Enneagramma Associazione Internazionale Studi Enneagramma

Quale è il fine di imparare l’Ennegramma dei Tipi Caratteriali??

HomePage Forum Forum ASS.I.S.E. Quale è il fine di imparare l’Ennegramma dei Tipi Caratteriali??

Questo argomento contiene 48 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da  Antonio Barbato 13 anni, 2 mesi fa.

Stai vedendo 15 articoli - dal 31 a 45 (di 49 totali)
  • Autore
    Articoli
  • #6803 Risposta

    un atomo

    caro Antonio. nel leggere il tuo post mi è venuto da sorridere. Io ho un quadernino in cui annoto al momento delle frasi…ne scelgo una a caso. 16 AGOSTO : -Gli uccelli che cantano- L’odore dell’incenso- Il riflesso della luce- il silenzio di prima mattina- bere l’acqua fresca-L’aria frizzante della mattina-i fiori del mio balcone- le lenzuola colorate e pulite- il morbido pelo del mio cane- il tempo per leggere….Cosa dirti? Tutto questo mi fa stare certamwnte bene..lo apprezzo dal profondo del mio cuore e provo gratitudine.Però…lo so che non vuoi sentire ma e però. Ma come dire altrimenti…dal 20 luglio al 2 settembre sono stata sempre in casa, con il cane malato e fin quando c’era il figlio in pieno conflitto, quando è partito completamente, assolutamente da sola. Ho cercato comunque sempre il meglio…e a modo mio l’ho trovato.Ne ho approfittato per mettermi a dieta, per leggere tantissimo, per accudire il mio cane, per godermi la cosa che mi sta stare meglio: l’armonia della mia casa. Ma come la mettamo con quella insoddisfazione che si ricorda bastardamente dell’amore negato? Quando vuoi un pò di tenerezza e devi attingere sempre da una brocca spezzata? Quando ti tieni connessa alla terra e sai che fai bene, che è così che deve essere ma ti manca la tua porzione di cielo? Quando stai bene con te ma ti manca la condivisione, la complicità, quando con tutto il cuore ringrazi per aver sentito una cosa rara, che è essere accettati ed amati, ma qualcosa dentro te rimpiange uno spazio così breve. Si può bere da una goccia di rugiada, ed è bello, ma la sete ti arde comunque la gola. Comunque…va bene così, e lo penso davvero. Solo qualche volta sento il bisogno di fare emergere uno scoglio di sconforto sotterraneo e silenzioso, sta lì nel bel mezzo del vivo mare tropicale della mia anima. C’è. Non lo posso sempre ignorare. A volte credo di essere un pò impietosa con me stessa. Parlo in questo forum come se non ci fossero stati cambiamenti, Invece la mia vita è stata sconvolta e terremotata eio ..io sono cambiata tantissimo. Cacciando risorse psichiche e concrete che non sapevo proprio di avere. Alla fine ti scopri molto più forte, più equilibrata, più autonoma. Ma l’insoddisfazione rimane lì, sei cambiata e sei stata bravina….:-)

    #6804 Risposta

    un atomo

    Allora…non voglio dare l’impressione di non aver capito o di essere in disaccordo con quanto hai scritto nel tuo post.Spero che si sia capito. Infatti anche io cerco di adottare quotidianamente questo modo di sentire e di vedere, e credo molto valide le ragioni concrete che tu spieghi a sostegno dell’utilità di cambiare prospettiva anche solo su piccole cose quotidiane. Sento che funziona molto bene a livello cognitivo,ma anche sull’energia emotiva. Il piacere che accompagna la consapevolezza di apprezzare qualcosa che c’è, anche se sembra piccolo e insignificante dona una certa gioia segreta molto importante. Tutto questo forse ancora non mi basta per riempire un buco più pèrofondo,ma può darsi anche che sia una questione di allenamento e di capacità di espandere sempre più questa percezione, di spingerla nel profondo e che io abbia solo bisogno di tempo e di consapevolezza che l’emergenza nella mia vita è finita. Non riesco ad abbandonare la sensazione ambivalente che per certi aspetti io ce l’abbia fatta,superando la convinzione intima di dover riuscire a sopravvivere. Ma oltre la sopravvivenza c’è la vita e quì,nonostante tanti tentativi, e una testardaggine infinita, mi sembra che il percorso sia solo l’accettazione di carenze strutturali della mia esistenza che non posso riempire con tutta la buona volontà del mondo. Alcune cose le costruisci, con l’impegno, con il senso di responsabilità,con la coerenza, con l’istintiva curiosità e desiderio di comprendere gli altri, ma l’amore Antonio quello non si DEVE conquistare, io lo so. Da bambina è quello che mi ha fatto più male. Sapere di dovermi meritare l’affetto. Questo ha condizionato tutta la mia vita, ha generato ribellioni e sofferenze. Poi fortunatamente, e con una incredulità che è durata anni , ho sentito che qualcuno mi regalava qualcosa a pescindere. Per anni non ho neanche capito, come fosse possibile. Continuavo a chiedere perchè. Perchè mi ami? Sono carente, sono difettosa, ti deludo, e non riuscivo a d accettare l’idea che si ana una persona e basta, a prescindere, semplicemente perchè è così e basta. La gratitudine, lo stupore esistenziale, la meraviglia assoluta per questa cosa che mi è stata provata per trenta anni,tutti i giorni, e in tutte le fasi della mia vita mentre io,io non ero mai ‘brava’ . Ero me stessa con una montagna enorme di fragilità, di contorsioni, di dinieghi. Antonio, lo so, lo so. Non va bene, non si può sentire in eterno un dolore per quello che non c’è. Hai ragione. Ma io…ho bisogno di un regalo…di qualcosa a gratis, e va bene accontentarmi del pelo morbido del cane e dei fiori del mio balcone, ma in certi momenti….

    #6805 Risposta

    un atomo

    Scusatemi…a volte sono un fiume in piena, e questo la dice lunga sulla mia solitudine.

    #6806 Risposta

    Marina Pierini

    Atomo posso unirmi a voi per fare qualche riflessione? Io ci provo. Io leggo nelle tue parole l’incredulità di qualcosa di gratis che hai avuto e che per anni, pur avendola avuta pienamente, non ti ha scalfito dentro la sensazione di non meritare. Una sensazione ben nota a molti di noi ma che forse nei tipi 4 si acuisce proprio nella relazione col partner. Ci suona dentro come una canzone nota. Io leggo il tuo dolore per un lutto che ha lasciato un vuoto incolmabile, del quale non possiamo parlare, ma solo ascoltare, perchè solo chi ha provato questa esperienza terribile può sapere quanto e come scavi nel profondo. Tuttavia parlo di quel vuoto che c’era ancora quando tuo marito era con te. Quello che tu racconti nella tua incredulità di poter essere amata difettosa e imperfetta come sei. Su questo punto io mi fermo perchè su altro ti ripeto, non posso confrontarmi ma solo accogliere ed ascoltare. Quel vuoto, quella incredulità, quell’amare così tanto la tua imperfezione odiandola al tempo stesso, tanto da non permetere all’amore di entrare e spazzare via dubbi e tormenti non è qualcosa che ti porti dentro da sempre? Ho la sensazione che in qualche modo tu confonda il dover lasciar andare il dolore per la perdita di tuo marito col dover lasciar andare l’insoddisfazione. Ma non si tratta forse di due cose differenti? Certo, sono legate all’amore, a quella convinzione profonda che si crea in noi quando da bambini si forma la nostra personalità. Ma sono due cose che forse non si possono fondere o annullare a vicenda. Cerco di spiegarmi meglio. Se l’amore che hai ricevuto fosse veramente riuscito a scardinare il tuo amore per l’insoddisfazione, oggi non avresti bisogno di qualcosa di gratis perchè in te probabilmente vi sarebbe la ricchezza di un dono già avuto e percepito come “certo”, vi sarebbe il dolore della perdita ma non confondiamo le due cose. Se invece, così come giunge a me l’eco emozionale delle tue parole, nemmeno il suo amore è riuscito a scardinare l’insoddisfazione ecco che allora, al dolore del lutto si unisce la convinzione che c’era la fregatura, che sotto sotto te l’aspettavi, che non la meritavi ma che qualcosa invece sempre e sempre ti forza a dover meritare e quindi “desiderare”. L’insoddisfazione è desiderio inappagato. Io vorrei chiederti una cortesia però. Quello che ciascuno di noi coglie degli altri è un frammento di verità, è qualcosa che sfugge anche a noi stessi quando parliamo e ci raccontiamo. Da dove venga quel frammento non si sa mai con certezza. Può essere una proiezione dell’interlocutore, una paura non comunicata verbalmente, un’intuizione, una lettura tra le righe e così via. Non importa. non importa rispondere dando “spiegazioni”. perchè tu sai benissimo, quanto me, che voler spiegare tutto nella folle aspettativa di essere compresi spesso ci fa allontanare dalla riflessione, dallo spunto che l’altro ci rimanda. Comprendere l’altro non significa sapere tutto di lui, ma l’ego ci fa cadere in questo tranello e noi sappiamo, possiamo capire che è un inganno, è una direzione sbagliata dello scambio. Insomma io non ti capirò mai veramente, nessuno di noi può farlo, non basterebbe parlare una vita intera. Nessuno di noi ha questo potere onnipotente verso gli altri, ma possiamo “comprendere” ossia prendere con noi, ad un livello emozionale più profondo l’altro, senza la pretesa di “capire e sapere tutto, tutto, tutto”, cosa che non servirebbe se non ad appagare un desiderio egoico ed inutile. Dunque ti chiedo, se ti va, di non rispondere dandomi spiegazioni su quanto ho capito o non ho capito. Prendila come una rifelssione ZEN 🙂 ….qualcosa su cui ragionare sapendo che all’altro non occorrono tutti i tasselli della nostra esistenza ma che vi sono frammenti di comunicazione ben più importanti da tenere con noi, lasciando andare quello che non ci serve o non è stato del tutto compreso. Tutto questo sproloquio per chiederti: non ti sembra di fondere dentro te il dolore del lutto che non riesce a darti riposo, con l’amore per la tua insoddisfazione, che è qualcosa che forse viene da molto molto più lontano? Non pensi che le due cose vadano separate e che tenerle assieme ti stia privando di un dono?

    #6807 Risposta

    un atomo

    sono due cose diverse ma hanno un legame. C’è la convinzione dentro di me, forse errata, che l’unica cosa che possa placare la mia insoddisfazione è la fruizione di un amore che ti accoglie. Dici qualcosa di giusto sul quale ho già riflettuto, sì quel vuoto c’era anche prima, faceva parte di me, e nessuno, mai può riempirlo veramente, perchè non può succedere e non sarebbe giusto neanche. Ma appunto può placarlo,crea la speranza di una smentita. E’ stato il modo per me per rompere l’incomunicabilità emotiva, è difficile da dire. Cerco di essere semplice. Ti senti sbagliata, diversa, e soffri perchè ti sembra di non essere accettata e amata. Poi ti senti sempre imperfetta e tormentata però sei accettata e amata, così come sei. Ora è questo che mi manca. Fare affidamento su una roccia emotiva. Dobbiamo bastare a noi stessi lo so, però Marina io non voglio per forza che tu capisca, ma ho l’idea che tu invece proprio possa capire. Mi vorrei sforzare di ragionare sul tuo filo conduttore e sulle tue osservazioni che mi sembrano molto giuste e ragionevoli. Le due cose sono separate , ma la privazione di una risposta affettiva incrudelisce l’insoddisfazione, la rende una cosa senza speranza. E non uso questa parola a caso, la uso con piena consapevolezza del senso che questa parola ha per un 4. Vedi Marina, non è una percezione del poi, capisci, non è lo sguardo che dò ora su qualcosa che non c’è più, è avvenuto nel momento in cui era. In ogni momento ho avuto la possibilità di poter rispondere alla mia insoddisfazione,dicendo sì però tu ci sei, e io ci sono per te, sì mi rodo in un’ inquietudine esistenziale, però noi siamo qui, a costruire la nostra storia tutti i giorni, tuto può succedere. Io mi rendo conto delle obiezioni che dall’esterno si potrebbero fare. Se mi raccontassero una cosa così, sarei portata a pensare a un’idealizzazione, ma non è così. Era una cosa imperfetta, con i suoi errori, con limiti reciproci, alcuni importanti. Ma era una cosa che è stata piena d’amore tutti i giorni, e in tutti i cambiamenti che possono avvenire nella vita di una persona dai 13 ai 43 anni. All’inizio ero proprio una ragazzina e ho fatto di tutto e di più per metterlo alla prova. L’amore per la mia insoddisfazione, come diresti tu, mi spingeva a cercare una conferma in negativo, e quando lo trovavo comunque lì, presente nella mia vita e con la sua tenerezza per me quasi lo disprezzavo. Pensavo che non avesse le palle, che non avesse la forza di contrastarmi. E poi invece ho capito nel profondo, non con la testa ma con tutto il mio essere quanta forza, quanta dolcezza, quanto equilibrio e carattere, quanta capacità di sfrondare quell’enorme massa di rami, spine e sterpi, che innalzo come muro e guardare l’essenziale di me. Non sono innammorata dell’idea, non sono nostalgica di ciò che è stato, o per lo meno non è questo che mi fa stare male, questo lo accetto come una cosa naturale. Solo lo amo ancora, non importa che non c’è. Ma è una cosa difficile da dire, perchè sento che viene giudicata come qualcosa di insano, come una mancata elaborazione del lutto. Invece io sono andata avanti, e la mia vita l’ho cambiata, ma il mio amore permane come se fosse quì. Sai…nei momenti difficili , non mi chiedio mai come si comporterebbe lui, penso sempre a come mi devo comportare io, perchè sono io che sto qui, ma mi serve a ricordarmi in modo vivo che c’è un ‘altra risposta ai problemi e che l’ho vista in azione, è una ricchezza, comunque. Ok basta. Scusa se non sono riuscita del tutto a mantenermi in un confronto distaccato, ma mi è difficile.

    #6808 Risposta

    Carla

    Care ragazze, credo che l’amore profondo ricevuto da un’altra persona che ci è vicina quanto volete, ma che non siamo noi, non possa intaccare il sentimento di carenza che ci portiamo dentro. Dobbiamo essere noi ad accogliere noi stessi, noi a cominciare a volerci bene, noi a pensare che andiamo bene così, senza fare sforzi per essere meritevoli di amore o..pensare di essere comunque indegni. Quelli sono sentimenti che stanno così a fondo della personalità del Quattro, che non possono essere cambiati da nessuno se non dal soggetto stesso.
    Bacioni, Carla

    #6809 Risposta

    un atomo

    Sì Carla, quello che dici è più che giusto. Credetemi non sto mettendo in alcun modo in discussione questa verità, che sembrerebbe scontata ma credo che per un 4 scontata non lo sia affatto. Sto cercando solo di comunicare qualcosa di molto simile a quello detto da te. Certo avere il tuo bambino non può compensare neanche la tua carenza di 4, tuttavia….tuttavia ti dà la forza, ti dona un modo nuovo di vedere, ti sembra che la vita abbia un senso diverso, senti di amare e di essere amata, questo cambia per forza le cose, non può che essere così. Forse continuerai a non accettare pienamente te stessa, ma diventa meno importante. Non credi? Non è per niente che siamo tipi di cuore, punti nell’ennea che non possono distaccarsi del tutto dall’area della relazione e della condivisione. Cosa me ne faccio della mia forza se non si riflette in qualcosa? E’ sicuramente un concetto discutibile, ma risponde a un tipo umano, è una realtà, non importa se sia giusto o sano,c’è una fame lì dentro di noi, e dobbiamo avere pane, non c’è niente da fare. Capisci, Carla stare bene con se stessi è come avere una bellissima casa ma se non ci entra nessuno è solo un guscio vuoto.

    #6810 Risposta

    Carla

    Cara Atomo,
    il concetto della “casa vuota” mi piace. In effetti è così che mi sono sentita prima che arrivasse mio figlio. Continuando la metafora direi che prima la casa era anche mezza diroccata, poi sono riuscita a restaurarla ed infine sono riuscita anche a…riempirla ed accogliere mio figlio. Voglio dire che quando è arrivato mio figlio ero già riuscita a vedere e controllare il mio lato/ombra, il “riequilibrio” era già avvenuto, il “restauro” della casa era già avvenuto .
    Ora mi sento serena e sono molto contenta della mia maternità. Avendo riequilibrato la mia carenza, ora posso aiutare meglio il mio bambino a riequilibrare la sua, che è molto più profonda della mia. Resta il fatto che il cammino interiore che sento di aver compiuto negli ultimi dieci anni (nei quali gli ultimi tre anni di “attesa” del bambino sono stati davvero il meno) per arrivare a questa mia maternità adottiva è stata l’avventura più difficile ma anche la più entusiasmante della mia vita… per questo sono tanto interessata a parlare del tema del cambiamento/riequilibrio e della trasformazione interiore, del quale si parla in genere solo in forma molto riservata oppure, quando va bene, solo con lo psicologo/psicanalista di fiducia.

    #6811 Risposta

    Marina Pierini

    ….della serie “caro rispondo UN ATTIMO” a Tecla! Il bambino che strilla, il cane con la popò nevrotica, la pentola che bolle, mia mamma con il nervo sciatico in piena festa nazionale, il telefono che suona e pure ò mal’è panz. Ti lascio con una domanda nennè abbi pazienza….”e quindi, non pensi che l’insoddisfazione solo addormentata e mai curata ti privi di qualcosa di veramente unico e importante?”.

    #6812 Risposta

    un atomo

    sì. E che posso fà? E perchè mi faccio sto problema anche ora, che tutto sommato sono molto più contenta di me ? Perchè io sono contenta di me, ma non sono contenta di come procede la mia vita, mi manca qualcosa, ma non è qualcosa dentro. Obiezione scontata: se fossi veramente serena tutto ti starebbe bene. Può darsi ma quache volta non mi sembra proprio che basti. Anzi la cosa ASSURDA è che proprio quando sto meglio, quando le cose procedono tranquille, sento dentro una nostalgia imcredibile e una angoscia per non poter condividere in un rapporto profondo le cose belle e luminose. Quando le cose vanno male sono troppo occupata a stringere i denti e combattere. Ho paura di lasciarmi andare e di mollare.

    #6813 Risposta

    Teresa

    …e questo è il punto Tecla cara! Perchè se non combatti non ti senti viva. Un pò come me che se non mi incazzo mi sento morta. Io non ho molto tempo per partecipare al forum, purtroppo, ma cerco di fare una capatina ogni tanto e quindi, avendo un pò di tempo a disposizione, ho letto un pò le condivisioni di questa pagina. Ti sento molto vicina a me Tecla, specie quando hai parlato del rapporto con il tuo compagno all’inizio del rapporto, quando cercavi di distruggerlo pur di non permetterti di lasciarti amare perchè secondo te indegna dell’amore. Io ho passato gli ultimi cinque anni della mia vita a cercare di distruggere il mio uomo, il rapporto e me stessa!!!! Perchè tanto a me chi mi può amare, e se qualcuno mi ama sicuramente non sta bene oppure è un cretino. Ogni sua distrazione o mancanza (umana!!) rappresentava la prova del suo non amore per me. L’ho tenuto continuamente sotto esame. Ultimamente è come se mi fossi svegliata da un sonno lungo e profondo e sto finalmente vivendo il rapporto con me stessa e con il mio compagno in modo sereno. Non ho bisogno di litigare per ravvivare il rapporto, non ho bisogno di far caso ad ogni suo piccolo difetto per sentirmi superiore e nello stesso tempo convincermi che posso fare a meno di lui. Non sento più il bisogno delle sue attenzioni costanti nel disperato tentativo di sentirmi piena perchè io piena lo sono già. Io posso fare a meno di tutto perchè non posseggo niente, tantomeno una persona. Il non attaccarmi più alle cose mi dà un senso di libertà mai provata prima. Mi sento leggera e nello stesso tempo riempita da quello che proviene dal mio atteggiamento diverso, rispettoso della libertà degli altri di essere come sono. La mancanza del quattro è una mancanza immaginaria, la sua carenza è una falsa carenza. Ormai me ne sono convinta, lo sento proprio. Quello che mi ha aiutato è proprio riflettere sull’enneatipo, ricordarmi, tutte le volte che mi sento deprivata, melanconica, piccola e nera, inadeguata insomma, che questi sentimenti non sono io, non mi rappresentano, è il mio carattere, che mi ha salvato la vita quando ero piccola ma che ora è solo un bastone tra le ruote e che tutte le volte, con tanta pazienza, lo levo e lo metto via. Certo, nel cammino della vita qualche altro bastone capita sempre…e io man mano li toglierò. Poi Tecla, il fatto di non avere una persona con cui condividere il tuo quotidiano è un problema di tante persone, uomini e donne eh?!! Non vedi quante agenzie per incontri, crociere e locali per single ci sono? La gente non vuole stare da sola. Chi l’ha detto che possiamo bastare a noi stessi? Certo può essere, per molti lo è, ma è più bello condividere con qualcuno. Bisogna stare attenti all’idealismo però, al compagno/a perfetto, all’anima gemella, ecc. ecc.,perchè non esiste. Lo dico Tecla perchè è quello che ho sempre cercato….invano. Il mio compagno non è perfetto, per tante cose vorrei che fosse diverso, ma lui non cambierà come non cambierò io, che sono tutt’altro che perfetta, anche per lui. Ora che sono diventata più tollerante, più paziente, più leggera, in una parola più umana è molto più facile venirci incontro sulle cose che non combaciano anche perchè lui è più sereno grazie alla mia serenità. Gli voglio bene, mi vuole bene, è tutto quello che conta. Tecla non vorrei esserti sembrata invadente, ma, ripeto, è che mi sono rivista tanto in te e ho voluto raccontarti della mia esperienza in quanto quattro. Lo so che tante cose sono scontate e chissà quante volte te le sei dette ma, forse, sapere che anche qualcun altro le ha vissute e le vive può aiutare, un pochino. Un abbraccio. Teresa

    #6814 Risposta

    Marina Pierini

    Infatti io insisto nel dire di non lasciare all’inganno della mente lo spazio di confondere il dolore sano per la perdita di un uomo amatissimo e dunque anche la tristezza e perchè no, magari a volte la rabbia, di un posto lasciato vuoto…con un vuoto che invece ci portiamo da sempre dentro. Nel secondo caso è come se da una parte ci fosse la bambina che continua a chiedere ai genitori quell’amore che è rimasto in qualche modo inespresso, non dato senza condizioni, e dall’altro la donna che non chiede più perchè sa di non essere più in quella dimensione temporale. La donna sa che può bastare a sè stessa, ma l’insoddisfazione non le permette di “avvisare” o se vuoi “rendere consapevole ed evanescente la bambina ancora caparbiamente attaccata alla propria frustrazione”. Io so che tu sai tutto questo Tecla….il fatto che l’insoddisfazione ti aggredisca proprio quando stai meglio significa esattamente quello che anche Teresa testimonia. Quello è un demone fasullo da cui liberarsi. Una dipendenza che ottenebra e confonde…e sopratutto ti priva di qualcosa. E’ come sapere che fumare fa male, star male, ma non andare oltre il chiedere ad un altro “come hai fatto a smettere”? Chi può insegnarti come? Solo tu lo scoprirai quando e se, vorrai liberarti da questo bisogno. Allora io rimango con le mie domande in mano, che ti porgo come un mazzo di fiori colorati e profumati…..Tecla, non pensi che l’insoddisfazione solo addormentata e mai curata ti privi di qualcosa di veramente unico e importante? Non sei stanca di averne bisogno?”. Baci a te e Carla….Teresona un bacione con schiocco a voi!!! (come stateee???)

    #6815 Risposta

    Marina Pierini

    Voglio però lasciare una mia testimonianza perchè mi sembra giusto ricambiare con qualcosa di personale (visto che mattia dorme, ne approfitto!). C’è stato un periodo negli ultimi anni della mia vita in cui ero convinta che avrei potuto non incontrare mai una persona che mi amasse tanto e da poter amare altrettanto, con serenità e pienezza. Me n’ero fatta una ragione e quasi un pò come Teresa, questo lasciar andare il mio desiderio anche ideale, mi ha permesso di essere più libera, meno pretenziosa, meno attaccata alla sofferenza che l’essere sola mi causava. Meno aperta all’insoddisfazione. Quando la mia vita è cambiata naturalmente ne sono stata felice, ma all’improvviso tutti i miei dubbi orribili, le mie paure, la convinzione che presto o tardi qualcosa mi avrebbe strappato via quella felicità mi hanno riassalita come se il tempo non fosse mai passato. Per fortuna, sia la fede, che l’aver “assaporato” periodi di maggiore equilibrio mi hanno aiutata a recuperare quella sorta di distacco che in realtà non è separazione ma giusta autonomia. Mi sono resa conto che è solo la mia mente a farmi questo scherzo, che ogni volta che accadeva qualcosa di importante (il trasloco, la maternità ecc) questo demone fetente mi parlava all’orecchio mettendomi addosso paura e dolore. A volte immagino cosa sarà di me, di noi, mi chiedo a volte se resterò da sola per prima, non voglio sembrare morbosa, ma credo che sia un pensiero tutto sommato comprensibile e umano. So che sarà un dolore incolmabile. Ma quando riesco a recuperare il mio pensiero libero e sono serena, so anche che tutto finisce, ma quello che conta è avere avuto la fortuna ed il dono di un amore vero e importante da continuare a portare vivo con me anche se dovessi rimanere sola, qualunque sia il motivo. Poi andremo altrove, poi saremo altro, chi lo sa…ma i miei demoni non possono più derubarmi di una certezza che mi colma e della pace che questo mi porta. Non solo del suo amore, ma anche del mio non avere più bisogno di riconoscimento. Sono piena, riesco ad esserlo “anche” con la paura di perdere la ricchezza e la gioia trovate, ma riesco a distinguere che il dolore della perdita è diverso dall’illusione dolorosa di non aver mai avuto, o di non aver avuto abbastanza. Non è facile mai per nessuno, e non esistono cure miracolose o soluzioni definitive, però so che c’è ossigeno buono ed averlo respirato mi aiuta a ricordare e dunque recuperare i miei spazi più sani…

    #6816 Risposta

    un atomo

    Quando ho scritto qualche post fa, sono sicura che mi puoi capire mi riferivo a quello che hai raccontato ora, quando dici avevo paura di non poter essere amata, perchè in passato ne abbiamo parlato. Tu dici: me ne ero fatta una ragione, ne sei sicura? Cosa vuoi dire che ti eri rassegnata ? Che lo accettavi come una cosa che non si poteva cambiare? Che riuscivi a conviverci? Oppure che eri serena, piena, appagata, ugualmente? Io non ho avuto la percezione di un’accettazione, ma di un giusto dolore, di un’inquietudine per un bisogno profondo e non appagato. Ti prego di capire il mio tono, non vuole essere aggressivo assolutamente. In ultimo Marina la paura di qualcosa non è la realtà di qualcosa. Nessuno mi ha rubato le mie certezze, ma solo l’accesso alla tenerezza. Per chiudere questa discussione, che sento come molto faticosa a livello emotivo, vorrei dire che io mi sento molto grata alla vita, per tutte le occasioni che mi ha dtao, e per tutto ciò che ho incontrato, per come mi ha cambiato. In questo momento c’è qualcosa che forse è così perchè così deve essere. E’ finito il momento più drammatico, e io non riesco a vedere il futuro. Magari sarà meraviglioso, magari no.L’età non aiuta. In alcun senso. Più probabilmente imparerò sempre meglio a convivere con quello che c’è, me lo auguro. Ma credo che un rammarico dentro, un non farmene del tutto una ragione, una carenza di amore nella mia vita attuale, ci sarà sempre. Me lo terrò e andrò avanti, come ho sempre fatto.

    #6817 Risposta

    Marina Pierini

    Cara Tecla, per rispondere alla tua domanda…no, non me n’ero fatta una ragione. Avevo solo trovato dentro me stessa la conferma di avere già amore e non di doverlo meritare. E’ come se dentro me vi sia sempre stato un sospeso. Se qualcuno mi riconosceva il merito di essere amata era mia convinzione che finalmente avrei avuto quello che dovevo e che ingiustamente mi era stato negato. Poi ho capito che partivo dal punto sbagliato. Lo so che sono solo parole ma non posso trasferirti il senso emozionale di quello che ti racconto. Io penso che tu abbia ragione su molte cose, sul fatto che è difficile, che tu te la devi vedere con una realtà. Dirti che potresti vivere con senso compito la tua vita, anche così, per te non ha senso ma è quello che io ti auguro. Non credere però che rinunciare all’insoddisfazione non faccia paura perchè è un’illusione. Esattamente come con altre dipendenze ci si dice: posso farne a meno quando voglio, in fondo mi piace ma non è così grave, non è questo che mi rende così infelice. Sono solo scuse ed alibi. Quello che io non ti auguro è di rassegnarti… perchè questa è l’unica cosa che nessuno di noi merita. Un bacione.

Stai vedendo 15 articoli - dal 31 a 45 (di 49 totali)
Rispondi a: Quale è il fine di imparare l’Ennegramma dei Tipi Caratteriali??
Le tue informazioni: