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L’anima

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Questo argomento contiene 102 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Bruno Ordonselli 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #4885 Risposta

    Marina Pierini

    P.S. il mio parere circa quello che tu non vedi di te, non sarà nè crudele nè spassionato. Io non posso esprimerlo. Psso onestamente farmi guardare da te, e se qualcosa di te si riflette nella mia immagine forse questo ti aiuterà. Ciascuno ha il suo viaggio, Atomo. Ti abbraccio.

    #4886 Risposta

    un atomo

    Non mi stupisco che concordi. Sì anche io mi rendo conto di aver esagerato per un forum, l’ho sentito subito, ma sono andata avanti lo stesso. Guarda che le tue soluzioni sono proprio identiche alle mie 🙂 Le richieste non sono mai enormi quando non sono pretese ma inviti che si possono gentilmente declinare. Così come tu hai fatto con molto garbo e delicatezza soprattutto visto che concordo con te che il lungo post poteva generare imbarazzo e disagio. La mia soluzione non è diversa dalla tua perchè anche io scelgo di cambiare o non cambiare per le stesse motivazioni da te sposte e se decido di non farlo non me ne vergogno, e sono consapevole come te che molte persone mi cercano per la mia tostezza che, lo so, non è minore della tua, come so che molti mi rifuggono per lo stesso motivo. Non ti chiedo di dipendere da lodi e critiche perchè così io stessa non faccio e lo capisco. La tua risposta mi sta bene in tutto , la condivido e la accetto. Però non mi dispiace lo stesso di aver formulato la mia richiesta per quanto enorme ti sia sembrato, ho sentito di volerlo fare e non è stato improduttivo per me.

    #4887 Risposta

    Antonio Barbato

    Marina non ama per nulla che ci si esprima mediante citazioni o frasi tratte da altri, ma non tutti siamo vino della stessa botte (anche se sia il vino che la botte vengono, in realtà dalla stessa fonte) e a me viene naturale citare le parole di altri. Questo non vuol dire, ovviamente, che le condivida sempre ed anzi, talvolta, mi diverte enormemente assumere le parti del testardo che non capisce e ripete le stesse cose. Parlavate del che cosa ci possa essere di sbagliato nel chiedere agli altri, dato che quest’ultimo è libero di rispondere o non rispondere alla richiesta e a me è venuto in mente il ricordo di una cosa che voglio condividere con tutti voi, se vi fa piacere. Il ricordo è tratto da un libro di George Gurdijeff, verso il quale, sia chiaro, non nutro alcuna particolare devozione o semplice rispetto, e che ho più volte e con piacere contestato, ma è in realtà ricavato da un più antico manoscritto che si chiamava, se non erro, i Testimoni dell’Amu Darja. E’ un punto di vista alternativo e sottolinea bene qualcosa di noi stessi che non vogliamo vedere. Le parole dicono: Tale è la natura dell’uomo,
    che al primo regalo che gli fate si prosterna, al secondo vi bacia la mano, al terzo si inchina, al quarto si contenta di un cenno del capo,
    al quinto diventa confidenziale, al sesto vi insulta,
    al settimo vi porta in tribunale perché non gli avete dato abbastanza: questo è il problema dell’uomo che chiede.

    #4888 Risposta

    un atomo

    Strano, detto da te. Mi era sembrato che più volte mi consigliassi di impararare a chiedere. Ma forse non ho capito, comunque non importa. Ho sperimentato una nuova modalità. Non credo però che la ripeterò. Non bisogna chiedere che a se stessi,(come ho sempre molto orgogliosamente fatto) però non bisogna neanche a questo punto andare troppo incontro.

    #4889 Risposta

    Bruno Ordonselli

    e se si provasse ad essere un pò tutti più empatici ad essere meno chiusi rispetto a una critica più o meno feroce? il nodo sono i modi o la sostanza di quello che si dice?per atomo mi emoziona sentirti parlare ti prego non chiuderti! Marina non penso proprio che tu fai scappare

    #4890 Risposta

    Chiara

    Volevo condividere con voi se permettete alcune riflessioni.
    Una parola è una parola, è frutto di un momento che scivola via, ora non è come ieri nè come domani.
    Le cose scorrono e anche noi scorriamo, sarà forse perchè non ci rassegniamo alla fugacità che soffriamo così tanto?
    In fondo in fondo non siamo le nostre parole nè l’emozioni di ora, nè il pensiero di adesso, tra un minuto saremo già diversi, cambiati. Nel vuoto passano le immagini, scorrono e si azzuffano ma noi non siamo quelle immagini.
    Ma sì ma dai, che fa..e se fossimo davvero.. villani, egoisti, cattivi, prepotenti, invadenti, criticoni, pettegoli, cretini, presuntuosi, pesanti, insensibili, martiri, paurosi, piagnoni, aggressivi, colpevoli, superficiali, arroganti e gretti..? Ma se lo fossimo tutti, e non o io o tu o lui, ma proprio tutti, chi in un momento chi in un altro, e se oltre a queste cose fossimo anche il loro contrario, cioè tutto il bene del mondo…. Tutti, proprio tutti, nè meglio nè peggio, nè grandi, nè piccoli…
    Tutti nella stessa barca.
    La perfezione c’è perchè è imperfetta. Il bello c’è perchè è proprio brutto.
    Ma soprattutto c’è per scorrere, passare.
    E forse quindi bene e male, impercettibili come un battere di ciglia non ci appartengono, non più che una farsa, un’ironia, un sogno. Se ne vanno, fugaci, passati. E noi siamo già lontani, altrove…
    Un bacio. Chiara

    #4891 Risposta

    un atomo

    Caro Bruno grazie delle tue parole, molto ad hoc per un tipo 4:-) Io penso di dove rimanere coerente con i messaggi che ci siamo scambiati Ti ho scritto che “Non è quello che ci accade ciò che importa ma importa quello che vogliamo fare di ciò che ci succede. Importa la qualità del come percepiamo. “Questo vale per le cose molto importanti della vita ma vale anche per le piccole cose. Perciò credo che bisogna cercare di guardare alle cose che accadono, piccole o grandi, sempre con un occhio neutrale e cercare di capire cosa si è imparato ammesso che nella fase in cui siamo riusciamo a capirlo. Se non ci riusciamo ho speranza che l’esperienza si ripeterà fin quando quello scoglio non viene superato. Tuttavia a volte ci vuole un certo tempo di latenza per distaccarci un attimino dalle emozioni immediate e poi riuscire a generalizzare un’esperienza perchè possa rischiarare altri angoli del proprio vivere che magari sono stati lasciati i ombra. Ognuno ha il proprio percorso. Io non ho mai avuto problemi a dire no, non ci sto, a dire le cose come stanno secondo me spesso con irruenza. Non devo fare un percorso per imparare ad avere il coraggio di esprimermi con le parole , ma devo fare il percorso inverso e cioè imparare a tacere, ad accettare che la mediazione ha un suo valore, che la gentilezza non è un’ipocrisia così come mi è sembrato per tanti anni ma un modo caldo e accogliente che non mi potrà mai impedire di rimanere me stessa. Ma anzi una grande opportunità per valorizzare cose che ho nel cuore e che ho sempre avuto (queste sì) paura di esprimere, come la dolcezza per esempio che mi rimane sempre attaccata in gola pur scorrendomi nelle vene.

    #4892 Risposta

    Utente Ospite

    Permettete un’ opinione?Leggo tutto quanto avete scritto e con rammarico credo che si sia perso il filo del discorso originale.Si e’ aperto un discorso nel discorso. Ma va bene cosi’.E’ di tutto che si puo’ parlare. Ci sono varie personalita’ a confronto e leggo motivazioni diverse, tutte rispettabili ed umane.Certo e’ che parlare dell’Assoluto prima ed arrivare al personale poi, mi appare come una discesa in picchiata.Non trovo nulla di offensivo nelle parole che hanno scatenato tutto cio’. Percepisco altresi’ che chi si esprime sicuro di avere delle risposte o di conoscere verita’ di cui pensa che altri non siano a conoscenza si pone in una posizione di superiorita’ .Questo talvolta puo’ risultare irritante, ma non offensivo.Puo’ generare una posizione di difesa o di rinuncia che poco giova al fine primo del tema. Qual’e’ il fine di questi scambi? Arricchirsi e confrontarsi o esercitare la forza del proprio pensiero sul prossimo per affermare se stessi? Ottimo l’invito a guardarsi allo specchio e valutare il perche’ le affermazioni altrui generano in noi determinate sensazioni.Altrettanto saggio, accettare una critica che potrebbe essere costruttiva.Imparo che per gli emozionali il consenso e l’accetazione altrui e’ un motore forte all’interno di questi.Tutto sparito? Esiste un istinto di adattamento che ci chiede di moderare la nostra personalita’ , non di cambiarla.Non offriamo un surrogato o un falso di noi stessi se proviamo a trovare un giusto equilibrio che ci permette di interagire in modo sano col prossimo.

    #4893 Risposta

    un atomo

    Caro utente ospite concordo con ciò che scrivi. Mi sembra molto semplice e sensato. L’unica cosa è che non so se passare dall’assoluto al personale sia una vera discesa in picchiata. Il modo che abbiamo per anelare a qualcosa ‘altro’ comunque passa attraverso le relazioni umane e le esperienze di vita.se vogliamo capire qualcosa di quello che ci trascende possiamo farlo solo mettendoci in gioco nel reale ma guardando anche attraverso ed oltre. Che ne pensi? Magari così ritorniamo in tema e allarghiamo il senso del discorso. Grazie di aver scritto.

    #4894 Risposta

    un atomo

    Molecolaaaaa, ci sei? e tu Bruno? 🙂

    #4895 Risposta

    Utente Ospite

    Condivido il pensiero di atomo già espresso da molecola nel concetto “il relativo può essere il ponte verso l’assoluto”. Anche se condivido quello che dici su Marina, molecola, la reazione è stata un po’ sproporzionata e anche la reazione successiva di Marina. Vi siete toccati entrambi nei vostri punti sensibili. Grande lezione di enneagramma.

    #4896 Risposta

    Utente Ospite

    Penso che la ricerca dell’assoluto come appartenenza ad un proggetto di entita’ superiore sia legato al bisogno di credere che esista un senso a questa vita terrena.Taluni vivono nell’oblio, nella dimenticanza completa del senso dell’esistenza.E’ forse il male dei nostri tempi questo.Presi dalla frenetica routine della vita ci dimentichiamo di domandarci cosa significa la vita stessa ,chi ci ha voluti qui e soprattutto perche’.Lasciare una traccia di noi e’ una risposta a questo perche? e se la traccia di noi fosse semplicemente l’essere esistiti per rappresentare un anello minuscolo e insignificante ma pur sempre indispensabile in una catena che rappresenta l’esistenza del genere umano?
    Il secondo significato che leggo dell’assoluto e’ in relazione,mi pare di capire, a cio’ che di piu’ vero e sicuro sentiamo dentro di noi.Si e’ fatto l’esempio dell’amore.Credo che questa sia una spiegazione del tutto emozionale come diceva una molecola varie risposte fa.Un soggetto mentale direbbe che solo la percezione della sua logica e’ verita’ assoluta.Siamo ancora nell’estrema relativita’ dell’interpretazione mi sembra.Cio’ che taluni affermano col cuore, altri intendono con la mente.

    #4897 Risposta

    Marina Pierini

    Ciao Utente Ospite, accolgo la tua opinione circa la mia reazione a tuo avviso sproporzionata. E questa è una riflessione degna della mia attenzione e di una mia riflessione in senso stretto. Vedi, nel passato quissu’ vi sono state altre occasioni di scermaglie degenerate in vere e proprie liti e le mie reazioni SI che sono state calorose ed esagerate. Aver usato molte parole per esprimere molteplici aspetti del mio pensare forse è ancora un mio limite, ma ti assicuro che a differenza di quanto accaduto in passato, non mi sono arrabbiata, non mi sono sentita ferita e non mi sono scatenata in risposte continue. Mi sono anche astenuta dal collegarmi per molte ore. Lo trovo un esercizio di sano distacco e di recupero di certi equilibri. Comunque grazie a tutti per aver offerto quello che sentivate…..io sarò provocatoria quando scrivo ma esprimo sempre la mia gratitudine e il mio apprezzamento per la partecipazione di tutti, forse si dà per scontato, io non lo faccio mai.

    #4898 Risposta

    Bruno Ordonselli

    ma cuore e mente sono per voi scindibili?un soggetto che non esprime emozioni che bestia è?lasciare una traccia del nostro passaggio è per me l’unico modo di dimostrare che un anima c’è!tutti hanno bisogno di consenso e accettazione e un pò di compassione ,un bacio grande

    #4899 Risposta

    Marina Pierini

    Ho fatto una ulteriore riflessione in questo ultimo anno, su una cosa che si chiama TOLLERANZA. L’argomento quissu’ è l’anima e chissà forse i due aspetti di questo percorso di scambi apparentemente distanti possono avere molteplici esperienze e riflessioni invisibili che fanno da collante. Ho imparato che vi sono due tipi di essere umano, quello pieno di sè, che vede solo sè, tende a perdonare i difetti altrui. Tende a credere di poter veramente accogliere gli altri, tollerando i loro difetti, perdonando i loro limiti e CHIEDENDO loro di modificare alcuni aspetti che non preferisce “perdonando” al tempo stesso l’umanità dell’altro…in due parole vai bene così ma… non sei perfetto, ti perdono i tuoi difetti “se fai cosà….”. Oppure l’uomo che imbocca la strada della tolleranza da un’altra via. Da una strada che si chiama decenza, umiltà, pudore. Questo tipo di uomo ha scoperto che non ha alcun potere di perdonare nessuno, perchè non può misurare gli altri sul suo metro. Non può mettersi al di sopra degli altri, e misurarli e nemmeno chiedere loro qualcosa. Quest’uomo sa di non avere alcun potere di perdonare nessuno, perchè so che continuamente gli altri devono perdonarlo per i propri difetti. Io ho scoperto per me stessa, che non sono l’unità di misura di nessuno. Mi rendo allora conto, che posso solo guardare me e sapere che altri dovranno perdonare a ME la mia imperfezione. So che dovro’ sperare che loro riescano a perdonarmi per quello che non so fare, per ciò che di me non va bene al mondo, e per questo capisco che nulla posso chiedere a nessuno. La tolleranza, l’accoglienza per me, nascono dalla comprensione della “mia” imperfezione, che non guarda l’imperfezione dell’altro, non la può giudicare nemmeno con una richiesta di cambiamento. Perchè se ti chiedo di cambiare ti ho misurata col mio metro e mi sono messa al di sopra di te. L’uomo intollerante, quindi, a mio avviso, misura i difetti altrui sul proprio metro e tende a “perdonare e accogliere” a “condizione che…”. Non voglio assolutamente offendere la sensibilità di Atomo perchè mi hai commossa con molte delle tue riflessioni. Visto che tu però ti chiedi che male c’e’ a chiedere, vorrei condividere questo mio pensiero. Forse capisci che ho visto nelle tue parole il sapore di cose che anche io ho dovuto mangiare, non molto tempo fa, e mi hai toccata profondamente. Sono grata a qualunque discussione, se i frutti che porta sono di scambio, se si accetta quanto gli altri vogliono, tanto quanto gli altri rifiutano. Ho già espresso fin troppo i miei pensieri. Non ho altro da dire. Quando “chiediamo”, perchè alla fine prima o poi lo facciamo, se non vogliamo scivolare nella prepotenza travestita da tolleranza, dobbiamo sapere che ci stiamo aspettando dall’altro un atto “enorme” che a noi stessi non abbiamo la forza di chiedere. Posso tentare, pur sapendolo, quando mi lega l’intimità, al fine di trovare un compromesso sul luogo in cui incontrare l’altro che per differenze sento distante. Allora posso chiedere, a condizione di dare per prima. A condizione di voler andare verso. L’uomo che perdona agli altri i loro difetti, è un uomo arrogante che dimentica i propri. Si mette al di sopra dei propri limiti convinto di avere potere di perdono sull’altro. Se ciascuno guardasse sè stesso si renderebbe conto di non poter davvero chiedere nulla a nessuno, se non pietà e comprensione. Non voglio sembrare drammatica scusatemi, ma ho detto ad Atomo che non ho risposte per lei, se non offrirmi con i miei difetti come specchio per lei. Lo dico, lo faccio e lo penso non con i sentimenti che mi sono stati attribuiti. Un bacio a tutti.

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