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Questo argomento contiene 12 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Carla 13 anni, 2 mesi fa.
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Utente OspiteMi domandavo che differenza ci fosse tra un accanito lettore 4 e un altrettanto amante del leggere 5. Potrebbe essre che in un certo senso il 5 tende a possedere il libro, cioè a catturare il sapere del libro, mentre il 4 tende a farsene catturare? Non so se è una stupidata, ma come 4 sento sempre in moto un’assonanza emotiva anche quando il libro non è un’ opera di fantasia ma è un saggio. C’è sempre un andare e venire di rimandi che toccano la sfera personale e il vissuto. Com’è per il 5?
Antonio BarbatoCaro ospite personalmente non sento le cose che tu descrivi, pur essendo io un Quattro; debbo dire, anzi, che nel leggere mi piace proprio catturare quel sapere del libro che tu attribuisci al Cinque. Questo, forse, è il motivo per il quale quasi tutti gli autori che amo di più sono dei Cinque (Borges su tutti, poi Kafka, la Dickinson, Cioran, Asimov, Buzzati), mentre alcuni autori Quattro mi annoiano mortalmente (Proust e il Tolstoj di diverse opere). In senso più generale io credo che il Quattro cerchi l’Identificazione col protagonista emozionale e che solo quando ciò c’è scatta in lui quella assonanza emotiva di cui parlavi. Alcuni Cinque, inoltre, mi hanno confessato che in loro il piacere del possedere l’oggetto libro era quasi pari al suo contenuto e, non a caso, molti Cinque sono collezionisti implacabili di libri rari.
Marina PieriniCredo anche, che il 5 attraverso l’osservazione delle storie altrui, riesca a contattare sensazioni e sentimenti propri. In qualche modo è come se fossero gli altri a “mostrare” quali sono i sentimenti e le passioni umane, che altrimenti ad un cinque resterebbero difficilmente riconoscibili. Una volta mi è capitato di sentir dire ad un ragazzo appartenente a questo tipo, che non riusciva a capire che tipo di emozioni stesse provando a seguito di un esercizio di gruppo in cui c’era stato un contatto specifico con una persona del gruppo. Non sapeva decodificare le proprie sensazioni, i propri sentimenti. Dunque un pò come il protagonista del film “sesso, bugie e videotape” leggere, guardare un film, osservare le vite degli altri dietro ad un vetro, serve anche per portare su di sè dimensioni altrimenti non interpretabili e inconoscibili.
Chicco di granoConcordo con Antonio e bravissima Marina che, come sempre, sa dar voce anche a chi non sa di averne ;-))
CarlaA proposito di questo affascinante tema, anch’io ho qualcosa da dire, anche perchè lavoro in una biblioteca e mi sento un po’ a metà tra enneatipo Quattro e Cinque. Dunque, nel mio lavoro attuale mi sento una privilegiata perchè (dopo molte fatiche) sono finalmente approdata ad una dimensione che mi piace moltissimo. Non devo lavorare a contatto con il pubblico, ne’ rispondere a telefonate (il che mi stresserebbe moltissimo). Lavoro invece a stretto contatto quasi esclusivo con i libri, e con libri bellissimi, di argomento artistico. Mi occupo di descriverli nel catalogo informatico e di rivedere la collocazione dei vari settori di questa bellissima biblioteca. Con molti di questi libri ho un “dialogo intimo”. Li ammiro e, per me, sono come i fiori di una serra. Ad esempio,vedo un bellissimo catalogo di una collezione privata di merletti ed abiti antichi, con un glossario, una bella bibliografia per approfondirne lo studio, un indice dei nomi che permette di usare l’opera anche come repertorio specializzato, ne apprezzo l’utilità e la bellezza per i lettori della mia biblioteca e faccio quindi in modo che i miei utenti la incontrino, descrivendola il più accuratamente possibile nel catalogo informatico e cercando di metterla in luce nel settore che mi sembra più appropriato. A volte do’ un’occhiata alla biografia dell’autore e penso a tutte le aspettative che ha riposto in quell’opera, a quanto ci ha lavorato, che là dentro si trova forse il meglio del suo pensiero; penso anche al perchè sarà rimasto colpito proprio da quel tema, da quell’artista; a volte rimango colpita dai grandi progetti editoriali in cui tanti autori hanno unito i loro sforzi e apprezzo il risultato che hanno raggiunto. Mi “commuovo” vedendo un piccolo catalogo di mostra, povero, prodotto con pochi mezzi, pubblicato a Bucarest negli anni ’80, sotto il regime di Ceaucescu. Penso con quanta difficoltà abbiano organizzato una mostra d’arte sotto quel terribile regime e pubblicato un catalogo. Sorrido, fra me, quando mi accorgo che la mostra è su Honoré Daumier, un fantastico artista francese dell’Ottocento, noto per le sue caricature grottesche a personaggi di potere e ci vedo una forma di protesta velata, elegante, verso la brutalità di quel regime…potrei continuare a lungo, ma temo di annoiarvi. Possiamo dire che passo il mio tempo di lavoro in un modo molto congeniale al mio enneatipo di appartenenza. Anche questo sarebbe un affascinante argomento per questo forum: vedere come molti lavori siano in realtà il modo di passare il tempo più congeniale ai vari enneatipi, un modo di girare intorno a loro stessi e alle loro “difese” preferite (che sono forse anche le loro migliori qualità). Che ne pensate?
Un caro saluto, Carla
un atomoMamma mia Carla che invidiaaaaaaaaaa!!!!!!!! Sembra quasi il lavoro dei miei sogni.
Marina PieriniCondivido e ricambio pienamente l’invidia di atomo!!!! Mi hai ispirata carla lo sai??? raccontaci qualcos’altro su autori ed artisti che ti hanno colpita….sto cercando ispirazione sopratutto tra i pittori…baci!
CarlaCare amiche,
voi mi invitate…a nozze! Se siete interessate, condividerò con voi con piacere qualche altra riflessione che mi viene dal mio lavoro, quando potrò. Quanto all’invidia per il lavoro…devo dire che trovo spesso persone che me lo dicono e sono consapevole del privilegio che ho, ma posso dire di aver combattuto molte battaglie prima di arrivare qui, dove sono approdata solo da qualche anno. Il racconto delle mie traversìe lavorative precedenti sarebbe lungo e variegato, come quello di molti altri, ve lo assicuro. Vi saluto con una frase di Borges, che era stato in gioventù bibliotecario a Buenos Aires, e trova le paroli migliori per descrivere questo affascinante lavoro, che da molti è ancora incompreso ed anche ingiustamente sottovalutato: “Ordinare una biblioteca è esercitare, in silenzio e modestia, l’arte del critico”.
A rileggerci presto, Carla
Marina PieriniMa lo sai che Borges è uno degli autori più amati dal Capitano??? Mi piace la tua citazione e spero che ti verrà presto voglia di scrivere qualcos’altro…io credo che il tuo sia un bellissimo lavoro, che potrei barattare solo se si potesse aprire un negozio di libri, anche se non credo che le due cose siano simili tra loro! ma che gioia sarebbe comunque stare con la testa su centinaia di libri ogni giorno, non è meraviglioso anche solo l’odore che emanano???baci..
un atomoAvrei voluto tanto aprire una libreria ma una persona cara, col suo senso pratico, mi fece notare che mi sarei persa nella lettura senza venderne nemmeno uno…effettivamente ,,,,
Carla….volevo dirvi qualcosa della citazione di Borges. In realtà lui non è tra i miei autori preferiti, anche se è indubbiamente un fuoriclasse e lo dimostra anche solo da… quella semplice frase, secondo me. Non saprei dirvi però l’opera da cui è stata tratta, perchè l’ho trovata in apertura di un testo di Mariangela Canale su “Giovan Battista Chieffi : caricature di fine Ottocento a Barletta”, a cura di Emanuele Romallo, pubblicato dalla Biblioteca comunale “Sabino Loffredo” di Barletta nel 2006. E’ una segnalazione per te, Marina. Questo artista fa caricature soprattutto dei notabili del suo paese. Non è come Honoré Daumier, comunque…questo campo delle caricature di personaggi può tornare molto bene con il discorso degli enneatipi.
Ciao, Carla
Antonio BarbatoE’ una citazione molto famosa fra coloro che amano le opere di Borges, tratta dalla raccolta “Elogio dell’Ombra” e dal titolo “Giugno 1968”. A me, tuttavia, il Borges poeta non piace molto, perché è troppo poeta/filosofo (alla maniera di altri Cinque quali Lucrezio) e poco poeta/emozione. Preferisco, soprattutto, gli immortali racconti e le raccolte di articoli per giornali quali “Storia universale dell’infamia”. A suo tempo discutemmo qui sul forum di uno dei racconti più significativi di Borges, “La Casa di Asterione”, e il verso citato da Carla ricorda moltissimo il tipo di visione che aveva il nostro scrittore!
CarlaGrazie per la segnalazione.
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