Antonio Barbato
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Avere qualcosa di tutti i colori è naturale, perché tutti noi abbiamo qualche elemento tipico di una passione e di una fissazione (altrimenti non si riuscirebbe nemmeno a capire cosa descriviamo). Nel suo caso il Rosso e l’Azzurro sembrerebbero agli antipodi, eppure………In profondità ambedue i tipi hanno in comune una certa rigidità, una necessità di tenere le cose sotto controllo (anche se le motivazioni che sottostanno a questo atteggiamento sono diversissime), il gusto per l’ordine e la routinarietà comportamentale. Il Rosso, però, ha una visione del mondo molto cerebrale, ama l’analisi logica, la visione a distanza, la marginalità, mentre l’Azzurro si impegna strenuamente nel fare le cose e farle “bene”, nello spingere se stessi e gli altri ad impegnarsi, a cercare di migliorare continuamente il modo con il quale si fanno le cose.
Grazie anche a nome dell’autrice per i tuoi complimenti, Michela. Noi come associazione, cerchiamo sempre di privilegiare la testimonianza reale rispetto alla mera speculazione teorica e, per questo, qualsiasi intervento, qualsiasi racconto in prima persona, è sempre utile e gradito. Nel caso dell’articolo in questione la persona ha raccontato fedelmente le difficoltà che ha attraversato prima di comprendere finalmente le sue dinamiche più vere (questo è qualcosa che nel caso del tipo Tre dominato dall’autoinganno accade abbastanza spesso), e trovare, finalmente, un contatto più vero con il se stesso che era coperto da una immagine auto imposta fin dalla prima infanzia. Attendo ora, se lo vorrà, un suo contributo. Saluti e buona Domenica.
Significa che quando l’ansia si fa sentire più vicino alla coscienza i sottostanti sentimenti di paura emergono e fanno dubitare dell’ottimismo con il quale, solitamente, si guarda alle cose del mondo. Quasi come se, sotto la vernice dorata e la maschera sempre ridente, giaccia in realtà un bambino molto spaventato che teme che tutto possa scivolargli d’improvviso fra le dita.
Antonio Barbato
Si, Laura, può accadere, e molto più facilmente di quanto lei non creda.
Non posso in questo ambito spiegarglielo, perché dovrei prima illustrarle il funzionamento integrale di tipi e sottotipi e, per questo, ci vogliono circa due anni di corso, ma, per darle un indizio, dovrebbe riflettere sul tema del perfezionismo che è presente in ambedue i tipi.
Cordiali saluti,
Antonio Barbato
Ciao Michela e benvenuta. Una delle richezze dell’EdP è quella di fornire un quadro delle varianti tipologiche, o caratteriali, che va molto aldilà delle descrizioni presenti nella letteratura psicologica (come il DSM III e IV o il Myers-Briggs). Quando si parla di personalità a sfondo unipolare si tende, quasi sempre, a vedere solo la parte depressiva, senza immaginare che possa esserci anche una modalità in cui una parte della personalità si difende, attraverso lo sforzo, l’impegno e la speranza, proprio dalla temuta caduta nella depressione e nella malinconia più cupa. Questo è proprio il caso di David Copperfield che per l’EdP è un esempio chiarissimo della variante istintuale di un determinato tipo, ma che la psicologia ufficiale ha difficoltà a caratterizzare.
Un desiderio che diventerà sicuramente realtà se credi in te stessa e continui ad esercitarti. La “stoffa” c’è, bisogna solo mettere nella forma migliore…….
Grazie mille, in ritardo, Raffy! 🙂 Mille auguri di un ottimo 2014 anche a te!
Marialessandra
Unico commento possibile, per me: vite straordinarie 🙂
molto carino, ma ti sei dimenticato di giacomino (tipo sei) che si gira e rigira nel letto, nervosissimo e preoccupatissimo perché non è sicuro che il meccanico gli abbia fatto un buon lavoro alla macchina, e pensa che forse è meglio non andarci ad Altavilla, un incidente fa presto a capitare, però come si fa a non andarci, c’è l’appuntamento, non si può disdire così all’ultimo minuto, ma i freni della macchina non lo convincono, il meccanico ha detto tutto a posto ma aveva un ghigno strano nel dirlo…
Cara Marialex, cominciamo con la più importante delle due domande; quella inerente il tema emozionale del lato destro dell’enneagramma. Cosa significa ciò? Che il lato di destra dell’enneagramma, (tipi 2,3 e 4) nella sua applicazione psicologica, sente come emozione prevalente un sentimento di adeguatezza/inadeguatezza che dipende dal suo aderire o non aderire ad una immagine che garantisce l’ottenimento dell’attenzione e della vicinanza. Se si riesce ad essere all’altezza di quella immagine si sente il piacere e la gioia di essere ok, se non ci si riesce si sente un confuso dolore che un adulto definirebbe “vergogna per la propria carenza”. I tre tipi rispondono a questa problematica secondo i criteri della legge del Tre che, come forse ricorderai, prevede che se un punto afferma una cosa, un’altro ad esso connesso la nega ed un terzo pure collegato la “riconcilia”, laddove riconciliazione significa “addomesticamento, rendere mansueto”, un processo che rende gestibile quella particolare dinamica. Nel caso della Vergogna questo significa che se un punto (il Quattro) la afferma, cioè la sente e la percepisce come propria, un altro la nega (il Due che la reprime fino a non sentirne più nemmeno il significato) ed un terzo (il Tre) la riconcilia, cioè la rende “mansueta” mediante gli ottenimenti conseguiti. Questo processo opera, in modo inverso, se anziché considerare la vergogna guardo al suo opposto, al senso di gioia che si prova per essere in un certo modo. Da questa visuale si comprende che il Due afferma di provare e donare gioia, il Quattro di non saper provare gioia, perché non riesce mai ad essere completamente come vorrebbe e il Tre la gioia sta nel saper raggiungere l’identificazione con un ruolo. Le Dicotomie Archetipiche, invece, sono modi per spiegare intuitivamente quale sia il problema “archetipico”, cioè generale di tutta l’umanità, ma più proprio di una triade particolare, che può essere visto in azione. Così nella parte alta dell’enneagramma il tema più sentito è quello fra il richiamo al risveglio psico spirituale (che si vedrà meglio nell’apposito Enneagramma degli Stati di Incoscienza) e la meccanicità delle routine e subroutine che culminano nel tipo Nove. Nel lato di sinistra la dicotomia è fra l’ego (che si identifica anche con la mente pensante) e le esigenze naturali dell’essere vivente (che si identifica con i problemi e le necessità del corpo), Infine nel lato di dx la dicotomia esiste fra i bisogni del sé essenziale (l’essere vero e senza maschere) e gli adattamenti della persona sociale (la maschera e le sue specificità). Spero di essere stato di aiuto.
Grazie a te Ale e, ovviamente, a Claudia per avere ambedue voluto condividere qualcosa che, normalmente, per paura o pudore non riusciamo ad ammettere. Personalmente ho avuto modo di sperimentare molte perdite precoci, di vivere all’ombra anche di quelle che mi sono state veicolate mediante il dolore di mia madre soprattutto e, tuttavia, non sentire mai una lacerazione tanto violenta quanto quella che mi ha attraversato quando è venuta meno la prima fidanzatina della mia vita. In quel momento la mia mente logica era assolutamente muta e non riusciva assolutamente a capire che cosa mi stesse accadendo, eppure, fra le lacrime inarrestabili, mi venivano in mente parole che sentivo bellissime da dedicare al suo ricordo, E’ assolutamente vero che il dolore arricchisce quella creatività che abbiamo dentro senza esprimerla normalmente, ma, è questo è quello che il dolore mi ha insegnato, oltre alla consolazione, alla condivisione e al rimpianto, esiste sempre e comunque un amore più elevato che ci spinge ad andare comunque avanti e che si chiama “vita”.
Grazie ancora a tutti voi per le belle parole. Se c’è una pecca in quello che avete scritto essa sta sicuramente nel troppo affetto col quale avete accolto il mio lavoro. Io credo che lo spazio per migliorie ci sia ancora e che ancora diversi elementi possono essere integrati per rendere il tutto ancora più diretto. Per questo sto pensando non solo ad una versione due ma anche ad un ripensamento più generale dei contenuti. Un abbraccio a tutti, antonio
Vedere i film con la lente dell’Enneagramma è stato un concentrato di concetti e spunti di riflessione. Alcune cose mi sono rimaste dentro in modo così preciso da meravigliare me stessa. Sono stata molto colpita come sono stati delineati i numeri nove (essendo io un 9) in alcuni film specie l’ultimo (Fargo) dove mi sono ritrovata moltissimo e questo mi ha turbato pensando a come i nostri meccanismi siano determinati ed automatici. Mi chiedo: e il libero arbitrio? è vero quello che dice il mio maestro Osho: abbiamo solo una libertà, quella di osservare!
Ringrazio Antonio, ho pensato alla sua grande fatica e al modo con cui ci è stato proposto il suo lavoro: con generosità e passione.
Grazie ancora Claudia Del VentoPer me è stata un’esperienza molto bella, un’esperienza che, nonostante gli impegni della settimana che avevano portato la mia energia al limite, ho voluto fortemente. Vedere “in scena” tutto quello che abbiamo studiato è stato come aprire le porte della percezione a una nuova soglia di comprensione. Ridere, sorridere e commuoversi di fronte a quei film è stato davvero un bel modo delicato e gentile (da parte di antonio) di farci vivere questa nuova consapevolezza e…penso che vedrò, ” in versione integrale”, molti dei film da te proposti!
Un abbraccio Sadik
Cara Raffa, ci sono così tanti spunti in quello che hai scritto, che non basterebbe un capitolo per cercare di esprimere le riflessioni che hai indotto. Mi limito, quindi, ad assorbire questi sentimenti e sensazioni che hai saputo trasmettere, lasciando che sia il mio cervello emozionale e non quello logico a cercare di comprendere quello che è accaduto a te ed ai tuoi cari. L’evento della nostra fine è l’unico certo, tuttavia noi viviamo la nostra vita facendo finta che esso non debba verificarsi mai e, quando tocca noi stessi o esseri a noi molto cari, la nostra reazione è quella che prova un bambino quando non ha più il giocattolo col quale si divertiva tanto. E’ molto vero quello che hai scritto, Raffa, che spesso per spezzare dei legami ci vuole un dolore senza fine, tuttavia quel dolore è prima di tutto per noi stessi, per la nostra meravigliosa debolezza, per lo squisita paura che ci sostiene quando ogni coraggio sembra essere solo nebbia che evapora davanti alla verità ultima ed assoluta della morte. Un abbraccio forte, Antonio.
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