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Questo argomento contiene 21 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Marina Pierini 13 anni, 2 mesi fa.
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un atomoSenza se e senza ma, fortunato slogan pacifista. Bene, ci sono cose a cui si sente di dover aderire in pieno. Senza condizioni, non perchè non si comprendono altri punti di vista ma perchè è in gioco una priorità,qualsiasi sia la ragione di una guerra il prezzo è troppo alto. Per tante altre cose invece esiste il sì però e il sì ma. Ho deciso di toccare una tasto delicato e pericoloso. Cioè pericoloso per me 🙂 perchè è stato di frequente toccato e mi ha sempre infastidito ed irritato oltre modo. C’è un modo di vedere quest’atteggiamento che ne sottolinea la distruttività e il potere di negazione. Sono giuste considerazioni, il sì però può avere questo scopo più o meno inconscio. Ne può avere qualcun altro? Può essere in perfetta buona fede una modalità per dire sinceramente ad un altro capisco il tuo punto di vista e ne riconosco la validità tuttavia con il mio MA ti vorrei far vedere un’altro gioco prospettico. Ti invito a riflettere su un’altra sfumatura del discorso che non necessariamente inficia il tuo. Cioè si è sinceri nel dire il MA ma anche nel dire il SI’. Non è formale, un contentino per poi abbattere il concetto altrui. Può darsi che si insceni realmente un gioco conscio o inconscio in questa accettazione parziale, ma non è detto sia sempre così , Inoltre domando non è un gioco che mette in atto anche l’altro nel momento in cui rimarca solo il MA? Non è un modo di mettere a tacere l’altro senza rispondere nel merito? Giuro che non c’è spirito di polemica, ma una reale volontà di capire qualcosa fino in fondo. E per farlo mi metto veramente in gioco. Io so che la mia intenzione non è affatto di negare l’altro ma è una specie di furia analitica che alberga dentro di me, in cui il contraddittorio è interiore più che in antitesi con un ipotetico avversario esterno. Però riconosco che spesso con questo mio modo di rigirarmi i problemi nella mente sono terribilmente stancante per chi mi ascolta e magari vorrebbe pure
aiutarmi. Questo lo riconosco. E’ così. Preferirei che le persone mi dicessero le cose come stanno e cioè figlia mia ti faccio vedere delle soluzioni, tu trovi tutte le strade laterali probabilmente non hai maturato per questa problematica una strada tua e capisco che non puoi accettare incondizionatamente ciò che ti dico. Questo posso consegnarti della mia esperienza, non è oro colato ma solo una strada, pensaci. Lo so che la tua obiezione non è una guerra, e capisco che ti serve il contradditorio per crescere. Non ti piace che ti offrano consigli e aiuti dall’alto di una scala ma hai bisogno di scendere e salire con un altro. Posso farlo con te, oppure mi dispiace non posso, assorbi troppe energie e non ho da dirti altro. Bellino questo discorso vero? Mi piacerebbe che mi parlassero così. Troppo comodo? Troppo semplice? Non voglio vedere? Perchè sento il bisogno di dire questo? Perchè non mi sento compresa nel valore che io dò all’obiezione e questo, anche con le persone care, mi fa chiudere, moltissimo. Mi evita di parlare, di confidarmi e di sfogarmi. E’ così terribile? Non si può proprio accettare? Lo so, che è una modalità pesante, però non è in malafede. Non ha nulla di manipolativo e di cattivo per l’altro: E’ solo il modo in cui funziona la mia mente. Devo guardare ogni cosa da quanti più punti di vista possibili. A volte penso che il mio modo di esprimermi induca l’altro a pensare che sto cercando aiuto e le mie obiezioni lo infastidisconno perchè sembrano ostacoli. Tante volte non si cerca aiuto, semplicemente parlare è un modo per comunicare in cui si desidera dall’altro non una soluzione, che solo noi possiamo trovare, ma un ascolto empatico che possa accogliere anche tutti i miei ma, i miei però, i miei tuttavia. E che conservi la libertà di mandarmi a fa…… quando rompo troppo …senza per questo che venga intaccato l’affetto e l’amicizia di fondo. Li accetto di più. Speriamo che questa discussione non guasti niente, nonostante tutto il valore che dò alle contraddizioni, all’eresia e alla ribellione nè dò altrettanto all’armonia, alla pace e alla condivisione. Perciò ascolterò le vostre risposte, se ce ne saranno,senza entrare in contraddittorio, ovvero senza rispondere a mia volta magari, così non mi infilo proprio nella polemica. Va bien? E’ il massimo che posso fare.
Marina PieriniVedi Atomo, io credo che mettere questo discorso sul piano della buona fede e della non manipolatività sia un pò un errore. Voglio dire: quanto siamo in malafede quando mettiamo in atto tutti i meccanismi della nostra Passione? Ci sono alcuni 4 che molto più di altri, a causa dello scontro di istinti non facilmente conciliabili, chiedono di fatto aiuto, per poi ritrattare questa richiesta, inconsciamente e farla trasformare dall’ostinazione in un rifiuto per qualunque soluzione venga offerta. “Io non ho bisogno che tu mi dica cosa fare, perchè mi sforzerò di trovare da solo la risposta che cerco”. Dunque il gioco del si ma, diventa un modo per chiedere attenzione, lamentarsi (perchè anche tu riconosci che è di un problema, in genere, che si parla prima che scatti il si ma) rifiutando ostinatamente qualunque cosa arrivi da chi in fondo …che ne sa? Che consigli potrebbe mai darti? Non è che quell’aiuto sotto sotto…ci fa sentire incapaci e sminuiti?? Allora se non ti ridimensiono…allora se tu non sali con me non puoi capire e vaffa….? Il gioco del si ma, cosa ti sta spingendo a chiedere esattamente? Ti accorgi che è tutto parte di un gioco sgamatissimo dei 4? Lo riesci vedere in azione? Magari se non su di te, di riflesso nell’agire di qualcun altro? Ti accorgi di quanto inutile e distorto sia questo modo di comunicare? Il punto non è dover rinunciare ad una relazione e ad uno scambio, il punto è che se tu mi chiedi aiuto e poi me lo sbatti in faccia io ti lascio stare, perchè arriva un contrordine …un contraddittorio e io ti obbedisco, in un certo senso. Ah noi genitori 4 ed i nostri figli 6! Chissà perchè non sanno cosa vogliamo eh?? La domanda è: tu che desideri lottare affinchè il tuo ego possa finalmente essere depotenziato, quanto sei disposta a vedere tutto il suo potere in azione quando si mette in moto questo meccanismo? Cosa vuoi fare? perchè ti aspetti che siano gli altri a fare qualcosa? Non lo dico a te perchè scendo dall’alto di una scala, ma perchè io ho dovuto sbattere con la faccia sul mio orgoglio per capirlo. L’umiltà mi ha schiaffeggiata e fatta piangere, ma mi ha svegliata da qualcosa che vedevo scivolare, quella coda di drago sfuggente, e non riuscivo mai a cogliere nella sua intera sciocca ottusa infantile bisognosa interezza. Ma se anche scendessi dall’alto a dirti che so meglio di te una cosa? Il punto è: tu perchè la rifiuti??? Cosa provi veramente? Quanto ti fa incazzare? Tu sai cosa veramente chiedi quando ti scatta questo meccanismo? Sai “veramente” cosa chiedi e cosa arriva al tuo interlocutore? Coraggio. Perchè a prendere gli schiaffi in faccia ci vuole coraggio e io so che tu ne hai, anche se lo sai da te e non ritieni che siano gli altri a dovertelo dire. Che te ne fai dell’eresia? Della ribellione e delle contraddizioni? Che te ne fai, se l’alternativa è lasciar venire fuori semplicemente quello che sei, in piena libertà e pace interiore? E poi…se lamenti un dubbio, un problema, una difficoltà…perchè l’aiuto lo vuoi solo a “condizione che” l’altro te lo dia come dici tu? Troppe domande…..dai rispondi ad una alla volta se ti va…io aspetto. 🙂
un atomoMolte volte non voglio aiuto voglio ascolto, non chiedo all’altro un consiglio ma una condivisione. Quando ritengo di aver bisogno di aiuto scelgo bene le persone, lo chiedo chiaramente e direttamente e lo accetto. E’ sbagliato? Il sì ma non mi scatta per forza di fronte a un problema personale, ma anche intorno a un’ opinione, a un’idea. Tante volte è anche un modo meno aggressivo di porsi. Il punto centrale è comunque in ciò che dici: se ti chiedo aiuto e poi arriva un controordine. Quante volte gli altri di fronte a un patema, un’ indecisione, una sofferenza raccontata ritengono che tu stia chiedendo qualcosa? si sentono di doverti aiutare, consigliare, proteggere, ma perchè? Ricordo un brano di De Mello che diceva : quando mi invianio in una parrocchia poer portare il mio aiuto la prima cosa che chiedo quando arrivo è : Volete il mio aiuto, l’avete richiesto? In che modo pensate vi possa aiutare? Non vorrei essere fraintesa non sto in alcun modo dicendo di non avere bisogno dell’aiuto di nessuo. Questo sia chiaro. Non credo esista un essere umano che possa dire questo senza essere un perfetto sciocco. Sto solo dicendo che trasmettere uno stato d’animo o raccontare una difficoltà non è un’implicita richiesta nè una lamentela, può essere far vedere la propria condizione nel bene e nel male. Quello che gli altri sentono come contrordine non può essere una iniziale percezione erronea di richiesta che non c’è? Ti assicuro che non c’è arroganza in questa mia posizione, piuttosto ho il dispiacere che il mio ‘farmi vedere’ , essere trasparente nelle gioie e nei dolori a volte autorizzi l’altro a fraintendere e a trovarsi stupito di fronte a quello che gli pare un contrordine. Vorei poterti fare un esempio specifico, ma il forum non è adatto. Ti dico solo che ultimamente ho capito di dover fare qualcosa per me. Nel farlo ho spiegato a svariate persone la mia condizione attuale e ho detto con chiarezza di non cercare aiuto ma di voler riprendere in mano la mia vita anche riconquistando cose e persone perse o rinnovando interessi trascurati. Non è spocchia verso l’aiuto altrui ma un aposizione propositiva, per farlo devo mentire e raccontare in giro che tutto va bene? O posso chiedere che l’altro sappia come stanno le cose e voglia comunque promuovere altri aspetti di me così che si possa creare qualcosa di nuovo ? Io credo che ognuno le proprie cose le deve sbrogliare da solo, facendo i conti con se stessi, ascoltando tante persone, accogliendo un pò da tutti, ma poi il viaggio è personale. Questa consapevolezza ti porta a dire sì ma, a non poter accettare la strada altrui perchè bisogna percorrere la propria. Tuttavia è merviglioso fare dei pezzi di cammino insieme non come mendicanti e per assordare la propria solitudine ma come veri viandanti che tornano ognuno alla propria casa interiore.
un atomoVoglio anche rispondere alle tue ultimer domande: Che te ne fai dell’eresia? Della ribellione e delle contraddizioni? Che te ne fai, se l’alternativa è lasciar venire fuori semplicemente quello che sei, in piena libertà e pace interiore? …. far uscire fuori quello che dono, io sono una ribelle eretica , di me esce in piena libertà quello che sono 🙂 può essere piacevole o spiacevole ma è così. Il mio bilancio è in pareggio penso che a volte gwenero notevole irritazione, ma molto spesso vengo cercata e apprezzata proprio per questo mio modo di essere anche perchè so che è accompagnata e mitigata da una grande capacità di acolto e tanta disponibilità a scendere nel posto più profondo in cui l’altro vuole condurmi. So sempre fermarmi alla soglia che l’altro decide, con il massimo rispetto e amore per la sua persona. So dei essere così e so che le persone che mi vogliono bene lo sanno. E’ quello che chiedo per me non che le persone facciano come io voglio ma che usino il mio metro di ascolto e di rispetto, che non parlino di ciò che non sanno supponendo, che non pensino che ciò che hanno loro incontrato è la ricetta per l’intero mondo. E’ una pretesa, forse, bisogna pretendere delle cose per dignità verso se stessi. Ci sono modi incontrollati di essere, tutti siamo regolati da automatismi ma c’è anche qualche aspetto di noi che è una scelta autentica e profonda, io ho scelto che il mio modo di relazionarmi è o non è. O non faccio vedere assolutamente nulla oppure se lo metto in piazza è pienamente trasparente, è volutamente innocente, è scelto con intensa consapevolezza come limpido , questo viene talora scambiato per fragilità. Pazienza. Non è un peso e non è un dispiacere, ciò che si sceglie di essere è un bene supremo da vivere serenamente.
Marina PieriniE fin qui lo capisco…. ti ho fatto altre domande alle quali vorrei sentirti rispondere Atomo. Quando noi scriviamo quissù abiamo l’incredibile e unica opportunità di “vedere” e “rivedere” i nostri meccanismi in azione. Qualche giorno fa ho chiesto a Roberto, se ha mai riflettuto su quanto noi siamo condizionati dalla Passione nelle nostre idee. Quelle che crediamo solo nostre, frutto del nostro personale percorso, in realtà sono idee condizionate. Non è che una volta epurate dai condizionamenti debbano necessariamente essere diverse. Il punto è che NON lo sappiamo finchè non ci lavoriamo sopra. Rileggere quanto si scrive, cercando di rintracciare il momento in cui è scattata l’ostinazione, oppure il senso di ingiustizia, o la rivendicazione, o l’affermazione della propria “specialità”, o l’arroganza competitiva…ecc. ecc. tutto questo ed altro può appartenere alla nostra inconscia meccanicità, può frenarci e far scattare dentro di noi quella scintilla di consapevolezza, una volta raccolto dal nostro Osservatore. La mia domanda é: quanto del 4, della sua struttura profonda vi è in quello che hai chiesto ed espresso in questo post? Te lo chiedi mai? Io cerco di farlo, è un esercizio difficile ma quando ti estranei da te e rileggi tutto alla luce dell’enneagramma riesci a cogliere quello che cerco di dirti. Non c’è nulla di male in quello che chiedi, se non che è esattamente quello che chiederebbe un 4 come te, con in più i tuoi personali vissuti. Lo stesso faccio io, continuamente. Lo vedi? Mi vedi fare il 4? te ne accorgi?
Marina PieriniScusami, mi accorgo di voler aggiungere qualcosa. Tu chiedi perchè quando a volte si racconta di un qualche problema o patema gli altri pensano che stiamo chiedendo un consiglio. Il punto è che quando ci si pone all’altro in questo modo, il più delle volte, ci si lamenta. Noi tipi 4 sappiamo bene (lo sappiamo?) che non stiamo indirettamente chiedendo aiuto, ma attenzione. Gli altri no. Gli altri interpretano (e direi correttamente) che la nostra è una richista di aiuto. Il punto è che l’aiuto che noi chiediamo è l’attenzione dell’altro, non la risoluzione del problema. Questo dipende dal fatto che da piccoli abbiamo associato al lamento, alla manifestazione di un dolore, l’attenzione dei familiari. Tu sai tutto. Queste cose le sai meglio di me. Perchè non fai due più due? Atomo, dietro ad ogni risposta che tu mi dai, io vedo non la convinzione maturata da una libera scelta ma l’innamoramento dell’ego alle razionalizzazioni che difendono la Passione. la Passione, si chiama così, perchè è un amoroso dolore che noi proviamo per certe idee limitate. E’ l’ego che ci fa innamorare delle sue costrizioni. Noi ci crediamo. Ne siamo convinti. Pensiamo fortemente che è giusto vedere le cose così. Proviamo amore per quello che diciamo, ci emoziona, ci coinvolge. Se sgamare il trucco fosse stato semplice non si sarebbe chiamata Passione, ma Tortura. Alla tortura ci si sottrae subito, come ci si ritrae da un odore sgradevole, ma ad un gioco di cui siamo “innamorati” no. Ci è dolce coccolare e nutrire questo cibo che mangiamo. Ma è cacca. E’ tutta cacca che noi scambiamo per pappa buona. Tu non vuoi che le persone parlino supponendo. Di questo sei sicura ed è tua onesta convinzione. E’ possibile che questa sia la razionalizzazione di qualcos’altro? Che l’ego ti travesta di buono solo e sempre la solita cacca? pensaci. Cosa c’e’ veramente dietro questo nostro non tollerare? Tu lo sai e usando l’enneagramma puoi fare due più due. Allora fallo!!! E’ come matrix….quando addenti la fetta di arrosto, forse qualcosa di te sa che è tutta una illusione, ma è così buona che ti scordi di cosa c’è dietro e vuoi continuare a mangiarla. Sconfiggere la passione vuol dire associare un sapore sgradevole a quella pappa che a noi sembra così dolce e così irresistibile. Vedere l’alternativa che noi non vediamo. Cogliere, dissociandoci da noi stessi grazie ad un nostro Osservatore interiore, quello che questa bella tavola imbandita ci fa evitare. Capire che il sapore dolce dell’eresia, della ribellione, altro non è per un tipo 4, che cacca travestita da bignè.
un atomoHo letto con molto rispetto e credo compreso bene il senso generale, ovviamente rifletterò perchè lo scopo del post è appunto questo. Qualche cosa voglio dire tu dici che da piccoli abbiamo associato che il lamento portava l’attenzione dei genitori per me è stato assolutamente il contrario: io non mi lamentavo MAI ma proprio MAi e ti spiego anche come andavano le cose. Da piccolissima pare avessi dei problemi di malassorbimento, ero molto magra (:-) lo so oggi non si direbbe:-) ) e non potevo mangiare che riso in bianco, niente biscotti, niente dolci ecc…il massimo complimento consisteva nel fatto che mia madre soleva lodare il fatto che io rinunciavo alle cose buone senza lamentarmi mai. Se dovevamo fare una siringa i miei fratelli scappavano e urlavano io ero gratificata invece per il mio atteggiamento stoico ed orgoglioso: Mi hanno fregato di brutto con questa storia Marina!!!! Se oggi parlo di me , racconto le mie cose e perchè mi hanno costretto al silenzio e te lo giuro per anni e anni ho tenuto tutto dentro tranne con una persona . Una e basta. Perciò non posso mai pensare di me che quando parlo mi lamento perchè voglio attenzione, non perchè sono brava e buona ma perchè mi sono fatta ingannare dal principio opposto e cioè meno ti lamenti , più sei invisibile, più ti carichi dei drammi della tua famiglia, più sei OK. Perchè la ribellione e l’eresia? Perchè a un certo punto ho provato a rompere questo dis-equilibrio con atti di ribellione , non sono più piaciuta. Ho visto con gli occhi della mia anima come non ero più la bambina docile di papà, nè la piccola donnina responsabile di mamma. Ero io, io: E come ero non andava bene!!!! Perciò niente lamenti, però faccio a modo mio. Sempre. Il punto debole consiste nel fatto che vengo enormemente incontro a tutte le richieste altrui purchè però sia fatto salvo il principio che nessuno può obbligarmi a niente. Cara Marina sono certissima che Antonio capisca molto bene e che mi creda quando io dico che non parlo nè per lamentarmi, nè per chiedere aiuto. Non posso. Negli ultimi anni, mi sono sentita costretta ad aprirmi con le persone, e attualmente talora debordo avendo un arretrato notevole. Penso di aver fatto bene, era, ed è indispensabile. Vorrei poter dire delle cose sulla mia capacità di isolamento profondo in cui ho vissuto , ai limiti del patologico, e a volte i limiti forse li ho quasi superati. ma sinceramente è un terreno molto delicato di cui non voglio parlare qui. Sai mi è venuto in mente che mia madre ,che è una persona molto esuberante ,ha sempre sottolineato quello che lei chiama la mia riservateza e il mio pudore. Pian piano li sto buttando alle ortiche, mi spoglio di questa corazza di silenzio e se qualche volte sento di dover dire sì …ma, non fa niente. E’ meglio che tacere e sopportare. Come amica, perchè tale ti sento, ti chiedo di non pensare che se parlo di una difficoltà è per chiedere aiuto o attenzione, è solo perchè ho capito a prezzo di tanto dolore e solitudine che aprirsi agli altri e condividere con il solo parlare è la pomata che devo accettare per lenire il mio cuore e cercare di essere una persona migliore. Comunque nelle tue parole ci sono molte cose che sento giuste , forse le devo elaborare. Lo farò se capirò che sono utili a farmi fare qualche passo necessario. In fondo al cuore sono sempre la brava bambina che si sforzerà sempre di essere migliore e quindi accolgo ciò che mi dicono molto più di quanto sembri.
un atomoMi è venuto in mente un esempio di auto fregatura proprio di questi giorni che spiega bene come sono fatta. Ho cambiato orario di lavoro e ho litigato amuso duro per sostenere il principio che sono una libera professionista e compongo il mio orario come mi pare. Premetti che lavorare a consulenza è stata una mia liobera scelta e che ho rifiutato un contratto con tutti gli enormi benefici che questo comporta per amore della mia libertà. Sul lavoro cercano di ignorare questo e tentano di ricattarti, manipolarti e convincerti in tutti i modi. Ho puntato i piedi e fatto passare ilk principio che volevo contro tutti anche con chi mi poteva leggittimamente sottrarre lavoro. Risultato? Ho fatto da sola il mio orario e sai cosa ne è uscito? 1) mio figlio torna all’0alba quindi non un orario troppo prewsto pechè la notte non riesco a dormire 2) orario che copra la fascia di pranzo, io starò digiuna però quando Luca torna dalla scuola privata a cui l’ho iscritto e che mi costringe a lavorare molto di più, potrà trovare tutto in ordine e pulito 3) orario che prende ore pomeridiane perchè così il mio cane non soffre la solitudine enon piange perchè io non ci sono!!!!!!!! 4)orario lungo perchè non voglio che i bambini perdano perdano ore di scuola per venire in terapia 5) orario scomodo perchè mi dispiace se i genitori non conciliano altre terapie con la mia e devono tornare più volte al centro 6) orario allucinante perchè mi è stato chiesto da colleghe di farmi carico di loro assistiti perchè a loro dire solo io posso…cosa che tra l’altro non credo e mnon accetto nella maniera più assoluta. Insomma è chiaro l’esempio. La mia parte di eretica scassacazzo la devo fare, là dove tutti chinano il capo e accettano compromessi, per poi massacrarmi da sola. Ma una volta che ho vinto labattaglia dewl principio ti posso assicurare che mai nessuno ascolterà da me una parola di lamento, perchè ho ottenuto quello che volevo, gestirmi l’orario da sola 🙂
un atomoP.S. Lo so sono un soggetto da ricovero.
un atomoci sono alcune differenze sostanziali tra un 4 di conservazione e uno sessuale, ne ho notata una in particolare. Quando gli altri in un certo senso ” non rispondono” il 4 di conservazione non si sente colpito, è una cosa assolutamente naturale e leggittima per lui, una cosa di cui non sente rammarico alcuno, quasi superflua. Il 4 sessuale si incavola molto di più. Questo lo so e lo vedo bene in azione anche dentro di me laddove prevale l’istinto sessuale (più raro) e laddove quello di conservazione che è prevalente. Tienilo presente nell’interpretare.
Marina PieriniTi risponderò step by step altrimenti viene fuori un minestrone. Prima di ogni cosa vorrei una risposta brevissima a questo mio post. Io non penso che quando tu ti apri ti lamenti. Non fraintendere e personalizzare quanto dico. Non c’e’ alcun giudizio nelle cose che io cerco di farti vedere, perchè sarei una donna stupida, arrogante e profondamente ignorante…e io NON lo sono. Non sentirsi giudicati e valutare il proprio agire sotto la luce dell’enneagramma è qualcosa che si può fare se c’è fiducia reciproca. Se questa manca o per qualche motivo la senti altalenante io ti prego di dirmelo, perchè uno scambio ricco ma difficile come questo non potrebbe continuare. Capisci? Dunque tu non preoccuparti di quello che io penso di te. Quissù non è, e non sarà mai in discussione la mia amicizia nei tuoi confronti. Se e quando questo dovesse accadere, non sarà perchè abbiamo cercato di lavorare su noi stesse. Almeno da parte mia, e presumo possa essere lo stesso per te. Allora io mi affido a te ed alla fiducia che ho in te, se ti rispondo crudamente quello che leggo e vedo, contando che tu sia disposta ad accettare che il fine ultimo di questo scambio è il “vedere” reciprocamente meglio, caratteristiche che ci accomunano. Mi aspetto che tu mi risponda altrettanto mirata e determinata quando io sono in qualche modo riconoscibile in una mia meccanicità ma ne sono inconsapevole. L’amicizia, l’intimità, il cosa pensiamo l’una dell’altra non può prendere troppo spazio in una situazione delicata e parziale come questa. Se non sei d’accordo, come ti dicevo, dimmelo, e io capirò senza alcun tipo di problema e rispetterò la tua volontà. OK? Vorrei una tua risposta prima di continuare….
un atomoNon ho assolutamente nessun problema. Sono sicura che mi dirai cose in buona fede però anche tu tieni conto che ho la massima fiducia ma potrei anche non essere d’accordo con quello che sostieni e non per forza perchè non voglio vedere.
Marina PieriniTu non ti preoccupare del non essere in accordo. Quello che conta è lavorare su quello che abbiamo sotto i nostri occhi e cercare di trarre conclusioni, le più oneste possibili, per quanto non necessariamente assolute o sempre esatte. Vedi, a questo punto io vorrei farti una domanda perchè ho bisogno di sapere come puoi spiegarmi una cosa. L’enneagramma ci suggerisce, anzi in qualche modo lo afferma, che la natura del 4 si sviluppa per ragioni ben precise. E’ così, perchè ragioni diverse sviluppano Passioni diverse. Per poterci orientare vi sono elementi comuni che ci permettono di rintracciare il nostro vissuto generale, attraverso il setaccio e l’osservazione dell’individuale. L’enneagramma consente questo tipo di lavoro. Voglio dire che ognuno ha la sua storia e i 4 non possono assomigliarsi in storie identiche e precise. Ciò ci suggerisce che bisogna vedere “al di là” della singola esperienza per cercare di capire se le storie così diverse in apparenza hanno in realtà qualcosa in comune. Un motivo ricorrente, diciamo così. Una base latente, palese o altro, che riconduca un individuo in un certo tipo di struttura caratteriale piuttosto che un’altra. La mia domanda è questa: quando tu racconti della tua storia familiare, della tua “infermità” infantile, cosa esattamente affermi? Che non sei un 4? Che non ti lamenti e quindi non sei un 4? O che sei un 4 ma che siccome non ti lamenti non ritieni che un tuo qualunque sfogo possa apparire come un lamento, tuo malgrado, agli occhi di un interlocutore? O…che cosa esattamente?
un atomoNon affermo di non essere un 4, sai che sono convinta anche se sento un’ala 5. Penso che il sottotipo conservazione esprime i propri automatismi con lo”sforzo” più che con il lamento. Certamente un mio sfogo può benissimo essere inteso come lamento da parte altrui. E direi che io non lo avverto come tale, ma ammettiamo che così venga percepito da altri e che anche sia vero e che io non lo sappia riconoscere, non è che questa cosa mi turba in maniera eccessiva, e mi fa resistere poi tanto. può darsi che sia così, non mi sembra una cosa che non possa sopportare se scopro di essere più lamentosa di quanto creda 🙂 Pazienza. Ho molte più difficoltà sull’argomento iniziale del post cioè sul fatto che il sì ma venga interpretato come qualcosa di distruttivo addirittura un gioco volutamente ostacolante. Questo mi scoccia -) Andiamo avanti … P.S. Ho provato a chiamarvi sul cellulare….
Marina PieriniSto lavorando in una scuola matt e pom quindi sono spesso irreperibile, ma non ho trovato nessuna tua tel. e nemmeno Anto mi ha segnalato nulla….è strano. Semmai cercherò di tel io sabato se ci sei. Tornando a noi. Come mai allora quando io ti ho segnalato il lamento, l’uso del dolore come segno di specialità per ottenere l’attenzione dei genitori da parte del bambino, mi hai scritto 3 post? Come mai hai voluto “precisare” con tanta passione che tu non ti lamenti e che non era il tuo dolore a sedurre i tuoi, rendendoti importante, speciale, ai loro occhi? Anche se quell’importanza la ottenevi dimostrando loro che sapevi essere forte al dolore?? (cosa sulla quale torneremo se ti va perchè hai confermato in realtà proprio questo). Guarda che non è che i bambini 4 “fanno finta” di stare male, simulano mollemente e pateticamente un dolore o altro. Anche questo può succedere, certo, quando l’unico richiamo che funziona è la sofferenza. In altre famiglie invece, il bambino 4 è davvero un soggetto fragile che in qualche modo si “sforza” di non mostrare il suo dolore, la sua difficoltà. Un bambino che non è libero di stare male ed essere pure incazzato per questo secondo te come vive questo dover accontentare una richiesta familiare implicita così forte?? Si sforza di non essere diverso, sentendosi tuttavia tale perchè non è un 3 che indossa una maschera. Il punto è che quel bambino non diventa un 3! Ma un 4. Pensaci Atomo, cerca di evocare quello che sai del 3 e dei motivi per cui lo diventa. Questo vuol dire molte, moltissime cose. La prima più importante è che quel bambino 4 ha colto una risposta genitoriale differente da quella che coglie il bambino 3 e per questo vi è una “soluzione” dell’ego differente tra i due. —Per poterti spiegare perchè il gioco del si ma però è distruttivo il più delle volte e di cui lamenti “il non volerti adattare” a questa interpretazione generale, devo farti vedere alcune cose. Quindi sii paziente. Segui il mio filo, perchè per me è difficilissimo cercare di farti cogliere una cosa che ai miei occhi è palese, ma la cui percezione è ostacolata da parte tua molto tenacemente (guarda un pò chissà perchè??) :-)….dunque risponderesti alle domande che ti ho posto ora? Mi sa che devi rileggerti il post per accontentarmi su tutte. La più pressante è “Perchè non sei un 3 Atomo”? Ma ti prego di essere precisa e se puoi concisa e rispondere a tutte.
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