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Questo argomento contiene 24 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Sarah 13 anni, 2 mesi fa.
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SarahCiao Antonio. Lo so che è una domanda stupida così in un forum… ma come ci si confronta con questa vergogna? Cosa si deve fare? Di che parlare? Con chi e come? Spesso lascio perdere perchè penso che tanto così sono e così resto e che è inutile martoriarmi se più di lì non arrivo e se gli altri sono delusi, feriti, se si sono rotti i c…. dal mio comportamento mi allontano e cerco di dire pazienza, magari di imparare qualcosa di me e di conoscermi un po’ meglio ma questo Ego chi lo spezza alla fine!??? Perchè sforzarsi tanto?
Bruno Ordonsellici si confronta con la vergogna riconoscendola stanandola andandola a cercare nel profondo non mentendo a se stessi. ci dobbiamo sforzare perchè certe volte è meglio seguire la speranza che la ragione perchè siamo animali sociali e sentiamo il bisogno di sentirci amati e di amare a nostra volta
Marina PieriniSarah i percorsi che ci portano a risanare le nostre ferite sono costituiti da varie fasi, che sono ben precise anche se talvolta intercambiabili fra di loro. Quello che tu di tua sponte puoi fare è iniziare a lavorare sulla parte cognitiva, per entrare in contatto, conoscere, certe realtà che ti condizionano. La fase cognitiva non basta a giungere ad uno stato di “coscienza” di tali stati. Ci vogliono disciplina, osservazione continua ed uso delle conoscenze che acquisisci man mano, per osservare quanto più puoi i fenomeni che ti caratterizzano. Quando sarai capace di osservare dal di fuori e senza giudizi la tua meccanicità, vuol dire che hai sviluppato “consapevolezza” di certe cose. Vuol dire che hai capito, le riconosci, le vedi in azione e puoi cominciare a fermarti. Alla fase di consapevolezza o risveglio interiore, che ti permette di constatare quanto e come ti muovi meccanicamente, deve seguire il riconoscimento emozionale. Questa è la fase più dura e imprevedibile. Finchè tutto ciò che sappiamo e vediamo non ci turba, non ci scuote, non viene esperito dal sistema emozionale profondo non avrai reali cambiamenti…per quanti sforzi tu possa credere di fare. Anche Sisifo si sforza in tutta la sua esistenza per portare il grosso macigno sul monte, per poi vederlo rotolare gù ogni volta che pensa di essere arrivato al traguardo. Ma a cosa vale il suo sforzo cieco, se non a ripartire da zero? La domanda che tu fai è LA domanda, e solo tu puoi sapere se soffri, se soffri molto e se vuoi porre fine al tuo dolore. Se ti manca la volontà interiore di perseverare nel correggerti, lo sforzo non ti servirà a nulla. La prima fase in assoluto è ammettere di avere un problema. Se noi non lo ammettiamo, prima con noi stessi e poi con gli altri, perchè mai dovremmo lavorare faticosamente per risolvere qualcosa che non vogliamo veramente affrontare e riconoscere? Tu hai un problema? Hai un dolore profondo che non vuoi più sopportare, te ne vuoi veramente liberare? Vuoi curarlo? Un bacione…
SarahSi ce l’ho ed è la solitudine. E fino a poco tempo fa nemmeno volevo ammetterlo. Grazie delle risposte. Sincerità estrema dunque…
Teresa…e perchè sei sola Sarah? O meglio sei sola o ti senti sola? Perchè le due cose sono profondamente diverse. Sono Teresa, che quando mi sento sola sono consapevole che è uno stato d’animo, un vuoto tutto mio e che in quel momento non c’è nessuno che possa riempirlo. Poi passa, almeno questa è la mia esperienza. Ecco la quattrite…pensavo “che intervento banale”, ma non sempre quello che è semplice è banale…o no…cari 4? Un caro saluto a te Sarah e a tutti.
SarahNon ne ho la più pallida idea del perchè mi senta così. Non lo sono in realtà perchè ho delle persone care che mi vogliono bene e che oltre a sopportare i miei difetti vedono anche quanto di positivo ci sia in me, forse anche molto più di quanto non faccia con me stessa. Il fatto è che sono io a voler tenere le distanze, a voler restare una persona chiusa; sono io che penso un sacco di volte “si sta meglio da sole”. Sono io ad aborrire i legami e poi, come ha detto bene Bruno sento che in fondo invece ne ho bisogno – e di qui non si scappa – e quindi ecco che arriva l’angoscia. Ho sempre pensato di essere conservativa ma leggendo qualche post qua e là comincio ad avere il sospetto di essere sociale…
Utente OspiteCara Sarah,
la distanza dagli altri serve ai cuori sensibili e ipersensibili per limitare “la forza d’urto” degli altri, o almeno di alcuni altri, le loro invadenze indebite, le manipolazioni, etc. etc. Io, spesso, la solitudine la ricerco proprio. Certo il rischio è quello di trasformarsi, all’esterno, in una specie di essere chiuso in una”scatola di vetro”, che sembra bastare a se stesso e che gli altri, proprio a causa di questa impressione, non avvicinano facilmente. Com’è naturale, infatti, nella vita di tutti i giorni la gente ricerca contatti facili, gratificanti, leggeri, senza troppe complicazioni. Io sono consapevole di questa difficoltà e, a volte, cerco di forzare un po’ la mia natura, di partecipare alle conversazioni,anche se non sono molto interessata agli argomenti, di dire qualcosa e uscire di più allo scoperto, ma non mi faccio mancare i miei spazi di libertà e solitudine che mi servono per “respirare meglio”.
Ciao, Carla
Marina PieriniCara Sarah…tu dici che cerchi la solitudine in qualche modo ma che poi questa tua tendenza ti angoscia. Mi hai detto che il tuo problema si chiama solitudine. Ecco, giusto per fare l’avvocato del diavolo…tu pensi che la solitudine sia la causa della tua angoscia e dunque il problema che senti dentro e che se risolto ti darà la serenità che cerchi, o pensi che la solitudine sia solo l’effetto di una causa che risiede altrove, ma che si manifesta con questo deisderio ambivabelnte e angosciante dentro te? Solitudine e angoscia sono causa ed effetto ….o effetto a catena di qualcos’altro, a tuo avviso?
EleonoraSicuramente le persone con le quali lego immediatamente e con le quali più di una volta sono nate delle vere e profonde amicizie appartengono all’enneatipo QUATTRO. Anche con il SEI nascono amicizie anche se l’impatto non risulta immediatamente da colpo di fulmine come con il 4. Invece, l’enneatipo che mi risulta più ostico è il DUE; non mi piacciono le loro smancerie, i loro complimenti non sentiti, le loro adulazioni ipocrite (chiedo scusa ai 2 che non si sentono così…). Mia madre è un DUE ed i problemi con lei sono stati causati sempre (almeno così mi sembra) dalla sua invadenza e dai suoi ricatti morali continui, dal suo enorme egoismo ma anche dalla mia debolezza, dai sensi di colpa che mi hanno aggrovigliata in un rapporto complicato e poco sano e che hanno condizionato in modo irreversibile (almeno fino ad ora) la mia esistenza.
SarahDi che enneatipo sei eleonora se posso chiedere? Così, per capire meglio. Quanto alla solitudine, beh non so quale sia la ragione profonda del dolore e dell’angoscia ma la solitudine è un modo per non vedere e per mettersi al riparo dagli altri, dalla loro invadenza. A volte fa comodo. Quanto alle simpatie, mi piacciono i sei controfobici. Con i 4 sessuali credo di non andare troppo d’accordo invece, ma dipende. Ne ho conosciuti pochi ma di solito mi sembrano molto esagerati e non apprezzo anche se per certi aspetti mi rivedo ovviamente.
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