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MONTECRISTO: L’ostinata vendetta di un Quattro

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Questo argomento contiene 7 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Antonio Barbato 12 anni, 3 mesi fa.

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  • #8260 Risposta

    Maria Ale

    Sono arrivata a leggerne la prima parte, a breve leggerò la seconda. Scritto benissimo, dettagliato ed efficace, fotografa egregiamente dinamiche e spinte emozionali, bravo!!!

    #8268 Risposta

    Fiorella

    Che dire…un autentico capolavoro, una disamina attenta, lucida completa e chiara dell’opera di Dumas sotto il riflettore (profondamente fatto proprio) dell’enneagramma.
    E’ talmente chiaro che diventa a tratti imbarazzante…l’autore di quest’analisi sembra quasi un personaggio mitologico…un uomo nato dall’incrocio di un tre (per la perfezione dell’analisi) con un quattro (per la profondità dei commenti su sensazioni/motivazioni) Di certo il commento finale non lascia dubbi sulla sua vera identità . L’infallibile dissertatore, svela l’ineluttabilità della sua insoddisfazione….
    Davvero complimenti

    Fiorella

    p.s. piccolo intervento in merito al 4 vergogna: lungi dall’essere sedato dalla vergogna, il senso di ingiustizia e quindi il desiderio di vendetta cresce, in maniera abominevole, facendo 2 passi avanti e 3 indietro, vinto , ma non battuto dalla paura di agire nel senso voluto. In questa danza estenuante, di certo si perde la lucidità, la percezione del reale, finchè non parte una fiamma, magari mal direzionata, di cui ci si vergogna da morire……che dire un 4 vergogna può solo sperare – RAGIONEVOLMENTE (?!?)- di riuscire a raggiungere la “sua” meritata giustizia.
    A patto che il 4, s’intende, non conosca l’Enneagramma.

    #8273 Risposta

    grazie, sono commosso…. 🙂

    #8284 Risposta

    Chiara Rocchino

    ….ciò che mi colpisce di questo articolo è indubbiamente la lunghezza e la fluidità di penna (compliemento alquanto banale per uno sceneggiatore 4, non è vero??? :)))) ) ma soprattutto la conclusione… non può certo esistere un happy ending per un autore Quattro, tantomeno se gli viene commissionata l’analisi quest’opera di Dumas!!!

    #8321 Risposta

    Gloria

    Bella, la tua esposizione e’ per me in questo momento utile.
    Se posso permettermi…. quello che mi e’ arrivato rileggendo ciò che hai scritto, tutta questa ostinazione, tutta questa vendetta, permette al protagonista,di non “sentire” il dolore, la perdita,la sconfitta, il mancato riconoscimento, si evita il contatto profondo con se’ e di affrontare le proprie “ombre”, la propria inadeguatezza………oscurata dall’ingiustizia, dalla vendetta…….

    #8329 Risposta

    X Gloria e x Antonio: Cara Gloria fai un’osservazione interessante: l’ostinazione del quattro gli preclude il contatto più profondo con sè stesso? I quattro fanno i tuffi dentro sè stessi ma nel pantano dei loro pensieri. un quattro Ostinazione o un quattro Travaglio hanno pur sempre degli isntinti carenti e in questo senso non si può dire che siano totalmente in contatto con sè, nel momento in cui non vedono o non danno sfogo a quelle energie. E’ la mia rudimentale risposta, anche se non mi sento di dire che sia completa. Antonio, aiutaci tu! Che ne pensi?

    #8357 Risposta

    Bravo Alfredo, il tuo articolo è ottimo, molto ben scritto, e l’analisi lucida e accurata.
    Un piccolo commento a quello che ha scritto Gloria: ho letto il libro anni fa e dunque i ricordi non sono freschissimi, ma mi sono rimaste forti alcune impressioni.
    Una di queste riguarda i molti anni vissuti a Dantes nella sua oscura e orribile segreta, in completa solitudine (prima dell’incontro con Faria). Sono pagine di una pena, di un tormento!… Dumas è straordinario nell’accompagnare il lettore in questo viaggio all’interno di Dantes, fino ai limiti estremi di una sofferenza atroce. Non credo si possa dire che il protagonista eviti di “sentire il dolore, la perdita, la sconfitta, il mancato riconoscimento, il contatto profondo con sé” citando le tue parole, Gloria. Al contrario, Dantes beve l’amaro calice fino all’ultima goccia, sprofonda fino in fondo nel dolore della prigionia (che, per quanto ne sa lui, finirà solo con la morte), esplora pienamente tutti i sentimenti scatenati dalla sua disgrazia, dal suo personale viaggio nell’inferno.
    Tanto che, mi ricordo, quando finii di leggere il libro, mi chiesi se tutto quello che gli era capitato in seguito era successo davvero. Faria e i suoi insegnamenti, l’evasione a rischio della vita, il tesoro da Mille e una notte, i suoi molteplici travestimenti, i piani di vendetta congegnati con incredibile astuzia e messi in atto con una perfezione da equilibrista che cammina su un filo, ad altezza vertiginosa, con l’abisso che si spalanca sotto di lui… un prestigiatore, un demiurgo che inventa e dà vita alle storie e ai destini altrui secondo la sua fantasia. Una specie di delirio di onnipotenza.
    Ricordo di essermi chiesta – e se Dantes in realtà non fosse mai evaso dal sotterraneo di quel castello, isolato su uno scoglio in mezzo al mare? Se tutto quello che succede nella seconda parte, anzi già dall’apparizione di Faria (come per un bambino che per non sentirsi più solo si inventa un amico immaginario) fosse solo un’invenzione della sua mente, per non impazzire? Non è solo il desiderio di vendetta per ristabilire la giustizia; soprattutto il desiderio di tornare al calore e alla luce, alla vita nel mondo, di scappare da quella specie di bara buia e fredda in cui è stato chiuso per sempre; ed è impossibile, irrealizzabile. Così, non avendo altra possibilità di fuga, trova la via di fuga dentro di sé – nella fantasia. E si racconta una storia; cosa potrebbe succedere se riuscissi ad evadere? Facciamo finta che… Ma in realtà Dantes è restato per sempre in carcere.
    Naturalmente questa è una mia personale elucubrazione senza fondamento nel testo di Dumas. E’ nata dal fatto che le avventure rocambolesche di Dantes dopo la fuga sono talmente pazzesche e incredibili da suscitare un effetto quasi onirico, allucinatorio.
    Mi andava di comunicarvi questa mia sensazione di ambiguità nella lettura del libro, anche se non credo che sia particolarmente utile ai fini dell’Enneagramma.
    Quello che invece ha più direttamente a che fare con l’ Enneagramma, è la domanda che mi fa piacere fare, in particolare ai Quattro che conoscono il libro.
    E’ questa: in che modo secondo voi si manifesta l’Invidia nel personaggio di Dantes? E non parlo dell’ingiustizia che gli viene fatta, del suo macerarsi in carcere col pensiero che tutti gli altri, i suoi aguzzini, sono liberi e felici fuori. Mi sembra che il confronto fra la propria disgrazia di innocente e il trionfo dei cattivi sia un passaggio obbligato, e credo che nessun enneatipo possa saltarlo.
    Parlo invece del personaggio Dantes prima della disgrazia. In che modo si manifestano l’Invidia e l’Insoddisfazione? Dantes è un uomo che ha ciò che vuole; è amato dalla donna che ama e che presto sposerà, è apprezzato nel suo lavoro, è giovane e pieno di forza e di speranza per il futuro, pieno di fiducia negli esseri umani e di entusiasmo per la vita.
    Mi sembra che invece siano proprio gli altri, i serpenti velenosi che lo circondano, a essere invidiosi di lui e della sua felicità. E per la loro invidia e i loro intrighi lui finisce in carcere e perde tutto.
    Tutto quello che gli succede dopo, e la sua evoluzione interiore, è da Quattro.
    Ma se gli invidiosi non avessero tramato ai suoi danni, cosa ci sarebbe di Quattro in Dantes? Sarebbe probabilmente una persona realizzata e contenta di sé, almeno a giudicare dai dati che Dumas ci mette a disposizione.
    Io ho provato a darmi qualche risposta, ma mi farebbe piacere sapere che ne pensate voi, se vi va di pensarci.
    Baci a tutti e ancora grazie ad Alfredo

    #8358 Risposta

    Scusate, ho dimenticato la firma. Sono Antonella, alias Van

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