HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Politically Uncorrect- Il tipo che sopporti di meno
Questo argomento contiene 89 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Chicco di grano 13 anni, 2 mesi fa.
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un atomoSono d’accordo Marina. Però ci sono anche situazioni nelle quali bisogna essere netti. Ti assicuro che io ho provato con dolcezza e calma a spiegare cosa mi creava disagio,ma non ho sortito effetto. Inoltre nel mio caso, non so se anche per Chicco è così c’era una precisa modalità che sarei curiosa di sapere se appartiene a tutti i due. Praticamente non c’era mai un parlare diretto, ma sempre sotto metafora, parabole, storie esplicative, frecciatine, varii modo didattici per inviare il messaggio che secondo lei era necessario che capissi. All’epoca ho detto chiaramente che questo mi infastidiva e mi sono sentita rispondere che era per non ferirmi. Ma Marina, scusa, io alla fine ho capito che era solo manipolazione e vigliaccheria nella consapevolezza che in uno scontro diretto di tipo verbale non aveva nessuna possibilità, e infatti così è stato. IN un secondo momento ho stemperato la situazione e ho riallacciato rapporti decenti, ma penso che se percepisci chiaramente e in modo inequivocabile che una relazione di qualsiasi tipo ti sta danneggiando, ti leva energia, allora si ha il dovere verso se stessi di spezzare l’avvitamento e di dire basta. Io ero tutta presa dallo sforzo di badare a me stessa e a quello che rimaneva della mia famiglia e non era giusto accettare un protettorato che alla fine era utile per conseguire scopi altrui, per ottenere un’ alleanza che , anche in ambito lavorativo, che era utile solo all’altra. E soprattutto avendo detto chiaramente che avrei sostenuto la persona ma che desideravo trasparenza. Non credo sia molto interessante il caso personale ma potrebbe piuttosto essere uno spunto sulla modalità due e sull’incontro- scontro tra i varii tipi emozionali. Da questa situazione è passato molto tempo perciò guardando con distacco posso dire di essere contenta di essere riuscita a schivare una trappola emozionale che non rispondeva ai miei bisogni e non aiutava la mia crescita.
Marina PieriniMi sembra di capire che ad oggi hai un rapporto di tranquilla conoscenza con questa persona. Quello che intendevo è proprio questo. Sei giunta a non rompere definitivamente come in primo tempo hai pensato, ma sei riuscita a mantenere una relazione di conoscenza “ordinaria” non hai bisogno dell’attrito, dello sfregamento per arricchire il tuo panorama relazionale ed emozionale, ma accetti quello che da questa conoscenza può venire o può non venire. Il non aspettarsi niente in qualche modo non lo hai trasformato in un taglio netto ma in una più giusta riconfigurazione di questa conoscenza. Nulla toglie che un giorno forse anche lei sarà meno presa dal suo bisogno di riversare su te le sue “attenzioni” chiamiamole così e potreste addirittura incontrarvi in momenti di normale, sereno scambio. Una relazione che depaupera non è sana, ma anche il troncare di netto a volte è solo frutto di una reazione e non di una giusta misura da adottare in quel caso specifico. In qualche modo penso che abbiamo detto qualcosa di molto simile…
Chicco di granoCarissime signore, oggi per me è stata una giornata stancante e pienissima!! Terminata per giunta con riunione condominiale :-O Causa stanchezza non riporto ora le spiegazioni che mi sono data e, soprattutto, mi sono state date dalla mia Personal Coach (la mia super psicoterapeuta :D) perchè non ce la faccio a scrivere: mi voglio impegnare domani per trasmettervele bene ;-)) Vi anticipo però che sono poco da Quattro perchè non c’entrano elitarismo e gusto masochistico di soffrire in pace da soli..
Ps. Bello ed utile il vostro scambio, a prescindere dalle analogie o differenze, a presto!
un atomoChicco aspetto con moilto interesse le tue conclusioni, anche se questa storia per me è passata, mi sono fatta molte e molte domande e uno scambio mi potrebbe essere utile per relazioni future. Per Marina: io penso che nella vita è fondamentale sapersi prendere le proprie responsabilità ma non va bene assumersi sempre le colpe. sono due cose diverse. Nel caso specifico io ho avuto la responsabilità di essere me stessa ma non la colpa di creare attrito. A parte il fatto che il rappporto si è stretto a morsa in contemporanea con la morte di Rosario e ti posso garantire che non avevo nessuna energia da spendere nel creare frizione. Era già tanto se l’aria mi entrava e mi usciva dal petto. Tra l’altro ho notato che questo mio creare attrito, per sbagliato che sia, è comunque sempre presente quando ho una forte sensazione di vitalità, quando le cose mi interessano, mi incuriosiscono, quando sento il valore trasformativo di una situazione. In quel momento io ero morta dentro e ho finito con il subire un pò la situazione proprio perchè non ero in grado di connettermi a me stessa. Insomma io sento di non aver provocato lo scontro ma quando questo è arrivato mi sono sentita molto contenta di avere la forza di decidere per la mia vita. Devi anche considerare la situazione oggettiva e capire quale occasione potevo rappresentare io per l’altra. Tutto questo per dire che non va bene essere sempre buonisti e cercare di salvare tutto e tutti, per pima cosa dobbiamo essere buoni con noi stessi e salvare noi dalle pretese, dalle manipolazioni e dalle aspettative altrui. Quello che possiamo fare è ricordarci di fare altrettanto con gli altri. Secondo me dobbiamo stare attenti a discrimainare bene le responsabilità e smettere di pensare che siamo sempre noi a non andare bene.
un atomoP.S. Questo non significa giudicare l’altro in toto. Per sempio io so di stare parlando di una persona intelligente e capace di profondità, il che è una cosa rara da trovare. Si tratta invece di accettare la persona ma di rifiutare di farsi invischiare in una storia, in una specie di dramma che non ha niente a che vedere con noi e anzi addirittura ci può bloccare in situazioni inutili.
Marina PieriniNon so se sono stata io a dare la sensazione che stessi parlando di colpe o che vi fosse una sorta di intento buonista nelle mie parole…oppure in qualche modo stai ampliando tu la gamma di riflessioni che avevi già aperto. Non intendevo nè parlare di colpe nè di parlare di salvare a tutti i costi un rapporto che ci crea stress. Volevo dire altro, innanzitutto che in ogni cosa che ci coinvolge noi facciamo la nostra parte, non siamo mai passivi e se lo siamo in apparenza, anche il nostro essere passivi genera reazioni e comportamenti negli altri che siamo noi ad aver provocato…almeno in parte. Dunque piuttosto che parlare di colpe io parlo di dinamiche. In una relazione, di qualunque genere, ciascuno occupa un posto. Immagina proprio come se ci si accomodasse in una stanza dove ogni sedia è contrassegnata da un ruolo. Usando la tua esperienza per fare un esempio, tu eri la persona sofferente e lei la salvatrice. Anche se tu dici che non eri intenzionata a relazionarti in questo modo con lei, non puoi negare che vi fossero degli stati oggettivi in quelle circostanze che hanno generato una dinamica precisa fra voi due, anche inconsapevole se preferisci. Nel momento in cui tu ti sei resa conto che quello stato di cose ti irritava, ti sfiniva e non era di alcun aiuto, hai prima creato uno strappo e poi, a bocce ferme, cercato di recuperare una sorta di “spazio neutrale” in cui poterla incontrare. Quando noi riusciamo a comprendere quali dinamiche abbiamo contribuito ad attivare con qualcuno che ci crea stress possiamo ritrovare dentro noi le risposte per impostare un quadro più sano e modificare le dinamiche in corso magari senza “buttar via” la possibilità di arricchirci con altre virtù e qualità che nella relazione possiamo scoprire. Tu parli di colpe e di giusto o sbagliato, ma io non la metterei su una visione di “giudizio di valore” quanto di opportunità e di migliore ascolto delle proprie emozioni. Riportare tutto a noi stessi. Ossia, se io non voglio essere trattata come una malata, una inferma o altro è inutile che mi irrito con chi mi soccorre, fermandomi a questo, è più proficuo chiedermi cosa sto contribuendo a fare per attivare le dinamiche reciproche in tal senso. Ovviamente l’altro potrebbe non accorgersi della variazione di frequenza, diciamo così, ed a quel punto temo, che ci sia ben poco da fare se non prendere una giusta distanza. Penso che stiamo dicendo due cose molto simili anche se io preferisco parlare di dinamiche…non di colpe, responsabilità, buono o cattivo…chicco aspettiamo i tuoi chicchi 🙂
Chicco di granoPerdono, perdono= il weekend è volato e non sono ancora riuscita a scrivere!!! Accidenti! Ci riuscirò domani (lunedì) me lo sento, sono fiduciosa, sorry!
Chicco di grano<> Cara Marina, ho riportato le tue parole non solo perchè le condivido in toto ma anche perchè rappresentano un ottimo incipit al mio intervento. Rispetto alla mia profondissima avversione verso le forme di insistenza e ingerenza, non ci vuole lanternino per capire a chi sono legate e cosa fanno affiorare ma la mia Personal Coach ha saputo fornire sfaccettature inedite e interessantissime. Dunque: io ho avuto una mamma Sei controfobico che è stata letteralmente dominata dall’ansia in OGNI singolo aspetto della sua e, soprattutto, della mia esistenza. Questo ha fatto sì che boicottasse ogni minimo tentativo di affermazione delle mie esigenze, opprimendomi e facendomi letteralmente sentire il suo fiato sul collo in ogni situazione. Mia madre da un lato sorvegliava ogni mio movimento (anche scendere giù al palazzo a prendere la posta o buttare la spazzatura) per proteggermi ed evitare che mi succedesse qualcosa di terribile e lei non potesse soccorrermi o dare l’allarme. Questo fino a che è vissuta cioè fino a quando avevo 32 anni. Io non sono mai potuta restare sola in casa, ad esempio! Perchè lei era terrorizzata di stare sola a casa, dopo la morte di mio padre, e quando è stata costretta ad allontanarsi per andare in ospedale, ad esempio, mi imponeva la presenza di mia zia o pretendeva che io mi trasferissi a casa di qualche familiare. Bada bene: LEI era terrorizzata dal dormire sola o trascorrere troppe ore a casa sola non IO ma lei proiettava su di me questa paura in più sosteneva che se mi fosse successo qualcosa, ad esempio non stare bene o cadere (nota bene: grazie a Dio non sono mai caduta) a chi avrei chiesto aiuto?
Quindi, dicevo, da un lato mi pressava e opprimeva per proteggermi da eventuali rischi materiali e dall’altro screditava la maggior parte delle mie scelte e dei miei interessi non appena essi differivano dai suoi, ad esempio la scelta del fidanzato, del tipo di studi, del lavoro etc. E mi imponeva la sua volontà con ogni mezzo, dalla persuasione alla guerra aperta, ricca di scontri e polemiche. Era una battaglia anche farle “approvare” l’idea di tagliarmi i capelli perchè lei venerava i miei lunghissimi capelli quando ero adolescente e sosteneva che era uno scempio privarsene. Ne abbiamo fatte di liti davanti al parrucchiere che ancora le ricorda! Da questo breve e sinteticissimo input, si può capire da dove deriva la mia allergia a chiunque si manifesti ingerente ed invadente nella mia esistenza, a chiunque voglia, in maniera più o meno esplicita, indicarmi la rotta da seguire o voglia impormi la sua presenza nella mia vita. Ora questa donna, la mia collega Marcella, riesce a far affiorare la mia reattività all’ingerenza in tutta la sua carica e potenza!
Chicco di granoContinua da sù:
.. ed è stata sempre lei a cercarmi e volermi come amica perchè io le mie amiche carissime già ce le ho e lei al massimo potevo inserirla piano, piano nella mia poco permeabile cerchia di affetti ma questo doveva succedere in modo naturale, senza forzature, delicatamente, lasciando che una naturale sintonia di anime, comportamenti e interessi- se c’era- ci facesse desiderare di trascorrere più tempo insieme al di fuori del contesto universitario. Così nascono le amicizie NORMALI, nel tempo e con gradualità. Senza forzature e all’insegna della discrezione. Così è sempre stato per me e per le mie amiche strette, con cui c’è profonda stima e profondo affetto. Marcella, invece, già dopo un mese che ci incrociavamo ai corsi, cercava con ogni mezzo di attirare la mia attenzione e farsi strada nel mio cuore.. questa frase fa ridere ma rispecchia esattamente ciò che Marcella fa. Pensa che un mese fa, dopo essere andate a prendere un caffè sotto sua insistenza, mi è arrivato un suo sms che diceva: “Cicci, sono proprio contenta di averti conosciuta! Questo è stato uno dei più bei regali dell’università. La nostra pausa caffè oggi ha illuminato la mia giornata. A domani, tvtb, smack, smack!” Io resto alquanto impietrita perchè mi rendo conto che quando sono con lei inizio, per certi versi, ad emulare il suo registro manieroso, mi rivolgo a lei in toni più dolci e gentili di quanto faccia con le mie amiche care, sono più formale e vezzosa, in pratica tendo alla finzione, questo è il DRAMMA. Io, che detesto la finzione a qualsiasi livello, con Marcella non riesco ad essere pienamente autentica perchè se lo fossi dovrei frequentemente dirle cosa penso di lei ed essere scortese, così me lo vieto. E qui entra in gioco la mia terapeuta (che ha assistito a mie scenate di sfogo, intrise di improperi contro Marcella, durante resoconti
di alcuni episodi) che mi ha detto testualmente: “Quando sei con Marcella, vai in sbandamento, non sai più chi sei, è come se avessi bisogno di ricordare a te stessa chi sei, qual’è la tua storia, quali sono le tue radici.. ecco che hai parlato dei tuoi genitori! La temporanea percezione di perdita d’identità ti ha fatto sentire il bisogno di riaffermare te stessa, la tua storia, il tuo passato, per ritrovarti”. Quando la dottoressa mi ha detto questa cosa, dopo aver ascoltato il mio dettagliato racconto del dialogo tra me e Marcella, l’ho guardata con venerazione!! Aveva fotografato ESATTAMENTE il mio stato d’animo, arrivando a decifrare persino le sfumature del mio comportamento che erano sconosciute a me stessa! Ricordavo che, improvvisamente, dopo tre quarti d’ora delle cazzate mielose di Marcella, avevo sentito il bisogno di parlare dei miei genitori, di raccontare della mia famiglia ma non conoscevo il perchè.. era perchè ero andata in sbandamento!! Infatti io non volevo affatto colpire la sua sensibilità o produrre una velata richiesta di aiuto. E quale aiuto potrebbe mai dare un individuo che sta così inguaiato come Marcella ad uno che fa terapia da anni come me?!?! Mi viene da ridere al pensiero che lei crede di poter essere di aiuto.. ahahahahah!! Ecco, quando interagisco con questa particolare tipologia di Due vado così sotto stress da andare nella polarità implosiva dello sbandamento come non mi succede neppure in altri contesti negativi e pesanti.. Insomma, io con questi Due qui non so proprio come relazionarmi, lo devo imparare dalla terapia, infatti, per ora so solo che non li tollero!!
Chicco di grano*errata corrige: all’inizio del primo intervento, in quei due simboli iniziali era racchiuso il seguente estratto, che si è cancellato:
Chicco di granoah.. ho capito, non si è cancellato!! E’ il sito che non permette il copia-incolla di commenti di altri.. forse x impostazioni di protezione :(( Comunque citavo Marina che dice che quando qualcuno suscita in noi così tanta rabbia, la rabbia è nostra e varrebbe la pena indagare sui motivi che la fanno affiorare etc. etc. (ed io che credevo mi si fosse cancellato il primo copia-incolla x errore! Ahahahah!)
un atomoanche nel caso mio non sono stata io a cercare il rapporto, invece sono stata subito investita da precise problematiche: questa persona aveva appena rotto l’amicizia decennale con un altra (lei dice un 6 secondo me invece un 9),un’amicizia e un’ alleanza molto importante, e da subito è stato molto evidente il desiderio di sostituzione affettiva e strategica. Mi ha riempito di complimenti sulla mia bellezza interiore (se c’è una cosa che mi irrigidisce sono i complimenti, va bè questo è un problema mio…) , messaggini del tipo che hai riferito a go- go, anche alle sei di mattina…La prima cosa che mi verrebbe da dire è che invece io ho avuto un modello educativo opposto, sono stat sempre molto libera rispetto alle mie coetanee, andavo a scuola da sola gia a sette anni, in campeggio con amici a quattordici, a quindici non volevo rimanere in vacanza con loro e sono rimasta sola a casa per un mese , i genitori delle mie compagne avevano mille divieti persino quello di farsi vedere sotto casa con un ragazzo per non far parlare la gente….per me tutto questo era inconcepibile. Il messaggio che mi è arrivato forte e chiaro è sempre stato di fiducia, anzi in un certo senso io credo che proprio questo mi ha creato problemi, e me li crea ancora: Se hai una piena fiducia devi essere molto responsabile, devi essere più adulta della tua età. Da questa educazione ho ricavato alcune cose buone ed altre cattive. Di buono c’è stato sicuramente un atteggiamento anticonvenzionale rispetto ai modelli che imponeva la famiglia all’epoca della mia adolescenza. Questo mi ha permesso di capire ed accettare senza vincoli moralistici situazioni di vita altrui, per esempio nel mio lavoro incontro molte situazioni problematiche ma io so di riuscire ad andare al cuore del bisogno dell’altro e so che questo lo devo ai miei genitori. Altro aspetto positivo: non dare molta o nessuna importanza ai risultati del tipo soldi, successo, prestigio, molta importanza invece ai valori,alla coerenza, all’affettività.Questo mi ha fatto sentire un alieno nella nostra società ma anche una persona che sa guardare oltre l’apparenza.Aspetti negativi: anche quando ho paura e non mi sento all’altezza so che devo farcela perchè è questa la mission che mi hanno lasciato. Questo mi tiene sempre in tensione e mi procura problemi nel mio essere madre perchè inconsciamente anche io urlo : devi farcela ma mi trovo di fronte a un soggetto che risponde in modo diverso da me ovviamente e fortunatamente. Ma il fatto è che la paura mi attanaglia. Nella mia vita di coppia ho compensato tutto ciò forse in maniera eccessiva, lasciandomi proteggere e rassicurare delegando molte cose, appoggiandomi a una forza tranquilla che non doveva più per forza venire da me. Infine quando tutto questo è finito ho dovuto ritrovare la persona che lotta, che sfida la sua depressione e che deve dare valore alla sua solitudine proprio come quando ero bambina. Tuttavia devop riconoscere che spesso ho confrontato la persona due di cui parliamo con mia madre, ma per ragioni diverse, non per il soffocare, nè tanto meno per le prescrizioni di vita, che mia madre non mi ha mai dato, ma per la modalità affettiva manipolativa. Non so spiegarmi bene. Ci provo: il discorso di questo 2 era : sei una splendida persona perciò non potrai fare altro che seguire la strada che ti indico. Quello di mia madre: mi fido di te, e io sinceramente ho capito : non mi deludere. Forse non è quello che voleva dire, ma io ho capito così. Invece io voglio poter deludere qualcuno e sentirmi amata lo stesso, voglio essere egoista, inaffidabile e fragile e sentirmi lo stesso coccolata, guardata con tenerezza e perdonata. Voglio un amore che non dipenda dalla mia lealtà, coerenza, un amore che non mi chieda sempre di soffrire per l’altro. Sono arrivata alla conclusione che tutto questo, in questo momento dell mia vita, me lo posso dare solo io, non pretendendo da me quello che hanno sempre preteso gli altri. Questa ragazza due aveva questa inconscia pretesa e cioè che mi attenessi a un modello interiore ricalcando le sue orme psichiche. Che considerassi il suo affetto come un carburante che mi potesse fornire energia mentre in reltà lei si stava fornendo a piene mani del mio carburante e della mia energia interiore,esattamente come non volendo ha fatto mia madre.
un atomoHo per i miei genitori un’ infinita pena ,un amore enorme, un attaccamento interiore al loro dramma, che non ho mai saputo dimostare, perchè ho preferito affermarmi come una ribelle, mentre nel mio cuore c’è solo compassione per il loro dolore. Ora mia madre è in un letto e non riesce più ad alzarsi e tutte quelle cose che mi hanno sempre infastidita tipo la sua grande socievolezza, la vivacità nel relazionarsi con le persone, il suo modo fantastico di guardare alla vita, il suo sacificarsi pur di non affrontare il conflitto e sentire la rabbia, tutto il suo anelito spirituale non c’è più. Non mi può riempire più di continui regali, non mi opprime più con l’anticipare i miei desideri. Già per molti anni era successo che scivolasse in una situazione di grande disagio interiore, come di una persona che avesse perso la sua anima e fosse fuggita altrove. Ma in realtà mia madre pur sobbarcandosi tutto il peso di una famiglia piena di problemi è sempre in una qualche maniera fuggita altrove,nella fede o nell’alcool, o nella poesia…
un atomoScusatemi. A volte mi rendo conto che scrivendo qui parlo a me stessa non potendolo fare con nessun altro. E finisco col dire troppo e passare troppo. Me ne scuso veramente.
Utente Ospitescusate ma sono in uno stato penoso a causa di una brutta influenza, volevo solo dire a chicco (ma forse anche tecla lo ricoderà) che scoprirari durante il lavoro con l’enneagramma quanto i tipi emozionali tendono a compiacere l’altro. Anche quando ci ribelliamo (parlo di noi tipi 4) lo facciamo spesso soltanto dopo aver cercato di compiacere qualcuno che si relaziona a noi in maniera affettiva. Ma vi spiego meglio in un altro momento perchè sono a pezzettini. Chicco ma questa tua amica ha rapporti con uomini? Potrebbe essere interessata a te in altro senso?
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