HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Maura usciamo dalla fissazione o da una frase che non ci da più nulla, come?
Questo argomento contiene 25 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Antonio Barbato 13 anni, 1 mese fa.
-
AutoreArticoli
-
Marina meleMaura, poniamo di essere in una fase da tempo, li seduti e non ci muoviamo più….non accade nulla dall’esterno che ci fornisca lo stimolo per smuoverci ma dobbiamo muoverci noi…..eppure sentiamo che è tempo di migrare e allora vogliamo uscire da li e ognuno ha forze, volontà, caratteri, passati diversi….ma, ti domando, ci può essere un qualocsa comune a tutti per far scattare quel click? E se no, possiamo provare a fare il giro dell’enneagramma e a evidenziarlo per ognuno?
Ovviamente tutti sono inviatati a partecipare.
Bacioni. Melinda
Maura AnkaaProvo a risponderti, anche se ultimamente mi sembra che di enneagramma e di crescita ci capisco sempre meno. “Maura, poniamo di essere in una fase da tempo, li seduti e non ci muoviamo più….” Chi è dire questo? Quale parte dell’anima sta facendo questa considerazione? Potrebbe essere il superego che incita a fare qualcosa perché riconosce che non stiamo rispettando l’immagine interiore o quella esteriore nel quale l’ego si identifica…oppure potrebbe essere un messaggio della parte connessa con la Mente Superiore, o come la vuoi chiamare, non importa, potrebbe essere il talento che bussa alla porta, per usare un termine che conosci meglio di me. Come facciamo ad essere sicuri che non ci stiamo muovendo? In genere osserviamo segnali abituali, già conosciuti, ma non è detto che non ce ne siano altri che ancora i nostri occhi interiori non riconoscono. Non credo sia possibile essere veramente fermi. Non c’è nulla in natura che sia fermo e noi ne facciamo parte. “…non accade nulla dall’esterno che ci fornisca lo stimolo per smuoverci ma dobbiamo muoverci noi…”. Anche l’enneagramma, come la maggior parte delle tradizioni spirituali, ci insegna che considerare l’esistenza di un ‘interno’ e di un ’esterno’ è un illusione della mente. Qui sono nel mio perché è l’illusione specifica del Punto Cinque, credere nella separazione. Per esperienza dico che credere che non ci siano segnali è semplicemente non vederli, oppure pretendere che siano quelli che vuole l’ego. Per me a quel punto è panico. Piena fissazione e pieno alibi che ostruiscono la visuale del panorama. “…dobbiamo muoverci noi”, non siamo ‘noi’ a muoverci, non siamo noi a scegliere quando una situazione finisce, quando una storia è chiusa, non siamo noi. Non siamo noi a decidere di respirare e neppure come e fino a quando ci batterà il cuore. Non siamo noi a decidere di smettere di fumare. Accade per un trasformarsi di energie, di pulsioni, di ‘vita’ che porta alla manifestazione successiva, e successiva, e successiva. Se una situazione non è energeticamente finita, cioè non ha raggiunto l’armonia, o se preferisci l’equilibrio, o lo stato che ne permette lo scioglimento, possiamo pure affannarci a cercare di tenerla lontana con la volontà, sappiamo che si ripresenterà sotto altre spoglie. E ciò è naturale, ogni cosa in natura ha una spinta verso l’equilibrio e il fluire. Questo è solo il mio semplice punto di vista e la mia esperienza, che può essere condivisa come no. “…eppure sentiamo che è tempo di migrare…” Come sopra. Da profonda sovreccitata mercuriale, inquieta e quasi gravemente mancante di equilibrio, vivo in continua contraddizione. Posso sentire che è tempo di migrare e non farlo, sto imparando a convivere con questo aspetto di me, ricordando la lunghezza delle mie gambe. “…e allora vogliamo uscire da li e ognuno ha forze, volontà, caratteri, passati diversi….ma, ti domando, ci può essere un qualcosa comune a tutti per far scattare quel click?” Io non credo che ci sia una ricetta universale…ma qui l’enneagramma può insegnare. Io ho notato che il click me lo da accogliere qualcosa che viene dal punto Otto. Mi spiego meglio. Le situazioni che mi fanno uscire dallo schema conosciuto sono quelle che mi richiedono presenza, azione, aggressività, dichiarazione della mia verità, partecipazione fisica ed emotiva, sentire la pancia insomma, tutto ciò che automaticamente lo schema della mia fissazione rifugge. Proprio quelle situazioni che tanto mi spaventano, o, per meglio dire, che tanto spaventano la struttura, sono quelle che se accolte, mi fanno fare non solo un passo fuori, ma un gran balzo. Qui la risposta che ti do è di cercare la risposta nelle frecce dell’enneagramma. Io non riconosco la teoria della integrazione e disintegrazione, se non a livello molto superficiale. Quando riconosco che la vita mi sta mettendo un amo Otto per farmi uscire, come dici tu, e quando lo accolgo, ecco che mi permetto di arrabbiarmi, divento estroversa, tengo il campo quando c’è da combattere. Immediatezza e prontezza sostituiscono la ritirata. Rischio, mi coinvolgo, comunico. I pensieri arrivano senza processi mentali logici. Senza accogliere l’Otto non ci sono la forza e l’energia per andare oltre la paura e la stanchezza causata dall’avarizia. Talvolta l’amo non lo si riconosce, talvolta non si pronti a prenderlo…Un esempio pratico di quando l’ho accettato è stato quando mi arrivata l’occasione di tenere il primo corso. L’ultima cosa che mi poteva balenare nel cervello era quella di parlare in pubblico. Nulla da rifuggire di più. Ma è stato un amo che ho preso ed è stata un’esperienza di salto fuori dallo schema che mi ha permesso di sperimentare cosa è veramente la Fluidità. Se hai letto fino qui…complimenti! Mau
Marina MeleMau. Ho letto fin li, tutto d’un fiato come sempre quando tu scrivi. Stasera però non sono molto in me…molte cose affollano la mia mente e rischio di fare confusione….ti rispondo domattina a mentee fresca!
Comunque leggerti è sempre un gran piacere. Buona notte!
Marina MeleSi. E’ quasi impossibile essere fermi e, per paradosso, nell’essere fermi si è in movimento MA non sempre questo lo si capisce, lo si afferra, lo si riesce a trasformare ed è li che è necessario capire come fare. Io credo, invece, che il muoverci dipenda anche e molto da noi. Per questo io non ci sto a “tagliare” col passato, per questo per me c’è un seguito purchè vi sia, in effetti un atrasformazione da dentro che si incarni in noi e diventi noi….eppure sentiamo il tempo di migrare….qui credo stia parte del nocciolo della situazione…..c’è chi si alza e migra, chi sceglie di sprofondare, chi sta fermo o crede di stare fermo…..nella medicina psicosomatica e olistica si usa dire che lo stesso disagio che colpisce 10 persona differenti vede reazioni, azioni, guarigioni, crolli differenti…e se fossero tutti e dieci dello stesso “tipo” enneagrammatico a cosa servirebbe saperlo??? …e allora non è la storia della persona che agisce? Predestinazione? Si in parte ma non credo completamente…e la volontà allora? COnosci/conoscete Roberto Assaggioli (forse con una g sola), lui scrive di volontà, di transpersonalità….Io sto molto bene quando mi sposto nella mia freccia 6 perchè mi calmo, pondero, sto apparentemente ferma ma lavoro da dentro, sono più oggettiva, sono ancora più chirurgica e accumulo grandissime energie…e sono abbastanza allenata a farlo perchè dei 6 mi sono nutrita moltissimo, apartire da mio padre, e quindi ho introiettato molto di loro facendo mie le loro potenzialità positive (ma si sa che il 3 guadagna in 6 perchè si integra…mentre il 6 perde verso il 3 perchè si disintegra…questo nella statistica classica ma vi possono essere eccezioni…così parlano i libri degli scrittori famosi dell’enneagramma)……Però devo stare attenta a non mettermi in gabbia ma bensì in una cassaforte, trasfromando cioè il contenuto che implodo in un valore: si proprio lavorando da 3…..allora riesco a muovermi….. spero che uno dei grandi insegnamenti dell’enneagramma si aproprio riuscire a fotografare questi momenti e a crescere in questo senso….cosa ne pensi? Cosa ne pensate? Melinda
Maura AnkaaMi sembra di riconoscere una tematica del Punto Due, il cambiamento. E’ il Due dentro di noi che vuole sapere cosa significa vivere una vita vera, e cosa significa agire e cambiare veramente. L’Idea Divina del Punto Due è come sappiamo il Volere Divino, chiamata anche Libertà Divina, a seconda che la sperimentiamo osservandola dalla prospettiva dell’universo o dalla prospettiva dell’essere umano. Ichazo la definisce così (perdona la citazione, Marina, ricordo che non le ami, ma talvolta è illuminante. Perdono anche per la traduzione): “Volere Divino è la consapevolezza che la Realtà, che si muove con una direzione e secondo leggi naturali fisse, fluisce con una certa forza. Il modo più semplice per relazionarsi con questa forza è muoversi con essa. Questa è vera libertà”. Forse mi ripeto, ma voler sapere come fare è un trip della personalità. Non significa che dobbiamo stare a farcela addosso, significa piano piano imparare ad avere i sensi più sensibili, allenando la nostra parte meno strutturata, che sia con la meditazione o altro per contattare quella Volontà e agire di conseguenza. Nella mia esperienza non è la psicologia ad aprirmi la porta su questa dimensione. Ma le due cose insieme, comprensione psicologica e meditazione o simili, funzionano. Affinare i sensi è per me avere maggiore percezione del flusso del Volere Divino e ho notato che quando ho permesso di essere trasportata, ho smesso di chiedermi cosa fare e non mi sono fatta male. Mi faccio male quando credo fermamente ( e diamine se accade…) di essere io a far funzionare le cose. Torno al lavoro. Baci.
Marina MeleCara Maura, grazie perchè mi offri una occasione troppo succulenta e mi riferisco alle citazioni. Non amo affatto le citazioni quando chi le comunica le esporta come un oggetto al di fuori di sè, le enuncia come un qualcosa che non gli appartiene, le riporta per non dire cosa pensa ma per dire come qualcun altro ha raccontato, o meglio “tuonato”…Non le amo, quindi quando l’interlocutore le offre come maschera di un pensiero che non è suo e che non vuole esprimere direttamente…allora partono dei bei “duelli”…talvolta a squadre… a chi ne sa di più…una fuga nell’ignoto del non dire e del non essere ma nell’occupare spazio…..Ma ben so che tu questo già lo sapevi …del mio sentire e del mio pensare.
Mi parli di una tematica del punto Due? Devo ammettere Maura che in questa tematica io mi ci ritrovo in pieno e la faccio mia fino all’osso. Tutto quello che hai scritto, citazione compresa, mi appartiene fino a farmici identificare fino alla totale adesione a quel senso di libertà di cui parli…finalmente si parla di un Due evoluto e spirituale, meno terreno, meno animale da caccia carnale e sanguinaria (mi fanno più paura i 2 di bassa energia che gli 8 di bassa energia)….Nella mia esperienza la psicologia è la porta del ragionare, della modalità cognitiva ttraverso la quale trovare le mie convinzioni ma anche le mie ovvietà e i miei inconsci alibi…..l’esperienza corporea ed estra corporea è quella che mi fa volare, uscire dall’ovvio, trovare la mia energia essenziale ricontattare il mio primordiale e profondo esistere ed essere……ma, personalmente, faccio una fatica tremenda in q
Marina Mele…tremenda in questa seconda perchè ho una paura tremenda a staccarmi da terra……e se poi rimango per sempre in aria?…vado….gli operai della casa mi aspettano e la scleta delle luci incombe!!!..Maura, grazie! Melinda
Marina MeleScusate è successo un pò un casino…spero si capisca. bacioni.
Maura AnkaaSi è capito, almeno per me, bacioni anche a te
Antonio BarbatoAnkaa, la dualità della separazione non è propria del tipo Cinque, ma appartiene alla generale condizione umana come la paura della morte. Di solito per far comprendere che questa è la posizione dell’ego e non della nostra interezza, io ricordo sempre che noi eravamo esistenti prima di avere l’ilusione di un centro di riferimento interiore e che, se esistevamo tranquillamente allora senza saperlo, non dobbiamo temere di poter ritornare a quello stato. Melinda, ma da quale incubo hai fatto uscire quell’immagine assurda del Due come “animale da caccia carnale e sanguinario”? In genere il tipo Due è quello che, invece, più si disgusta alla sola idea di vedere sangue, dolore, sofferenza e che, pertanto, meno è propenso alla violenza fisica.
MauraAntonio, grazie per la precisazione, mi sono probabilmente espressa poco chiaramente, io intendevo e ho scritto il Punto Cinque e non il tipo Cinque. Se ho compreso male io qualcosa dell’enneagramma, ti chiedo di correggermi. a me piace molto la definizione di “scienza dei nove punti” e quando parlo di Punti, parlo di cio’ che tutti noi abbiamo, indipendentemente dal tipo. Associo ad ognuno dei nove Punti una specifica “malattia dell’anima” che tutti abbiamo e che é particolarmente forte nella fissazione che su di essa si costruisce. Secondo te non é cosi’? Illuminami.
Antonio BarbatoCara Maura, mi hai preso per una lampadina?? 🙂 😉 :-)) Aldilà dello scherzo, il problema della dualità è inerente alla condizione dell’ego (di tutti gli ego intendo), per effetto della sua stessa esistenza. Tu, riproponendo il concetto di “buco” esistenziale presente nelle opere di Ichazo prima e di Almaas dopo, parli con una bella immagine di “malattia dell’anima”, io, molto più aderente ai dubbi sulla possibilità di una perfetta consapevolezza, preferisco parlare di “ricerche di giocattoli compensatori”. La mia posizione sembra simile a quella di Ichazo, ma io sono molto più “terreno”. Il buco è, prima di tutto, qualcosa che va storto nella nostra vita reale, nel nostro “progetto di crescita” e, per cercare di chiuderlo, attiviamo dei processi per ottenere quello che riteniamo ci manchi. Io non parlo di malattia dell’anima, quindi, ma di concrete carenze che ci portiamo dietro e cerchiamo di compensare.
Marina MeleCaro Antonio…..mi armo di coraggio e rispondo alla tua splendida sollecitazione e ti ringrazio innanzi tutto di avermela provocata…….parlo dell’incubo sul 2 come animale da caccia carnale e sanguinario…bene, mi sono posta la domanda, per due lunghi giorni, e non ho trovato subito la risposta, ero come stordita (sono andata anche a rileggermi per essere sicura di quanto io avessi scritto)…e poi, come direbbe Maura…scava scava ed eccola: non è mio quell’incubo…Sono mesi che combatto con questo mostro del 2…si si lo voglio dire e nel dirlo vi chiedo comprensione e aiuto….qualcuno ha parlato così del 2, non io e poichè spesso mi si dice che sono 2 o sembro 2, io mi sono messa in lotta con me stessa perchè non mi vedo sanguinaria e carnale ferocemente parlando…quindi non posso essere un 2 e nemmeno mi piacciono i 2……anzi, correttamente occorre affermare che non mi piacciono le persone così…..riesco a farvi capire la tensione che ho improvvisamente consapevolizzato?….Una volta, parlando con Maura, dissi delle cose e lei mi ribadì che avevo parlato come avrebbe parlato un’americana che conosce lei ed è un 2……beh li si aprì un bello squarcio ma me lo tenni silente nel cuore e nelle viscere per andarlo a “vedere” molto più avanti (Maura ha la capacità di parlarmi in un modo che mi apre completamente a riflessioni profonde e lo fa con una sensibilità e attenzione ma altrettanta determinazione che mi è impossibile scappare!!!!….devo aggiungere che, in generale, questo mi accade con i 5 che riescono a toccare le mie corde più profonde andando oltre la mia difensiva esteriorità)…Adesso mi sono resa conto che sono in battaglia con parte di me perchè non volgio riconoscermi in quel modo e questo mi ha creato un’ansia impensabile, indipendentemente dalla mia tipologia di appartenenza (che oggi sento 3, decisamente 3 ma, come dico sempre, c’è fase e base e la strada dell’autoriconoscimento è e deve essere un viaggio interiore profondo e serio, quindi lento)…..Mi piacerebbe mi parlaste del 2 anche se ognuno di noi è unico e irripetibile perchè capisco che ne ho paura quanto ne subisco il fascino……ho letto libri ma non sono riuscita ad andare oltre…..se lo leggo scritto da voi so che potrebbe aiutarmi perchè qui mi sento in fiducia……ma credo sia chiedere troppo, vero?
Melinda
Antonio BarbatoNo, non è chiedere troppo. Il Due è troppo spesso mal compreso e peggio descritto. Ho sempre trovato tremendamente ipocrite le descrizioni americane del Due come “l’aiutante”, non perché questa non sia una caratteristica del tipo, ma perché viene usata quasi come una specie di compensazione per una serie di altre caratteristiche che vengono sottaciute. Il Due è una persona, in fondo, molto fragile e la sua principale difesa consiste in una Negazione della Negazione che si può così riassumere: io nego di avere bisogno e nego anche che sto lo sto negando. Gli è stato consentito da bambino di battere i piedi per terra, di esprimere la sua emozionalità, di comunicare la sua ribellione, ma, in realtà, gli è rimasta dentro la paura che può essere abbandonato in qualsiasi momento, che non è proprio niente di particolare, e, per questo, cerca in tutti i modi di farsi vedere, di rendersi indispensabile, di essere sempre presente (fino al punto dell’invadenza). Chi ha descritto il Due nei termini che hai usato tu, non ha capito nulla, ma proprio proprio nulla, della paura che si cela dietro la voglia di piacere a tutti i costi, di rendersi utili, o meglio indispensabili. Il Due non è un rapace…All’opposto il suo grande errore relazionale sta nel fatto che usa troppo la leggerezza e con quella, talvolta, ferisce profondamente, senza riuscire, poi, a chiedere scusa direttamente sempre per la paura di una reazione negativa dell’altro. Ti sembra una descrizione più coerente con quello che senti?
Marina MeleQuasi guaritrice di una ferita profonda, seppur non originaria. Non sai quanto sento di poterti ringraziare. La strada è lunga ma certamente ho aperto, e mi hai aiutato, ad aprire gli occhi..Ora sono aperti e non li chiudo più….Sento che essere 2 può essere anche una cosa buona e non verrò vista più, eventualmente, come una manipolatrice di sentimenti a priori e pertanto rifiutata quanto temuta….. perchè io non sono così. Quando amo, amo incondizionatamente (e non mi riferisco alla coppia ma all’amore universale e divino che trascende nello spirito attraverso la porta dell’anima)…..ma il macigno che sentivo addosso era tale da dovermi incattivire e quindi, finire, paradossalmente, talvolta in quello che non sono ma viene descritto…ora la prospettiva è un pò diversa e devo recuperare sicurezza, consocenza e serenità, forse già accade. Credo che ti chiederò ancora ma magari in privato e con tutta calma.
Bacioni. Melinda -
AutoreArticoli