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L’insegnamento dell’enneagramma

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Questo argomento contiene 35 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Marina Pierini 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #643 Risposta

    Antonio Barbato

    Quando, su spinta di alcuni associati che poi si sono prontamente defilati, mi decisi a far partire questo progetto che è l’ASSISE, fui motivato dalla necessità di porre rimedio alla situazione dell’insegnamento in Italia. Accanto, infatti, ad alcuni che cercavano di trasmettere, per il meglio possibile, almeno una parte del contenuto attualmente noto dell’EdP, ce ne erano e ce sono tanti altri che si sono limitati ad echeggiare qualcosa leggiucchiato su qualche libro, o appreso nel corso di un paio di giorni di chiacchiere. Così stamane ho avuto il dispiacere (perché non riesco a credere che si possa usare così una conoscenza tanto profonda), di parlare con una persona che fa corsi di enneagramma ad una platea perlopiù composta da persone in cerca di facile spiritualità. La cosa più sorprendente non è la quasi totale ignoranza di certi meccanismi, ma la convinzione di possedere esattamente e di poter trasmettere con competenza l’essenza dell’enneagramma. Mi sono risentito, lo confesso, e da stamane mi è rimasta addosso una irritazione da tipo Uno stile Bartali che è tutto sbagliato, tutto da rifare. Non riesco a pensare che, ad esempio, laureati in psicologia apprendano una visione così lacunosa e carente, e la applichino alle persone che casomai aiutano, distorcendo completamente tipologia e meccanicità. Oppure che una pseudo spiritualità sia la risposta unica che viene data ai problemi concreti della psiche umana. Alcuni mi accusano di essere un integralista e di avere una visione troppo elitaria (sarà perché sono un Quattro??), ma a me pare che non ci si debba sentire pronti ad insegnare agli altri se, almeno, prima non si è riusciti ad applicare a se stessi quello che si vuole che gli altri facciano. Domanda fatta con umiltà: sono io che sbaglio in questo mio modo di pensare????

    #5722 Risposta

    un atomo

    risposta molto cattiva , è una domanda fatta con umiltà perchè nessuno potrebbe darti torto? A parte gli scherzi, penso che se una persona ritene, sa di possedere un argomento in profondità è logico che sia dispiaciuto e irritato per l’uso superficiale e banale che se ne può fare, però a volte anche certi approcci leggeri e persino quelli leggermente distorti possono essere un’occasioìne per risvegliare delle curiosità, e poi degli interessi e magari vere passioni da pèopter approfondire in maniera più adeguata di quella che ti viene inizialmente offerta . In fondo di tutto si può fare l’uso che si vuole, penso che poi sta alle persone scegliere cosa debba agire su se stesso e cosa no. Certo il rischio è che tutto entri in una specie di mercato new age però risvegliare delle curiosità ha anche dei vantaggi. E poi Antonio potresti di essere ancora più elitario e più snob pensando che in fondo coltivi qualcosa a un livello che è di pochi iniziati, come mi sembra di aver capito l’enneagramma volesse proporsi almeno alle origini. Diffonderlo e proporlo con serietà dovrebbe già bastarti.

    #5723 Risposta

    Antonio Barbato

    Cara Atomo non tutti sono dei Quattro pronti ad approfondire anche il minimo dettaglio! 🙂 In ogni caso il mio problema sta nel fatto che insegnando una comprensione distorta dei tipi, come spesso si fa, si generano problemi ed una specie di disprezzo per l’EdP, da parte di chi non conoscendolo ritiene che “sia tutto lì”, per così dire. Tu hai studiato abbastanza con me da sapere che certi elementi, quali i cosidetti sotto tipi o varianti istintuali del tipo, sono elementi indispensabili da comprendere perché rappresentano l’aspetto più compulsivo e distorto della meccanicità egoica. Ti pare possibile che in molti casi essi del tutto sconosciuti? E ti sembra plausibile che si possa trasmettere un minimo di conoscenza veritiera, se non si fanno capire con la dovuta cura le varie distorsioni cognitive che chiamiamo tecnicamente fissazioni? Oppure, se vuoi un altro esempio, che con l’ausilio di un semplice test si possa definire realmente il tipo caratteriale di una persona e, su questa convinzione, basare una strategia terapeutica? E’ vero che come dicono i dervisci la moneta falsa esiste perchè, da qualche parte, c’è quella buona, ma qui mi pare che ci sia un’inflazione 🙂 L’altro giorno, parlando con quella persona che era sicuramente in buona fede, ho potuto per l’ennesima volta constatare che molti credono che l’EdP sia solo composto da quattro o cinque nozioni fondamentali (Passione, Immagine del sè, Evitamenti, Ali e Frecce), e così non è.

    #5724 Risposta

    Sarah

    Credo che abbiate ragione entrambi. A me era stato dato della mentale! Un 6 o un cinque, da una persona che prende “un po’ da questo, un po’ da quello”, a mio parere e che non ha approfondito molto. Non che abbia fatto tutta questa differenza, però poteva potenzialmente portarmi fuori strada, anche se molte cose di sé uno poi le capisce lo stesso. In un certo senso, sentirne parlare in modo superficiale mi ha fatto ritenere che l’argomento fosse interessante e quando se ne è presentata l’occasione di risalire alla fonte l’ho fatto, per scoprire finalmente di essere un 4 e non una “mentale”. Ogni tanto penso che la realtà sia quello che sia e che non abbiamo poi tutto sto gran controllo e che sia tipico dei 4 voler costringere gli altri a fare quello che gli altri non vorrebbero fare, ad essere quello che vorremmo noi, sia pure con motivazioni più che nobili. Mah! Chissà cosa sia giusto. Essere come Giordano Bruno oppure come Galileo, questo è il problema!

    #5725 Risposta

    Antonio Barbato

    Ma non tutti sono dei Quattro, come ho già scritto in precedenza, e molti si accontentano di quello che gli viene detto e lo mettono anche acriticamente in opera. Fino a quando si tratta di persone che con lo EdP non ci fanno altro che cercare di conoscere un po’ meglio se stesse, non c’è problema, ma quando si utilizzano le nozioni per illustrare percorsi di crescita, aiuto familiare o, peggio ancora, strategie terapeutiche, le cose cambiano. Lo specialista può, e anzi deve, cercare di difendere la conoscenza che è valida e separarla da quella che è inefficace o menzognera. Tom Condon, che è un autore che apprezzo per il suo equilibrio, sottolinea spesso che l’EdP è un po’ simile allo skateboard. Andarci sopra è facile ed anche divertente, ma se si vuole cominciare a fare piroette ed evoluzioni varie e molto facile che si corra il rischio di rompersi un arto (se ti va bene). Inoltre, il grado di sottigliezza del sistema è tale che occorre fare molta attenzione per non utilizzarlo in modo negativo o distruttivo. Fra l’integralismo di Bruno e la ragionevolezza di Galileo c’è sempre la possibilità alternativa di parlare in modo autentico solo a coloro che accettano di vedere la realtà.

    #5726 Risposta

    un atomo

    ci sarebbe anche da aggiungere che Bruno nonostante il suo integralismo diceva cose molto ragionevoli, e che Galileo nella sua ragionevolezza ruppe in maniera integrale, forse suo malgrado,tutti gli schemi dell’ortodossia. L’umanità è bella e complessa. 🙂

    #5727 Risposta

    Sarah

    E dunque in concreto qual’è la soluzione? Un albo professionale o roba simile? Bisognerebbe mettersi d’accordo tra scuole diverse (almeno per garantire il pluralismo), ma poi c’è sempre il rischio, che si corre sempre in questi casi e di questi tempi soprattutto, che ogni certificazione diventi niente meno che un’operazione commerciale.

    #5728 Risposta

    Marina Pierini

    E’ un rischio come un altro, forse l’importanza dei sani obiettivi val pure la pena di qualche rischio. L’Edp è già una operazione commerciale nella maggior parte dei casi. Credo sia anche questo ad essere sott’inteso nei discorsi di Antonio, o sbaglio? Forse l’importante è essere costanti nella propria serietà, sapendo bene che c’e’ chi rema contro o solo a proprio favore.

    #5729 Risposta

    Sarah

    Infatti, non ci si puo spaccare la testa per tutto quello che fanno di sbagliato o giusto gli altri, pero si puo con tranquillita fare la propria parte nella direzione piu etica possibile. Sani obiettivi mi sembrano una definizione saggia.

    #5730 Risposta

    Antonio Barbato

    Torno a bomba sul tema e vi riferisco un episodio di questi giorni. Stavo leggendo nella metropolitana milanese una rivista sull’enneagramma quando, con molta cortesia, una persona mi si rivolge e mi chiede se conoscevo l’enneagramma. Mi chiede, ovviamente, quale è il mio tipo e dice, con molta simpatia, che lei è un delfino. Davanti al mio stupore aggiunge che vorrebbe approfondire, per capire meglio quali connessioni esistono fra il tipo e il suo segno zodiacale dell’acquario. Quando le ho detto che non esiste nessuna, ma propria nessuna, correlazione fra tipo e segno zodiacale, mi ha guardato come un bambino a cui qualcuno vuol rubare un giocattolo. Non conosceva la sua fissazione, la sua compulsione positiva (che noi chiamiamo correntemente idealizzazione del sè) e aveva capito abbastanza bene alcuni tratti della sua passione. Tuttavia, come è proprio del tipo cui appartiene, un delfino è infatti un Sette, era convinta di poter parlare con proprietà di tutti i tipi. Come commentare la mia breve esperienza? Forse solo ricordando perché in tanti considerano l’EdP poco più di un gioco o una pseudo qualche cosa…..

    #5731 Risposta

    Utente Ospite

    Secondo te lo studio dell’enneagramma non può essere una passione come qualunque altra? Quando ci appassioniamo a qualcosa non sopportiamo di vederla trattata con superficialità, ci sembra che ci sia sottratto qualcosa, ci sembra di essere sminuiti, non che sia sminuita la cosa che ci interessa, ma proprio noi che ci interessiamo ad essa. In tutto ciò non c’è una puntina di vanità? In fondo che cosa ce ne importa se ognuno attinge da una cosa quello che sa e quello che può? Che differenza reale c’è tra chi considera l’enneagramma un gioco e chi lo considera una scienza? iio penso che non sia nessuna delle due cose ma solo uno strumento come tanti altri di cui ognuno fa l’uso che crede. Non è anche questo un attaccamento, ritenere che ciò in cui si crede, e le cose per cui spendiamo energia siano universalmente sacre? Secondo te non confondiamo la bontà di una teoria con la nostra bontà? La sapienza di un metodo con la nostra saggezza solo perchè lo padroneggiamo? Antonio è molto tempo che scrivi pochissimo, perchè quando lo fai sembra interessarti solo quest’aspetto? Non è che alla fine il nostro gioco è solo molto più complicato e complesso del gioco dei segni zodiacali e delle facili identificazioni?

    #5732 Risposta

    Marina Pierini

    Utente ospite, non so se sei atomo, anche se da alcune vocali che risultano illegibili sembra di si, non pensi che lavorare con impegno affinchè un buon strumento di qualità rimanga tale sia ben diverso dal considerarlo sacro? Mi sembra esagerato come “peso” da dare al dispiacere che si prova. Anche un pò fuori fuoco, diciamo così. E’ vero quello che dici, a volte quando qualcuno critica o schernisce l’enneagramma, quasi la reazione diventa “personale” e ci si sente sminuiti per il fatto di averlo scelto come argomento serio. Dura un attimo però, dura il tempo in cui dura la buona fede che ci ha spinti a parlarne, poi subentrano altre consapevolezze, almeno questo vale per me. Capita sempre, anche quando veniamo criticati nei nostri gusti personali in fatto di abiti, cinema, musica, religione o il tipo di lettura. Sopratutto i tipi di cuore, ma vale per tutti in genere, tengono alle reazioni sociali che scaturiscono dal nostro modo di essere, è un fatto istintivo e necessario alla nostra socialità. Dunque, chiunque si pone in una condizione di supponenza, di critica superificiale, o polemica rispetto alle nostre scelte ci ferisce un pò. Sopratutto se non fa domande ma spara sentenze. Dopodichè possiamo essere in grado di capire che forse una non corretta informazione o una differenza di gusti e vedute può determinare questa “distanza” nelle preferenze e detto fra noi, io a quel punto sorrido e mollo. Non mi interessa insistere nei confronti di qualcuno che si comporta così, perchè quello che me ne viene sono soltanto tre cose: o dover sopportare una certa scostumatezza da parte di chi esprime un parere ruvidamente senza tener conto della sensibilità dell’altro interlocutore, o dover contrastare inutilmente una grande ignoranza che nasce dalla personale superficialità, o infine dovermi confrontare con una grande resistenza verso tutto ciò che è diverso, perchè significherebbe per l’altro, tanto quanto per me, cambiare la propria idea, e come dicevo in un altro post, chi non è pronto a cambiare idea non può cambiare nulla nella sua vita. Secondo me quando qualcuno è intollerante e chiuso verso qualunque ragione altrui che non sia la sua, non è abbastanza aperto da voler sapere che c’e’ dell’altro. La sola tolleranza per le altrui idee non basta al vero cambiamento. Dunque perchè vivere la frustrazione del dover spiegare qualcosa a qualcuno che non lo vuole sapere, o lo vuole distruggere? Quando c’e’ reciproca apertura, allora c’e’ un vero dialogo, altrimenti amen. Ci provi un attimo. Quell’attimo in cui la fiducia dello scambio rimane sospesa fra due esseri umani e… o si incanala in un dialogo o si infrange su di un muro. Forse Antonio in questo periodo vive particolarmente la frustrazione di chi sente calpestato l’enneagramma, perchè in questi anni ha speso tempo e lavoro nella speranza di poter offrire uno strumento che fosse appunto di qualità e quindi di buona utilità. La stanchezza comincia a pesare. Qualunque cosa ci vede coinvolti in prima linea ci procura frustrazione o dispiacere se viene così svalutata e consumata da persone che remano contro. Certo è la mia opinione, Antonio risponderà da solo, ma vivendo di riflesso il suo impegno non posso fare a meno di comprendere quanta rabbia possa generare troppa leggerezza…e anche quanta stanchezza e demotivazione. Parlare di sacralità o di giochino mentale che continua a tenerci distratti al pari dell’oroscopo secondo me significa dare un significato sbagliato al “senso” …alle potenzialità di uno strumento utile. C’e’ questo rischio, intendiamoci, dici bene, noi possiamo anche solo farci pippe mentali tutta la vita, credendo di esserci osservati con impegno e profondità, mentre invece ci siamo tenuti distratti dalla sostanza, il punto è che questo comportamento umano non deve svalutare il valore intrinseco di uno strumento in quanto tale. Insomma se noi lo usiamo male non è che l’enneagramma funziona di meno, ma siamo noi che non vogliamo sfruttarlo al meglio. Se uso la forchetta per il brodo e non riesco a mangiare nulla, non posso prendermela con la forchetta.

    #5733 Risposta

    un atomo

    Scusatemi il messaggio di ieri notte era mio, non ho inserito il nick. Marina sì, comprendo bene quanto dici, ovviamente io non mi riferivo per forza all’enneagramma, ma a qualsiasi argomento ci appassioni e a come noi lo viviamo e sul come ci sentiamo quando gli altri non colgono ciò che noi vorremmo cogliessero. Per esempio su questo forum c’è stato uno scambio di battute sulla politica e sul far politica tra sarah e lo sveglio. Io considero l’impegno politico (serio ed onesto) la più alta forma di impegno sociale, e mi accorgo di essere ferita quando viene usato a fini meschini e di interesse personale, ma anche quando le persone giustamente finiscono di fare della cosa in sè una cosa sporca. Credo però che dietro queste critiche inconsciamente io senta ferita non solo le mie convinzioni ma anche l’idealità personale e questo in fin dei conti lo sento come un gioco della passione, un identificazione erronea con qualcosa. Così mi è sembrato per l’enneagramma e la risposta di Antonio. Insomma era uno spunto di discussione generale e che può essere allargato. La domanda è quanta importanza diamo alle cose che facciamo, a quello che crediamo, quanto ci identifichiamo con esse fino ad allargare a dismisura il loro senso oggettivo e finendo con arroccarci in una presunta verità, scientificità o sacralità di quanto crediamo? Dalla tua risposta ho avuto la sensazione che abbia compreso quello che volevo dire, speriamo che intervenga qualcun altro. Nel forum non c’è molta costanza negli interventi e anche questa osservazione ha un nesso con quanto detto. Alcune persone rimangono più attaccate o più costanti ad alcune cose, anche questo è un bene o un male? Ovviamente non in senso assoluto ma rispetto alla propria capacità di crescere e maturare.Non mi dilungo sul concetto fiduciosa che si capisca cosa voglio dire.

    #5734 Risposta

    Marina Pierini

    Si ho capito. Scusa se a volte rispondo io per Antonio, non lo faccio perchè sono insensibile e invadente, ma solo perchè parliamo inevitabilmente molto di tante cose e sono al corrente dunque dei suoi pensieri in merito a certe situazioni. Mi viene spontaneo citare cose da lui dette in separata sede e visto che ormai ha così poco tempo per scrivere. E’ così vero quello che dici che ormai da tempo Antonio stesso, ha deciso di “distaccarsi” maggiormente da cose che tendono ad assorbirlo troppo e assoggettarlo in maniera diciamo “passionale” portandolo lontano da obiettivi più realistici e concreti…non disinteresse dunque ma una maggiore distanza per un migliore equilibrio. Credo di poter dire, sempre in vece sua, che il suo dispiacere nasce dalla verifica oggettiva di un certo andamento delle cose, rispetto “anche” al suo personale impegno…perchè quello c’e’ da tanto tempo e tu lo sai. C’e’ la fatica, c’e’ il tempo speso, c’e’ il tempo sottratto alla vita privata e ad altre cose che sono pure importanti…e probabilmente c’e’ la passione, comunque tu la voglia intendere. Mi viene in mente, ad esempio, quando abbiamo visto che gli incontri a Firenze rischiavano di diventare poco frequentati, alla fine è stato Antonio a suggerire che fosse il caso di fermare tutto, perchè portare avanti un progetto troppo idealizzato, che in concreto diventa insostenibile o pesante solo sulle spalle e la buona volontà di pochissimi non era giusto. Io ho avuto la reazione opposta. Molto più passionale in effetti. Gli ho detto che bisognava insistere ed avere pazienza, mi sono anche risentita perchè allora gli sforzi dei pochi perdevano valore rispetto all’irresolutezza dei tanti, ma poi ho dovuto dargli ragione. Non sempre quello che amiamo deve farci dimenticare i riscontri con la realtà, ed ogni tanto è bene “pesare” le cose nel loro insieme, prima di decidere sul da farsi. Non è bene nutrire troppo, se chi ha fame non collabora nel suo piccolo. Non credo sia un caso che il comportamento passivo esca fuori anche in questo contesto. Partecipare lasciandosi trascinare, significa non doversi rimboccare le maniche, prendere iniziative, proporsi, esporsi, rischiare e spendere energie. Dunque se certe cose accadono è proprio perchè molti preferiscono i cibi precotti, le cose superficiali, le visioni facili da portare in borsetta, il mangiare alla tavola apparecchiata e imbandita da altri (prima era buona educazione presentarsi coi pasticcini, adesso mi sa che è passato di moda pure questo!! 🙂 ). Mi dispiace essere così dura, ma lo vedi anche tu, in una realtà microcosmica cosa accade, quanti si fanno trascinare e comodamente scelgono e quanti invece si fanno un fegato così’?! La disinformazione nell’enneagramma come in tutto da chi dipende? da chi la diffonde è vero, ma anche dalla pigrizia di chi la riceve e non si spende per approfondire. Te ne puoi accorgere in ogni ambito Tecla, piccolo o grande che sia. Pigrizia, indolenza, opportunismo, oblio, noncuranza, poca disponibilità e generosità e cos’altro? Tu chiedi se è un bene o un male. Per quel che ne so io, spendersi in tempo ed iniziative per qualcosa o qualcuno che per noi conta è un bene, lasciarsi svuotare, assorbire e destabilizzare da questo è un errore. Dunque la quantità forse determina anche la qualità. Forse per starci bene in un progetto bisogna spendersi nella giusta maniera, e ovviamente tra l’esserci troppo o troppo poco…sembra che i più preferiscano il troppo poco. La mancanza di costanza lede anche la qualità di quello che facciamo tanto quanto l’eccessiva presenza. Di fatto…nonostante io negli ultimi tempi sia presa da un casino di cose da fare, e nonostante mi sia stato affidato il compito di tenere vivo il forum e fare accoglienza, mi sono resa conto che se taccio troppo i pochi che scrivono rischiano di rimanere soli, se rispondo troppo posso sembrare onnipresente anche se poi chi giudica non si da pena di capire cosa mi costa e perchè e cosa veramente cerco di offrire. Quanta importanza diamo alle cose che facciamo? Sicuramente tanta, se ci prendiamo il disturbo di farle, sicuramente la nostra passione ci condiziona facendoci oscillare ed esagerare, ma sono convinta che diamo molta importanza anche alle cose che NON facciamo e delle quali ci limitiamo a raccogliere frutti quando ci va. In tal caso per noi è molto importante ignorare quanti sforzi quei frutti siano costati a chi li ha prodotti. Scusa lo sfogo, che mi ha portata lontana dai tuoi spunti, ma oggi mi girano un pò…e mi sento incompresa … 🙂 🙂

    #5735 Risposta

    un atomo

    Non era poi così lontano dai miei spunti… il punto è che io faccio a me stessa delle domande critiche, forse un pochino masochistiche, e cercavo di rilanciarle sul forum per confrontarsi. Dunque quando ci appassioniamo nel fare una cosa , soprattutto noi della parte del cuore, ci mettiamo tanto impegno, convinzione, fatica, capisco perciò cosa dici e cosa provi, però..(eh lo so, ma quì il però ci vuole a mio avviso) quando noi facciamo tuto ciò, qualsiasi sia la causa per cui ci spendiamo, in fondo non facciamo che rispondere a noi stessi, ad un nostro bisogno spirituale o concreto che sia. Per quale motivo vogliamo investire gli altri di tutto ciò, perchè ci aspettiamo uguale partecipazione, o comprensione, e qualcuno di noi uguale desiderio di approfondimento? Vedi noi 4 dobbiamo ‘capire’ lo dicevi benissimo tu in un post e io ho apprezzato molto questa cosa che hai detto perchè l’ho sentita molto vicina alla mia esigenza, ma non tutti, non sempre debbono essere animati dalla stessa furia di comprensione, che noi ben sappiamo contiene anche dei limiti. E soprattutto non dovremmo mai dimenticare che se facciamo qualcosa, sì indubbiamente è utile anche agli altri, ma io sono certa che nel farla è il nostro bisogno quello che più conta in fin dei conti, per alcuni (vedi i due) magari è il bisogno di “dare” con tutto ciò che sottende a questa cosa, per i 3 un modo per esprimere la propria efficienza e per ritaglarsi un ruolo e per i 4 spesso è sposare una causa idealizzata e idealizzante, nella quale totalizzare e annegare la parzialità delle cose. Non è che voglio vedere solo gli aspetti negativi, ma non dovremo mai dimenticare quello che in fondo ci muove, questo ci può rendere più tolleranti verso gli atteggiamenti diversi dai nostri e anche più efficaci alla fin fine. Butto un seme e faccio la mia parte, se la parte che mi sono assunta è molto grande e perchè io così voglio, se porto questo peso è perchè così mi esprimo, se altri si fanno trascinare è ciò che possono dare in quel momento o in relazione a quella cosa. Può darsi che l’impegno produca frutti inaspettati e può darsi di no, non è per gli altri che mettiamo in moto le cose. Tu parlavi di questo microcosmo, io sono una che in varie forme, in vari modi e in varie fasi non ha mai smesso di scrivere da quando ho iniziato e ridendo e scherzando il tempo è passato, ora può darsi che qualcosa di scritto sia servito a qualcuno, o forse no, certo non è questo che mi fa scrivere, a volte è un desiderio di condivisione, a volte è un moto passionale del momento, e quanto si tratterà di solitudine, o di bisogno affettivo, e quante altre volte di sfizio di polemica o di sottile antagonismo, o di piacere delle emozioni, ecc..ecc..ecc…penso sia un misto di tutto ciò e di molto di più e di diverso. Non è una missione, è un altro aspetto del nostro modo di stare al mondo. Io in questo ho un’esperienza personale molto viva ed è una delle poche cose che sento di vivere con perfetta serenità e consapevolezza tranquilla. In qualsiasi situazione mi sia trovata, a scuola o sul lavoro, mi sono sempre assunta l’onere di affrontare l’autorità del momento per rappresentare le istanze collettive, anche quando erano contro i miei interessi. E’ inutile che ti dica quanta gente vuole le cose ma non vuole impegnarsi per ottenerle, per pigrizia o per non risultare invisa ai superiori o per volontà di manipolazione o per passività congenita. Non lo so e non mi è mai importato, se ho sempre agito così è perchè per me è giusto agire così, perchè corrisponde a me e se è un vantaggio pure per gli altri meglio ancora. Tante volte ti appendono, o addirittura ti girano la faccia o negano ciò che hanno detto se le cose si mettono male, ti giuro che non mi sono mai arrabbiata per ciò, l’ho sempre dato per scontato dall’inizio, non mi sono mai aspettata che stessero tutti dietro alla bandiera che avevano sventolata. Si tratta di accettare e di volere un ruolo, senza nulla pretendere dagli altri. In questo modo, rimanendo lucidi e distaccati e senza aspettative ognuno riesce a dare il meglio, io ho cercato sempre di individuare le caratteristiche di ognuno, sapendo che c’è il momento giusto per tutti, e se qualcuno è più accondiscendente quando non si dovrebbe posso parlare io che non sono molto per i compromessi, ma quando verrà il momento che serve una persona capace di mediare, con molta dolcezza so a chi rivolgermi e devo dire che il mio disinteresse e la mia lealtà ha sempre pagato, e anche la persona che apparentemente è sembrata paurosa mi ha sempre risposto se la sollecitavo a qualcosa di possibile per lei. Mi sono dilungata un pò troppo, il succo della cosa è che non dovremo attaccarci tanto alle cose, che non dovremo dipendere da esse e che non dovremo nutrire illusioni distorte sui comportamenti o sulle motivazioni altrui. Dovremo ricordarci che è sempre il nostro immenso, vanaglorioso ego ad espandersi. E se invece lo facciamo, tentiamo ogni tanto di rientrare in noi e guardare le cose con più imparzialità e più ironia. Baci.

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