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Questo argomento contiene 33 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Utente Ospite:Ameliè 13 anni, 2 mesi fa.
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Antonio BarbatoQuello che contraddistingue l’essere umano rispetto al resto del mondo vivente è la consapevolezza di sè. Essa è composta di una consapevolezza primaria derivante dalle percezioni sensoriali e da una di grado più elevato, dipendente dalla esclusiva capacità di cogliere il senso della propria permanenza nel tempo. La prima caratteristica è comune a quasi tutti i mammiferi mentre la seconda è assolutamente unica della specie umana. Un altro elemento che ci rende assolutamente unici è la grandissima capacità di adattarci alle variazioni ambientali usando i componenti dello stesso ambiente (pensate, ad esempio, agli igloo degli eschimesi), per meglio sopravvivere. Da questo discende, come specie e come singolo individuo, la superiorità rispetto al resto dei due mondi che compongono l’enorme multiindividuo che è Gaia. Siamo al vertice della piramide alimentare come diceva Ameliè, è vero, ma gli impulsi più appassionati della nostra personalità (la nostra seconda natura), ci portano a restare in quello stato di sonno esistenziale nel quale ci rifugiamo per evitare la consapevolezza che, prima o poi, non saremo più. Dissento, pertanto, dall’omogolazione proposta da Ameliè fra noi e gli animali, nel senso che noi tendiamo non a soddisfare i nostri cosiddetti bisogni istintuali, ma più definitivamente le spinte più veementi di quello che chiamiamo l’ego. Questo spiega perché, ad esempio, alcune donne vivano come ripugnante uno stato di gravidanza, che viene percepito come pericoloso per la sopravvivenza, o alcuni uomini sentano la necessità di avere più denaro per comprarsi quello che desiderano, donne giovani comprese, mentre in natura questo non avviene.
Utente Ospite:AmelièCaro Antonio, come sempre i tuoi interventi non hanno una grinza. Difatti, la consapevolezza (per dirla alla Elisa) del ” tempo in cui il tuo segno rimarrà” distingue all’interno della nostra specie gli individui (quelli che pascolano e quelli che vivono)..tutto chiaro. Ma non ho capito il legame ego-gravidanza. Perchè, tornando agli animali, questo è un meccanismo che naturamente mette in atto il nostro corpo per sopravvivere. Infatti, molte donne in seguito a variazioni ponderali notevoli, sia in senso di perdita che di aumento di peso, hanno un blocco del ciclo ovarico. Questo fisiopatologicamente è corretto perchè l’organismo avverte che in quel determinato momento uno stato di gravidanza sarebbe rischioso per la sopravvivenza. L’ego dove lo collochi? Grazie
Antonio BarbatoCara Amelie, spesso mi sono chiesto se sia il caso che io faccia troppi interventi sul forum, dato che dopo ogni mio intervento mi sembra che gli argomenti in qualche modo inaridiscono. Ti sono grato, pertanto, per l’ulteriore possibilità che mi hai offerto di esprimermi su un tema che mi appassiona molto. Il mio cenno alle donne in gravidanza non faceva riferimento ai casi nei quali una grossa perturbazione blocca il ciclo ovarico: questa situazione è ben nota ed è stata osservata soprattutto durante la seconda guerra mondiale, bensì ai casi nei quali donne perfettamente in salute affermano, categoricamente, di sentire addirittura una ripugnanza verso l’essere che portano dentro. Non parlo, ovviamente, di nascituri frutto di stupri fisici o violenze psicologiche, madi bambini che erano stati desiderati ed anche voluti fortemente. Una donna Cinque, una volta, mi confidò che era stata terribilmente impaurita dalle conseguenze della gravidanza e che alla nascita della figlia la sensazione più intensa che provò fu quella di un enorme sollievo per la fine di una vicinanza troppo sgradita. Questa ossessiva peoccupazione per la propria sopravvivenza, o per il rispetto dei propri spazi di lontananza, è tipica dell’ego e non si ritrova nel mondo animale. A questo mi volevo riferire nella mia risposta precedente. Grazie per la misura dei tuoi interventi che personalmente reputo sempre scientificamente ben fondati, ma non elogiare i miei perché il più delle volte mi limito a riferire l’esito degli studi effettuati da altri. Un saluto affettuoso, il Capitano
Utente Ospite:AmelièGrazie Antonio. Mi piacerebbe dire di più, ma al momento non sono in forma. Ti abbraccio.
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