ma posso sicuramente affermare che alla fine convenimmo che c’era qualcosa che ci sfuggiva e rinunciammo, dopo tanti tentativi, a cercare di spiegare la sua “anima” attraverso la lente del suo “corpo”.
Marina Pierinimolto belli questi interventi, mi piace segnalarvi un altro libro di un’autrice francese che ha fatto di quella che lei stessa chiama “antiginnastica” una sorta di medicina “contro” chi cerca di curare il corpo senza scivolare nel corpo stesso, senza saperlo osservare con grande attenzione e senza saperlo decodificare anche quando sembra stare bene. Detta cosi’ e’ un po’ complicata ma vi assicuro che anche grazie a fotografie e immagini esplicite si riesce a comprendere benissimo non solo il senso ma anche la credibilità di certe sue affermazioni e quindi delle sue conclusioni e terapie. Lei si chiama Therese Bretherat (vi faccio sapere se il cognome e’ scritto bene) e il libro si chiama “La tigre in corpo”. Ha scritto, tra l’altro, anche una sua autobiografia, che ho letto, e nella quale spiega qual’e’ stato il suo percorso, i suoi studi e l’incontro che ha illuminato la sua esistenza rispetto a questa insolita disciplina. Ve lo consiglio caldamente, perchè anche quando crediamo di stare benissimo, il nostro corpo e’ una mappa che traccia molto chiaramente segni ben distinguibili della nostra personalità, delle nostre paure, del modo in cui il corpo si piega, si ritrae e si spinge oltre per occupare un posto in questo pazzo mondo. La tigre e’ l’apparato muscolare, che occupa circa l’84% della nostra struttura e che e’ posto indovinate un po’ dove? Sulla schiena. Abbiamo una tigre aggrappata alle nostre spalle che soffre, pena, gode senza che noi ne possiamo avere alcuna percezione, perche’ alle proprie spalle, chi guarda mai? Ripeto….ve lo consiglio….A Maurizio confermo che secondo me, il compito di un genitore e’ veramente arduo, e che forse a differenza di quanto dici….non dobbiamo rimanere fossilizzati sulle nostre ferite di figli, per perdurare staticamente in una dimensione di figli che non muta mai. Penso piuttosto che comprendere ed esperire il cammino fatto di delusioni, tormenti e perdono di un figlio possa renderci domani un genitore piu’ sveglio, piu’ consapevole, non meno imperfetto ma forse più capace di accompagnare il cammino che è inevitabile per chi da figlio si trasforma in genitore. Nella trasformazione vi e’ un percorso che e’ dinamico quindi, una crescita, un movimento di energie che ci libera da un passato che va scardinato, osservato, sezionato, esaminato ma poi alla fine…va lasciato andare per far posto al presente e al futuro…almeno secondo me 🙂
Alice/StefaniaConosco l’autrice di cui parli e credo che il cognome sia Bertherat e non Bretherat, ma potrei sbagliarmi, non ho in questo momento un suo libro sotto mano.
Conosco un pò anche la sua antiginnastica. Diversi anni fa, durante un master di massaggio bioenergetico (era chiamato eutimico) l’insegnante ci ha fatto fare degli esercizi proprio di antiginnastica di T. Bertherat.
Se a qualcuno interessa l’argomento, e cioè “leggere” le varie personalità attraverso la conoscenza del corpo, c’è un libro che ritengo interessante ed è ” Tra Psiche e Soma” introduzione alla psicologia biodinamica di Gerda Boyesen-ed.Astrolabio. -
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