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L’insegnamento dell’enneagramma

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Questo argomento contiene 35 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Marina Pierini 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #5736 Risposta

    Marina Pierini

    Dunque Tecla, concordo in linea talvolta teorica, talvolta pienamente anche pratica su tutto quanto dici. E mi ritrovo molto anche come 4 nelle cose quattresche che dici. Una risposta ad una delle tue domande però te la do. Il motivo per cui mi arrabbio, è che quando è chi traina che si ferma, che si stanca, che non gliela fa più (quali che siano i motivi passionali, egoistici o altruistici che lo hanno mosso fino ad allora) ecco che i silenti ed i passivi si ribellano o si lamentano. Allora tante voci si uniscono in coro in un cicaleccio del tipo…eh ma perchè, ma dai non fare così, ma io ti seguo tanto, ma io trovo tanto interessante, io leggo tutto, io se posso vengo lì, ma io ti apprezzo molto, ma non devi mollare, ma dai è solo un momento….e sembra che chissà quali cose siano disposti a fare se tu dici che sei stanca…per poi ripiombare nella stessa passività appena tu ricominci a muovere il sederotto. La tolleranza va bene, la libertà va bene, il libero impegno di ciascuno va bene, ma se il punto è continuare a beneficiare del lavoro altrui, senza volerci mettere nulla allora io m’inczz…ehm…mi turbo. Un esempio banale banale? Se quissù scrive qualcuno, vecchio o nuovo che sia, e nessuno risponde…alla prima occasione il malcapitato deluso ti risponderà che: eh ma lì io ho scritto e nessuno mi risponde, eh ma non c’e’ partecipazione, eh ma forse quello che scrivo non interessa a nessuno, eh ma non ne vale la pena, eh ma poi si va sul personale, eh ma avevo da fare la lavatrice. Se invece rispondi con calore, approfonditamente, spesso il tono è: eh ma mi sento giudicato, eh ma si dovrebbe lasciare a tutti lo spazio per esprimersi, eh ma non si dovrebbero discutere le idee altrui, eh ma mi sento aggredito, eh ma qui rispondono sempre gli stessi. Tu dici che è sempre e solo il nostro bisogno che ci spinge a fare qualcosa. OK…ed è sempre e solo il nostro bisogno “egoistico” ci aggiungo io, che ci spinge a chiedere sempre agli altri di darci quello che vogliamo, quando lo vogliamo e come lo vogliamo. Saper gestire la “quantità” e sapersi fermare al momento giusto talvolta in fin dei conti condiziona la “qualità” di quanto produciamo, ci fa recuperare energie, ce le fa investire in maniera differenziata e forse fa capire a chi approfitta troppo, che la pappa non può sempre essere bella pronta. Fatte salve quelle situazioni in cui fermarsi è un metodo terapeutico sopratutto per noi tipi 4. Tant’è che Antonio nel volersi fermare col corso di firenze non aveva tutti i torti ed io ho dovuto convenire. Lasciamo che tutti diano quello che desiderano, invidio la tua calma e la tua capacità di accettare la solitudine sotto la bandiera (sopratutto sventolata da altri), perchè io invece comincio a seccarmi…e siccome i 4 tendono smazzarsi per le cause altrui (volendo fare l’avvocato del diavolo penso che talvolta scrivere un’opinione ogni morte di papa forse significa anche solo affermare sè stessi con pieno disinteresse per gli altri, e per me questo è prendere spazio per sè, piuttosto che dare qualcosa) io ti chiedo… la differenza tra chi apparentemente dà e chi di fatto prende soltanto la possiamo fare ogni tanto? E’ così insano? Così, giusto per spendere 10 minuti del nostro tempo….magari io lo faccio per alimentare la mia insoddisfazione…sono un 4 bisogna pure aspettarselo da me…eh…!!!! Ma se l’assise chiude i battenti per sfinimento dei partecipanti o direi dei suoi pochi smazzanti, alla fin fine a qualcuno dispiace? MMAAHH mi sono sfogata….mi sento meglio…scusate tanto……:-D l’ironia non mi manca, l’imparzialità ce provo, se mi espando come il treccione al cioccolato che ho messo in forno, proverò a diventare un pò più…azzima! 😉 ma calma no….no…non ce la faccio…me lo sento…è più forte di me!!

    #5737 Risposta

    un atomo

    Bene, benissimo, quando ci siamo stancati e gli altri pretendono uno sforzo continuo e indefesso, noi possiamo fare una cosa molto carina, sorridiamo, prendiamo atto della loro stima per i nostri sforzi e le nostre capacità tanto utili e poi gentilmente decliniamo l’invito a spenderci più di quello che in quel momento vogliamo o possiamo spenderci. Senza recriminare o ricordare loro quanto sono stati assenti o distratti o comodi. E questo sai, secondo me, perchè lo dobbiamo fare? Non per bontà, ma perchè dovremmmo benissimo sapere che tanto se vogliamo ripartire con quella passione, nessuna delusione, recriminazione, stanchezza, delusione o rabbia ce lo impedirà, siamo fatti così, rispondiamo al nostro bisogno e ai nostri impulsi, quindi è meglio tacere e con cortesia disarmante volersi bene nel modo giusto e sapere quando fermarsi se la pressione è troppa o la viviamo come ingiusta pretesa:-) 🙂 Intanto continua a scrivere quì, non perchè lo pretenda, io non vivo questa cosa come un impegno per tenere vivo uno spazio, ma come un’opportunità umana interessante e stimolante, che potrebbe avvenire ovunque, magari, come un pò desidererei, davanti a una tazza di caffè.Questo perchè sono in un’altra posizione, non ho sposato la causa, ma non per questo sento ci si debba sottrarre a uno scambio che può arricchire tutte le varie personalità che si affacciano quì. . Ma se pert te è fatica e ti senti tirata per la giacchetta allora non ti dovresti far costringere da un ruolo. Perchè questo rischio un poco ci potrebbe essere, e cioè che non siano gli altri il problema, ma le nostre aspettative, speranze , la nostra fede nel fare le cose a costringerci a rimanere sempre terribilmente coerenti con la cosa “giusta” da fare. Per carità non so se potrebbe essere così, a volte per me lo è stato e quando l’ho capito, ho capito anche che dovevo mollare, è sano.

    #5738 Risposta

    Marina Pierini

    Ma certo, non mi fraintendere, il mio sfogo non è una recriminazione. Diciamo che è la manifestazione aperta di un pensiero e di una valutazione che rispondono, dal mio punto di vista, ai fatti. Come tu ben sai, alla fine nessuno mi ha mai tolto il piacere di trovare qui chi ha voglia di avere scambi, e nemmeno mi sono sentita forzata quando ho sentito di dovermi assentare per un pò e fare altro. Verbalizzavo quanto secondo me accade. Il treccione al cioccolato è lievitato così tanto da sembrare una treccia di Polifemo! Sarà un segno!? Mi sa che i miei impeti sono quello che di me impiegherò di più a placare….in assoluto…ma tant’e’….ho smesso di preoccuparmi di come piacere e farmi accettare da mammà e papà! In ogni caso a me fa piacere bere questo caffè con te, e con chi c’e’ quando c’e’, sedermi a questo tavolino e parlare delle mille e mille possibilità. Buon fine settimana!

    #5739 Risposta

    Antonio Barbato

    Il treccione non solo è lievitato tanto, ma è anche così buono da avermi fatto avere un attacco di ingordigia 🙂 🙂 Allora, io non mi sento, per così dire, appassionato al tema dell’insegnamento, ma, come tutti i professionisti di un settore, non posso fare a meno di rilevare che esistono dei rischi, oltre che un depauperamento della materia, nel trattare certi temi con superficialità o arroganza. Cerco di spiegarmi con una metafora: sono un elettricista e vedo delle persone giocare con delle lampadine. Niente di male in questo, ma la cosa cambia se coloro che giocano cominciano ad insegnare agli altri che quegli oggetti sono bolle d’aria vuote. Allora c’è un primo rischio potenziale, quello di farsi esplodere il vetro in faccia o, magari, di pensare che il solo scopo per cui quegli oggetti sono stati creati è quello di essere un trastullo senza implicazioni. Se poi, proseguendo nell’esempio, qualcuno ritiene di potere usare questi oggetti collegandoli a dei fili scoperti o convince gli altri che da soli essi potranno illuminare la sua scena, allora il professionista non può fare a meno di intervenire, se è sua possibilità, o, perlomeno, di gridare che c’è un pericolo, che quello non è il modo corretto di usare quella conoscenza. E’ chiaro ora, caro piccolo atomino sempre molto combattivo ed amante del “si, però”. perché insisto su questo tema? Il Capitano, prima di salpare le ancore!

    #5740 Risposta

    un atomo

    e qual’è il rischio di usare l’enneagramma come un gioco di società? Quelle persone non ne riceveranno alcun male (al massimo non ne ricaveranno nulla), mentre invece ne riceverà il professionista. Se stai dicendo che è un modo per tutelare chi insegna più o meno lo capisco, se mi dici che è un modo per tutelare gli altri non mi pare. Se poi il problema è l’enneagramma in sè , la difesa dello strumento, io credo che certe cose si difendano da sole, e che comunque non abbia tutta questa importanza, la verità rimane verità anche se la comprendono in pochi. Comunque io ho espresso solo la mia opinione sul tema, non mi sento particolarmente combattiva, tanto più che non è che l’argomento mi appassioni poi tanto, mentre mi interessava capire quanto attaccamento c’è nelle cose che facciamo e nel modo in cui lo facciamo, quanto ego ci mettiamo senza volerlo riconoscere. Mi sarebbe perciò piaciuto se mi avessi risposto su alcune argomentazioni in merito , l’unico però che ho detto e ribadisco è un inviito a guardare nel profondo delle nostre motivazioni che secondo me rispondono sempre a noi stessi e molto raramente ai bisogni altrui, anche se a volte ci piace crederlo. Antonio, scusa, cos’è un professionista del settore in questo caso? Qualcuno, immagino, che conosca molto bene l’argomento, che è passato attraverso una serie di conoscenze e di esperienze personali, niente altro o no? Mica c’è una laurea in enneagramma, quindi le persono credono nella serietà di quanto dici, perchè ti conoscono, ti apprezzano e si rendono conto di persona del valore di ciò che trasmetti, non basta? Qualcun altro gioca o vende fumo, e raccoglierà fumo, non basta questo per loro? Spero non considererai troppo combattivo questo post,nelle mie intenzioni non lo è, il fatto è che il dialogo prevede talvolta opinioni e punti di vista differenti, o no?

    #5741 Risposta

    Fabio Costantini

    Ciao a tutti, scrive Paciolla nella sua presentazione al libro di Rhor/ebert “E proprio qui nasce un quesito: chi può applicare l’Enneagramma ? Uno psicologo, anche senza una competenza spirituale, o una guida spirituale, anche senza una competenza psicologica ?”. Risponde lui stesso poco dopo : “Ritengo importantissimo che chiunque usi uno strumento come l’Enneagramma abbia l’umiltà di riconoscere e restare nel proprio ambito e la lealtà di intenti nei confronti dei destinatari, fedeli o pazienti che siano”.
    E’ necessario un percorso certificativo, per me non ci sono dubbi. Oltre a essere un popolo di santi,navigatori ed eroi siamo un popolo di psicologi e guide spirituali. Credo che soprattutto noi italiani tendiamo a elargire consigli, cure e strategie per gli altri. Anche se non ci sono stati espressamente richiesti. E ci piace tanto insegnare.
    Per indignarsi riguardo all’uso dell’Enneagramma basta fare un giretto su internet, le imprecisioni e la superficialità con cui è trattato l’argomento sono evidenti.
    Anche a me è capitato di parlare con delle persone che si professavano esperte in materia. Il loro modo di manifestare la loro competenza consisteva nel cercare di indovinare l’enneatipo di altre persone in modo veloce, individuando i tratti particolari (sei perfezionista, ti piace leggere, il possibile meccanismo di difesa, etc). Sono rimasti perplessi di fronte alla mia ritrosia a partecipare a questo “gioco”, credendo che la mia resistenza fosse dovuta al mio essere 6. Allora ogni volta che veniva fatta una osservazione ho smontato le loro analisi in modo molto semplice: ad ogni affermazione chiedevo PERCHE’ ? E qui è cascato il palco. Quando ho conosciuto l’ASSISE la cosa che mi ha colpito è stato il percorso certificativo. Mi sono detto : “questi sono i passaggi necessari”. Per capirlo. Figuriamoci per insegnarlo.
    Mi indigno perchè riconosco la dignità di chi sa e del prezzo che bisogna essere disposti a pagare per sapere.

    #5742 Risposta

    Marina Pierini

    Carissimo Fabio, innanzitutto sono felice di poterti finalmente leggere su questo forum che ha atteso a lungo la partecipazione di persone “nuove” che avessero voglia di offrire contributi. Ti ringrazio e sappi che sono molto felice di leggerti. “Nuove” ovviamente, su questo forum, visto che tu ormai ci segui con vivo interesse agli incontri di Firenze oltre ad essere un medico straordinario. Sei stato ribattezzato scherzosamente il nostro “notaio” e il tuo modo così chiaro di illustrare le situazioni mi offre un riposo inatteso e piacevolissimo. Sei stato chiaro, sintetico ed eloquente. Noi emozionali spesso dobbiamo aggrapparci alla sella del nostro selvaggio cuore per cercare di rimanere “centrati” sull’effettivo problema. Non solo, quindi, mi associo caldamente a quanto tu scrivi e riporti ma aggiungo una cosa, in risposta a quanto diceva Atomo…non è vero che se usiamo l’enneagramma come un gioco di società le persone non ne ricaveranno nulla, nemmeno alcun male. Ho visto coi miei occhi verificarsi situazioni imbarazzanti e diastrose perchè chi veniva “scannerizzato” da questi volenterosi distruttori di equilibrio, ha avuto reazioni di rabbia, sorpresa, dolore, sospetto, difesa e quant’altro, anche nei confronti del proprio partner o del genitore o del figlio che all’improvviso si è visto investito di ragioni “rafforzate” maldestramente…ragioni che, anzichè creare spazio per un dialogo rigenerante, hanno chiuso ogni via di comunicazione fra loro, oltre ad essersi sentiti scoperti e messi a nudo da qualcuno che ha centrato qualche bersaglio senza davvero capire e rispettare la loro dignità. L’ignoranza alimenta la paura, la rabbia, la chiusura e se noi rendiamo gli altri vittime inconsapevoli della NOSTRA ignoranza nel gestire questo strumento, facciamo danni eccome. Anche l’amore, quando viene usato a sproposito fa del male. Noi dovremmo chiederci perchè diciamo le cose che diciamo, dove vogliamo andare a parare, cosa vogliamo generare negli altri e se in fondo il nostro intervento è un modo per usare uno strumento a nostro vantaggio, per sentirci magari illusoriamente al di sopra degli altri e che confermi implicitamente, a nostra insaputa e a spese altrui, quanto piccoli, manipolativi e deboli siamo.

    #5743 Risposta

    Marina Pierini

    p.s. ho scritto due volte che sono felice di leggerti, perdonami la ripetitività ma almeno si vede che ne sono felice ehehehehe a presto!

    #5744 Risposta

    Fabio Costantini

    Cara Marina, condivido pienamente le tue riflessioni. Capisco le argomentazioni di Atomo e le trovo stimolanti. Io penso che le verità nascoste dentro di noi siano ‘vive’, aspettano la nostra maturazione per svelarci i loro segreti, magari ci stimolano ad essere cercate. In questo la vita ci viene spesso incontro con quelle che chiamiamo malattie, ostacoli, etc. L’errore più grande è sforzare queste realtà interiori negli altri, l’ Ennegramma offre degli strumenti validissimi, ma delicatissimi proprio perchè arrivano a quelle verità. Un bambino alla guida di una potente auto è pericoloso per se stesso e per gli altri.

    #5745 Risposta

    Marina Pierini

    Vero…il mio problema è capire, senza essere uno psicologo, in quale momento la persona che fa domande vuole veramente delle risposte oppure se con quel chiedere vuole solo attuare vecchi giochi familiari e dunque fare muro alle risposte che possono essere confrontate. Molte volte mi accorgo che a me non rimane che tacere, anche se questo silenzio può essere inteso come chiusura e aspettare che l’altro faccia il suo percorso.

    #5746 Risposta

    un atomo

    Mari, scusa ho riletto tutti i post, che sono vecchi di qualche mese….e mi rendo conto che a leggerli in maniera più distaccata nel tempo contibnuo a pensarla esattamente come prima. In breve per me tutto quello che facciamo, in qualsiasi modo ci spendiamo, lo facciamo perchè così noi vogliamo. Quando ti riferisci a chi fa domande e non vuole risposte ma attuare giochi ti riferisci ai miei post o non c’entro niente? 🙂 Scusa lo chiedo semplicemte e direttamente, così non rischio di prendere fischi per fiaschi. Le mie considerazioni comunque non erano relative alle singole persone o alla disciplina dell’enneagramma ma molto più in generale su come e perchè ci sentiamo toccati quando gli altri non partecipano con il nostro stesso zelo a ciò che tanto ci impegna. Io penso che se mi spendo in una cosa, per esempio scrivere qui, ma potrei fare tanti altri esempi. lo faccio perchè rispondo aun mio bisogno, se altri leggono solo risponde a un bisogno loro. Tu giustamente obietti che così le cose possono morire, è vero, hai ragione, ma io ti dico e allora? Se sono destinate a morire così è, niente ciò leva alla passione che uno ci ha speso, vuol dire che questa è la realtà. E’ come quando vedo persone che nel lavoro si grattano la pancia mentre tu ti sfiacchisci e non ne ricavi nulla in prebende o in gratificazioni,ogni volta che sto per arrabbiarmi penso che comunque non vorrei fare diversamente da come faccio quindi…….e dirò di più può darsi che si presenterà una fase della vita in cui anche io farò come gli altri per motivi che ora non conosco, ma che si potranno presentare. Oggi scrivo ancora molto quì,ma se domani io o tu fossimo occupate in tutt’altro dovremmo forse serntirci in colpa o pensare di sbaglaire…non credo. E così non credo che sbaglino quelli che leggono e non scrivono, quelli che leggono e criticano, quelli che dicono di voler scrivere e non lo fanno,ecc..ecc. ognuno avrà le sue ragioni ion che modo questo può turbare o infastidire me che invece ho le mie ragioni per scrivere? Chi mi prega di farlo? E se pure mi pregassero chi mi obbliga a rispondere alle aspettative altrui? facciamo tutto da soli, Marina e secondo me dovremmo essere contenti e fieri di questo. Pensi che alzare il velo e mostrare che c’è un pò di ingiusta recriminazione, tipica nostra, sia un gioco? Non può essere una cosa su cui serenamente riflettere? Se non è percepita così non c’è problema, non ci rifletteremo:-) 🙂 🙂

    #5747 Risposta

    Utente Ospite

    Cara Marina, io negli anni ho imparato a essere attento al paraverbale in queste situazioni, cerco di notare il tono della voce i movimenti corporei etc. se sono congruenti con quanto detto…atteggiamento da psicologo effettivamente. Da buon 6 mi viene anche meglio, certo che tu da buon 4 con la sensibilità e l’intuito te la cavi molto bene ! Ho notato che quando una persona mette in atto i suoi giochi comportamentali carica una sua parte in modo più evidente, il sistema difensivo incomincia a muoversi con tutti i suoi componenti, e questi li conosci bene. Magari ne parliamo meglio a Firenze, può essere un ottimo spunto all’interno del percorso che stiamo facendo. Tornando al nostro discorso osservo che le persone poco preparate spesso se le vanno a cercare le persone a cui spiegare quello che ritengono di sapere, ti è capitato anche a te ? Io credo ancora che sono gli allievi che cercano il maestro e non il contrario

    #5748 Risposta

    Utente Ospite

    Non mi ero accorto di essere utente ospite, sono Fabio !
    Altra correzione :’è capitato anche a te’ intendevo di aver osservato lo stesso fenomeno 🙂

    #5749 Risposta

    Marina Pierini

    Dunque, sono un pò confusa perchè non ho capito il tuo intervento Atomo. Forse mi spiego male io. Allora vorrei spiegare una cosa che ho imparato in questi primi giorni di corso di counselling. Non l’ho imparata…anzi…mi si è disvelata. Faccio questa precisazione e poi chiarirò perchè. Noi tutti apparteniamo ad un sistema. Vi sono sistemi grandi e piccoli. La società è un sistema, per fare un esempio, ma anche una famiglia lo è, anche quando gli elementi di questa famiglia sono solo due. Ogni sistema produce scorie. Le scorie in sè per sè non sono nè cattive nè buone. Quello che noi possiamo osservare, e in questo la natura ci è maestra, è che le scorie prodotte da un sistema sono il nutrimento o la materia prima che sostiene un altro sistema e così via. Se le scorie prodotte, che serviranno ad altri sistemi, sono nocive, prima o poi si inquinerà il sistema su larga scala. Se le scorie prodotte sono “ecologiche” quindi sane e riutilizzabili, gli effetti saranno ovviamente positivi. Il mio discorso quindi, sul come usare l’enneagramma, verte su questo punto. Se noi produciamo scorie tossiche, coloro i quali useranno le nostre scorie, dovranno usare materia tossica e produrranno a loro volta scorie tossiche. Se noi usiamo l’enneagramma (o qualunque altro sistema) in maniera impropria, senza conoscerlo profondamente, senza conoscere il percorso intero del “sistema” enneagramma, non faremo altro che estrapolare a casaccio quello che ai nostri occhi, personalmente l’enneagramma “disvela” per produrre scorie non sane. Forse a noi questo non sembrerà produrre danni, ma alla lunga se la catena si “inquina” nell’ottica generale TUTTI ne saremo danneggiati. Sarebbe come dire, che se io produco qualcosa, che a sua volta produce sostanze tossiche, e per far prima io non mi preoccupo di trovare soluzioni più complesse per evitare di produrre qualcosa di nocivo per gli altri, siccome quelle scorie vengono trasferite altrove io sono legittimata a non preoccuparmi di quello che ho fatto, dei danni ambientali, della salute di chi dovrà gestire il proprio sistema sulla base dei miei prodotti e delle mie azioni. Mi sentirò legittimata in tal senso a ritenere che le mie scorie non sono un problema mio, e se lo sono per gli altri è la realtà dei fatti e che fa parte del gioco. Le cose non stanno così. Almeno non dovrebbero stare così. Se io uso male qualunque sistema, i danni che arreco agli altri sono infiniti e prima o poi io stessa ne subirò le conseguenze, anche indirette. Ovviamente quando tu Atomo mi dici che ciascuno prende quello che vuole e non deve essere forzato sono d’accordo in termini generali, ma avevo l’impressione di parlare di qualcos’altro, dei danni, delle conseguenze, di un insegnamento che nel caso di questa materia è complicato anche da un altro fattore. L’enneagramma ci rivela ci “disvela” a noi stessi, ci rivela una certa “porzione” di noi. Non ci racconta cose che non sappiamo, quanto piuttosto ci risveglia e spiega cose che noi sentiamo e riconosciamo “dopo”, ma che spesso non mettiamo in connessione o non comprendiamo alla luce di un “sistema di meccanismi inconsci”. Questo ci rende inclini a pensare che possiamo usare l’enneagramma, o parti di esso, a casaccio, tanto il risultato è sempre lo stesso perchè lo sentiamo dentro di noi quindi possiamo comprenderlo nella sua interezza. Molti di noi, io compresa, tendono a rispondere: “io penso” che tale tipo sia così e cosà…ma ci dimentichiamo di usare “il sistema”. Dimentichiamo che non è possibile fare così. Che non conoscere l’intero meccanismo, l’intero sistema e usarlo a sproposito ci rende simili a coloro i quali estrapolano dal mezzo di un’equazione alcuni passaggi e pretendono di arrivare al risultato corretto. Per rispondere a Fabio, no, io credo che a volte le persone fingono di voler sapere, o forse credono di volerlo, ma in realtà vogliono ottenere conferme intime alle risposte da loro trovate. Anche demolendo un sistema. Del tipo: ti faccio domande per poter trovare il punto debole del tuo intervento e continuare a così a sentirmi convinta che ho ragione. Mi sto rendendo conto che molto molto spesso accade questo. O forse sono io, ad essere in un momento particolare della mia vita, che mi fa percepire solo questo aspetto della realtà…

    #5750 Risposta

    un atomo

    non so cosa non hai capito del mio post…comunque quello che hai detto l’ho trovato molto giusto e convincente.

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