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Mente – Cuore

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Questo argomento contiene 52 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Sarah 13 anni, 2 mesi fa.

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  • #619 Risposta

    un atomo

    Questo tema è stato sfiorato nelle discussioni pecedenti, ed è stata posta quasi una dicotomia tra i ‘mentali’ e gli ‘emozionali’. Mi piacerebbe approfondire il discorso. Scustaemi se parto da me (é solo perchè è quello che conosco meglio). Ho vissuto i due aspetti in modo molto conflittuale in passato. So bene certe volte di prediligere di me la ment logica, ordinata, attenta ai dettagli, razionale e lucida. Altre volte sento che agisce quella che chiamo ‘intuizione ‘ alla quale mi affido con fiducia irrazionale, allora prevale una visione di insieme che va diritta alla globalità della situazione dove vengono colte non più le sequenze logiche ma le sfumature dei colori fino a giungere alla percezione di un’essenza di fondo che trascende il ragionamento ma che consente di toccare un punto più profondo ed essenziale. Come vedere l’aura o sintonizzarsi su una precisa vibrazione. In cete circostanze questa compresenza di modi di essere mi ha disorientata. Negli ultimi dieci anni, molto lentamente all’inizio, ma ora sempre di più sento che le due cose sono meno in conflitto. Vedo, nell’esperienza che possono conciliarsi bene. Prima mi sembrava una lotta nella quale il prevalere di un aspetto mi faceva sentie incompleta e talora in colpa perchè percepivo di non aver attivato tutti i modi possibili per comprendere il problema. Sono stupita del fatto che oggi non percepisco più così, interiormente non mi sento a disagio, non avverto più di tradire una parte di me. E’ invece come avee tante corde in uno strumento, si possono suonare isolatamente e anche insieme, l’importante è giungere da una dissonanza cacfonica ad un’armonia originale. Tutte ueste parole (sempre troppe, lo so 🙂 ) per invitarvi a parlare della possibile integrazione mente- cuoe, logica- emozioni, ying e yang, non solo da un punto di vista teorico, ma se volete e se potete, in base alla vostra esperienza

    #4990 Risposta

    molly la molecola

    Salve atomo, mi sembra di capire ti riferisca all’integrazione tra intelletto-emozione-istinto come strada per la comprensione esaustiva di un’oggetto di analisi? Qualunque esso sia? Scusami per la sinteticità ma le energie mi abbandonano.

    #4991 Risposta

    andromeda

    Entrare nella mia essenza è come leggere Ragione e Sentimento di Jane Austen. In più questi due lati della mia “anima” si tingono di due colori nettamente in contrasto tra loro..il blu ed il rosso (che contraddistinguono anche il mio modo di vestire). La ragione/razionale è blu, mentre il sentimento/istintuale è rosso. Compro quasi sempre abiti blu, ma sono fortemente attratta da accessori rossi che qualche volta mi concedo (premio) e poche volte indosso. Quando rifletto su questa separazione netta della mia essenza trovo incredibile seppure reale avvertire il conflitto, la lotta interiore, la sconfitta del sentimento. In passato, sebbene le mie “modalità” non siano cambiate, non avvertivo tutte le sfumature della lotta, andava tutto in automatico. Poi, dopo alcuni eventi ho affinato la sensibilità verso il mio mondo interiore… allora SENTO le scelte che farebbe il sentimento…SEGUO le scelte che mi spinge a fare la ragione. Quando il conflitto è molto forte piango, piango finchè sono sfinita, finchè la ragione riprende il controllo. Allo stato attuale sono totalmente dominata dalla ragione, ma per ora…deve essere così!

    #4992 Risposta

    Marina Pierini

    Cara Atomo, io avrei qualche domanda da fare. Cosa intendi tu per mentali ed emozionali? Mi spiego meglio, il nostro cervello è fatto in modo tale da permetterci l’elaborazione di tutta una serie di dati e informazioni. Vi è però una sorta di duplice possibilità offerta dal cervello logico e da quello appunto emozionale. Si tratta di operazioni svolte sempre dallo stesso organo. Tutti hanno un cervello, tutti sono in grado di compiere percorsi logici e tutti sono in grado di elaborare informazioni attraverso il cervello emozionale. Stanno li’. La differenza evidentemente sta nella quantità di dati che vengono elaborati da una parte o dall’altra e dalla loro “provenienza”. Insomma, in due parole, l’enneagramma ci insegna che mentre i tipi del “cuore” tendono a fornire al cervello dati provenienti da impulsi emozionali…e quindi pensano molto ma sono condizionati dalle emozioni, i tipi della “mente” vivono un processo inverso. Le emozioni distolgono, compromettono l’analisi fredda e logica degli avvenimenti…diciamo così, e siccome vi è la necessità di schermarsi dalla paura si sviluppa maggiormente la capacità logico/cognitiva. Non si tratta di avere maggiore o minore intelligenza, un stupido emozionale rimane tale, tanto quanto uno stupido mentale. Vi è poi una terza possibiltà esistenziale dal punto di vista dell’enneagramma, che se non interpreto male, dice che vi è la possibilità di fare scelte dando la precedenza ad impulsi viscerali, istintivi. Questo, chiaramente, non vuol dire che un 8 o un 1 o un 9 non sappiano gestire pensieri logici o emozionali, piuttosto che la rabbia che li muove li porta a desiderare l’azione o non azione del corpo rispetto al privilegio della mente o del cuore. Se dici ad un 4 che non usa la mente, non conosci un 4 (ovviamente sai bene di cosa parlo). Il punto è che la materia prima che il 4 elabora è il frutto di un impulso emozionale che non viene censurato, anzi, viene privilegiato rispetto ad un pensiero che non viene contaminato dal centro emozionale perchè in un 5 lo studio, la cognizione, la conoscenza della realtà come dato da analizzare è fondamentale per la sua sopravvivenza. Io penso che sarebbe interessante guardare l’immagine reale prodotta da un cervello di un tipo 5 e di un tipo 4 e osservare con gli occhi ciò che è la rappresentazione più pura di quanto dico. Non sono impazzita, tranquilla. Ti spiego. Vi sono alcuni esempi nella pittura, nell’arte che potrebero fare al caso nostro. Guardare un’immagine partorita da un pittore 5 ci fa immediatamente percepire cosa manca al pensiero logico, tanto quanto, un’immagine realizzata da un 4 ci offre lo spunto per verificare cosa manca al pensiero emozionale del 4. Al contrario, verificheremmo cosa ha maggiormente conquistato a nostro occhi, in termini di analisi, l’immagine frutto del 5 e del 4. Possiamo magari coinvolgere anche pittori viscerali così da avere le tre posizioni possibili e confrontarle. Forse questo potrebbe aiutarci in questa complicata e interessante conversazione, che ne pensi?

    #4997 Risposta

    Marina Pierini

    dimenticavo scusa…io penso che un’essere in armonia, o che desidera l’armonia, può lavorare per integrare ciò che gli manca. Capisco il tuo disagio ma, entro certi limiti, si possono compensare i vasi comunicanti, proprio perchè l’organo è uno solo, così come l’unità del nostro corpo. Posso allenare meglio il mio lato sinistro, anche se uso sempre il destro per agire. Credo tuttavia, che ciascuno possa aspirare a usare l”al meglio” le proprie peculiarità, perchè sono strumenti che si usano da sempre e ci risultano familiari. Insomma, poi il percorso cambia da individuo a individuo, ma a mio avviso è molto produttivo aspirare al recupero anche parziale di ciò che in noi si è atrofizzato, ma non necessariamente è importante diluirsi in una equità perfetta e forse molto complicata da raggiungere.

    #4998 Risposta

    Chiara

    Interessante questo argomento. Per quanto mi riguarda io tendo a trascurare molto la parte istintuale. Spesso in passato ho agito davvero come se non avessi un corpo, o meglio come se faticassi a capire cosa chiedeva, come stava, se aveva freddo o caldo. Anche l’emozione ad esempio, la sentivo, in reaoltà teorizzavo su una presunta emozione, ma sentirla nel corpo, dire in quale parte agisse, come si muovesse, ha richiesto un profondo percorso analitico. E’ come se per me fosse più facile verbalizzare l’emozione, anzichè fermarmi a sentirla dentro. In realtà proprio per fuggire da quell’emozione, per non andarci dentro.
    anche il pianto era una valvola per non sentirla in profondità quell’emozione, ecco perchè ho sempre avuto il pianto a portata di ciglia!:)
    Sono d’accordo sul fatto che guardandoci, ciascuno di noi potrebbe lavorare sull’energia mancante, perchè a mio avviso è essenziale, ma proprio essenziale e non per un percorso più trascendente, ma semplicemente per un sano equilibrio quotidiano, cercare di far agire tutte e tre le parti. Anche se secondo me già avere cognizione di ciò che manca è più della metà del lavoro.

    #5000 Risposta

    un atomo

    Hai ragione che ognuno deve aspirare all’usare al meglio le proprie caratteristiche, ma il fatto è che io mi sento ambidestro,(cosa che sono in realtà, spesso uso indifferentemente entrambe le mani) e mentre questo prima mi disorientava ora sento che un aspetto non nega l’altro. In realtà quello di cui volevo parlare era della possibile integrazione non come diluizione o potenziamento di un aspetto o di un altro ma come percezione della profonda unità e armonia che è in noi. L’esempio ying e yang mi sembrava giusto perchè un aspetto non è migliore dell’altro, dove uno rappresenta il maschile, l’energetico e il creativo, l’altro rappresenta il femminile, il recettivo, la terra, sono assolutamente complementari. Poi c’è la via del tao dell’unicità, dell’integrazione consapevole. Cosa che secondo me non è solo dentro di noi, ma è la percezione anche di essere parte del tutto, intimamente connessi all’universo. Ho condensato troppi concetti e temo nella sintesi di essere stata superficiale. Comunque è uno spunto che se volete si può approfondire o provare a guardare da svariate prospettive. Mi intriga la sollecitazione rispetto alle opere d’arte e mi è venuta subito alla mente l’opera di uno dei miei pittori preferiti e cioè il Caravaggio. Lo prendo ad esempio perchè credo che condensi bene i tre elementi ossia esprime la raffinata formalità che gli veniva dallo studio dell’arte classica, con l’emozionalità estrema data dall’uso della luce e delle ombre, con l’istintualità che emerge dal suo naturalismo quasi crudele.

    #5001 Risposta

    Marina Pierini

    Io temo che mi sfugga qualcosa dello scopo di questo argomento che hai aperto atomo, quindi se nei miei interventi esco proprio fuori tema dimmelo, ritirami dentro tu, perchè ti segnalo già una qualche mia difficoltà. Mi risulta che Caravaggio…quel…Caravaggio sia un 8. Concordi? Potremmo cercare nel web 3 opere d’arte da confrontare fra 3 tipologie. Proporrei Hopper come 5, Chagal o Van Gogh, come 4 e Caravaggio come 8. Ci troviamo tre opere che hanno qualcosa in comune e poi entriamo nella “testa” di questi artisti che con la loro maestria ci hanno aperto una finestra nel loro mondo. Che dici? Per Chiara…io sono convinta che tu sia un 2 molto contaminato dall’ala 3. Ho la sensazione che sia per questo che sei così capace di scavalcare la “negazione” per leggerti più chiaramente dentro. Ti conosci bene e quello che dici di te io lo riscontro nella conoscenza che ho di te. Ho quasi la sensazione che per i 2 possa essere un notevole vantaggio essere così condizionati dalle ali. Che ne pensi?

    #5003 Risposta

    un atomo

    Lo scopo era parlare dell’Io integrato. Il gioco sulle opere d’arte mi piace molto ma non è niente semplice. Ho cercato di trovare opre degli artisti da te citati che avessero qualcosa in comune Per Hopper e Van gogh ho trovato una buona possibilità per fare confronti. Si tratta in entrambi i casi di uno stesso tema l’interno di una stanza (quindi apparentemente un tema neutro) , Per Hopper si potrebbe analizzare Room in Broklyn o Room in New York e per van gogh La famosa camera di Arles. Ma trovare un’opera simile in Caravaggio è impossibile il corpo umano domina ovunque e lo sfondo è appunto solo sfondo gioco di oscurità dove balenano particolari simbolici, ma dove lo sguardo converge sull’espressività muscolare e sull’intensità fisica. Tra Hopper e van gogh l’analisi è facile e tutto salta bene agli occhi. Giochiamo questo gioco in senso enneagrammatico e dunque postulando un artista 5 e uno 4, ma ci sarebbero cose da domandarsi . L’interpretazione di un’opera d’arte è sempre subordinata al modo di guardare, a ciò che lo spettatore interpreta ed intende. Inoltre mi domando essendo l’arte una forma di espressione e di comunicazione da un lato non può che essere un riflesso della personalità dell’artista (e anche dell’epoca in cui opera) ma d’altro canto proprio perchè è arte ha una funzione di sublimazione perciò un quadro di van gogh non sarà mai identico a van gogh è un riflesso della sua essenza ma è anche qualcosa in più, quel qualcosa in più è consegnato al nostro sguardo, alla nostra interpretazione e così diviene universale. Comunque se ti guardi i due quadri secondo me si può fare un’interessante comparazione. Lo spazio delle stanze di Hopper sembra quasi irreale , rarefatto, geometrico e stilizzato. In uno c’è una figura di spalle che guarda fuori della finestra. Totale solitudine,. Nella seconda c’è una solitudine a due, vi sono due persone ma entrambe leggono per fatti propri quasi una fotografia dell’incomunicabilità. Del famoso quadro di van Gogh tutto luce, colore e disarmonia emozionale ho letto una bella recensione che dice molto. Parlando del letto che ingombra quasi tutta la stanza il critico afferma che quel letto chiede che qualcuno entri e si metta a sedere per stargli vicino. Bello eh?

    #5004 Risposta

    Marina Pierini

    molto molto bello e per riuscire a comunicare meglio, potrei chiederti un favore…indicarmi le pagine web dove hai trovato le recensioni, così leggiamo lo stesso materiale. Concordo con tutto quello che dici, sull’arte come sublimazione ecc. credo in ogni caso che se vogliamo in qualche modo porre a confronto “le mele” date le circostanze ci sia già molto su cui riflettere e da analizzare. Provo a chiedere ad Antonio se oltre al Caravaggio gli viene in mente qualche altro autore 8….io ricordo però che c’era un sito un paio di anni fa, realizzato benissimo. Una galleria virtuale tutta dedicata al Caravaggio e le opere erano tutte commentate da una voce guida e se volevi anche da un successivo intervento di un esperto critico d’arte. C’erano quadri differenti da quelli di Hopper e Van Gogh ma forse qualcosa di “paragonabile” si puo’ trovare. Sono indaffarata da morire in questi giorni e lo sarò per la prossima settimana ma mi impegno, se mi aiuti a lavorare, quel poco di tempo che ho per sviluppare questa cosa. Mi sembra interessante. Il lavoro verrebbe meglio se ELEONORA o MAURA (dove siete???) che sono dei 5 potessero esprimere anche un loro parere sui quadri a confronto, perchè se siamo noi emozionali a guardare le mele ho la sensazione che questo lavoro viene bene solo a metà….SIGNORE se ci siete battete un colpo!

    #5005 Risposta

    Chiara

    Mamma quanto mi piace questo “sentire” l’enneagramma nella pittura!
    Se penso a Caravaggio, a tutti quei chiaroscuri, mi sembra di cogliere una profondità che normalmente negli 8 non colgo. E’ come vedere la radice della lorio ferita originaria, il dolore che sta alla base del loro incallimento. Luce ombra, ombra luce, tutto così intenso, così privo di sfumature e mezze misure…In Van Gogh mi sembra di cogliere un mondo sottosopra come riletto alla luce di uno stato d’animo forte e particolare e allora la casa diventa deforme, gli oggetti sembrano mobili, vivi e minacciosi su una terra di confine dove sembra stemperarsi il confine tra l’io, gli oggetti, lo spettatore che guarda, l’artista che ha consegnato alla tela il suo gesto sospeso in un’eterna ansia che sembra non finisca mai di compiersi. La follia per me è questo magma che accoglie, questo mondo fantastico e insieme minaccioso dove si respira un cielo che da un momento al’altro può crollare e sommergerci in un riverberìo di stelle. Quanto 4 in tutto questo. Conme si respira il dolore interiore dei fantasmi propri che diventano il mondo e che ci inghiottono. Di Hopper non riesco a sentire è questo il mio limite.
    Cara Marina ritornando al discorso del 2 ala tre, sì penso che sia come dici, anche se avrei preferito un’ala 1 non fosse altro per variare;)..Almeno mi connettevo un pò di più cion l’istintuale!
    Chiara

    #5007 Risposta

    un atomo

    Le due immagini dei quadri di hopper sono su cgfa.sunsite.dk/hopper/p-hopper19.htm cgfa.sunsite.dk/hopper/p-hopper9.htm. Per van gogh http://www.homolaicus.com/arte/van_gogh/camerarles.htm. Per Caravaggio http://www.caravaggio.rai.it/ un bellissimo sito nato dalla mostra che si tenne a Napoli a castel sant elmo e che all’epoca ho visitato. Devo dire che mi ritrovo su quanto detto da Chiara sull’artista la cui vita ci indica un enneatipo 8, ma la cui arte è talmente potente e complessa da contenere,almeno come suona alla mia sensibilità , una miriade di sfumature diverse, c’è la fisicità, ma anche un’intensa drammaticità quasi teatrale. Un’espressività intensa, cupa e dolorosa. Altri artisti 8 ricordo che Antonio li identificava in Picasso e in Cellini che dobbiamo escudere in quanto orafo e scultore. Mi ha colpito che anche per picasso è impossibile trovare un tema simile, come una stanza, anche inPicasso per quanto, deforme, scomposto, rianalizzato è il corpo che predomina o al massimo la natura morta. Lo sfondo è sempreannullato proprio come in caravaggio seppure con uno stile euna sensibilità del tutto differente. Ma questo dato mi ha comunque colpito. Mi fa pensare che l’enneatipo mentale descrive l’ambiente con rigore stilistico e geometrico, ordinato e preciso, l’emozionale lo investe di colore, lo modifica , trasformando un luogo neutro in qualcosa carico di messaggi trasversali che riconducono a sè, mentre per l’istintuale lo sfondo viene proprio annullato, ciò che conta è la potenza dell’immagine centrale quella dove si posa l’occhio dell’artista, tutto il resto è dettaglio, inghiottito dalle tenebre in Caravaggio e disintegrato negli schemi geometrici privi di prospettiva e profondità in Picasso. Stesse caratteristiche in un altro grandissimo che è Goya e che secondo me almeno potrebbe essere un 8.

    #5008 Risposta

    Marina Pierini

    Grazie atomo, il sito di caravaggio era quello che conoscevo anche io, è tosto però da rivisitare, non si riesce in pochi minuti.Ho scelto Room in Brooklyn di Hopper e la stanza di Arles di van gogh del caravaggio scelgo dopo. Mi ha colpita molto nella descrizione di Chiara del quadro di v.gogh, l’uso di un aggettivo, quando ha scritto che la realtà è deforme. Io credo che quando si parla di certi meccanismi del 4 che tendono a percepire la realtà non in maniera “errata” ma “deformata” l’immagine più credibile che si può dare è quella che nasce dalla mente di questo artista incredibile. Le cose, gli oggetti, vengono percepiti, ma sembra che un 4 non possa prescindere dalle sensazioni che ciascuna cosa gli trasmette. La realtà non si stacca nettamente dall’anima. Non è oggettivizzata. Ecco, dunque, che anche oggetti immobili, non sono colpiti da una luce fredda, hanno una corposità che tende a raggiungere per estensione energetica chi è li’. Un 4 non è solo il proprio corpo ma anche ciò di cui si circonda, quello che lo rappresenta. Io leggo solitudine in questa opera tanta quanta ve ne trovo in quella di Hopper ma con delle differenze cosmiche. Non di quantità…la solitudine è un abisso che si apre in noi, ed è un abisso profondo. E’ la risultante, ciò che ai nostri occhi e alla nostra anima torna indietro, dopo aver gettato lo sguardo in questo buio profondo che dice ai miei sensi quanto la realtà sia diversa in questi due uomini. Tornando a v.gogh vi è la descrizione quasi aggressiva di “povere cose”, quasi una nudità impudica, oscena della miseria, che mi sorprende mentre mi scopro sentimenti di compassione e speranza, non di pietà. Non ci sono gli altri, non c’è il mondo in quella stanza e non c’e’ nemmeno l’uomo, e tuttavia vi è tutto che lo rappresenta crudemente, tanto impietosamente che sentimenti di empatia, di speranza, di calore umano emergono in me, mentre guardo gli straccetti appesi dietro il letto, le foto sbilenche appese al muro, la finestra alle spalle che fa sperare, che fa alzare gli occhi al cielo e fa venire voglia di cercare, di trovare. Guardo l’opera di Hopper e la prima cosa che sento è il sollievo. Lo sguardo si apre e si distende in ogni angolo della stanza, perchè nulla mi turba e tutto è comprensibile. Di primo acchitto mi sento rassicurata dalla lucidità statica, dalla non complessità della realtà, poi lo sguardo, che per un attimo si sofferma sulla donna alla sedia e sul vaso, va oltre. Non si vuole rimanere “dentro” a quella stanza. Mi scopro a guardare al di là della finestra, con una strana nebbia silenziosa che mi invade i pensieri e sono altrove…ovunque pur di non essere li’, in quel silenzio, in quella solitudine che altrimenti non ha via di uscita. Mi fa male lo stomaco. Si contrae, non riesco a tenere a lungo lo sguardo sull’intero quadro…se non mi lascio prendere dall’altrove al di fuori della finestra, ciò che mi trasmette la scena della stanza mi risulta insopportabile. Nella stanza di V. Gogh non c’e’ alcun essere umano eppure l’uomo è li’, è nel tutto. Ho dovuto riguardare l’opera più volte mentre scrivevo, perchè avevo sempre la sensazione di ricordare che vi fosse lui steso sul letto. Nell’opera di Hopper c’e’ una donna nella stanza. Eppure la sua presenza non aggiunge alcun calore, alcuna speranza, essa stessa guarda fuori, guarda oltre, come se l’unico modo per poter sopravvivere è non essere lì. Nella stanza di Hopper sembra non ci sia vita, eppure c’e’ un personaggio. In quella di V. Gogh ci sono solo oggetti, eppure c’e’ vita, c’e’ lui.

    #5009 Risposta

    Marina Pierini

    Buffo…riguardando un’ennesima volta l’opera di V. Gogh mi rendo conto che la finestra è semichiusa. Mi fate sapere cosa vi è arrivato dei dettagli fisici? E’ successo anche a voi?

    #5010 Risposta

    Marina Pierini

    Sono andata a sfogliare la galleria del Caravaggio ed effettivamente non c’e’ nulla di paragonabile. Proprio per questo mi arriva il senso di una carnalità senza uscita. Mentre Hopper mi avvolge in una solitudine asettica, quasi inizialmente rassicurante, Caravaggio mi schianta nella carne, nei corpi sporchi, tra le pieghe degli anziani, della disperazione, di una solitudine che c’e’ tutta, che ti urla in faccia e dalla quale cerchi di sottrarti perchè è troppo violenta, non ci vuoi entrare nemmeno per un momento in quei quadri. L’uomo è reale e la realtà è violenta, sa di carne, di sangue, di frutta, di sporco, di disperazione. Vado a cercarmi Goya come atomo suggerisce e intanto aspetto i vostri interventi. Dopodichè forse dovremmo riallacciare i fili con lo spunto dell’incipit Mente – Cuore e della realtà percepita dai centri….comunque è proprio bello…

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