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La strana tendenza distruttiva di alcuni tipi

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Questo argomento contiene 13 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Roberto Maieron 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #679 Risposta

    Antonio Barbato

    La riflessione sui sottotipi misti e l’osservazione mi hanno ormai convinto che in alcune varianti degli stili caratteriali esiste una strana tendenza distruttiva. Essa è chiaramente visibile nel 6 Sessuale Controfobico, che tende sistematicamente a ridurre il valore dell’altro, per timore che il proprio sia messo in dubbio, ma lo è anche in sottotipi come il Cinque sessuale e il Quattro misto Sessuale/Conservazione. In questi ultimi esiste una specie di gioco che sembra finalizzato a dare importanza solo al proprio punto di vista. Il primo reputa che ha una profonda verità che gli altri non riescono a comprendere, e mi sembra il famoso misantropo raffigurato da Brueghel, incapace di vedere quello gli accade sotto il naso, perché perso nella sua arrogante auto contemplazione. Il secondo indulge soprattutto nel gioco…si ma, si però, con il quale si rifiuta di accettare che una verita sia colta da qualcun altro e non da se stesso. Recentemente l’EM sta ospitando un profluvio di sciocchezze, pronunciate con la certezza della verità assoluta da una persona che accoppia le due tendenze. Mi chiedo e chiedo a tutti voi: è così difficile ammettere a se stessi che qualcun altro può aver visto qualcosa che a noi sfugge?? L’accettare l’opinione altrui deve necessariamente significare una diminuizione della nostra auto stima??

    #6262 Risposta

    Raffaella Foggia

    ciao a tutti
    penso che anche la totale assertività possa essere intesa come una forma di distruzione oltre che di autodistruzione…. In fondo dare tutto senza esserci è come dare niente (naturalmente parlo da Nove :)e quindi dire sempre sì non significa per forza essere d’accordo con l’interlocutore, anzi….
    Io credo fermamente che le opinioni degli altri, anche se in disaccordo con le nostre, permettano sempre di crescere. Naturalmente non è facile però credo che provare almeno ad ascoltare non possa fare altro che bene

    #6263 Risposta

    Marina Pierini

    Io credo che questo sia un argomento molto più spinoso e complesso di quanto si possa pensare. Il corso di counseling che sto seguendo mi sta confrontando direttamente (e senza analisi cognitiva che precede queste esperienze) con tutta una serie di comportamenti incessantemente proiettivi che ci caratterizzano nell’ambito di una relazione, quale essa sia. E’ stato sorprendente sperimentare quanto noi ci spostiamo involontariamente ed inconsciamente a sostegno di una idea o dell’altra, quindi anche “contro” un’idea o l’altra, in base ai vissuti occultati alla nostra coscienza, e non risolti, che ci condizionano incessantemente. Parti di noi che sono inaccettabili alla nostra coscienza, e che spostiamo sull’altro, sottraendoci alla responsabilità che dovremmo assumerci se quelle parti fossero contattate ed accolte. Giusto per dirla in termini un pochino più seriosi. Per non perdermi in parole infinite e forse del tutto inutili (cosa che faccio spesso) ho scoperto che tutto quello che l’altro non capisce, che dell’altro non mi piace, che dell’altro mi è sconosciuto in realtà sono io. E’ ciò che di me mi io mi autocensuro. Ammettere che l’altro vede qualcosa che a me sfugge, dunque, non significa solo ammettere che l’altro ha un’altro pezzo di un puzzle, ma significa dover fare i conti con quel pezzo che io ho rifiutato, scartato, negato. Se l’ho negato, spostato via da me, su un’altro, vuol dire che molto probabilmente per me è un tabù accoglierne la possibile esistenza. Dunque la determinanzione con la quale escludo l’opinione dell’altro ha la stessa forza della mia resistenza a trovare quella cosa dentro me. Non so se sono riuscita a spiegarmi, perchè onestamente, così come gli insegnanti che ci guidano, temo che di queste cose sia più facile non parlare ma “mostrarle” in azione, per poi argomentarle e coglierle…piuttosto che il contrario. Un bacione a tutti…

    #6264 Risposta

    Marina Pierini

    P.S. su di una cosa non concordo con quanto Antonio dice,o mi sembra dire, non ci sono alcuni tipi più autodistruttivi degli altri o più proiettivi degli altri. E’ vero che i 6 adottano più facilmente il meccanismo della proiezione per difendersi, ma dobbiamo distinguere la dimestichezza del particolare, con l’uso comune, generale, che tutti abbiamo con la molteplicità di meccanismi che ci condizionano. Se noi non proiettassimo non potremmo capire cos’è la proiezione, per fare un esempio. Proiettare è di tutti. Avviene ogni volta che c’è una relazione in atto. Immaginaria o reale che sia. La letteratura psicanalitica ormai da tempo sostiene che questo gioco avviene continuamente e da quello che vedo e intuisco mi sembra vero. I 6 o altri enneatipi adottano delle “strategie” che appaiono più evidenti di altre. Ma celare all’evidenza un comportamento non significa esserne privi. Credo che anche dire sempre sì, sia un modo distruttivo di relazionarsi con gli altri, come quello di tutti. In fondo anche dire TU hai questo problema è un modo per non vedere che quel problema è anche parte di me. 🙂 noi siamo una coscienza individuale ma siamo anche una coscienza collettiva, dunque se continuiamo a dire TU sei, non possiamo entrare in relazione con i mille volti che IO sono e che sono di fatto dentro di me, ed assumerci le responsabilità che ci spettano. Se Tu sei distruttivo, io sono in grado di capirlo perchè ho fatto l’esperienza della distruttività dentro di me, lo sono anche io e sono in grado di riconoscere ciò che vedo….allora se io sono distruttivo come mai dico che lo sei tu? La domanda è dentro di te…e la risposta è sbajaaaata! Scusate è il Quelo dentro di me che parla!

    #6265 Risposta

    Carla Basagni

    Cari amici,
    a me sembra che ognuno di noi possa vedere qualcosa, che magari sfugge ad altri. Allora è bello condividere questa cosa con gli altri, in una ricerca continua in cui ognuno arricchisce il quadro di nuovi particolari. Nei tempi di Internet questo è quello che avviene sempre più, ogni giorno. Leggevo, tempo fa, che tutti quanto contribuiamo a formare una sorta di “intelligenza collettiva” , che può aiutarci a dare un senso a tante cose che ci circondano e a soddisfare la nostra insaziabile curiosità. Secondo me questa è una delle caratteristcihe più appassionanti del momento storico in cui viviamo che serve, in parte, anche a superare le barriere di quell’individualismo ed egoismo in cui tutti, più o meno, siamo rinchiusi, nella nostra vita quotidiana. Mi accorgo che sono uscita un po’ dall’appassionante tema dei tipi autodistruttivi, su cui volevo dire anch’io qualcosa. Sto leggendo proprio in questi giorni The wisdom of Eneagram di Riso, che sottolinea l’importanza dei “livelli di salute” nel considerare gli enneatipi . Il discorso da lui sviluppato mi sta convincendo molto: al livello “insano” tutti i tipi sono profondamente autodistruttivi, in un modo o nell’altro!
    Ciao e a rileggervi, Carla

    #6266 Risposta

    Antonio Barbato

    Alcune precisazioni sul mio intervento e le conseguenti deduzioni delle altre amiche che hanno voluto proseguire l’argomento. Parlavo di una “strana” distruttività perché essa sembra molto lontana da quella evidente di altri tipi. Probabilmente è più facile cogliere la distruttività diretta di chi ama il corpo a corpo, o l’omologazione imposta agli altri, rispetto a chi sembra meno propenso a questo tipo di atteggiamento. Riflettevo sul fatto che i Quattro ed i Cinque possono essere molto aggressivi senza nemmeno accorgersene e non è una questione di proiezione o di molteplici stati dell’io, ma di una volontà auto affermatrice celata dietro un apparente facciata di ascolto e comprensione. Cara Carla è evidente che a livello più disgregato tutti i tipi sono evidentemente distruttivi e che a un livello molto integrato non lo sono, ma io nel mio imtervento non intendevo riferimi a situazioni patologiche, bensì a quella che sembra agli occhi della persona una forma positiva di auto affermazione, se non di rispetto della verità o di espressione di un coraggio frainteso e deformato. Il punto centrale della mia discussione stava proprio nella tua prima affermazione, anche a me sembra che ognuno possa vedere qualcosa che, magari, sfugge agli altri, ma se la nostra mente è già precondizionata a non volerlo vedere cosa succede?? Questo è secondo me il core della discussione; come far capire a chi crede che è disponibile ed aperto che, in realtà, sta solo assumendo l’atteggiamento di chi raccoglie indizi per invalidare e distruggere??

    #6267 Risposta

    Utente Ospite

    Caro Antonio questo argomento cade proprio a fagiolo in questo momento per me. Raccogliere indizi per invalidare e distruggere è proprio una mia specialità e nonostante molte volte consapevolizzo di essere in preda alla nevrosi, puntualmente ci ricasco. Ammetto che è molto difficile per me vedere le cose dal punto di vista dell’altro, e se e quando ci riesco ho poi difficoltà ad accettare la sua verità perchè ho l’impressione che invalidi la mia e di conseguenza invalidi me. Questo meccanismo è potentissimo e credo, in quanto quattro, che abbia molto a che fare con la competizione e con il bisogno di “tagliare la testa dell’altro” per mettersi in uno stato di superiorità. E’ superfluo specificare che in realtà tutto questo accade perchè ci si sente rasoterra invece.

    #6268 Risposta

    Teresa

    …sono io

    #6269 Risposta

    Carla Basagni

    Anch’io rientro nei quattro, ma non mi riconosco in queste dinamiche. Io ho altri problemi, ad esempio quello di tirarmi sempre indietro ed evitare il confronto, spesso non essere abbastanza cordiale da incoraggiare l’altro alla comunicazione con me e tutte quelle altre piccole cose che io definisco di “forma” che però mi hanno sempre creato diverse difficoltà di comunicazione con le altre persone. In effetti, mi rivedo sempre più nel profilo del sottotipo sociale del Quattro. Non mi è affatto facile entrare in competizione con l’altro e, quando riesco a vincere la mia tendenza a ritirarmi, cerco sempre la collaborazione. Comunque apprezzo molto questo “parlare franco” di Teresa e trovo quello che dite sempre molto interessante.
    Ciao, Carla

    #6270 Risposta

    Marina Pierini

    In effetti si tratta di una situazione molto difficile da gestire e alla quale dare contributi di qualche senso o utilità. Da una parte c’è una persona che domanda: se la nostra mente è già precondizionata a non volerlo vedere cosa succede? dall’altra c’è qualcuno che si riconosce (non solo tu Terry, ma molti di noi) in chi non vede che troppo tardi e si domanda come fare ad evitare questa sorta di cecità temporanea. Io azzardo due risposte diverse. La prima risposta è destinata ad Antonio, e dico: se noi cogliamo in qualcuno l’atteggiamento cieco… perchè vogliamo che egli veda ciò che vediamo noi? Mi sembra di capire che tu stia condividendo la frustrazione del non riuscire a mostrare a qualcuno che ha quel tipo di aggressività, che il suo comportamento è tale. Ma noi non possiamo modificare le persone. Non spetta a noi. La cecità dell’altro in uno scambio relazionale di qualunque tipo, a quel punto ti torna indietro e più insisti peggio è. Sta a a te (a noi tutti) decidere cosa vogliamo farci, con quella frustrazione e se davvero, poi, vogliamo o possiamo farci qualcosa. Alla fine la sceltà più saggia potrebbe essere domandare a noi stessi perchè ci sentiamo frustrati, cosa vorremmo dall’altro e come mai e se è giusto. Dunque cercare in noi delle risposte che ci sfuggono e lasciare all’altro la sua dimensione, e lo spazio che vorrà occupare sigificherebbe riprendersi il giusto punto di osservazione, che non è contro l’altro ma “incontro” a noi stessi. Le terapie ed i processi di armonizzazione funzionano quando è la persona che chiede aiuto, a sentire la volontà di cambiare e capire. Se questo non avviene, al massimo, possiamo specchiare a chi ci manda dei segnali inconsci, che stiamo ricevendo un certo tipo di messaggio. Se si vorrà raccogliere o meno l’immagine contraddittoria da noi riflessa, non sta più a noi deciderlo, ma al destinatario. A volte noi dobbiamo solo ricordarci di doverci fermare. Perchè i limiti esistono e in qualche modo vanno rispettati, secondo me. A Terry vorrei rispondere che capire, anche se dopo, quando sembra troppo tardi non è lo stesso che non capire. La consapevolezza va allenata come si allena un muscolo in palestra e forse un buon esercizio ed una buona dose di fiducia e disciplina possono aiutarti ad accorgerti sempre prima di certe scivolate. Ovviamente mai senza domande. Perchè ti piace ricaderci? Cosa continui a volere fortemente quando cadi, al punto da non riuscire a cambiare? Cosa c’è di ignoto in questo comportamento noto? La curiosità è una buona compagna di viaggio…o no? 🙂

    #6271 Risposta

    Roberto Maieron

    Sono un Cinque sessuale e quindi mi sembra giusto dire anche la mia opinione. Intanto voglio dire a Marina che sono perfettamente e completamente d’accordo riguardo a quanto dice sulla relazione della verita’ degli altri e la conflittualità che si crea con loro, quando in realtà l’azione è solo quella di chiudere la porta in faccia a noi stessi. Sono quelle cose che io ho esperito molti anni fa e che do’ cosi’ tanto per scontate ed evidenti che sono convinto che tutti la pensino cosi’, proprio come nel modo riferito da Marina.
    Per quanto riguarda l’autodistruttivita’ del Cinque sessuale non so se è una cosa che riguarda solo il Cinque sessuale. Per me riguarda tutti i 5. Forse nel sessuale è più evidente perche’ egli totemizza se stesso. Ad ogni modo l’autodistruzione funziona in questo modo: si sviluppa un sentimento di superiorita’ verso gli altri ( in qualunque modo questo avvenga, e ce ne sono parecchi vi assicuro) che pero’ non si manifesta mai in una convinzione di tipo mentale (in pensieri voglio dire). Si manifesta in un modo, vorrei dire, quasi fisico. Il perbenismo (ti ascolto, sono comprensivo, sono buono, non mi abbandono ad isterie emotive) e’ solo la vetrina di una superiorita’ che proprio in quanto tale, non ha neppure bisogno di essere mostrata. Come l’Otto non ha bisogno di mostrare la sua forza agli altri , perche’ lui E’ forte, cosi’ il 5 non ha bisogno di dimostrare la sua superiorita’ verso gli altri , perche’ lui e’ superiore. Quindi non cercate di cogliere in fallo un 5 nella sua superiorita’ in qualche sua opinione, in qualche suo pensiero o in qualche modo di essere. Non la mostra. LA mostra, lo ripeto, piu’ ..fisicamente. E’ un atteggiamento fisico assolutamente inconscio di snobismo verso gli altri.
    Non lo coglierete mai in una situazione di inferiorita’: solo nel mondo in cui lui vive vigono le leggi che ha deciso lui e le cose funzionano come ha deciso lui. Tutto il resto, quello che non appartiene al suo mondo, non gli interessa, e quindi non ha valore.
    Questo sentimento di superiorita’ e’ assolutamente inconscio. Ma e’ proprio questo “sentirsi” superiori agli altri che separa. Piu’ che distruttivita’ verso gli altri, vorrei dire che quella del 5 e’ autodistruttivita’ (e’ sempre la stessa cosa quindi, ma io la vivo dal mio punto di vista). Perche’ il risultato e’ una solitudine esistenziale molto molto dolorosa. Infatti , questo sentimento di superiorita’ genera un sentimento di colpa
    (sempre inconscio) per le ferite inferte agli altri con questa forma di aggressivita’ sorda che comporta necesseriiamente poi la necessita’ di una espiazione con l’isolamento doloroso (che non e’ lo splendido appagante bisogno di isolamento emotivo).
    Voglio riferire qualcosa di concreto. Quando ero al Sat
    ho vissuto un ‘esperienza molto particolare mentre parlava Naranjo. Quest’esperienza nel giro di pochi minuti e’ diventata qualcosa che mi ha inorgoglito molto. A quel punto ho percepito molto bene un sentimento di superiorita’ verso gli altri partecipanti. Era quel sentimento di superiorita’ che mi separava dagli altri. Perche’ prima di quell’esperienza mi sentivo perfettamnete in armonia, in sintonia, ero uno di loro in tutto e per tutto.
    Ora quella sensazione di essere diverso, superiore agli altri, di vivere delle esperienze che mi consentivano di conoscere piu’ degli altri la Verita’ nel giro di pochi minuti e’ diventata qualcosa di molto molto doloroso. Provavo una vergogna immensa e mi sembrava che tutti la vedessero Ho cominciato a singhiozzare in modo incontrollato. Ero la vergogna personificata. Mi vergognavo cosi’ tanto che avrei voluto sparire.
    Mi ricordo che dopo c’e’ stata la meditazione ed io con la mia partner ho cominciato a dire come stavo e del mio sentimento di superiorita’. E’ tutto da ridere! Lei mi guardava incredula.. immagino che la gente di solito confessi sentimenti di inferiorita’ e non di superiorita’. Ricordo che ho dovuto dirlo tre volte mentre lei mi guardava con un aria un po’ stranita…
    Comunque il sentimento di superiorita’ e’ un capo del bastone. all’altro capo, potenziato dal primo, vi è un forte sentimento di inferiorita’. Il 5 ricade in quello dopo aver vissuto il primo. L’autodistruttivita’ mi pare quindi evidente. Il 5 oscilla tra sentimento di superiorita’/inferiorita’ allo stesso modo con cui oscilla tra distruttivita’ dell’altro (con tutte le volte che ho pensato nella mia vita di qualcuno “che razza di imbecille”) e autodistruttivita’. Quel giorno ho lavorato tutto il tempo su questa cosa e su quello che provavo. Tutto si e’ sciolto solo nella terapia mutua, quando cioe’ sono riuscito di nuovo a ricollegarmi emotivamente con un altro essere umano. Che e’ l’unica soluzione per me e per tutti noi 5 per stare bene. Ciao a tutti Roberto

    #6272 Risposta

    Antonio Barbato

    Parto dal’ultimo punto della testimonianza di Roberto perchè mi sembra che abbia detto un enorme verità: solo collegandoci veramente con l’altro possiamo sciogliere i nodi emotivi dentro di noi. Oltre a questo vorrei correggerlo: in genre noi non dimostriamo senitmenti di inferiorità ma, in un modo o in un altro, proprio sentimenti di superiorità. Credo che la reazione stupita fosse dovuta al fatto che l’altro non si aspettava che lui li manifestasse apertamente, perché con un atteggiamento vagamente ipocrita, questo è considerato non educato. Le due tendenze che ha descritto, anzi le parole stesse che ha usato, sono esattamente quelle con le quali descrivo le polarità del Cinque. Se qualcuno vorrà rileggersi l’articolo troverà proprio che il Cinque oscilla fra queste due posizioni, così come altri tipi oscillano in altri aspetti. L’intervento di Marina pone in rilievo un fatto verissimo e cioè che, se l’altro non vuole vedere, a noi resta solo la necessità di gestire la frustrazione che si produce in noi. Tuttavia, oltre al problema di come proteggerci dalla frustrazione indotta, resta il punto centrale della discussione: perchè per il nostro ego è così utile opporre resistenza a qualunque forma di realtà che non ci è gradita??

    #6273 Risposta

    Marina Pierini

    E’ molto bello quello che racconti Roberto, e te lo ripeto con un sincero sentimento di dispiacere che non nasconde altri interessi o scopi, visto che sono la compagna di chi sostiene i corsi assise, mi dispiace che tu non ci sarai quando faremo il lavoro sulla ferita originaria. Mi sembra che tu abbia vissuto un’esperienza molto intensa e in qualche modo “risanante” perchè superare la vergogna, accettare il dolore, attraversarlo, consapevolizzare e poi ritrovarsi vivi di là del guado, non soli, ma sorprendentemente vicini all’altro è quanto di meglio ci possa accadere. La strada emotiva è quella giusta per tutti, nelle terapie, per i mentali tanto quanto per gli altri. Il punto è che ogni carattere ha percorsi diversi ed ostacoli diversi che vanno affrontati per giungere al cuore, all’intelligenza emozionale della persona che è in fondo ciò che da bambini abbiamo usato e ci ha condizionati da quel momento in poi. Credo che per rispondere nuovamente ad Antonio l’articolo di Tom Condon che è stato tradotto in due riprese sulle ultime riviste, possa offrire degli spunti interessanti e anche semplici per dedurre i meccanismi che ci contraddistinguono. Lo so che la tua domanda non nasce solo dal non capire veramente quanto siamo complessi, e che lo scopo è proporre nuovi stimoli di riflessione, in ogni caso anche in quello che già sappiamo, se detto in modi diversi, possiamo scoprire quello che non avevamo colto in altri momenti. Noi opponiamo resistenza perchè il cambiamento genera paura. Questo può essere considerato il primo “strato” di questo enorme cipollone immaginario da sfogliare…

    #6274 Risposta

    Roberto Maieron

    Dispiace molto anche me non poter partecipare Marina. Avrei voluto scambiare diverse chiacchiere con te e con Antonio, ma ero anche molto solleticato dall’idea di approfondire la conoscenza con le altre persone dell’Associazione; il tipo di lavoro che farete era la condizione migliore per farlo. Pazienza.

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