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Questo argomento contiene 4 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Marina Pierini 13 anni, 2 mesi fa.
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Cristinaciao a tutti…mi sono avvicinata all’enneagramma da qualche anno. mi meraviglio sempre di come lo stesso tema a seconda dei periodi della vita mi apre orizzonti sempre nuovi.
ma andiamo al …nuovo messaggio.
sono un 4…turbato. da un mese circa ho scoperto che mia madre aveva tentato di “abortimi” e che io, fin dal grembo, mi sono difesa riuscendo a salvarmi…la mia infanzia e la mia adolescenza è sempre stata caratterizzata da un senso di colpa nei confronti di mia madre e quando i miei si sono separati ( per scelta materna…di un altro uomo) nonostante avesse abbandonato me e mio fratello io ho sempre cercato di mettere una “pezza” alla sua sofferenza..quasi a sentirmi incosciamente causa dei suoi guai.
Oggi so perchè. Ho chiesto conferma a mio padre e lui ha abbassato gli occhi dicendomi “ma non ci pensare” ma non ha negato la mia intuizione. Sono turbata e serena…sono un 4 che ha scoperto l’origine della propria sindrome….
la mia domanda :
dove inizia l’enneatipo? è possibile abbia origini prenatali ?
grazie
cris
Carla BasagniCara Cristina,
anche io ho pensato a lungo a questo tema e so che è oggetto di ricerche e studi continui. Esistono predisposizioni innate o, invece, la nostra personalità è in gran parte formata da esperienze acquisite, soprattutto nell’ambiente della prima infanzia ? Non sono un esperta di enneagramma ma, personalmente, penso che ognuno di noi abbia una certa “impronta morfologica” e che poi, su questa base, si innestino alcune fondamentali emozioni – che il feto è già in grado di percepire nella sua vita intrauterina e poi nell’ambiente della prima infanzia – che danno un’orientamento più definitivo alla formazione della personalità adulta. Ad esempio un enneatipo 4 ha, solitamente, una spiccata sensibilità ed anche una buona dose di eccitabilità ed impressionabilità, dovute ad un buono sviluppo del “foglietto nervoso” dell’embrione, mentre è meno dotato di energia fisica, forza d’urto, “spirito di lotta”. Secondo me, una struttura così delicata può avvertire con molta intensità un clima “inospitale” a cominciare dall’ambiente uterino e, magari, trovarne conferma anche dopo la nascita, costruendovi intorno il proprio enneatipo, come un bozzolo protettivo. Una struttura dotata di maggiore energia e “spirito di lotta”, invece, può reagire in altri modi, ad esempio, cadere nel perfezionismo dell’enneatipo 1 o nell’iperattività del tipo 3 o, ancora, nell’esibizione di “forza” dell’enneatipo 8, solo per citare tre strutture di personalità che hanno a disposizione molta energia fisica e spirito di competizione. Forse qualcun altro vuole dire la sua su questo affascinante tema. Spero di sì.
Ciao, Carla
Antonio BarbatoCara Cristina, la tua esperienza non è assolutamente unica nel vissuto di molti Quattro e, come tu stessa hai detto, ti è stata ripetutamente e scioccamente ripetuta (e questa è una esperienza) nel corso della tua vita. Come viene vissuto l’abbandono dalle persone (ad esempio, tuo fratello che ha vissuto la tua stessa esperienza, ha reagito come te??) e che tipo di reazioni provoca, è qualcosa di estremamente reale. Non c’è bisogno di fantasticare su vite anteriori o periodi pre natali per comprendere che, nel tuo caso, l’abbandono è una esperienza vissuta, una ferita viva e dolente patita quando eri già in grado di percepirla e mai correttamente sanata. Non credere, però, che sia così facile comprendere il quadro che ne deriva perché, come ti ho già suggerito prima, i paradigmi ambientali vanno analizzati nel loro insieme e non solo concentrandosi su un singolo, anche se importante, componente. Un abbraccio.
Cristinaho letto con attenzione le vs risposte.La capacità percettiva di ognuno di noi sono certa inizi nei primi mesi del ns concepimento cosi come il rapporto con i genitori. Da qui credo dipenda la modalità di risposta all’abbandono. Mio fratello, primogenito, ha vissuto l’abbandono di mia madre come tradimento, l’ha sempre colpevolizzata ed attaccata quando si è trovato in contrasto con lei. Io invece l’ho sempre capita, consolata e compresa. La differenza con “ieri” è che oggi ne comprendo il motivo e ho come vissuto un distacco psicologico dal senso di colpa e mi sento….i miei trent’anni e non una bambina che mendica affetto. La mia nuova domanda però è questa…
Mi sono orientata io verso l’enneatipo 4 oppoure la mia reazione alla sofferenza è tipica dell’enneatipo?
grazie…semprecris
Marina PieriniCara Cristina, è vero che fin da neonati acquisiamo esperienze che in qualche modo si incidono sulla nostra “mappa” cerebrale, così da divenire parte di noi. Così come è vero che in parte nasciamo con l’inclinazione verso un centro, uno stile che sia psico-motorio cioè viscerale o cognitivo o emozionale. Quello che tu però sembri non vedere è che non è un singolo evento traumatico a portarci verso una Passione o un’altra. Piuttosto si tratta di esperienze che noi ripetiamo sistematicamente nel nostro ambiente familiare. Al punto tale da diventare routine. Al punto tale da farci reagire meccanicamente all’infinito sempre allo stesso stimolo, senza accorgercene più. L’esperienza “reale” dell’abbandono, così come quella del dolore, della perdita, del tradimento e così via fa parte del concreto, della vita di tutti noi, è inevitabile incontrare problemi, perdite e dispiaceri, ma quando questo accade l’incontro avviene tra la vita ed un bambino che ha già acquisito un bagaglio di input. Così un lutto prematuro può spingere a reazioni differenti gli elementi di uno stesso nucleo familiare. Tu sei un 4 perchè c’è stato un messaggio familiare preciso e ripetuto incessantemente che ti ha posta di fronte ad una scelta inconsapevole. Per rispondere alla domanda, all’aspettativa dell’inconscio familiare tu hai condizionato il tuo atteggiamento “naturale”di bimba modificandoti ed adattandoti, allo scopo di ottenere l’approvazione dei tuoi genitori, come ogni bambino fa, visto che da quella approvazione e riconoscimento dipendono l’equilibrio, l’autostima e l’amore dei quali ogni bimbo ha bisogno. Esserti bloccata su di un singolo evento del tuo vissuto, non toglie nulla alla dolorosa realtà di un abbandono, ma ti distoglie dal guardare tutto il quadro, nel suo insieme. Così come quando ci ammaliamo noi non siamo il fegato ammalato, o il cuore o l’organo colpito dalla malattia ma siamo tutt’uno e per poter davvero risanarci da una malattia, è tutto di noi che deve ritrovare il giusto benessere ed equilibrio, perchè tutto di noi è stato coinvolto dalla malattia, così tu non sei quell’unica esperienza, ma tutta la tua storia che è frutto della storia raccontata dal tuo sistema familiare. Questo, se vuoi, è uno spunto per lasciarti intravedere una risposta anche alla seconda domanda…
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