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Antonio Barbato

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  • Non ho visto il film ma le tue descrizioni mi sembrano calzanti. A questo punto, però, sono molto incuriosito e, insieme alla Marinella, me lo vedrò certamente…

    in risposta a: La rinuncia alla vita di un Nove. #13508

    E’ forse un caso che,in un post che tratta in modo approfondito dei Nove, non aggiunga un suo comemnto nessun Nove???

    in risposta a: La rinuncia alla vita di un Nove. #13505

    Grazie infinite dei vostri interessantissimi commenti, Antonio ed Alessia.
    A quanto già efficacemente detto da Antonio riguardo la simbiosi del figlio con la madre, voglio aggiungere un concetto ribadito da Massimo Recalcati sulla genitorialita’ paterna: solo l’epressione della volontà ed autorità paterna salva il figlio dall’essere “fagocitato” dalla madre e lo rende individuo con identità propria ma salva al contempo anche la madre dall’annullare totalmente il suo essere persona, identificandosi completamente nell’essere madre. Questo sano equilibrio nella mia famiglia è venuto a mancare, ovviamente, purtroppo.

    in risposta a: La rinuncia alla vita di un Nove. #13504

    Questo tema mi intriga molto, anche perché mi fa ricordare la rabbia con la quale Dante condanna all’Inferno gli Accidiosi, proprio perché non hanno voluto scegliere e sono ora costretti, per la legge del contrappasso, a smuoversi per l’eternità dalla loro inerzia, correndo dietro una bandiera che non riescono mai a raggiungere. Dante prova per loro un disprezzo che non si estende ad altri peccatori quali, ad esempio, i suicidi e varrebbe la pena di chiedersi perché. Il discorso di estende, infatti, a quello che si può fare per la compassione, lasciando stare che oggi si dà al termine un significato negativo (come, ad esempio, quando si dice: mi fai compassione). Perché Dante ritiene che questi peccatori non meritino compassione e, inoltre, ha ragione a pensare così? Le risposte a queste domande sono acutissime; per il poeta essi non meritano compassione perché non l’hanno avuto in vita, perché sono stati, in fondo, dei vili che hanno tradito il senso stesso dell’esistenza, che è quello di agire per intervenire sul mondo. La loro inerzia, infatti, non colpisce solo loro stessi ma si estende, come un virus, infettando il mondo con la passività e l’inettitudine. In termini di enneagramma delle personalità si afferma che il principio di tutti i cambiamenti consiste nell’azione essenziale, nella volontà di provare a cambiare l’esistenza, senza restare intrappolati nel proprio chiacchierio interiore o nel rimirarsi, con una specie di auto compiacimento interiore, il proprio ombelico. Gli accidiosi, invece, sembrano rifiutarsi violentemente di farlo, adoperando l’atteggiamento di una roccia, di un essere immoto ed immobile e questo pregiudica alla vita stessa la possibilità di poter evolvere dal suo stato primitivo. Dante sembra suggerire che esiste un obbligo verso la vita che non può essere eluso, rifiutandosi di entrare in essa fino in fondo e per questo è così reciso. A me sembra che il discorso meriti molta importanza se si estendono questi ragionamenti alla relazione caregiver/bambino. Se il genitore è inerte fisicamente il bambino muore, se lo è a livello emozionale il bambino si auto inibisce, se lo è a livello di intervento complessivo, il bambino può contare solo sulle proprie energie e non riuscirà mai ad uscire dalla simbiosi originaria con la madre. Ecco, questo forse è il punto determinante. L’inerzia del Nove, la sua volontà (perché tale è) di non prendere posizione, rendono in prospettiva, un inferno la vita dei bambini che dipendono da loro, perché non trasferiscono il messaggio fondamentale di ogni percorso di crescita: “per uscire dallo stato di impotenza originaria puoi utilizzare la mia forza, la mia volontà di essere una parte attiva nei processi di interazione che affronterai”. Il discorso, poi, si complica se volessimo esaminare anche le relazioni con gli eventuali partner e considerare l’amore che i bambini, in ogni caso, continuano a provare naturalmente per una figura che si rivela, però, come il Re Travicello della famosa poesia del Giusti.

    in risposta a: La rinuncia alla vita di un Nove. #13503

    Grazie per la tua testimonianza! Leggendoti ho ripensato ad una carissima amica 9, che avendo perso l’uomo con cui aveva vissuto simbioticamente per circa 10 anni, si è ammalata “silenziosamente” e, solo perché letteralmente costretta da noi amici, ha effettuato un controllo medico, che l’ha portata ad un’urgente operazione (alla quale non voleva neppure sottoporsi)….operazione che le ha salvato la vita! Ciò nonostante a tutt’oggi non effettua i controlli che sarebbero opportuni! Il 9 appare quindi dimentico di se’ nel conflitto, come descrivi tu, ma anche negli eventi di separazione e perdita…si perde completamente, senza rendersene conto, come asserisce Antonio Barbato, inconsciamente ed inconsapevolmente prosegue il suo cammino nella vita “per inerzia”, senza nessuna effettiva attenzione a se’.

    in risposta a: La rinuncia alla vita di un Nove. #13502

    Cara Angelo, grazie della tua preziosa testimonianza che conferma quello che diciamo in tutti i corsi ai quali partecipo; l’incapacità del Nove nel prendere posizione, quando si tratta di entrare in conflitto con persone care, rovina prima di tutto se stesso ma anche coloro che gli sono accanto.
    A differenza di tutti gli altri tipi che utilizzano la rabbia per difendersi da situazioni di stress “familiari”, il Nove non riesce a farlo perché equivarrebbe, a livello psicologico, al diventare “cattivo”. Stare con papà contro mamma o viceversa.
    E’ talmente intensa questa dinamica, che resta totalmente inconscia, che il Nove retroflette la rabbia contro di sé fino al punto di somatizzarla e le conseguenze sono più drammatiche quando la tensione cresce.
    Tuttavia, anche gli altri coinvolti non ne escono bene, perché è difficile, in una relazione, sopportare una mancanza tale di attenzione e un simile apparente disinteresse.
    Io suggerisco sempre la lettura del romanzo Stoner che, oltre ad essere scritto in modo impeccabile, mette in scena splendidamente il disagio che una figlia può provare per la mancanza di attenzione che, questo atteggiamento del padre, può significare per lei. In realtà ci sarebbe proprio tanto da aggiungere sulle dinamiche che il rapporto mamma invadente/padre irrilevante hanno su una figlia ma mi riservo di parlarne in un altro momento.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13501

    Miriam test del 2/10.
    Una ipersensibile Quattro.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13500

    Valeria test del 28/9 una è un tipo Sette e l’altra dovrebbe essere un Due.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13499

    Sonia test del 23/9.
    credo lei possa essere un Uno.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13498

    Fabrizio test del 22/9.
    Un allegro numero Sette.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13497

    Gianni test del 21/9, un ordinato e preciso numero Uno!!

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13496

    Mariasole test del 19/9, probabilmente un Cinque.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13495

    Sandra test del 17/9, presumo lei possa essere un Nove; ne legga il profilo.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13494

    Annapaola test del 16/9, grazie per il suo interesse.
    Credo proprio che lei sia un Quattro.

    in risposta a: Risposte ai test pervenuti negli ultimi periodi #13491

    Matteo, test del 12/9,

    i tre tipi che lei ha indicato possono avere qualcosa in comune ma sono anche molto diversi nel loro modo di guardare alla vita e nei loro temi di interesse.
    Serve, pertanto, che lei sia più preciso.
    Magari riguardi le risposte ed elimini quelle che non sente proprio sue.

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