HomePage › Forum › Forum ASS.I.S.E. › Specchi e animali
Questo argomento contiene 33 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Utente Ospite:Ameliè 13 anni, 2 mesi fa.
-
AutoreArticoli
-
Marina PieriniSto leggendo in questi giorni il libro di Cesare Giacobbe “alla ricerca delle coccole perdute” e in uno dei capitoli in cui si parla del genitore…dell’essere genitore rispetto all’adulto ed al bambino ho letto una cosa che inizialmente mi ha disturbata. Lui afferma infatti, che a differenza degli animali, che vivono il loro essere genitore con assoluta dedizione ma non con affetto, l’essere umano investe i ruoli della sua esistenza di un’affettività che è caratteristica della nostra sola specie. In due parole, in natura vi possono essere eccellenti esempi di accudimento genitoriale (lui citava i gatti) eppure ad essi manca il senso dell’affettività in quanto non ne hanno bisogno per adempiere al loro ruolo e trasmettere ciò che è necessario alla specie, per consentire al cucciolo di evolvere e divenire adulto autonomo. Non posso fare a meno di pensare che gli animali reagiscono al capobranco o alla presenza dei propri cuccioli per motivazioni che sono “utili” alla specie, non al singolo elemento. Ho tuttavia l’illusione tenace che seppure in maniera primitiva vi sia una capacità affettiva anche negli animali. O in alcune specie. Mi sembra che ad un certo punto, a parte la protezione dai pericoli, il cibo e le varie necessità, alcuni animali abbiano bisogno di “calore sociale” anche solo temporanemente, durante il corso della loro esistenza. Calore finalizzato al calore. Proprio alla rassicurazione coccolosa di un’altro essere che non li protegge perchè dominante ma li “riempie” perchè vicino. Che ne pensate?
Marina PieriniGrazie Antonio della spiegazione e dei riferimenti bibliografici. Caspita! La mente cosa è capace di creare, però!!! Resto attonita quando penso a come motivi legati alle esperienze basilari e fondamentali dell’infanzia possano amplificarsi e creare proiezioni nella realtà. Il denaro in confronto all’importanza dei rapporti e dell’amore non ha alcun valore.
ChiaraPenso cara Marina che ciò che dici parta proprio dall’essere noi “animali insdividualizzati”, in noi funziona quell’ego separato che percepisce il senso di separazione e ricerca di nuovo l’unità. L’animale è già unito nello spirito del branco e del gruppo, l’uomo si separa e sperimenta la separazione per ritrovare l’unità su una nuova base a mio avviso, cioè un’unità scelta, consapevole. Credo sia questo il libero arbitrio, la capacità che l’uomo ha in potenza di ritornare all’unione con la massima consapevolezza di un ego individuale e differenziato. E’ come una scuola di specializzazione in cui impariamo ad essere singoli, perfettamente funzionanti e agenti, perchè consapevoli di essere uniti. E’ come se la monade potesse risvegliarsi pienamente al suo essere divino, e soprisse in sè le potenzialità dell’Assoluto pur restando monade.
In che animale mi rispecchio…difficile rispondere con un solo animale.
Ti parlo di tre stadi in cui mi sono sentita animale differente.
Più giovane mi sentivo un gatto: coccolosa, gattosa, che faceva le fusa ma anche indipendente e un pò infedele:)…
Poi sono diventata un cavallo che correva sul mare, libera, selvaggia, senza redini, avida di emozioni e di vita.
Ora mi sento spesso un’aquila autoironica. Mi piace volare spesso da sola, il volo mi prende perchè fluisce, va sempre via, mi piace perdermi lungo vette di silenzi, esplorare, distanziarmi, guardare da lontano le emozioni che di primo acchitto mi prendono. E rido di me che piagnucolo, rido di me che mi dò tanta importanza, rido di come me la prendo, di come piango e rido nello stesso istante…
un atomoLo scoiattolo. Mi piace la sua curiosità, la rapidità intuitiva, la capacità previsionale.Sa saltare da un ramo all’altro e guardare il bosco sia dall’alto dei rami che nel folto dei rametti. Ma ama la sua casa e il suo ambiente come me,(la casa come abitat ma anche la casa come ritorno alla propria interiorità e ai propri silenzi) sempre alla fine si rifugia nella sua tana come io amo fare e tende all’accumulo di noccioline. 🙂 E pure bello, morbido e lucente (beato a lui) e questa come attrattiva per un 4 non guasyta 🙂
un atomoC’è un altro aspetto dello scoiattolo che mi colpisce: nei suoi occhi vivacissimi c’è un misto di diffidenza e di impulsività, è un animale che non si fa avvicinare facilmente ma non resiste ad avventurarsi per suo conto.
TeresaMi viene fatta spesso questa domanda: qual’è il tuo animale?Ma sapete che non lo so? Mi piacciono gli animali con i gusci comunque, la lumaca, la tartaruga, sarà la mia parte 5? Mi piace il gatto, così indipendente e pretenzioso di coccole, ma se proprio ora ne devo scegliere uno, sapete qual’è? Vi sorprenderà perchè è proprio brutto…il geco!Mi affascina il fatto che si confonde con i muri, la sua immobilità e la rapidità con cui cattura le prede…e poi, si, mi piace proprio perchè è brutto.Che vorrà dire ciò?!!! baci.
Marina Pieriniteresa mi hai fatta scompisciare dalle risate! Insomma secondo voi è vero che gli animali sono privi di qualunque affettività anche primitiva? E da cosa nasce la loro personalità, una volta scavalcate le caratteristiche della razza? Perchè anche gli animali, come le scimmie, i cani, i gatti (i gechi non lo so lo giuro!!) hanno bisogno della vicinanza per sentirsi più sicuri di sè?
Utente Ospite:AmelièCiao Marina, scusa ma chi lo dice questo? Noi siamo gli animali evoluti, quelli in cima alla catena alimentare, noi (nel bene, nel male) possiamo sceglire dove, come, quando e cosa fare (nella maggior parte dei casi). Noi in maniera direttamente proporzionale alla crescita evolutiva abbiamo avviato il processo di isolamento, passando dal concetto di gruppo-famiglia a quello di singolo-individuo. Noi abbiamo bisogno dell’altro, in senso stretto, in senso lato. Perchè nella nostra corsa verso il successo-affermazione personale ci siamo persi qualcuno.(?) Gli animali, invece, sono rimasti come madre natura li ha fatti e come padre uomo li ha modificati. Infatti se siamo noi a dare l’imprinting all’animale, creiamo un pò di scompiglio nel suo concetto di sè. Ricordate Konrad Lorenz e le sue oche? Un mio caro amico aveva uno splendido setter inglese, molto intelligente, ma che non si riconosceva affatto tale. Durante le gite, le passeggiate non familiarizzava con i suoi simili, non ha tentato mai di accoppiarsi, salvo qualche sporadica volta col suo padrone :-)! Quello che qualcuno di noi fà agli/degli animali, a mio avviso, non è bello e mi riferisco a tutte le forme di interferenza! Comunque concordo con te Marina nell’affermare che qualcosa di molto simile al nostro affetto è evidente in alcune specie animali, soprattutto nei mammiferi. Ma che ne dite dei cigni e di tutti i monogami? Secondo voi gli animali ai quali riconosciamo questa “sensibilità” sono quelli che forse possiedono anche un’anima????? un abbraccio
Marina PieriniAccidenti, qui quando si parla di anime si scivola…facciamo attenzione eheheheheh in ogni caso, io ho citato l’autore che sto leggendo che così come tu confermi, riconosce all’uomo la “necessità” di svilupparsi anche affettivamente, perchè il cucciolo dell’uomo a differenza di ogni altro cucciolo in natura ha bisogno per molti e molti anni della sua vita della conferma affettiva e della stima dei genitori, per acquisire sicurezza di sè e integrarsi meglio nel mondo. Lui dice che gli animali sono molto accudenti ma non affettivi. Lo dice lui. Non lo so se ha studiato come un pazzo il regno animale o se lo dice per deduzione, solo io non sono molto d’accordo. Diciamo non del tutto. Negli animali che vivono in cattività molti degli atteggiamenti naturali vengono, come dici anche tu, haimè snaturati…quindi non è più possibile scindere quello che emulano da quello che è spontaneo in loro. In natura (quanti di noi devono ringraziare Quark, Superquark e il Pierone nazionale??)…dicevo in natura comunque a me sembra che tolte le gerarchie, eliminate le strategia di difesa, quelle per procurarsi il cibo, rimane una parvenza comunque di affettività. Questa domanda sui cigni mi spiazza da morì!!!! Forse solo alcuni dei mammiferi più evoluti hanno caratteristiche che li differenziano da altri. E i delfini? E le orche? E gli elefanti?
ElisabettaI delfini sono affettuosi allegri effervescenti, vivono in branco e cercano il contatto con l’uomo, sono comunicativi e giocherelloni, in genere i piccoli nuotano sempre vicino alla mamma, vederli così vicini fa tanta tenerezza. Ma cosa significa essere accudenti ma inaffettivi ? Me lo chiedo perchè non so se si possa distinguere le due cose, quando la mia cagnetta ha fatto i cuccioli era più che accudente, era una mamma attenta premurosa affettuosa, con un caldo soffocante se ne stava ore stesa al sole ad allattare senza spostarsi affinchè i cuccioli non piangessero, secondo voi questo è istinto, solo istinto e non amore ?
Io credo che se fossero veramente inaffettivi non sarebbero così richiedenti quando assaporano il gusto di una carezza.Quando sentono che li amiamo e ci guardano con quegli occhioni dolci come facciamo a pensare quanto l’amore e gli affetti non siano importanti anche per loro?
un atomoPer Teresa: ho trovato questo su un sito internet: Per alcune culture aborigene il Geco rappresenta l’adattabilità, la rigenerazione, la forza e la capacità di sopravvivenza.
In certe culture è considerato un animale “psicopompo”, cioè in grado di mettere in contatto il mondo dei vivi con l’aldilà.
Ci sono anche interpretazioni più semplici: c’è chi ritiene il geco simbolo dell’amicizia imperitura, forse per via delle sue ventose che gli permettono di attaccarsi alle superfici (e, metaforicamente, rappresenta l’attaccamento alle persone).
TeresaAtomo ti ringrazio davvero 🙂 e ti dirò che forse mi rappresenta. Non sono sicura di mettere in contatto il mondo dei vivi con l’aldilà 🙂 ma di certo sono una persona, per certi versi, con spirito di adattabilità, con un istinto di sopravvivenza molto forte e la tendenza ad attaccarmi alle persone. Quest’ultima tendenza però a volte mi crea dei problemi, legati, forse, all’istinto di sopravvivenza e cioè che per la paura di diventare dipendente creo sempre dei muri mentali che lasciano poi poco spazio alla spontaneità. Grazie ancora, buona domenica a te e a tutti.
Bruno OrdonselliE chi siamo noi per dire che gli altri esseri viventi non hanno un anima non siano capaci di provare emozioni in definitiva non siano capaci di amare?E soprattutto chi lo dice che noi siamo animali più evoluti?Un bacio
Bruno Ordonsellise gli esseri evoluti sono in grado di far morire di fame i propri simili allora evvero siamo molto evoluti se siamo in grado di distruggere un pianeta allora penso proprio che siamo veramente evoluti e superiori a tutti e infine se scriviamo in questo forum penso che siamo …… superevoluti. Un bacione
ChiaraCaro Bruno, il problema non è a mio avviso essere più o meno evoluti, ma essere diversi. Ognuno ha la propria visione, il proprio mondo. Chissà, per gli animali, forse, essere meno individualizzati e più identificati con lo spirito di gruppo dà maggiore felicità… comunque sia, non ci è dato di saperlo…Il fatto che distruggiamo o lasciamo morire di fame i nostri simili fa parte della nostra condizione umana inconsapevole. Noi non siamo consapevoli, purtroppo, questa è la verità. Per il 99% della nostra vita noi dormiamo. Come possiamo capire il significato di ciò che facciamo se dormiamo? E durante questo sonno facciamo molte cose, amiamo, odiamo, guidiamo la macchina e chiacchieriamo persino sui vari forum;)…Meno male che a tratti abbiamo dei barlumi di veglia…Una cosa però è certa: la condizione umana a differenza delle altre condizioni è preziosa dicono i buddisti.
E non perchè più o meno evoluta o più felice. Perchè con la nascita umana acquistiamo in potenza la possibilità di risvegliarci, di essere consapevoli. Che spesso resta solo una possibilità, ma esiste e la scelta sta a noi. Un caro saluto. Chiara -
AutoreArticoli