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L’anima

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Questo argomento contiene 102 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Bruno Ordonselli 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #617 Risposta

    un atomo

    Parlando con una collega che è affetta da un grave stato depressivo cronico che si è incancrenito nel corso di oltre 30 anni fino a portarla a un quasi completo annientamento di sè (o almeno lei lo percepisce tale) mi raccontava una cosa che le è accaduta con uno dei tanti psicoterapeuti a cui si è rivolta in un lungo calvario. Parlando del suo stato d’animo lei lo descriveva come un male dell’anima, al che il terapeuta del tutto scandalizzato le ha risposto: “Signora, ma che dice, cos’è quest’anima ?lei vorrà dire il VISSUTO! ” Ora il mio percorso di fede, lil mio anelito di trascendenza è una continua, tormentata e talora dolorosa ricerca, non ne parlo mai volentieri non perchè penso che sia un tabù ma perchè per me è l’esperienza più intima e più individuale che esista, più dell’amore, più di ogni altra cosa al mondo, sento in questa sfera qualcosa di delicato, e non possiedo nessuna certezza. tuttavia mi domando in che mondo siamo se una persona non può pronunciare la parola anima? C’è qualcosa di barbarico in questo. In greco psicologia vuol dire discorso: logos intorno alla psiche cioè intorno all’anima. Bandire questo concetto dalla conoscenza di sè e dalla cura delle proprie ferite vuol dire annientare migliaia di anni di domande che l’uomo ha posto su se stesso e sul cosmo. Questa cosa mi ha colpito profondamente perchè qui non si tratta di affermare le proprie credenze, sbandierare le proprie certezze, qui si tratta di ridurre l’essenza della nostra vita al VISSUTO. Che cos’è questo cavolo di vissuto senza il soffio della psiche? E voi cosa ne pensate?

    #4826 Risposta

    molecola

    Penso che questo psicologo, se intendeva quello che ci stai dicendo tu, ossia che l’anima o un equivalente non esiste, può analizzare solo una parte dei problemi che la gente gli pone.

    #4827 Risposta

    Utente Ospite

    arriva l’elefante nella cristalleria l’anima Dio le religioni non saranno una nostra invenzione per poterci dare degli alibi forse il dottore ha e deve avere un modo più pragmatico di affrontare una malattia un bacio ai miei due interlocutori preferiti

    #4828 Risposta

    Utente Ospite

    Sono bruno

    #4829 Risposta

    una molecola

    bruno……..il tuo nome, per i prossimi messaggi, lo puoi inserire, come faccio anche io, nel campo in alto dove c’è scritto utente. Cosi non lo devi precisare alla fine o con un altro messaggio.

    #4830 Risposta

    Bruno

    grazie

    #4831 Risposta

    un atomo

    Caro Bruno STOP ti prego. Io sono agnostica e non parlavo nè di religione nè di Dio. Parlavo di anima in senso diverso, come di quel soffio che secondo me non possiamo ridurre ai soli circuiti neuronali, o alle sole sinapsi. Anche se non sappiamo o possiamo ( e secondo me non dovremmo nemmeno tentare) di definire o di schematizzare in un credo rigido penso che molti percepiscano un sè essenziale che non può essere ridotto al vissuto. Il vissuto in sè non dice nulla. La persona cui facevo cenno ha visto annientata la propria esistenza senza subire particolari traumi disasstrosi, ho visto persone sopravvivere a tragedie molto più grosse. Non è quello che ci accade ciò che importa ma importa quello che vogliamo fare di ciò che ci succede. Importa la qualità del come percepiamo. Mi piacerebbe che ogni tanto entrassi un pò più nel merito delle argomentazioni. Non perchè non apprezzi la tua bella e lieve capacità di sintesi ma giusto per accontentare il mio gusto analitico e ‘pesante’ 🙂 Solo se ti va…

    #4832 Risposta

    Bruno

    caro atomo è chiaro che ognuno di noi ha un punto di rottura e per ognuno è diverso il mio per esempio è stato la mia separazione e il male di vivere può colpire chiunque

    #4833 Risposta

    Bruno

    suggererei una sana e rabbiosa indisciplina l’unico modo per rimanere liberi baci

    #4834 Risposta

    Marina Pierini

    Cara atomo penso di avere capito cosa vuoi dire. Come tu ben sai, perchè l’ho scritto spesso quissù, io ho vissuto un percorso di profonda e per me vera conversione. Credo in Dio, ho il mio vissuto, ho le mie verità. Tuttavia, capisco bene e condivido il sentire l’anima come qualcosa che non può avere a che fare solo con la religione oppure no. C’e’ qualcosa, durante la nostra vita di sonno e prigionia, che ci muove, che ci spinge ad andare oltre, che ci chiama come voce buia oltre le profondità dei nostri abissi, che molti percepiscono e chiamano anima. Penso che sia necessario da parte di un medico non perdere il contatto con il male, il disturbo, il problema, ma sono anche dell’idea che la via della guarigione, quando possibile, spesso viene imboccata proprio quando quel qualcosa dentro di noi risveglia la volontà di farcela. Volere vivere. Volere guadagnare una vita migliore. Volere. Da dove nasce la volontà se non anche dall’anima? Cosa ci rende differenti? Solo la nostra storia? Solo il nostro vissuto? Un medico che sa sfruttare ai fini della guarigione ogni parte dell’essere umano, ogni sua qualità forse è destinato ad ottenere maggiori sucessi se non dimentica che l’essere umano non è solo macchina, non è solo corpo ma anche essenza o certo non dipende dagli altri il nostro uscire e rinascere, perchè poi il percorso è di ciascuno, e c’e’ anche chi ama vivere nel dolore, pur lamentandosene. Lo so sembra una cosa crudele da dire ma a me troppe volte è capitato di percepire questo. C’e’ chi ama il dolore e ci sprofonda dentro perchè è l’unica felicità che conosce. Caro bruno…la rabbiosa indisciplina altro non è che una reazione ad uno stimolo. Non sarebbe meglio una sana e libera scelta?

    #4835 Risposta

    Bruno

    Marina sento già di volerti bene, ma siamo veramente liberi?il destino il caso non ha già scelto per noi?riusciamo veramente a lasciare una traccia di noi del nostro passaggio?bacio!

    #4836 Risposta

    una molecola

    Ma fammi capire Bruno, ma a chi la vuoi lasciare questa traccia? e perchè? Fammi un esempio di traccia, solo per capire. Secondo me continui a non renderti conto che stai cercando qualcosa fuori di te, all’esterno e a ragionare in termini di successi e tracce da lasciare su questo mondo che gli “altri” o l’umanità intera ti riconoscerà. ma una volta che qualcuno avrà riconosciuta la tua traccia …..tu….che te ne fai????

    #4837 Risposta

    una molecola

    Dentro di te c’è una scintilla di luce che vuole tornare da dove è venuta. Non ha bisogno di lasciare tracce. Normalmente quella scintilla è coperta da strati e strati di polvere e non riusciamo più a sentirla e a vederla bene; sentiamo solo che qualcosa non va, che la strada non è giusta o che ci stiamo indaffarando per cose che come dici tu hanno un senso solo relativo. Non confondere il desiderio di tornare a casa della tua scintilla con il “relativo”. Lasciare una traccia è “relativo”. Il relativo può essere un ponte per l’assoluto ma si deve puntare all’assoluto altrimenti tutto resta relativo. Scusami se sono così diretto ma per me è così. Ciao

    #4838 Risposta

    Bruno

    scusami cosè l’assoluto? Una traccia io per esempio cerco di lasciarla allenando e cercando di educare ragazzini cercando di far rimanere qualcosa di me è sicuramente egoistico ma anche molto altruistico è la mia scintilla per l’immortalità baci

    #4839 Risposta

    un atomo

    Una sana e rabbiosa indisciplina (da me rigorosamente e orgogliosamente applicata in giovane età) ti rende schiavo dell’indisciplina in sè. Per essere indisciplinati bisogna compiere azioni che siano sempre ‘contro’ ,quando tutto ciò diventa una filosofia di vita e un modo automatico di porsi, non solo ci incateniamo ma spesso lo facciamo a dispetto dei nostri veri sentimenti e delle nostre intenzioni più profonde. L’indisciplina è sacra quando è opposizione a regole ingiuste, per me è dannosa quando consiste nella mancanza di rigore e nella non assunzione di responsabilità. Per me (ma capisco che ci sarebbe molto da discutere e obiettare su questa cosa) l’unica cosa che un essere umano può veramente fare è assumersi in pieno la responsabilità di ciò che gli accade, essere rigorosi con le proprie scelte, farsi carico delle proprie reazioni, e sì puntare all’assoluto, sapendo ascoltare quell’anelito interiore che c’è, che parla, anche se non sempre vogliamo ascoltare. Definire l’assoluto è un’impresa troppo ardua però io so che non riesco a collocarlo in un punto alto, nell’empireo, ma in un punto molto, molto profondo di sè.

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