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Questo argomento contiene 27 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Antonio Barbato 13 anni, 2 mesi fa.
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Roberto MaieronMi ha molto colpito a Firenze il seguente tema sviluppato da Antonio: l’istinto che si sviluppa è quello più colpito, ferito, quello più debole insomma.
Da qui a casa in questi giorni mi si sono presentati alla mente tutta una serie di schemi riguardanti il tema dell’attenzione. “Attenzione conscia e attenzione inconscia nell’enneagramma e negli enneatipi” potrebbe essere un bellissimo corso e un bellissimo modo di presentare le diverse aeree caratteriali. Non sono molte le persone che sanno che cos’e’ l’attenzione e
gia’ trasmettere questo insegnamento costituirebbe qualcosa di veramente
prezioso. Faccio notare che l’attenzione di ogni enneatipo – conscia e inconscia – ricade su qualcosa che determina la strutturazione del suo ego e della sua personalità . Fra le moltissime strutture che si aprono ai miei occhi mi piace notare come per esempio ogni carattere faccia attenzione (e quindi agli occhi degli altri mostri di avere)a qualcosa di cui è carente:
l’ 8 ha avvertito la sua debolezza e la sua attenzione è ricaduta sulla forza: così ostenta una forza che non ha. Il 2 mostra di avere un’abbondanza di amore che invece non possiede e vorrebbe avere. Il 5 mostra una conoscenza che iin realtà non possiede e che vorrebbe avere. Il 4 mostra una spontaneità e una autenticità cui in realtà anela, ecc.
Quando vi è l’integrazione dell’individuo, l’attenzione su contenuti esterni viene meno e l’attenzione rimane sola con se stessa. Ossia, l’attenzione fa attenzione all’attenzione. In tal modo scompare l’attenzione, che diventa pura consapevolezza. L’individuo allora e’ nella Verita’.
Sono assolutamente certo che le cose stanno in questo modo. Nel corso della mia vita ho scoperto che la conoscenza – che ho sempre inseguito da buon 5 – in realtà mi allontana da me stesso.
E’ stato quello che mi ha frenato quando mi sono imbattuto nell’enneagramma. So che l’enneagramma non è la Verità , e che il suo studio mi allontana dalla verita’. Tuttavia l’enneagramma mi ha coinvolto per i risvolti molto pratici della mia quotidianità e perche’ scopro sempre di piu’ che è una mappa di grande valore. Inoltre consente alla mia mente di strutturare dei contenuti e di dire delle cose che diversamente non so se riuscirei a spiegare. Avevo scritto altre righe ma le ho cancellate e mi fermo qui per non debordare. Voglio restare sull’intento di questo tema dell’Attenzione che reputo estremamente interessante per vedere l’enneagramma con un’altra modalita’.
Marina PieriniIo parlerei anche delle forme di aggressività che hanno una maggiore presa su di noi. Voglio dire, al di là delle varie modalità di espressione/inibizione della nostra rabbia non è detto che quello che mi fa reagire sia una modalità simile alla mia. Anzi devo dire che molto spesso sono proprio le modalità opposte alla mia che maggiormente mi colpiscono e mi portano a reagire senza nemmeno rendermene conto sul momento…
Carla BasagniAnch’io ho trovato molto feconda l’impostazione data da Antonio al seminario: l’istinto ferito è quello che maggiormente si sviluppa nella vita degli enneatipi. Come tu dici, Roberto, è quello che attira maggiormente l’attenzione. Se capisco bene, dalla passione si origina un errore cognitivo che ci porta a sentirci sempre “mancanti” di qualcosa, e a cadere in quel “peccato originale”, di cui parla Naranjo nell’introduzione a “Carattere e nevrosi”, che consiste sostanzialmente nel sentirsi separati dalla “Vita”. In questo quadro, il percorso di “illuminazione” dovrebbe portare semplicemente a…sentirsi bene così come si è, senza dover dimostrare sempre qualcosa o sentirsi mancanti di qualcosa o lasciarsi scivolare nella “narcosi interiore”. Saremmo così portati a valorizzare il momento presente ed apprezzarlo nella sua intensità. Sono molti i filosofi antichi e i maestri spirituali contemporanei che hanno sostenuto e sostengono questo punto di vista. Come dice Thic Nat Han, grande maestro buddhista vietnamita, in qualcuno dei suoi libri ( che non ricordo bene in questo momento) si dovrebbe arrivare addirittura a “lavare i piatti” con piacere, concentrandosi pienamente in questa attività, senza essere distolti da programmi, pensieri o paure che ci portano in altra direzione..
Roberto MaieronCiao Marina, sto bene grazie. Tu al solito vedo che mostri sempre una grande energia e una grande intensita’. La frase delle prime due righe voleva dire quello che ha recepito bene Carla: l’attenzione all’istinto “ferito”, piu’ debole,
e’ quello che poi si sviluppa. Cosi’ tutti noi cerchiamo di possedere ( e agli occhi degli altri potrebbe sembrare che lo abbiamo) proprio quello di cui siamo carenti: facciamo attenzione ad una particolare carenza e in quell’ambito sviluppiamo. Cosi’ per esempio l’1 e’ un perfezionista proprio perche’ mette l’attenzione sul fatto che si sente sbagliato. Quello che ho proposto e’ solo un esempio di strutturazione/schematizzazione riguardo l’attenzione. Tutto l’enneagramma puo’ essere “letto” in questo modo.
Lo stesso carattere non e’ altro che una “attenzione” alla passione e alla fissazione cognitiva (e ai meccanismi difensivi che poi si determinano).
Per fare questo ci vuole un’attenzione ossia un’energia assolutamente straordinaria. E’ una fatica immane. le persone non se ne accorgono perche’ a loro sembra di aver sempre vissuto cosi’. In realta’ e’ come se , invece di essere se stessi e di essere liberi – si portassero sempre dietro un macigno. L’abitudine a portare questo peso fa si’ che non si accorgano di portarlo. TRa l’altro – cosa assai rilevante e incredibile – nei momenti di difficolta’ si aggrappano proprio a quel macigno, per non crollare, per non cadere. In sostanza, ognuno si aggrappa alle uniche cose che possiede, che sono le proprie strutture caratteriali e le proprie credenze.
Per lasciare questo macigno, ossia le strutture caratteriali, ossia l’attenzione costante alla passione e alla fissazione cognitiva, ci vuole un grande coraggio. Se infatti lasciamo quelle strutture , abbandoniamo quel peso in cui ci identifichiamo, lasciamo questa attenzione compulsiva, patologica, malata, e la lasciamo libera subentra una grande paura.
Che cosa potrebbe succedere? Mollare un’identificazione – anche se orrenda – lasciare le nostre strutture – anche se spiacevoli – significa lasciare le uniche certezze che si hanno nell’esistenza. La paura e’ quella di perdersi. Ma e’ proprio perdendosi che ci si ritrova. Ci vuole pero’ un grande grande coraggio. Tuttavia non posso non constatare come sia stupido vivere portandosi dietro un macigno odiandolo e amandolo al contempo. Posso lamentarmi del mio macigno, ma non lo mollo. E’ una cosa ridicola e commovente al tempo stesso.
Mi vengono in mente molte altre cose, ma non voglio aggiungere ora altro materiale. Piu’ avanti. Mi auguro che ci siano degli interventi a questo mio tema, perche’ la comprensione si determina solo nella relazione e solo se
altri dicono la loro qualcosa succede, in qualche modo.
Marina PieriniCarissimo Roberto, anche tu quando ti dai, non sei affatto carente di energie 🙂 devo però dissentire su alcune cose che affermi, perchè temo che sia stata fatta un pò di confusione. Non mi risulta che Antonio abbia mai detto quello che affermate. Forse ha citato lo studio di qualcuno ma ti assicuro, e spero che lui possa avere il tempo materiale per intervenire personalmente, state confondendo ed equivocando il discorso fatto sugli ISTINTI e quello sulle ENERGIE. che sono due cose profondamente diverse. La prima parte di quanto tu dici, infatti, fila perfettamente se alla parola istinto sostituisci la parola energia. Noto, personalmente, che la descrizione acuta che tu fai, altro non mi sembra che la descrizione dei nostri ALIBI. Forse non c’eri quando Antonio ha tenuto il corso sugli alibi per cui è possibile che per questo motivo le tue deduzioni esatte non trovano una collocazione in tal senso. L’Alibi è infatti, come tu affermi, quella motivazione compulsiva che ci impone di sostenere con tutte le nostre forze, anzi, con tutti i nostri sforzi, la fissazione e dunque la passione e per poterlo fare ci vuole una motivazione inaffondabile di essere nel giusto ad agire così. Mi piace molto l’esempio che fai del macigno che ci portiamo addosso e che odiamo e amiamo al tempo stesso, perchè non tutti se ne rendono conto. Consapevolizzare, osservare attentamente questo nostro gioco passionale, è il primo passo per desiderare, se non di staccarci del tutto da quel peso, almeno di poterlo allegerire più che si può.
Marina Pieriniho scritto che peggio di così non si può…abbiate pietà conto sul fatto che possiate comprendere lo stesso :-9
Marina PieriniNon sono soddisfatta, non ho fatto del mio meglio 🙂 scusate. Quello che sfugge secondo me è che un Uno, per allacciarmi al tuo esempio, è sempre un Uno indipendentemente dall’Istinto che la Passione ha corrotto. La corruzione di uno o più istinti non determina l’appartenenza ad un enneatipo, ma il comportamento che questo tende ad assumere e che apparentemente lo differenzia dai suoi simili. Ad esempio un 4 sessuale tenderà a mostrare maggiormente la sua aperta rivendicazione, assumerà atteggiamenti molto differenti da un sottotipo sociale che soccombe maggiormente alla vergogna. Il comportamento dei due 4 non cambia il fatto che essi sono e rimangono dei 4!! Dunque, l’istinto modifica in superficie il modo in cui la Passione si manifesta nel mondo. Ciò che condiziona la nostra “scelta” infantile di appartenenza ad un tipo piuttosto che ad un altro è il discorso sulle energie. Dunque la ferita originaria è collegata anche al discorso che tu facevi, ma gli istinti sono completamente altro. Spero di essere stata più efficace stavolta…. :-))
Roberto MaieronAl solito, mi rendo conto che quando scrivo salto dei passaggi che io do’ per scontati. Cerchero’ allora di spiegarmi in maniera piu’ chiara e completa. Adesso purtroppo non ho tempo, ma mi riprometto che lo faccio nei prossimi giorni. Faccio solo una premessa: l’ Attenzione ad una parte diciamo cosi’ debole e ferita determina un istinto (di conservazione di energia/ritrazione – di utilizzo di energia/espansione e di utilizzo di adattamento ambientale (diciamo cosi’)). Tuttavia il punto e’: che cos’e’ l’Attenzione? Quella spieghero’. Cosi’ saro’ piu’ chiaro.
Marina PieriniAttendo con curiosità i tuoi approfondimenti. Comunque è confermato, quello che tu scrivi nel primo rigo e che ripete anche Carla è sbagliato. Avete equivocato qualcosa. Uè non sparire che il tema dell’attenzione mi piace! 🙂 a presto..
ElisabettaIo purtroppo non ero a Firenze comunque concordo con il tuo ragionamento Roberto, credo che tu abbia razionalizzato e condensato il concetto di passione e fissazione sull’istinto primario. Se è vero che la passione e la fissazione si strutturano e si focalizzano su di un istinto e che si esprimono entrambe attraverso di esso perchè non correggere o reprimere quei comportamenti emozionali e mentali che ci tengono legati al nostro ego ? Per smantellare il nostro ego ed essere quindi liberi da certi condizionamenti e pensieri ossessivi tu suggerisci di intervenire su quell’istinto specifico che ci possiede distogliendo l’attenzione da esso. Penso che le tue osservazioni sianoiuste da questo punto di vista.Ma io non sono certa che l’istinto ferito sia quello che più si sviluppa perchè pur avendo chiesto questo a diverse persone non ne ho avuto mai conferma, mi farrebbe piacere se Antonio confermasse ciò.
Marina PieriniScusate ma continuo a non capire….. Chi ha detto che la passione e la fissazione si strutturano e si focalizzano su di un istinto? La passione è un gioco che il nostro ego ama giocare. Questo ci distoglie dalla “realtà” del qui ed ora e inconsapevolmente ci lega in un gioco di reazioni sempre uguali rispetto a stimoli che noi crediamo uguali ma che in realtà non lo sono, e potrebbero avere risposte differenti. la fissazione dunque fa da collante alla passione perchè questa possa condizionarci formalmente in una risposta di vita parziale….a questo si aggiunge tutto il resto, alibi compresi. Un Uno di conservazione, avrà gli stessi meccanismi e condizionamenti di un Uno sessuale, di un Uno sociale o di tutti gli Uno ad istinto misto. L’unica cosa che cambia è lo stile superficiale in cui la passione dell’Ira si manifesta. Dunque ci sarano degli Uno tendenzialmente più zelanti, altri più inclini alla prevenzione, altri più critici altri meno, ma sempre degli Uno sono e controllare l’istinto che condiziona il nostro modo superficiale di esserci ed agire, non vedo come possa aiutarci a sciogliere comportamenti meccanici. Se io distolgo la mia attenzione dall’istinto che principalmente mi muove e corrompe la mia passione, non faccio altro che poggiare, spostarmi, su un altro istinto, che verrà a sua volta corrotto dalla passione. Dunque quello che cambia è sempre e comunque superficiale e non profondo. Se gli istinti sono come tre gambe di uno sgabellino su cui noi ci poggiamo, non si modifica la passione spostando il nostro peso da una gamba all’altra. E’ un’illusione. Una percezione equivoca che non so se viene da me che sto interpretando male il vostro intervento o da una confusione fatta in qualche punto del ragionamento…
Marina Pierinimi sono espressa male “Se io distolgo la mia attenzione dall’istinto che principalmente mi muove e corrompe la mia passione” intendo dire: se io distolgo la mia attenzione dall’istinto che principalmente mi muove ed è corrotto dalla mia passione” (non è l’istinto che corrompe la passione ma il contrario e da come ho scritto non si capiva)…scusate ancora… baci.
Roberto MaieronSono Roberto. Ho letto i vostri interventi e ho l’impressione che si stiano inserendo tante altre cose che esulano dal mio intervento primario.
Allora, meglio dipanare le cose guardando una questione alla volta. Cosi’ parliamo tutti su contenuti consolidati e comuni: dai miei appunti e da quello che avevo capito a Firenze, Antonio , facendo anche l’esempio dello sgabello con 3 gambe, spiegava che l’istinto cui ogni persona si dedica/sviluppa di piu’ (ritrazione – espanzione – adattamento ossia conservazione – sessuale/relazionale – sociale) e’ quello piu’ indebolito, ferito, in difficolta’ (qualsiasi espressione si possa adoperare). In sostanza quello che , se siamo seduti sullo sgabello, ci preoccupa di piu’ perche’ temiamo possa farci cadere a terra.
Chiedo conferma ad Antonio. O chiarimenti se le cose stanno diversamente. Grazie Capitano.
Antonio BarbatoScusate se rispondo in ritardo, ma sono stato preso dal lavoro e dallo scrivere il messaggio sul lavoro della Ferita Originaria. Lo spunto iniziale di Roberto è bellissimo, ed infatti come e su che cosa poniamo la nostra attenzione, è uno dei temi fondamentali della nostra esistenza. Chi ha seguito i miei corsi ricorderà che io ripeto sempre che questo era il tema fondamentale dei Padri della Chiesa cristiana. Secondo la loro visione le diverse risposte che gli esseri umani davano a quelle domande, creavano tutte le differenza passionali. Ancora più interessante è la constatazione che l’attenzione è un fenomeno veramente sfuggente, come si può evincere leggendo gli interventi di Roberto e Carla. Infatti, ho effettivamente spiegato che secondo il punto di vista di Kathleen Riordan Speeth, colei che ha coniato l’immagine dello sgabello con una gamba danneggiata, la nostra attenzione va principalmente alla gamba (l’istinto) più danneggiato, ma ho anche ed in modo esteso chiarito che quello non era il mio punto di vista. Ho usato, in alternativa, l’esempio del tennista che usa sempre lo stesso braccio per portare i colpi, perché segue sempre l’abitudine o, se volete dirlo meglio, il percorso dei percorsi neuronali che si sono affermati in lui, perché più funzionali all’ambiente in cui si è sviluppato. In realtà tutti gli istinti sono ugualmente ed in misura simile corrotti da Passione, Fissazione e Meccanismi del Sistema Difensivo, ma quello che cambia è la modalità con la quale ciò avviene. Una passione fortemente retrattiva come la Paura, ad esempio, corrompe l’originaria spinta all’espansione, colorandola di ansietà ed inibizione dell’azione, fino al punto in cui la persona è auto costretta a mettersi in situazioni quasi di non ritorno, per potere esprimere la propria carica energetica di azione sul mondo esterno. Questa modalità, che denominiamo Forza, non è diversa dalle analoghe influenze che interferiscono con gli istinti di auto conservazione e di adattamento. Quello che cambia è , appunto, il risultato di questa interazione e le forme che esso assume. Ho anche ribadito che esistono vari livelli di integrazione/disintegrazione nella corruzione degli istinti, e che, man mano che lo stato egoico generale evolve, anche il tratto passionale specifico della variante istintuale si modifica, andando verso l’integrazione. Sono stato di aiuto o ho solo reso le cose più confuse?? Fatemi sapere. Un abbraccio, Antonio detto il Pulitore di Scale.
Utente OspiteGrazie Antonio. Il tuo intervento nel mio caso mi chiarisce molto. Su quanto dici io credo che sia la Speeth che tu diciate la stessa cosa anche se parlate di qualcosa che appare in momenti diversi. Prima c’e’l a sensazione/attenzione all’istinto di danneggiato; questa attenzione comporta poi una attivazione neurologica che ne determina lo sviluppo.
Credo che sia vero quindi che l’attenzione è su qualcosa di danneggiato. Ma è proprio per questo che poi questo istinto si sviluppa e appare piu’ forte.Dopotutto anche in una ferita i tessuti della cicatrice sono più forti di quelli circostanti. Come ogni atleta agonista sa, quando ci si stira un muscolo (e si rompono delle fibre muscolari) il rischio è che il muscolo ceda nuovamente non sulla cicatrice, ma proprio accanto ad essa.
Credo , sia intuitivamente sia per molte ragioni legate alle mie esperienze e alle mie conoscenze, che comunque l’attenzione “si risveglia” su qualcosa di danneggiato. Poi si determina inevitabilmente uno sviluppo proprio in quell’ambito, proprio perche’ c’e’ quell’attenzione.
Per quanto riguarda quello che stavo cercando di dire, in realtà io non sto proponendo nulla di nuovo: sto solo cercando di presentare le usuali conoscenze dell’enneagramma (passione, fissazione, istinto, alibi, autoimmagini, meccanismi difensivi ecc…) utilizzando una prospettiva diversa. La prospettiva inerente l’attenzione.
Ma che cos’e’ l’attenzione?
Trovo molto difficile spiegarlo a parole, senza effettuare qualche esercizio
che possa dare il senso dell’esperienza conoscitiva.
Ho scritto diverse righe che poi ho cancellato. Vedo che ho veramente molta difficolta’ a spiegarmi. Mi fermo per il momento. -
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